Hoover riafferma il principio della cooperazione mentre a Basilea si discute il problema delle riparazioni

Hoover riafferma il principio della cooperazione mentre a Basilea si discute il problema delle riparazioni Hoover riafferma il principio della cooperazione mentre a Basilea si discute il problema delle riparazioni ndpavEuropa e Stati Uniti Roma, 8 notte. Con la riunione degli esperti della Banca Internazionale dei Pagamenti si può affermare che siamo entrati nella fase, certamente lunga e difficile, ma decisiva, dei negoziati sui probi zioni t to forse _ o meno ampiamente, si sarebbe trat- ti ad una impressione ottimista; fase;decisiva, in meglio o in peggio non sappiamo, se verso una più proficua collaborazione internazionale o ver-ipso i contrasti e le incognite più pau- j cfrose. Quando all'Aja, appena due manni or sono, si raggiungeva f ati- j cosamente l'accordo sui paragrafi del Piano Young, nessuno si immaginava che la famosa clausola di emergenza sarebbe stata invocata a tanta breve distanza. Allora, sollevo eco profonda la frase di Stresemann — accordo valevole per dieci anni. — Però non v'è dubbio che la situazione è veramente eccezionale e che la convocazione del Comitato, prevista per esaminare la capacità di pagamento della Germania, è ultragiustificata. Senza inoltrarci in una. polemica formalistica, due fattori nuovi hanno indebolito la struttura e la sostanza del Piano Young. L'annualità di due miliardi di marchi oro non corrisponde affatto, nei suoi valori effettivi del 1929 e del 1931 : l'oro è rincarato enormemente rispetto alle merci (il rapporto non muta anche se in caso di maggior rigore sintetico si dicesse che le merci sono ribassate rispetto all'orò), due miliardi attuali equivalgono almeno a tre miliardi di tre anni fa, quando gli esperti guidati da Young si misero al lavoro. L'altra causa dell'esautoramento del Piano è stata denunciata a ragione dal dott. Schacht pochi giorni or sono. Il funzionamento della Banca di Basilea non si sarebbe dovuto limitare ad una semplice partita di giro della somma pagata alla Germania in conto riparazioni; i suoi orizzonti erano molto più larghi; si accennava a grandiose iniziative di sfruttamento economico e la Germania avrebbe dovuto essere la massima beneficiaria. Le considerazioni sull'integrità di quegli accordi potranno forse essere comprensive a chi ritiene opportuno trince- . ,. . . •• • i. ; 4. ^„ lrarsi dietro.ai proprn interessi trop- po esclusivi e quindi irrealizzabili, .ma, obbiettivamente, si deve^ ricono- scereche i Piano Young e.croi lato ;.Non per colpa di chi o ideo e di chi\lo contratto, ma per lurto formidabile della crisi economica che ha fatalmente acuito anche gli aspetti ro litici della questione. I tecnici di Basilea si aggirane' mtorno^a de]le!rovine. Quali suggenrarati potranno fornire per tentare di ricomporre un i edificio che sostituisca quello caduto con la moratoria Hoover? Le decisioni spettano ai Governi, ma non dobbiamo per questo svalutare le discussioni della città svizzera, poiché in fondo, come per il passato, quei tecnici sono dei delegati senza investitura ufficiale del Governo ; il principio rimane uno, dal '24 in poi, dopo che furono mandate all'aria le iperboliche cifre dell'ultimatum di Londra del 1921 (132 miliardi!...): la capacità di pagamento della Germania. Di tutte le assurdità e gli errori che hanno avvolto la trattazione dei problemi dei debiti di guerra e delle riparazioni, l'unico concetto informatore che, ispirato ad un necessario criterio di relatività, ha permesso di muovere verso soluzioni più obiettive, è stato appunto quello della capacità di pagamento. Secondo la tesi tedesca, questa capacità è zero; secondo la tesi anglo-sassone essa non potrà essere definita se non dopo che siano stati regolati i debiti commerciali; secondo la tesi francese, la capacità della Germania è un quid di cui si può precisare il minimo nella quota incondizionale delle annualità (600 milioni di marchi oro), mentre il massimo dipende dalle richieste degli Stati Uniti e dei creditori commerciali, verso i quali la Francia mostra una certa indifferenza. Basta prospettare queste diversità di atteggiamenti che rispondono a contrasti d'interessi per capire co: me i tecnici di Basilea siano costretti a muoversi sui carboni ardenti; essi non possono avere il coraggio di abbandonare tali preoccupazioni pregiudiziali (ne sarebbero responsabili allora verso i rispettivi Stati) e affrontare il nucleo del dissidio, cercando di stabilire con approssimazione scientifica quello che la Germania potrà pagare come riparazioni, indipendentemente da qualsiasi altra valutazione. Il rapporto coi debiti commerciali non può essere ignorato, anzi, malgrado che il Comitato apposito di finanzieri si riunisca a Berlino sotto la presidenza di Wiggins, le discussioni di Basilea non possono procedere che parallelamente alle discussioni della capitale tedesca e viceversa; l'arresto dei lavori di un Comitato porterà all'arresto dei lavori dell'altro. Nè può essere ignorato l'atteggiamento degli Stati Uniti, che hanno il diritto alla parte maggiore dei pagamenti germanici attraverso la partita dei debiti di guerra. Perciò il messaggio odierno del Presidente Hoover al Congresso era atteso con vivo interesse; era questa la prima volta, dopo la sua celebre proposta del giugno scorso, che egli si rivolgeva ai due rami del Parlamento, sulle cui opinioni si avevano e si hanno delle idee incerte. Hoover non _ è andato oltre la difesa di quella ini- ziativa; i termini di tale apologia so-no chiari e di indubbio significato jpolitico quando si riferiscono alle ne-;cessità anche per l'America della ucooperazione mondiale e al salvatag- gio del popolo tedesco che deve man-[tenere la posizione che gli cgmpete[ nelle relazioni internazionali; sono'dichiarazioni che valgono non solo per il passato. Però non c'è nessun accenno alle intenzioni dell'Esecuti- vo al di là della moratoria; il Presi nendo), ne,_ infine, giudica che la si- ;tuazione si sia affatto chiarita da parte delle Potenze europee Noi non siamo cosi ingenui da credere che laipreconcetti americani verso il nostro ! j continente siano stati totalmente eli-1. ciente teme di impegnarsi troppo di fronte a un Senato che morde il fre- no, è trattenuto dalla promessa fatta minati sotto la pressione della crisi; j gttintransigenti contro la riduzione — a a a à è e i a e e - e tanto più contro la cancellazione dei debiti di guerra non sono scora- jparsi e ne sentiremo la voce tonante je demagogica al Congresso. La lorotendenza sarebbe senza dubbio rafforzata qualora a Berlino e a Basilea non si concludesse nulla e si rivelassero dei contrasti assolutamente insanabili; la notevole evoluzione della mentalità d'oltre oceano verso una migliore comprensione delle necessità europee, evoluzione indiscutibile che ha compiuto dei progressi imprevedibili da un anno in qua, verrebbe ritardata. Il ragionamento non del tutto ingiustificato di queste correnti, i cui rappresentanti non hanno peli sulla lingua (tipo Borali) è il seguente: perchè noi americani dovremmo rinunciare ai nostri crediti, quando una Nazione proporzionalmente più ricca di riserve d'oro come la Francia pretende il pagamento della non indifferente somma di mezzo miliardo di marchi oro? Il ragionamento va ancora più innanzi : quale beneficio avrà l'Europa, dall'eventuale nostra rinuncia se i danari così risparmiati saranno da essa spesi in poderosi armamenti? accordi ma in rispondenza perfetta con i bisogni e con l'interesse dell'Europa e del mondo, arriviamo sempre all'indissolubile trinomio : debiti-riparazioni-disarmo. A mano a mano che stringono i tempi, si vanno precisando più chiaramente le responsabilità Ecco che fuori dalla lettera degli luuosjiuuiLa v*a giunge; c ci lulciiuu xi- - duzioni delle costruzioni navali delle , .principali Potenze, al di sotto perciò - dd limiti flssati nel, conferenza di ;.LoIuira> ove si realizzi rintesa tra i\VIt&lì& e la Francia. A Lonclra prudente di Hoover, lasci filtrare unJ: «/...: _^ , Intanto possiamo essere lieti che il messaggio pur così riservato eprudente di Hoover, lasci filtrare unraggio di fiducia quando afferma la possibilità di giungere a ulteriori ri- comc a Washington, sanno bene che non ò colpa nostra; possa la prospettiva lasciata intrawedere dal Presidente degli-Stati Uniti di un nuovo taglio cui aveva già aderito. Il prossimo anno si annuncierebbe con segni di maggiore speranza. ALFREDO SIGN0RETTI. i e!dellc f ^ nayali indurre" la o pj ritornare agli accordi a i o n é i

Persone citate: Hoover, Schacht, Wiggins