Tra i volontari del silenzio

Tra i volontari del silenzio VIAGGIO IN" IP2.X-iA.2STD A Tra i volontari del silenzio (DAL NOSTRO INVIATO 'SPECIALE) campi; ne ho avvicinato uno — saio bianco, scapolare nero, cappuccio alzato — per chiedere dove fosse la Casa degli Ospiti. Messo a croce l'indice sulle labbra, mi ha indicato a gesti il cammino. E' venuto ad aprire un fratello di mezza età. — Buona sera — mi ha augurato — e cosa posso fare per voi"! — Ma voi potete parlare"! — ho interrogato a mia volta. — Sono assolto dal voto finché attendo ai visitatori e — ha soggiunto dopo una pausa —... alla latteria. Era troppo tardi per visitare il convento: i fratelli, rientrati dai campi, vanno a dormire alle sette di sera perchè alle due della notte devono trovarsi nella chiesa per le prime funzioni. Mi fermassi al convento quella notte, il giorno successivo, una settimana, un mese... Il Ionio vólto deve aver avuto una qualche mossa istintiva per fermare quella progressione di misure di tempo giacché il frate, che eviden MOUNT MELLERAY, dicembre. ]tI monaci tornavano dal lavoro dei eouddgfsvtemente era sulla strada di offrirmi cospitalità, per anni lustri decenni, ha sorriso e pareva intendesse dire: — Tanto che valore ha il tempo ''. L'ospitalità dei Trappisti / Trappisti di Mount Mélleray tengono casa aperta a tutti. Chiunque, di qualunque fede, può fermarsi al convento quanto gli piace; nessuno gli chiederà mai di pagare un penny: questo monastero poi è l'unico al mondo che può dare ospitalità a una donna: se arrivano due coniugi il marito dormirà nella casa degli ospiti, la moglie in un piccolo fabbricato dall'altra parte della strada. Sull'autocorriera che mi ha portato da Tipperary a qui un sacerdote (in ogni autobus irlandese si trova sempre un prete di questa o quella chiesa) mi ha raccontato una storiella a proposito di una coppia di sposi che, giunta al convento, non voleva saperne di separarsi per la notte. Ma la storiella è troppo storiella per poter essere ripetuta. — Mi fermerei volentieri, ma vorrei essere a Cork stanotte... — Cork! — ha ripetuto il monaco come se avessi detto Pechino. — Ma devono esserci trenta miglia, ho sentito dire, per arrivare a Cork! E che impegni avete a Cork? Avete promesso a vostra moglie di essereI là questa sera? Allora andate con Dio che la promessa è sacra. Lo ho assicurato che non ho mai avuto moglie, nemmeno a Cork e che non avevo promesse in scadenza. Potevo dunque restare. Gli ospiti, una decina, erano a quell'ora a tavola in una sala arredata con non minore proprietà e certamente con migliore gusto che\quelle di molti alberghi che hanno[PdhgNdilpacZ'autobus alla stazione e che arco balenano le valigie con le loro etichette. Commensali erano alcuni mercanti colti dal buio; due turisti che, accortisi a mezzo miglio da qui di aver vuoto il serbatoio, sono venuti per bussare a benzina c gli hanno risposto a pane burro uova e due letti; un prete in pensione e, infine, un giovane vestito alla moda di domani e odorante terribilmente di whisku: deve essere americano e avere la bottìglia dello « stuf » nella tasca posteriore. \— Qui diamo ogni giorno da man- aiare a chi ha fame e da bere a chi giare «™ sha sete — spiega il monaco. — Nessun caso di cattivo comportamento da parte di qualche ospite? Mi guarda con i suoi occhi azzurrochiari, gli occhi di un bambino. — Sì, di tanto in tanto: rientra nelle mie funzioni eliminare gli indesiderabili, ma se qualche voltu capì- tano, cosa volete, io chiudo gli occhiìs e continuo egualmente a dare e a ospitare. Passi di ombre Passiamo attraverso un corridoio: un tocco dì campana: un rumore attenuato di passi senza cadenza, passi quasi stanchi, passi di ombre. Vengono verso di noi i « fratelli » che vanno nella cappella per le funzioni della sera; camminano affiancati due a due, con la testa piegata finché il mento tocca il petto, lo sguardo a terra. La lunga fila scompare a una altra svolta del corridoio. Chiedo alla guida: — Non parlano mai? — Perchè dovrebbero parlare? hanno fatto voto di silenzio. Di nuovo gli occhi azzurrochiari del frate mi fissano: sembrano .di ghiaccio. Passiamo nel refettorio: una sala fredda dalle mura di pietra grigia, senza intonaco; tutt'intorno una tavola e panche di legno. A ogni posto due ciotole di stagno e un piatto: appoggiata a questo un'assicèlla sulla quale è scritto a grossi caratteri un nome: Frater Aloysius, Frater Mi¬ chaelis, Frater Pasqualis, Frater b~~tavolo:'' Le Confessioni \va. Sono certamente le lacrime del peccatore. Chiudo il libro indispetti Pius... Cento nomi di cento volontari del silenzio. Siamo rientrati nel vestibolo: mi ha fatto leggere il regolamento cui gli ospiti sono pregati di obbedire, Nessuna severità. — Ora vi mostrerò la cella dove dormirete Ho tentato invano di contendergli il poco peso della piccola valigia delle mie peregrinazioni: — E' mio dovere servire gli ospiti che io benedico perchè mi danno l'occasione di compiere un dovere... Passiamo da una scala di legno; al primo pianerottolo il frate si incammina lungo un corridoio, si ferma, apre una porta. Ma questa non è una cella che di nome! c'è un letto molto più. comodo di quello che mi ha fracassato ieri le ossa a Kells e di tanti altri letti di alberghiera esperienza. Un armadio un letto un cassettone, tutto costruito dai frati. A una parete un crocefisso, sotto a questo un inginocchiatoio e basta. — Volete un bicchiere d'acqua? — domanda il frate, e insiste: — Allora un bicchiere di latte? Lo ringrazio e, accorgendomi con vergogna che stavo pensando al whisky dell'americano vestito alla moda di domani, faccio penitenza immediata e chiedo un po' d'acqua. C'è un lidì Sani'Agostino; ne sfoglio alcune pagine. Qualche ospite di questa cella ha fatto delle glosse. La calligrafia è tremante, potrebbe essere quella di un bimbo o dì un ubriaco; una di queste note dice: « Sono un miserabile peccatore, pregate per me ». Macchie di un color viola sbiadito hanno stemperato la scritta copiati sRsaddmamcfcltidvpi \to verso me stesso come se avessi guardato attraverso il buco di una serratura. E' tornato il frate con una ciotola d'acqua; può aver desiderio di parlare o, almeno, di ascoltare da me qualche cosa. Provo a chiedergli se mi può dare qualche notìzia sul con vento. Mentre racconta la storia mil tenaria della Trappa e quella cente naria di Mount Mélleray lo fisso ne £/*'• occhi. La sua figura è bellissima: ta testa, rasata dei capelli ma ornata ai una oaroa cne e composta pur non. cssend0 ™rafa, volta a volta si Uhi- mma 0 sl raì>hum lo sguardo che scintilla o si spegne. Deve avere cin- quant'anni, ma ha la strana apparena che ho poi notato nel volto degli aìtri Trappisti: la carnagione liscia'senza rughe, giovanile, fa pensare a quella di un attore venticinquenne'che si sia messo la barba finta perìrecitare la parte del suocero Ascoltata la storia del monastero, cerco di sapere qualche cosa della ' ìstia. Gli dico che dall'accento egli i i a , o a n ¬ r l i i i e i i o . l , a o i . , n ? n a ì a a i i . o sembra scozzese almeno di origine Risponde che l'accento dovrebbe essere andato perduto dopo ventitré anni di vita nel monastero dei quali diciotto di silenzio. E' il momento di attaccarlo con una serie di domande: Cosa avete provato allorché avete ripreso a parlare? Succede mai che qualche «.fratello!) sì accorga di essersi ingannato circa la fermezza della sua vocazione? Dice che l'aver interrotto il voto del silenzio fu per lui una penosa necessità, ma che, essendo venuto a morte il suo predecessore, obbedì in nome di Dio all'ordine di parlare per servire gli ospiti. E poi: un Trappista prima dì entrare nella « regola » deve passare attraverso una lunga serie di prove spirituali, talché una volta fatto monaco, non può che restare monaco per sempre, dice luì. Ma c'è tanto candore e così ìntima persuasione nelle sue parole che ci si sente portati a credergli; ad ogni modo non insisto con altre domande a effetto, diciamo così, disfattista. I novizi, continua il frate, sono sottoposti a una severa indagine pur senza tenere conto del loro passato di cui nessuno chiede conto... — Un po' come alla Legione Straniera... Ma il frate non sa CscèdvrrtPtdadmdnsnsfdqnivsche cosa'sia la Legione Straniera e non vale're irriverente il raffronto anche lon- ,tanissimo. Del resto le novità 'del mondo non giungono al conven-.i . , . , . „ ,r . . ,. \to col telegrafo, bah, frate guardia- la pena di turbarlo con una descri- ] zione, che gli potrebbe fare giudica- \ no, aveva occasione di apprendere molte cose dagli ospiti, ma molti dei fi. fratelli v> ignoravano che c'è stata la guerra, che l'Irlanda è Stato Li-ibero... iA un certo momento mi chiede \ se ho visto il Pupa. Gli rispondo di sì: vuole allora una serie di parti- colari. La descrizione — Svizzeri']Guardia Nobile trombe Sediari mar-\sine — lo sbalordisce: credo che non riuscirò mai più a impressionare un uomo come mi accade in questa cella con questo monaco. — E non vi siete sentito cadere sulle ginocchia quando avete visto il Papa? Evidentemente non riesce a spiegarsi perchè ciò non sia accaduto: resta assorto: a un certo momento i a a e e : a sembra svegliarsi quasi spaventato: Si è accorto che parlando parlando,]jj t».ji uv .n*..,.»,,,*.*» „j,„ 'sie fatto tardi. Mipromette che pre- nerà per me e mi chiede di pregare per lui. (Questo deve essere l'unico t i j j • \luogo al mondo dove vi propongo-\no cambi così vantaggiosi). Se ne va senza rumore dopo aver chiesto]infinite scuse per avermi tenuto sve- glio fino a cosi tarda ora. Sono lelsette e mezzo di sera. h« E' passato un giorno... » Atte sei — tre ore prima del sole — una campana sveglia sonora-,mente gli ospiti. Il frate guardiano entra in ogni porta e mormora qual-\che parola. Viene il mio turno e, co-\me gli altri, mi prendo il saluto\mattinale- {— E' passato un giorno della vo-\siva vita, fratello. !— E della vostra, fratello... Non ho tempo per pensare se la risposta lo abbia urtato, giacché. ■ 7„ -li • , con un sorriso che lo illumina d- beatitudine, mi ringrazia per averlo assicurato con tanta espansione che se per me è passato un giorno di più, a lui ne resta uno di meno. Tut- n. io u irappismn cunswe in questo:]- nelVabituarsi a cancellare invece che e aggiungere un giorno, un mese, un - " i anno. La finestra della cella dà sul giardino: un trappista passeggia lenta- a'mente con te braccia incrociate, la a testa completamente piegata verso e'terra. Il suo incedere è monotono, rì abituale, meccanico; ho pensato che , egli non potesse sentire che l'anima e il vestito. C'è qualche cosa di a ' terribile nella sua concentrazione, é e a e e e a a . a i i o r o . iniChi era prima di entrare in WC-'<.lCsta prigione spirituale? C'è in qual- peche parte del mondo una donna che,diè stata sua moglie o qualche co^ Vdi meno? E se quella donna potesse tivederlo vivere così soltanto per ma- elrirp non rtiù nino p non ancora mor-\Terire. non più vivo e non ancora mot !p0to, in questa fredda anticamera deJ.mParadiso9 °,. ,. . . , , 7 dUn altro frate e entrato nel cor-;g.tile senza notare ed essere notato gdall'altro: passeggia con lo stesso P, ' , • , , . . iaautomatismo, ha le braccia incro-\ndate, la testa abbassata allo stesso' Smodo del primo. S'incontrano una fiasdue dieci volte, ma il loro sguardo non si alza, non si vedono, nè si sentono. Sono « fratelli », vivono vicini e non sanno l'uno dell'altro nemmeno la presenza. Non mi riesce allontanare il ricordo e il raffronto con altri due uomini che vidi passeggiare in un altro recintiquelli, come questi, vivevano da anni fianco a fianco pur continuando a ignorarsi; ma invece del sajo vestivano un'uniforme azzurra e chi mi spiegava perchè quei due uomini camminavano come automi era tatrranarimfu'crinMFsprpdtun medico. Nella sala dove servono la prima j rcolazione the, burro, pane, uova 'mij.' ■ j- ■ ■!• a itr— sono raccolti i dieci ospiti. Ap-\ùpena abbiamo preso posto, il guar- aa'diano fa un cenno: si ode una voce ^e'che legge qualche cosa. E' quella diii^ag(a- ,La voce va avanti fredda sema e- sà 'spressione; una voce che sembra ve-\e-.nire da una regione di nevi e di c.. , , , i - ghiacci; ma e anche la voce di un m- ] un fratello appoggiato alla parete, - \ vicino alla porta della grande sala. e uomo che preferisce il silenzio. /Zjmei fratello degli ospiti (e della lattea ria ) rivolge uno sguardo ai piatti i-idei commensali. Abbiamo tutti fini ito? Scuote un campanello, la voce e \ tace a mezzo un periodo. Quando ci di alziamo il frate lettore t già sconii- parso nel silenzio, ri'] —Ed ora che cosa volete fare? — r-\ chiede ancora il frate guardiano. e aee o e: o Uno dei mercanti vuole confessarsi, l'americano dall'odore di wisky (ma stamane c'è mescolato anche quello di gin) chiede di ritirarsi nella cella per esaminare la sua coscienza; i due automobilisti vogliono ancora benzina. Per conto mio chiedo di visitare il monastero. Il forno, la latteria, i falegnami: ccsaamctbbvnscmenmabcnlnpqui ho « visto » parlare i trappisti, : [Qualche cenno che ha per risposta o,]Qualche aesto. I monaci, spiega Z'ac-is'ii/iumm! i/cmu. i nw/raii, se- - compagnatore, hanno un linguaggio]^e ^ 36qni codificato in modo che nowìlo L„a mai usato ver una con.|m \PU0 essere mai usato ptr una ou« jo-\versazione, ma soltanto per imparae tire ordini. o] pa,s„iam'0 ai dormitori. Ogni frae- teUo occupa una cella (queste non el!SO)ì0 cene metaforiche davvero!) hunga poco più di due meiri, larga molto meno dì un metro e mezzo. Le tombe die attecdoao Visitiamo l'orlo, attraversiamo oa-, o «« cortile, ancora un cortile per l-\9iunaeTe " !m V'ordino fmncheggiao-\to da uno strano recinto. Piccoli o\mucchi di terra smossa da tempo ai {lineati in molte file regolari. A tut- o-\ta "Wma f* visitatore «»n compren !*». m" "h *Pte0no che uno dm do- veri del Trappista è quello di scavare la propria fossa e di sostare ogni no di fronte ad essa. Cumminia- a é. -1'0' , , dìo attraverso queste tombe aperte d- da anni. Ognuna ha Un cartello e un) o e n' di f io. cento nomi di cento mm t- ' dPp«esmqscrspbrtbslprpldsu■ IAi. ■ 7- j?i j ' ILFrater Gabriela, v raier Mar- |bcoi?ie nel re- tari del silenzio. o:] La d((> che procedc con ^ e re,za famigliare verso le fosse scan mte àa maanior tempo — alcune ra- a o o, e idi e, sono ormai chiuse e da esse è stato tolto anche il nome — si ferma a lato di una che indica e presenta con compiacimento: Questa c la mia pcn4RrngresjpvAllora lo ho guardato io negli oc- ™chi: aveva l'estasi beata di un fan- ciuilo che mira al presepe e pensa fi un arande dono .ti un granac aono. LEO REA l

Persone citate: Cork, Frater, Frater Aloysius, Frater Pasqualis

Luoghi citati: Irlanda, Pechino