Nuove parole di Alfredo Oriani

Nuove parole di Alfredo Oriani Nuove parole di Alfredo Oriani | pDAL CARPELLO, dicembre, iVigilia di partenza. Proprio all'ul- !timo, Ugo m'ha avvertito che, finita.Jla semina, domani, come di consueto, jlascia il Cardello, affidato al custode: se l'ospito è mattiniero, passerà le prime ore a sfogliare le carte di Alfredo Oriani venute in luce adesso, nella amorosa intelligente ricerca dellfiglio, che le sta sistematicamente riordinando lo; e a mezzogiorno, pranzo : in minila, r.umna rnmae-no- in cucina; in quella cucina romagno la dove ci si arroventa sulla panca i . ... . idel camino, sotto la cappa, mentre gira profumando l'arrosto. La vecchia cucina di Oriani con le madie ingen- ti lite dalle borchie lucide, i rami e le stoviglie paesane e, di contro gli ala- j ri, la pietra consunta a forza di ap-poggiarci le scarpe ferrate; proprio li sedeva lo Scrittore, a pensare guar-'dando la fiamma e, nelle pause, a eriaccendere cento volte la pipa. | Il Cardello è avvolto di solitudine | brumosa, in questo inverno di piog- già; e a ridosso della casa, dove un ai cominciava il bosco che Enrichet-,ta, la sorella del Poeta, fece abbattere ! per dissodare e coltivare la collina t'occorrevan danari per il fratello) vi-dgila. tutta sola nel velo di nebbia, laitomba romana voluta' da Mussolini perìil riposo del Pensatore solitario. , IPare di vederla qui ancora, quel--1 alacre Ennchetta, la quale nemme- no s'era voluta sposare per assistere il fratello, di cui per prima aveva sco perto l'ingegno. Nemmeno l'infanzia gli era stata lieta, che l'ombra del fratello Ercole, morto poi giovanissimo, lo aveva occultato, e il piccolo Alfredo era taciturno e scontroso, mentre l'altro, di ingegno aperto e sfavillante, si accaparrava le simpatie. Rimasti orfani e soli, Alfredo ed Enrichotta naturalmente comunicarono; e la sorella lo conobbe cosi: ebbe di un subito fiducia in lui, ne diede anche a lui, di lui; e strinsero un patto: non si sarebbero lasciati mai; egli avrebbe studiato scritto parlato; e" lei si sarebbe assunta la fatica di mandare innanzi e governare casa e [poderi: l'« arzdora » — la reggitrice ! — delle famiglie romagnole. Dal gior-!no di quel patto, al quale ella man-1 tenne fede sino alla tirannia, Oriani non appartenne più a se stesso, ma alla gloria che lo avrebbe indubbia-, mente incoronato (invece mori con una breve cerchia di scolari; ed è ri- ^„„„f„ „v,„ -ne rmrn r> tip divulgò noi saputo che ne curo e ^ ^vulgo poi I le opere Benito Mussolini) .^Incitò i a scrivere a parlare ad avvicinare uomini politici letterati e ^omaUsti I ™S°\TJ0%»£\ elbe18P9U2bl3-ata0!'< La lotta politica » — 1892 spingerlo a Roma; e infine— ma ave va già cinquantanni — a scrivere .., I — InntinK nati la i-Ili C» 1 PDtin flWVH per i giornali, per la qual cosa aveva repugnanza sembrandogli di abbassare l'ingegno a una letteratura minore. Il pantano della vecchia Roma A Roma, è noto, s'incontrò con Francesco Crispi; e su quel colloquio di due ore Oriani scrisse una lettera — già pubblicata — alla sorella, che dipinge la stanchezza dell'uomo di Stato ormai vecchio. Lo aveva incontrato dopo che aveva avuto una lettera in cambio del volume mandatogli: — e così, ero alla pari — scrisse. Scontroso e ombroso com'era, per obbedire alla sorella, aveva seminato copie nelle redazioni dei giornali romani. Attendeva le recensioni, anche per poterne dar notizia a Enrichetta. Nulla. Gli capitò anzi questo. Un giorno incontra Peppino Turco, in carrozzella, il quale, appena l'ebbe scorto, fece fermare, scese, gli corse incontro e lo abbracciò. Aveva letto il libro: — Non attendete però una recensione — aggiunge dopo la lode — e nemmeno un successo. Il pubblico, per quel libro, non è maturo. E allora scrisse all'* arzdora » di Casole queste parole accorate, che il figlio Ugo, il quale proprio in questi giorni le ha avute, mi legge, e la voce gli trema, a quel buon gigante: « Preparati al più doloroso degli insuccessi. Bisogna sempre essere vissuto a Roma. Qualche anno fa ci fu lsnCpnnuhsvradtddcsdun minimo movimento letterario di ' g. ;i profittò il D'Annunzio. Ora marasma completo. Doveva essere cosi. Avremo invano sacrificato danaro e subito umiliazioni che mi fanno serrare il cuora. Meglio la solitudine disperata d'orgoglio che questo pantano ove non vi si riconosce. Mi pare a certi momenti di essere un maledetto a cui nulla debba riuscire ». Ancóra un tentativo, ancóra un'attesa vana. Si dà vinto, e annunzia il ritorno: « Tornerò a lavorare e soffrire con te. E potessi almeno soffrire per te ». Ritorna, ma la sorella gli è sempre accanto, a incitarlo, a cercare di comunicargli la sua certezza. Intanto amministra con baldanza. Donna di singolare ingegno, conta sul genio del fratello: ma lo vorrebbe più duttile, e sopportatore delle miserie degli uomini: ella comprende che molte volte per passare, chi vuol passare deve curvare il capo e piegar la schiena. Parole inutili. Però riesce a fargli scrivere il primo articolo: « Filosofia africana » — sulla colonia eritrea — per il <:- Fanfulla di Luigi Lodi. Oriani lo legge poi, come di consueto, alla sorella, la quale glielo fa rifare tre volte: — Se capisco io — gli dice — capiranno anche i lettori. — Tuttavia anche al terzo tentativo, e cosi farraginoso, per cui quell'articolo bisognò pubblicarlo in due volte. Non era naturalmente un collaboratore comodo (scrisse anche < La Stampa ;•) e guai a toglierli una riga o mutargli una parola: preferiva avere l'articolo di ritorno. Così, adesso, il figlio Ugo ne ha rintracciato qualcuno; e qualcuno di quegli articoli ha ancóra una risonanza, perchè getta luce sugli avvenimenti; e di molte cose lontane è profeta che ci sorprende. Un giudizio su D'Annunzio nftpelsglsdnflmcloNcmEsd—mttnvsscngvracl<jnEcco, a prova, un curioso... necrolo-; cgio scritto per Gabriele D'Annunzio, forse cor::o, in quel tempo, cioè cir-!mca venticinque anni fa, notizia della Vmorte del Posta'.); e si noti che in quei tempi 1! conquistatore di Fiume taveva nome di epicureo. | pMa leggiamo il curioso documento lnedito, scritto a matita sul rovescio rdi una busta: ; A« Gabriele D'Annunzio era una luce !c una musica: sentiva un incantesimo tnella bellezza, credeva alla onnipoten- za della parola, sognava un impero a -tutti i capricci della volontà. Poeta e nretore della Vittoria, egli ha diritto, pnella morte, a tutti gli onori di ^uor- ira: prodigate la pompa, ma guardata ! Più lontano e più alto ». .J Qualcuno di quegli articoli inediti jdRve essergli stato rinviato per evita ro lln sequestro, o noie ministeriali: cosi è da credere sia avvenuto per una mirabile sintesi storico-politica scritta allorché l'Austria si aggiudicò l'à Bosnia-Erzegovina: e la visione del 5£*°_B JU_?!?1S™.-0ggAv3ueH.*rtl: colo, a molti direbbe molte cose; e . che t si ' r.. " . * a giungano all'Opera Omnia. Questi articoli inoditi, sui quali but- i *kuww aiLn.uu iin-ui'A, qui uuo.ll u Li,. to VocMo fra i primi dop0 tinti anni, a decifrando a stento quella asciutta nervosa scrittura minuta, sono passa tl a tal vaglio. Ce Q.è uno> scrjtto in j occasione del viaggio che Enrico di -prussja compi a New York per volon tà del Kaiser (sembra giovasse alla 'missione diplomatica anche qualche entusiasmo femminile americano) nel | quale ha singolare rilievo la figura di | Guglielmo II; e molte di quelle cose potrebbero riscriversi oggi. L'articolo, che ha per titolo « Enrico l'Uccellato,re », dice: ! * Nessuno fra i morti Re, che anco ra occupano la storia, è, come l'Impedatore Guglielmo, cosi interamente dai1? alla propria parte di attore, e ìvl manifesta con cosi viva e moltepli co passione. Ancora giovane, altero Ideila propria mente e del proprio gra- smQ a sentirno ancorFa & misSlone| ma vigile ad accogliere nel ndo ognl nuovQ sintomo di muta. mento per farsene l'interprete dall'alto; sempre vestito da guerriero, quantunque si ritragga con assidua prudenza da ogni più tentatrice occasione di guerra; semplice in casa come gli antichi signori di campagna; coreografico in ogni rappresentazione politica; geloso della propria opera come gli artisti, con intransigente egoismo, lo sono di ogni applauso per quanto salga dal basso o giunga di lontano, questo Imperatore,, che iniziò la propria opera cacciando Bismark, e adesso la prosegue, avendo saputo scegliere in Biilow l'unico vero successore del grande Cancelliere, è [senza dubbio la più completa e popo- ! lare figura di Sovrano che sovrasti !ancora nella politica. 1 « Se talora si abbassa, nella sma- n}a dell'operosità, sino ad invadere le P'u lontane e più disparate funzioni, , entrando nei palcoscenici ad insegnare a Propria posa agli attori; o s'improy- ^Pittore di quadri simbolicamente mverosimili, o irrompe nelle caserme I controllarvi p dl u i vi iatore tumu&uoso> sm c' ^ ^ .^.^ * £ I d * fantasmagoria cU !tu"e le Proprie uniformi e fe altrui, sempre uno stesso pensiero lo dirige e una stessa passione lo innalza rappre3entare ovunque, davanti agli . . . O amici e ai nemici, la nuova, veramente mirabile superiorità della Germania >. Il falco e le allodole Non bisogna dimenticare che Io scrittore s'accendeva di sdegno per l'Italietta di allora. Ma sentiamo ancóra Oriani, rivolgendo il pensiero ad Oriente: « Evidentemente le monarchie non spariranno in questo secolo ventesimo. Quando il re se ne va, quasi sempre il suddito resta, in basso e in alto, nel fango della miseria o della, ricchezza, per quella naturale necessità dei satelliti intorno all'astro, anche se questo si spenga. La Francia non delirava Ieri per lo czar Nicolò? Carlo Marx non si vantava di essere parente del duca d'Argyle, e Lassalle non impallidiva di gioia ad ogni più negligente saluto di una duchessa? « Il danaro non basta alla superbia umana e il potere democratico stesso ha troppe umiliazioni nelle sue questue elettorali; subisce troppi contatti volgari perchè le altezze del carattere e la superbia dell'ingegno possano accontentarsene. « Non si è senza re, che essendo re di se stesso. Ma quanti sanno diventarlo? « E penso che Enrico di Prussia, educato alla grande scuola diplomatica della propria famiglia, avrà dovuto chissà quante volte dissimulare, nel suo sorriso di principe, il sogghigno del gentiluomo, ricordando l'antico re germanico rimasto nella storia col nome di Uccellatore perchè amava i falchi ancora più che le dame: quante, invece, come le allodole avranno preso 1 suoi occhi per uno specchietto; e quante avrebbero volato attorno a lui come intorno al falco, se egli avesse soltanto agitato nella mano il suo guanto bianco di soldato... ». Ma torniamo a Oriani e alla sorella. Con la quale, andando ramministrazione a rotoli, fini per bisticciare duramente: Enrichetta ribatteva che non le importava di nulla, purché il fratello fosse finalmente chiamato alla ribalta. Buon sangue E quand'ella se ne andò definitivamente, Oriani la richiese con appelli commoventi (e a questo suo caro figliolo, leggendomi le vecchie carte avute or ora, luccicano gli occhi) : <i II Cardello è sempre casa tua. Non ti mando nulla (— gli aveva richiesto le sue robe —) per non vidimare io il tuo discacco k Intermediario delle missive il priore. Erac restati lui e Ugo, soli. Anche la serva se ne doveva andare : « E' assurdo atroce ridicolo —- scriveva ancora. — Non per me, che non valgo nulla, ma per Ugo che merita tutto ». Ella, tenace ostinata a volerlo portar fuori dal chiuso, dettava inaccettabili condizioni. Allora, rimasto solo col babbo, Ugo ne divenne lettore e amanuense: doveva lui, ragazzo, giudicare. Ma lo scrittore, si capisce, leggeva più per sè. Lo accompagnava, il suo babbo anche a Castelbolognese, guidando l'asinelio. Il carrozzino era leggero e angusto: e il Poeta, alto com'era, doveva starsene con le gambe distese, fuori, a ridosso dell'asino. Poi gli articoli ai giornali cominciarono fruttare qualcosa più dei libri (quasi tutti, e noto, li dovette stampare a sue spese; e la <; Bicicletta » gli fu pagata un centinaio di lire) e allora comperarono un cavaUo c un calesse, S9ra votto, con Enrichetta, ma a mezzo degli amici, la sorella gli facc Va pervenire continui incitamenti, Allorché Oriani morì, alla spodesta ta - arzdora .;• non restò clic quel ni pote Eppure, dichiarata la guerra, ai- lorcUè Ugo le disse che si sarebbe ar ruolato volontario, lo invitò a partire, Adesso ha ottantun anno. A chi le par- !a con qualche scontento della abusa tissina crisi, vivacemente ribatte: •-'«''' 'razione precedente ha da- -° ,a Pelle- N ;i '^'"'"«a™0. lJare il da naro, alla Patria. -Uussolmi dovrebbe prenderci tutto. ATT1LI0 FRESCURA.