Verga intimo

Verga intimo Nel cinquantenario del « Malavoglia » Verga intimo j , | i l Domani l'Accademia d'Italia commemorerà il cinquantenario dei < Malavoglia » con un discorso di Pirandello. Tra 1 molti giudizi che piovvero sull'opera di Giovanni Verga, quello di Emilio Cecchi è senza dubbio il più esatto. Dopo aver esaminato serenamente la complessa produzione del grande scrittore siciliano, il Cecchi cosi conclude: * Si lasci da parte il color locale o la tragicità o cose simili. Di tutto gmdIsgszquesto c'è stato, prima, o dopo, ab-; sbondanza. Si tratta di stile, e grande nstile 1 qvalesse questa rigorosa nozione. mche deve essere la più sconcertante per tutti quelli che non credettero mai di crearsi, non uno stile, ma nemmeno una decenza, valesse a tenerli lontani da queste esequie, come non fu possibile, nell'anniversario! Perchè sparisce con Verga l'ultimo esemplare di una razza che in Verdi e in Carduc¬ clf—tqgeu«ci — nella vita e nell'arte — riatte-;msto una purità cosi vicina alle origini 1 rsrdche parve prodigio... ». Avviciniamoci ora all'uomo. Giovanni Verga trascorreva a Ca tania la sua giornata fra il Club U-,.«ione in via Stesicoro - una specie ; del romano Club della Caccia, perone,tvi accoglie la maggior parte dell ari-1 ue il Circolo degli ,I j ; o a , — . n a i i o i i i i r l i , i n a a a , i i e stocrazia catane3e Impiegati sotto il Palazzo della Prelettura. Con una metodicità tutta speciale, l'immortale scrittore non mancava di frequentare i due ritrovi preferiti, disputato da vecchi, inseparabili amici: il Marchese N'cola di Lorenzo del Castellucclo, il Principe di Manganelli, Guglielmo Paterno, Castello di Carcaci e il compianto Prefetto senatore meudrasGennaro Minervini, il famoso « Scara-1 lmuccia» del Fracassa che Agostino ; gDepretis nominò improvvisamente funzionario dell'Interno. Con questi amici, Verga discorre a pa è à o e i e e i o e n lungo di tutto, tranne che di lettera- j tura. [fNegli afosi pomeriggi dell'estate si-1dclliana, sull'ampio marciapiede — da-i„*r,n ^ht7,,i„„„ „i „„i„ npanti ali timone, al riparo dal sole — ,il crocchio dei compagni fedeli era sempre compatto intorno al roman-|ziere e la curiosità dei passanti ve-] niva subitamente colpita da quella ir-1 reprensibile figura aristocratica, agile, 'snella, da quella testa bianchissima etda^ll occhi" e-randi nerissimi e Dene- 'rSSÌi L5,t^i„.nr«r .ESi! ;iranti — occhi siciliani — che rivela-'vano agli italiani ed ai tourlstes di, passaggio per Catania la presenza dellpotente popolare scrittore. ! Alcuni, incanaci di frenare il pro-;prio entusiasmo, lo indicavano ai p-'ù;distratti, esclamando: ecco l'autore dei1.Maglia! Poi, spinti dall'imperioso^bisogno di conoscerlo meglio e di fis-sarlo a lungo, si avvicinavano timidi e riguardosi al gruppo che circonda- va il Maestro, nella speranza di poteri cogliere a volo qualche sua frase. Ma Verga girava gli occhi intorno e sor-■ rid-->v» meravie-Iiato p oiiaqi vero-ri- ™o^L. u ~3 .«ik.5J?£~!„ gnandosi di quell esibizionismo che e-igli non avrebbe mai desiderato. Luo-|mo era fatto così. Semplice, in ogni!manifestazione della sua vita, non a-[veva mai concepito quella posa abituale, quella specie di uniforme letteraria che abitualmente indossano le nullità della vita. La coscienza del proprio valore lo metteva alla pari di tutti. Gran signore nel più alto e squisito senso della parola, modesto per istinto e per convinzione, niente affatto magnificatore delle sue opere, Giovanni Verga era, anche in questo, un colosso. Per queste ragioni, egli detestava 1 riconoscimenti ufficiali, i cosidetti numeri unici; l'obbiettivo fotografico (che è un reclamismo gratuito). Se- condo lui, il suo eccezionale tempera-! mento di artista, la singolare fibra di ì scrittore e di pensatore, di superbo ri- vettore e descrittore di caratteri, qualità che tutti gli riconoscevano, non erano in fondo che le caratteri- sticne dei veri italiani di talento. IPerciò quando gli parlavate dei suoi romanzi e dei suoi personaggi, quan- do gli ricordavate la passioneTdi Gior-1 gio La Feruta di Tiare Reale; m^La Ferlita che dopo una tormentosai crisi di coscienza ritorna pentito e ; più innamorato di prima alla propria mogUe che gli perdona e lo accoglie a braccia aperte, quando accennavate ai Verga la poderosa concezione e la j, ti • ^ j i 11 -perfetta organicità de suoi lavori, egh troncava di colpo il discorso con;queste parole : « roba vecchia, lascia- ! viola riposare in pace! ». j Una volta, a proposito del suo osti-1 nato silenzio letterario (era il tempo;in cui si parlava con insistenza di una ! ripresa del ciclo dei Vinti), Verga mi fece queste dichiarazioni : « Ma sa che non sono ancora soddisfatto dell'opera mia? Leggo e rileggo, scrivo, riscrivo e mi accorgo sempre più che è molto difficile raggiungere la perfezione! E poi, alla mia età bisogna metter giudizio. Io non so cosa potrebbe venir fuori oggi. Io ho cercato di far semplicemente del sano e schietto verismo... Non altro. Largo ora ai giovani ». CJuale e quanta probità e coscienza di grande artista! Molti giovani, tronfi e nulli che compongono la così detta grazia deila vita letteraria, dovrebbero meditare. La ferma convinzione di aver dato tutto all'arte narrativa, si era, specie negli ultimi anni, accentuata in lui, così che nelle conversazioni con gli amici Verga teneva a porla in evidenza, preferendo discorrere dei suoi ubertosi vigneti di Vizzini, delle condizioni in cui versavano in quel tempo i contadini siciliani e, qualche volta, di rievocare aneddoti della sua vita a Roma ed a Firenze. Li narrava con quella sua parola piana, dolce ma efficace e fortemente espressiva, sempre propria e sempre misurata, senza cader mai nel volgare e sottolineando spesso e volentieri qualche avventura galante e indimenticabile. In una cartolina — l'ultimo suo autografo, Verga mi scriveva: * Il comune amico Marchese Nicola di Lorenzo mi ha portato i suoi saluti. La ringrazio molto del pensiero che mi ha tanto commosso. « Vedermi a Roma? Volentieri, ma sono sempre con un piede sul predellino di un treno che non parte mai. «Le invio un mio ritratto: è vecchio di molti anni e perciò mi ringiovanisce. Non glielo mando per civetteria, ma perchè non ho altre fotografie in questo momento... La ringrazio ancora per avermi segnalato il Tozzi e il Faolieri che leggerò... ». Lo scrittore sano e robusto è in questa impressionante semplicità, e rivelando, sia pure superficialmente, lasila vita intima, si delinea e si com-lpietà forse meglio la maschia e in-comparabile figura di Giovanni Verga. |FRAfìCESCO GERACI. j

Luoghi citati: Catania, Firenze, Italia, Roma, Vizzini