Vita e fortuna di Gaetano Pugnani nel bicentenario della nascita

Vita e fortuna di Gaetano Pugnani nel bicentenario della nascita Un grande violinista torinese Vita e fortuna di Gaetano Pugnani nel bicentenario della nascita mana; non importa, doveva starsene in coda alla magra falange dei regi violinisti. Ubbidendo, ne avrà dette di tutti i colori, superbaccio e irrispettoso qual era. Allorché fu deciso il soggiorno a Roma, il Re si era preoccupato soprattutto di farlo ben vigilare nello studio e nella condotta. Ricevuto il giovinetto, l'ambasciatore sardo a Roma lo aveva subito dipinto: « Bisognerà che deponga certe idee..., è venuto persuaso Idi esser cercato da cardinali e da prinj cipi e far denari in gran copia, ma si i accorgerà dell'errore in cui è...; tutto 3to servirà a moderarne ,a vivacità i e Ja pregunzione...,. Per la verUài clam. Musicista e etetebeo, ebbe amica la I sfortuna. ! vPensate se gD spiacque di passare ' rquarantanni circa fra gli ultimi e 1 sprimi violini del teatro Regio, mentre via valentia e la fama già lo designa- j dvano a più alti officii! Carriera irri-1smediabilmente lenta. La militaresca: lburocrazia della Corte sarda non po- ■ steva consentirgli di forzare i quadri, l ndi scavalcare un anziano, seppure una j meccezionale disposizione musicale lo lavesse fatto accogliere, appena de- ; neenne (era nato a Torino il 27 novem- dore del 1731), in quella orchestra che-csi onorava d'un Giambattista Somis, ! til suo maestro, e, diciassettenne, fra i ! smusici della regia Camera e delia re- j ègià Cappella, seppure Carlo Emanuele i aIII, intraweduto in lui uno splendido j vvirtuoso, il futuro capo della sua or- ! schestra, lo avesse inviato a sue spese j sa Roma. Poteva vantarsi di saperne tassai più dei compagni di lavoro, per ; Vaver studiato il contrappunto con unoìpdei più stimati operisti, il Ciampi, e I pfrequentato il Bini, che Tartini stimava il migliore fra i suoi scolari, e raccolto plausi in più d'un'accademia ro- jaccorgera delrerrore in cui "è... ssidtsamsmgnvtle, . j contento deU.alUev0i cne ave- ' d, ^ fatto sorprendenti progrCgSÌ in die- ici mesi, mento. se ne distaccò con rincresci riI e" A Parigi e a Londra j cVenuta l'ora di addimostrare• fuori md'Italia il suo valore e la bella scuoia -,fidi G. B. Somis, preclara per l'arche?-11 giaraento largo, che ricordava il mera- ' £viglioso respiro dei grandi virtuosi del ! Ncanto, Pugnani a ventidue anni partì! gper Parigi, mèta degli istrumentisti più1 cinsigni di tutta l'Europa. Anch'egli do-jnveva brillare al « Concert spirituel », la !tfamosa istituzione culturale, nella qua-1 m le il suo maestro s'era rivelato e i mi-ì 'gliori suoi allievi sarebbero stati accia- ! l mati. Non gli mancavano le protezioni j t ; Vittorio Amedeo, duca di Savoia, !o c scortò con affettuose missive. L'amba-! l sciatore lo ospitò nella sode. Esorden-! s do, il joua un concert de violon de sa t cainpositioii. Les connaisseurs — riferi-1 e «va il Mercure — pretóndent qu'ili I fn'ont poìnt entendu de violon supérieur à ce virtuose... Trionfale inizio. Venderne s'affrettava a stampare le sue prime opere. Cominciavano i viaggi, dei quali quello a Vienna, dove, die concerti in casa del principe von Hildburghausen, ci risulta documentato, mentre altre peregrinazioni restano oscure, lanche al Corderò di Pamparato, bioi ! grafo zelantissimo. Al ritorno, riprese a I il modesto posto nell'orchestra del a;Regio. -| Alla venuta di Giov. Cristiano Bach -;in Torino, nel '60-'61, per la rappresenjfazione dell'Artascrse, crediamo di r poter attribuire un'importanza notevo1 le per la carriera del Pugnani. Il Baci¬ non dimenticò il Pugnani, allorch istituiti a Londra, in compagnia dell'Abel, i concerti popolarissimi, domi nò anche il campo operistico, dirigendo il King's Teatre. Dal '60-'61 la fama del' Pugnani s'era di molto accresciu- ta, oltre che per la sua attività concero Ustica, anche per la composizione ii 1 opere strumentali, stampate a Londra, la Parigi, ad Amsterdam. Peter 'Svel¬ cker, iniziata la sua impresa editoriale !a Londra verso il 1764, pubblicava di lui parecchie musiche da camera. Dun]que fu chiamato dal Bach per dirigere al King's Teatre, nel '67, opere di Guglielmi, di Piccinni, di Alessandri. Dalla recente biografia di J. Ch. Bach, redatta da Ch. Sandorf Terry, ricaviamo altre notizie della fortuna londinese | del Pugnani. Questi diresse al King's Teatre parecchie opere italiane dal 16 gennaio al 2-i maggio 176S. Il 2 giugno dello stesso anno partecipò a un con¬ :certo organizzato da J. Ch. Fischer al jla Thatched House, first violili and, Concert by Sig. Pugnani; il « pianoforte » era suonato da J. Ch. Bach. Nel- ila seguente stagione, dedicata alle ope j re comiche, gradite più di quelle serie. o è ì r a i e i n diresse l'8 aprile '69, la sua opera JVanetta e Dubino, che piacque più delle precedenti. / concerti e le opere teatrali Ritornando in Italia alla fine del '69 o nei primi del '70, Pugntni non dava Ipertanto l'addio all'Inghilterra. A Torino gli era finalmente possibile di raggiungere il posto di primo violino nella Cappella con lo stipendio di 1200 lire, e di capo dell'orchestra del Regio. (G. B. Somis era morto nel '63). Aveva ormai quarant'anni. La sua celebrità di concertista e di compositore era europea. Quali caratteristiche ebbero i suoi concerti per violino e orchestra, le opere che più gli diedero fama? La risposta uon sarà documentata fino a che 'e ricerche o il caso non li facciano rinvenire, se. pur sieno in salvo. Un solo concerto è serbato a Bruxelles, e, studiato dallo Schering, appare di gusto tartiniano e italianissimo Della forma, non tale pertanto da aver molto influito sul Viotti compositore. Perchè fra le opere strumentali di lui, soltanto i concerti restarono manoscritti? Il Torrefranca ha opinato che il Pugnani non li abbia pubblicati per evitarne il plagio. E' pertanto verosimile la supposi- eLIone cne «beltì e difficili», quali li -1 a i e giudicava il Gerber, richiedendo perciò un difficile virtuosismo, pari a quello dell'autore, sieno stati, per ragion! commerciali, trascurati dagli editori. Con la direzione del Regio cominciava per il Fugnani una nuova attività, quella della composizione di melo-I WmggenessNtscdcitpmleflog«cbmfstddandrmmqgdqlnllnasrhdtgtalgGsllflVTslpe dramml e di favole pastorali o feste ] ne .teatrali, specialmente per nozze prin-: scipesche. Ricorse agli eroi del Meta-is- staEÌ0 0 a qUem che il torinese Cigna'l |Sdnti imitava dal Sofocle italico, al- U"|le persone bucoliche del piemontese ! ARoggio, al Badini, che non so chi sia istato. In quanto allievo del Ciampi, ! s 181 tenne ilSSaÌ fedelS al Upo pKl dHs" vulSato del settece»tesco melodram- s-._ Ro potuto accertarmene, sfoglian- sdo alcune sue partiture e qualche t. 'ia favorita_ Recitativo e arie, qual- i che duetto, qualche brevissimo coro. Runa sinfonia introduttiva e qualche dframmento strumentale, laddove la lr scena lo richiedeva; ammissione del virtuosismo. Carattere eroico, cioè retorico, o patetico. E in questo riu-< sciva meglio, s'intende. Appare talvolta tra i fogli usati una Manda e mossa cantilena musicale, misurata sul tradizionale settenario, a l'aria è affettuosa e ben fatta. La sostiene un basso semplice e ragionevole. La accompagnano pochi islrumenti. E' l'adagio vocale, pari nella liricità a quello della sonata, e reca nella sua "amabilità un assai pallido segno di personalità. Ma una cosa è notevole, talvolta: l'equilibra ta grazia sia dell'accompagnamento sia. dell'introduzione. Qui l'orchestra è trattata da uno che più di molti altri contemporanei oneristi conosceva bene il quartetto e l'eloquenza strumentale. Anche qualcuna dello sinfonie è notevole per la varietà de! tempi e per certi scatti drammatici, Vi passano gli echi di tutti i contemporanci, di quelli casalinghi, diremo, per non confonderli con gli altri che, sollecitati da più esigenti ambienti stranieri, attesero con più fervore alisi vigoria drammatica. C'è il ricordo di Paisiello e di Piccinni, sopra tutto. Ascendendo, Pugnani toccava il sommo della sua carriera, nel '76, allorché Vittorio Amedeo III lo nominò direttore generale della musica strumentale e primo violino da camera. Fuori, l'attendevano alti omaggi. Anche un'opera per il S. Carlo, fow.rnées e concerti desideratissimi, ricevimenti a Corte, esecuzioni significative. E il riconoscimento dei musico* logi e dei letterati. Un colpo di pistola Il Burney, che l'ascoltò, violinista e operista a Torino e a Londra, lo designava" nell'M 7valoroso"e~cèTéb^e insè|nante «valoroso c.core di violino ». Il Gerber lo ricordava nel suo lessico, « eccellente e famoso violinista, piacevole e accurato compositore pel violino », e menzionava i concerti «belli ma difficih »■ ancora manoscritti nel '92, q 1 melodrammi. Un marquis de Ran£om< confrontandolo con Lolli o con Nardini, come autore di sonate lo giudicava il più patetico e sobrio; come direttore d'orchestra a teatro, n'- celebrava l'energia e l'accorgimento nel vigilare i cantanti e gli stru- mentisti. Ormai le sue sonate, che han, tanta larghezza di canto affettuoso o tan ta dignità, e le sue sinfonie fqual cuna delle quali stranamente intito lata quintetto, benché costituita da sei o sette parti) echeggiavano in tutta l'Europa colta. A Vienna fu eseguito nel '96 un suo poema sin fonico a programma, inspirato al Werther goethiano, allora popolarissimo, che il pubblico ascoltò, così leggiamo nell'Hanslick, « avendo sotto gli occhi un programma stampato », e di cui ho anche trovato memoria nel Blangini; questi ne ricorda una esecuzione torinese e un bizzarro gesto del Pugnani, nel punto in cui si immaginava ril suicidio di Werther. Nascostosi presso la sala del concer» to, Pugnani « prese una piccola pistola e ne fece partire un colpo», con grande panico degli ascoltatori, dei quali qualcuno, indignato, disse che quella detonazione gli era parsa il più bel suono di tutto il pezzo. Del resto le bizzarrie erano in lui abituali. Il carattere delineatosi al tempo del giovanile soggiorno romano si mantenne immutato, investendo tutte le relazioni sociali, che un così alto e famoso artista poteva desiderare e facilmente ottenere in una società quale fu la settecentesca. // profilo Benefico e prodigo, era gioviale, opportunamente arguto, buon compagnone; e anche frivolo e vanitoso. « Donnaiuolo e corteggiatore (traduciamo dal tedesco un suo profilo), serbò fin negli anni maturi un atteggiamento da zerbinotto, che contrastava fortemente con la sua grottesca persona. Portava una parrucca gonfia, torreggiante, un frack stretto e corto di seta azzurra e un grosso mazzo di fiori sul petto; questo fu il suo abituale aspetto fino agli ultimi giorni. Per tutto ciò era spesso oggetto di beffe. Corteggiare una bella, spiritosa, aristocratica dama, esserne nominato cicisbeo, era per lui grandissima felicità. E come si sdegnava sa qualcuno lo distoglieva dai suoi sogni! ». I ritratti ce lo hanno tramandato fisicamente brutto. Il suo naso quasi mostruoso fu argomento di molte lepidezze e di caustiche ironie. Tre re di Sardegna, Carlo Emanuele III, Vittorio Amedeo in e Carlo Emanuele IV lo ebbero fedele al loro servigi, e via via lo elevarono nella gerarchia dei loro musici ai più alti posti. Egli li occupò finche visse. Si spense il 15 luglio '98 in Torino, in via Bogino, nella casa che ora ha il numero 4. Le più colte città d'Europa lo ammirarono nella valentia di compositore strumentale, non geniale ma esperto e vivace, e aperto alle nuove correnti sentimentali, aifettuose e antirazionalistiche, quel-. le che lentamente circolando dall'Inghilterra alla Francia, all'Italia, alla Germania, e investendo anche le più sensibili manifestazioni musicali italiane, specialmente l'opera comica e la musica strumentale, condussero al fervido momento romantico. Accrebbe la gloria del Pugnani lo stuolo degli allievi, il grandissimo Viotti, e Bruni, Poliedro, Radicati, Traversa, Molino..., gli ultimi della scuola violinistica piemontese che brillassero in Europa. A. DELLA CORTE. *