Sortilegi

Sortilegi Sortilegi Suppongo che non capiti molto spesso neanche ai più navigati viaggiatori del Continente Nero d'imbattersi in una scena come questa : due giganteschi stregoni Yafuba nel mez zo della piazza di un villaggio si palleggiano a vicenda i corpi tenerelli di due principessine della loro tribù, finché lanciatili a dieci piedi d'altezza li ricevono sulle punte acuminate delle lóro spade, trapassandoli pel mezzo da parte a parte. L'operazione, compiuta alla presenza del re della tribù della folla e dei capi, viene eseguita in modo così fulmineo, visibile e perfetto che i due stregoni recando poi in giro i due corpicini trafitti possono far constatare ad ognuno dei presenti l'assoluta verità dell'eccidio. Senonchè ecco che di li a poco le due fanciulle tornano in scena vive ed in latte, ed il viaggiatore che ci narra questo prodigio (W. Seabrook : Sorcellerie Noire - Firmin Didot, Paris) Iva la premura di rassicurarcene poi, facendosi fotografare con le due ragazzine sedute sopra le ginocchia. Miracolo? mistificazione? Egli non discute. Ha veduto, osservato e rife risce scrupolosamente la scena orrenda e misteriosa. D'altra parte egli è un americano del Nord ed ha intrapreso quel viaggio attraverso le giungle appunto per sorprendere qualche . aspetto della tragica anima nera, per cogliere nel la sua essenza tutto quell'ardente vi hippo di superstizioni, di riti, di prò cessi misteriosi che chiude come in una rete arcana la vita del villaggio tropicale. Senza di che egli reputa assolutamente impossibile penetrare la grandezza del mondo africano. A questo scopo, giungendo dalla popolosa Senegambia sulle alte regioni della Costa d'Avorio si farà ac compagnare da un vecchio stregone il quale lo va iniziando ai riti ed alle cerimonie in uso presso le varie tribù, per modo che eseguendo egli appuntino quelle pratiche religiose si renderà amici i suoi ospiti e riescirà in certo modo a penetrare l'enigma delle loro anime oscure. Conveniamo che è un modo di viaggiare i tropici affatto originale, a cui nessuno aveva ancora pensato. I risultati ci sembrano del resto brillanti. I resoconti di queste rare scoperte del Seabrook hanno appassionato e continuano ad appassionare il mondo americano, e il suo libro è salito laggiù a milioni di copie. Certo una profonda simpatia avvince il viaggiatore a quelle anime primitive : egli si sente profondamente attratto verso gli abissi inesplorati della loro psiche, e quantunque non riesca a spiegarsi certi fenomeni a cui egli assiste a traverso gli incantesimi, ha tuttavia il privilegio di studiarli da vicino, di poterli documentare con ogni esattezza. Disceso nel cuore della Costa d'Avorio seguendo Una pista che si slancia a sud più o meno parallela al paese di Liberia, il Seabrook si addentra nel selvaggio paese in cerca d'emozioni e di mostruose bellezze nuove. Ha per scorta una trentina di uomini guidati da un giovane nero che fu già trombettiere nell'ii° « Tirailleurs» dell'Armata francese ed aveva combattuto a Verdun, ma che poi, stanco di civiltà, era tornato al suo villaggio natale portando seco con parecchie cicatrici anche la sua Cornetta in si bemolle. E con quella va deliziando le orecchie dei suoi compaesani e risvegliando i silenzi delle sue selve natali. Questo Klonh è una magnifica macchietta tropicale. Vestito ancora della sua montura di guerra, lacera e crivellata, coperto il capo di una parrucca di pelle di scimmia egli annuncia all'ingresso d'ogni villaggio l'arrivo della comitiva con formidabili squilli che terrorizzano i nativi e che lo fanno adorare come un Dio. Con questa compagnia eteroclita, previamente eseguiti a volta a volta i comandamenti dei Feticci de! luogo, le offerte ai Geni delle acque e delle selve, Seabrook entra nei villaggi, fa amicizia coi loro capi e re, e ne guadagna facilmente l'ospitalità e la confidenza. Visita così il territorio degli Uomini Pantera e le tribù dei Yafuba. Qui il re Sam Dei, circondato dalla folla dei danzatori, degli urlatori, delle favorite e delle fattucchiere, lo fa assistere a sorprendenti spettacoli di pantomime, incantesimi di cobra, lazzi di giullari regali ed infine alle terribili prove stregonesche dei Jongleurs d'enfants a cui ho accennato più sopra. Più tardi avviatosi verso i pianori della Liberia orientale si farà accompagnare da una maga famosa di nome Wamba. E' una bella donna petulante ed altera, ma di un'anima candida, ed anch'essa è generosa al viaggiatore di parecchi prodigi. Passando, per esempio, sulla Cavally, il fiume che divide la Costa d'Avorio dalla Liberia, il ponte di liane che serviva di passaggio è crollato e giace infranto nel fiume. Wamba allora prepara un incantesimo e sul far della notte Seabrook può vedere coi suoi occhi a poco a poco le due funi di liane che si levano su dalle acque, spinte da una forza magica e vanno a riallacciarsi agli alberi della riva. 11 ponte è così ricostituito e su di esso egli potrà traghettare il fiume con tutta la sua scorta. Ma la diffidenza e le coperte ostilità che egli incontra sulle frontiere della Liberia lo consigliano a tornare indietro e a recarsi piuttosto a visitare un certo distretto tenuto da tribù cannibali, ansioso di penetrare il mistero del loro spaventoso costume culinario. Qui il Seabrook ha scritto veramente le pagine più impressionanti del suo viaggio. I Guères, egli dice, sono dei cannibali puri, sono cioè degli uomini che non mangiano carne del proprio simile per. fanatismo religioso o per compiere un atto di magia o incalzati dalla fame, ma pel puro piacere di gustare questo cibo che essi giudicano prelibatissimo. Sono insomma capitato bene, ha l'aria di dirci il Seabrook, e per settimane intere, abitando insieme ai loro ospiti, sotto ai loro medesimi tetti e partecipando della loro vita, s'informa con ogni precisione delle loro abitudini gastronomiche e conviviali. Posti in disparte ogni pruderie, ogni scrupolo sentimentale o morale, egli mira a delineare sulla base di una osservazione minuziosa un primo e vero profilo di quello che è l'essenza di uno dei più mostruosi istinti che abbiano mai abitato la terra. Intanto, egli ci dice, non è affatto vero che i cannibali siano delle tribù meschine. I Guères come li ho veduti io, sono invece della gente alta, fiorente, arguta ed ospitale. Di più essi sostengono assai brillantemente il loro assunto, ragionando in questo modo : « Noi siamo entrati in un villaggio nemico, lo abbiamo conquistato col nostro sudore e col nostro sangue, abbiamo sofferto per giorni e giorni la fame e la sete e torture senza fine; perchè mai, dunque, ci deve essere vietato questo piccolo premio di mangiare la carne dei nostri ne¬ mici? Che cosa ce lo proibisce? ii perchè mai, infine, tanta buona carne dovrebbe marcire inutilmente sotto terra ? ». E' un ragionamento che corre a pennello, delizióso di semplicità fanciullesca. E il Seabrook s'addentra sempre più con coraggio nel vivo di questa atroce esperienza. Ci prega anzitutto di spogliarci, leggendolo, di quel senso di ribrezzo e di esecrazione col quale noi, popoli civili, abbiamo sempre trattato il problema dell'antropofagia. Con la mente annebbiata da simili concetti, non si riescirà mai a penetrare il mistero di queste anime primordiali, nè tanto meno si troverà modo di risanarle del loro vizio mostruoso ; meglio dunque aderirvi con simpatia, mettersi per così eli re nei loro panni e cercare di capirli a fondo. Posta così la necessità di un esperimento sopra una base di pura ricerca documentaria, anche le stupefacenti rivelazioni del Seabrook' e i non meno audaci procedimenti da lui usati per arrivare a qualche risultato ineccepibile non ci feriscono più di quello che ci possa colpire una semplice esperienza di gabinetto. A gran fatica egli riesce a fare « sbottonare » il capo cuoco della tribù, un uomo grande, brutto, nemico dichiarato dei bianchi, col viso coperto di gesso e grandi anelli alle caviglie, e che per anni ed anni aveva propinato alle regali mandibole i più prelibati manicaretti. Con una certa riluttanza professionale glieli enumera e descrive, e Seabrook ne riporta le ricette con la più scrupolosa esattezza. Ma non gli basta; la sua insaziata curiosità di documentatore lo spinge ben oltre. ì-ion si accontenterà di venire a conoscere dal re e dal suo cordon bleu le loro impressioni di gourmands di carne umana e qual parte del nostro corpo essi ritengano più prelibata e quale più trascurabile pei loro raffinati e terribili banchetti : egli vuole, vuol sapere, conoscere, approfondire sempre di più, arrivare all'esperienza decisiva. Ormai lo avete compreso, questo americano anela di riprodurre in sè le medesime sensazioni di un mangiatore di uomini. Un bel giorno noi lo troviamo seduto, solo," nella sua tenda, davanti a una tavola sulla quale figurano, cucinate di sua mano e nei modi più acconci per non falsarne il sapore, due bei pezzi di carne, un gigot ed un arrosto, i qualinon appartenevano propriamente nè ari un cavriolo nè ad un montone. Egli li assaggia com¬ ptltlpzclvssspRnpstlrllsttsmre puntamente e li mangia con ogni attenzione, esaminandone dentro di se le più tenui sfumature di sapore. « L'arrosto, di cui io tagliai una fetta per mezzo, era tenero e il suo colore, il suo tessuto, il suo odore e sapore mi confermarono nella convinzione che fra tutte le vivande che noi conosciamo, quella di vitello è la sola a cui questa carne particolare può venire paragonata. Quanto a certo sentore che avrebbe potuto impressionare sfavorevolmente qualche persona o metterla in sospetto, dirò che proprio non ve ne ritrovai nessuno. Rimangono così sfatate tante panzane ripetute in mille relazioni e stampate in cento opere : ed io posso assicurarlo qui, nella maniera più categorica ». L'esperienza è compiuta. Noi, nella nostra gentilézza di latini, non oseremmo compiacercene nè approvarla, ma poiché un uomo che non è della nostra razza ha creduto di passar sopra alla vergogna di un troppo naturale ribrezzo, non possiamo in certo modo che ammirare l'alto spirito sportivo che lo ha invogliato a fare, magari in omaggio ad una schietta ricerca documentaria, la ripugnante esperienza. CARLO LINATI.

Persone citate: Noire, Sam Dei, Wamba

Luoghi citati: Costa D'avorio, Liberia, Verdun