L'isola dei contrasti

L'isola dei contrasti La battuta ai banditi corsi L'isola dei contrasti (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) Ajaccio, 21 notte. ■ Al caffè Napoleone, mi hanno presentato, ieri, la signorina Jaja. E' la bella fanciulla, confidente della polizia, che cooperò all'uccisione del feroce bandito Bartoli. Questi, re della regione di Palneca, si ri/iw tava, per timore di un'imboscata, di uscire dalla macchia, per andare a trattare, de visu, con Simonetti su una certa taglia di 20 mila franchi Un giorno, Bartoli, apprese che il giovane industriale si trovava net la regione di Col Verde, in compagnia di una graziosissima fanciulla. La curiosità, che non è soltanto donna, lo spinse fuori dal suo nascondiglio. Il bandito vide l'uomo, che aveva ricattato e al quale domandava ancora danaro, e la fanciulla seduti sull'erba, niente affatto allarmati della sua improvvisa apparizione. La fanciulla, anzi, fingendo di giocare, incominciò a correre e a fare ingenue capriole. Il bandito, sedotto, si avvicinò e prese a giocare e a correre con lei, abbandonando, incauto, il fucile. Male gliene incolse, perchè la perfida fanciulla lo trasse in un passaggio obbligato, dove, un uomo in agguato 10 fulminò. II palazzo verde Questa è, per il momento, l'ultima versione sulla fine del bandito Giuseppe Bartoli. Se sia la vera fra le sei o sette finora date come ufficiali non lo potrei accertare. Cer-t to, la signorina Jaja ha avuto la sua parte nella morte di Bartoli e a lei, giustamente, è toccata un'equa razione dei 300 mila franchi della taglia posta sulla testa del bandito dal Governo e dagli albergatori córsi. Quando io arrivai al caffè Napoleone, la signorina Jaja non raccontava la morte del bandito, che tale ricordo la commoveva troppo, ma, siccome ella deve avere un'anima poetica e romantica, come i banditi di questa terra, parlava della foresta di Marmano sul Col Verde, dove avvenne appunto l'uccisione. — E' davvero un palazzo verde! Ora dovete sapere che i banditi sogliono datare le numerose epistole, che indirizzano ai proprietari di alberghi o ai concessionari di servizi pubblici per ricattarli « dal nostro palazzo verde ». — Certi tronchi immensi e diritti di larici hanno l'aspetto di colonne di cattedrale! Ho visitato, oggi, venendo da Corte, la foresta di Marmano. La signorina Jaja non aveva torto. Appena entrato sotto gli alberi, che sorpassano in magnificenza tutti quelli che ho visti finora in Corsica, ho avuto l'impressione di essere all'improvviso rimpicciolito, diventato lillipusiano, di essere capitato in un regno della natura, dove tutto avesse proporzioni più vaste. Al di sopra di sterpi e di castani nani, i larici mi hanno fatto davvero pensare ad una cattedrale; i loro tronchi diritti, largamente spaziati fra loro, sono coronati in alto dal ciuffo di rami orizzontali, che si congiungono, si incrociano per costituirne la volta. I pini, invece, dai rami a piani, meglio a gradini, sembrano a qualche palazzo d'estate dalle multiple terrazze sovrapposte e verdeggianti. Certi alberi finiscono in piramide a 40 metri d'altezza. Altri, più meravigliosi ancora, senza alcuna traccia di verde, si drizzano come grandi cadaveri di una bianchezza sepolcrale. Sorprendenti mummie di alberi, imbalsamate dalla resina, che 11 conserva negli anni e li lascia in piedi indefinitivamente nella morte. Nella foresta, dove tutto si muove e vive, questi giganti pietrificati hanno la solennità del tempo, l'indifferenza di un obelisco al di sopra di una folla enorme, intenta ai suoi Ibisogni quotidiani. Molti sono morti per vecchiaia, i più vittime di un dramma frequente nella montagna. Per abbatterli, i legnatoli, un tempo, mancando di mezzi e di strumenti necessari, appiccavano il fuoco ai loro piedi. Se ne bruciava la metà più bella, pure di avere l'altra. Di frequente l'albero resisteva e il fuoco finiva per spegnersi. Altre volte, invece, compiva la sua opera: l'enorme fusto si spezzava a tre o quattro metri dal suolo e si abbatteva con schianto. E il cadavere restava lì allungato, mentre la base carbonizzata, sempre radicata nella terra, appariva un grosso cero funebre. Contraddizioni Tutto vive in mezzo a questa foresta, arcata e luminosa. Pare di bere veramente la vita tanto l'aria è leggera e profumata. Eppure, lo ere derete, ad. una trentina di chilometri di qui, appena passate le gole del l'Inzerra, uno dei più begli orridi del mondo, si precipita da questo paese della vita e della bellezza nel paese della desolazione e della monotonia. Dalle vette di duemila metri del Kjrie Eleison si salta di un balzo giù nella pianura dell'est, nella regione degli stagni — gli stagni di Pàio, d'Urbino, del Sale — dove pulitile no le zanzare e regna, sovrana,.la malaria. Il paesaggio corso è tutto un insieme di contraddizioni gigantesche. Più che l'isolu della bellezza, la chiamerei l'isola dei contrasti. Alla durezza del granito contrasta la mollezza dell'atmosfera, alla L asprezza della macchia la soavità dei profumi, alla desolazione dei picchi lo splendore delle vallate e l'aria salubre e pura dei monti si confonde con quella mefitica delle pianure. Il paesaggio mediterraneo della riviera dalle rocce rosse è vicino alle dune di Dieppc, il deserto asiatico fa seguilo alla prateria normanna e confina con la laguna olandese, i pini norvegesi si alternano agli olivi e la cascata svizzera cade sul fianco di una collina popolata di palme. Alla natura della terra, corrisponde U complesso, sconcertante carattere dei suoi figli. Ostinati e testardi, i còrsi hanno, di tanto in tanto, lo scatto di una freccia. Attaccati alle loro rocce come ventose, se ne partono, un giorno, senza dolori e senza rimpianti. L'isola ha ufficialmente 250 mila abitanti. Per il mondo vi è un mimerò uguale se non superiore dì còrsi. Hanno un carattere forte e soffrono tutti i mali degli uomini deboli. Hanno un terreno fertile e sono poveri. Hanno una posizione geografica buona, porti, foreste, pescherie, materie prime, eppure il loro commercio langue e l'industria è nulla. Individualisti forsennati, sono fedeli all'amicìzia. Quanti non sì sono dati alla macchia per avere voluto difendere un amico? Spada è uno di questi: arrestarono il suo amico Rutili; sapendolo innocente, egli attese gli agenti al varco per abbatterli. Ogni turista ha vantato la larga ospitalità e il disprezzo dei córsi ver la ricchezza. E' vero. Tuttavia, se uno tratta con loro non più come ospite o amico, ma da uomo d'affare, constaterà che il genovese, l'ebreo, il levantino sono in rapporto ai córsi, angeli di disinteressamento e di generosità. Sono pigri i còrsi, lo sapete. Amano sognare su un letto di foglie o sulle rocce di fronte il mare, mani in tasca, pipa in bocca. La maggior parte dei lavori manuali e agricoli li compiono emigrati sardi o lucchesi. Ma, se nell'isola hanno adottato quel sublime amore della pigrizia e quel solenne disprezzo del lavoro che caratterizzano certi popoli orientali, portateli via ed essi si riveleranno attivi, industriosi, infaticabili. Chiappe e Moro Giafferi Il più sorprendente forse è che questi isolani, così chiusi e attaccati alle tradizioni, hanno una facilità meravigliosa nell'adattarsi allo spirito e alle forme pratiche della vita continentale. Quando un córso occupa un posto, questo sembra che sia stato creato appositamente per lui. Lo incarna talmente da dominarlo, da creare, per così dire, i tipi classici. Il tipo classico del prefetto attento, risoluto? Chiappe. Dell'avvocato magniloquente e chiacchierone ? Moro Giafferi. Volete avere il tipo classico del gendarme fedele e deciso e dell'impiegato scrupoloso e pignolo? prendete un córso. Ma come questa razza, di guerrieri e dì ribelli può fornire i tutori dell'ordine pubblico, ì bassi funzionari di tutta l'amministrazione metropolitana e coloniale ? Come può questa razza di avventurieri dare i migliori ronds de cuir alla terza repubblica! Jack London, in Zanna Bianca, ha scritto : « Buon volere e fedeltà sono le caratteristiche del lupo e del cane selvaggio, quando sono addomesticati ». In 150 anni di padronanza, in poco più di sei generazioni, la Francia è riuscita a creare lo stato di spirito, le condizioni di ambiente e di vita necessarie per rendere « addomesticati » i córsi. Come? C'è un mezzo in-esistibile per domare gli animali più selvatici: la fame. Nell'isola, abbandonata a sè, ì córsi morivano di fame. La Francia invece di fabbricare il commercio, l'agricoltura, l'industria, dì costruire strade e ferrovie ha offerto loro una tavola di salvezza: impieghi nel continente. E' noto poi che, per allevare gli indoinabiU resi dalla fame meno arditi, per ottenere più che la sottomessionc, l'ubbidienza, non bisogna mai rinfacciare a costoro U loro stato di servitori. Che fa la Francia? Dà ai córsi impieghi, nei quali essi possono cullare l'illusione di comandare. E' cosa vecchia, ormai, che nell'animo di ogni córso sonnecchia un piccolo Napoleone. Siccome non tutti possono arrivare ai fastigi dell'impero, si accontentano di potere esercitare un'autorità qualsiasi. In questo modo, la Corsica divenne quella cosa niente affatto disonorevole in sè, ma singolarmente poco considerata: una riserva di sottufficiali dì carriera, di doganieri, di uscieri, di guardia carceri, di gendarmi. Lotte elettorali e (azioni Ma i contrasti nel carattere dei córsi non sono finiti. Per l'onore affrontano la morte e uccidono: la loro isola è nondimeno il rifugio della corruzione politica. Da tempo immemorabile e forse dall'occupazione romana i córsi si appassionano all'eccesso alle lotte elettorali e delle fazioni. Queste hanno un potere straordinario dì eccitazione. Agiscono come un fermento. Durante i periodi elettorali, anche i più pacifici subiscono le influenze dell'ambiente, diventano set- psattccfavppfaafss tari, ardenti, bellicosi. La maggior parte degli abitanti, come la più parte dei comuni, si trovano divisi in due campi, gettati in vAÌa pentola bollente di passioni in vista di ottenere il trionfo del proprio partito, come se si trattasse degli interessi vitali della patria francese, della patria córsa o dei comuni, mentre in realtà non fanno che obbedire ad un oscuro bisogno di. dominio, autorità, a vecchie rivalità ataviche, che si sono risvegliate con violenza. La sete elettorale è più forte della vendetta. Durante certe elezioni municipali, il sindaco di Palneca, il paese di Bartoli, Giuseppe Manetti, presiede l'ufficio elettorale. Nel paese, la gente è eccitata. Verso mezzogiorno scoppia una rissa: il figlio di Manetti cade mortalmente ferito. — Santini ti ha ucciso il figlio! — lo avvertono alcuni amici. Il padre accoglie la notizia con calma: — Non posso abbandonare questo posto: ho tutta la viìa per vendicarlo, non ho che questa giornata per vincere l'elezioni. I partiti politici in Corsica sono due: fanno capo a Pietri c a Landry, che tutti e due attualmente sono, malgrado l'acerrima rivalità isolana, Ministri nel Gabinetto Lavai. Io credo però che le convinzioni politiche hanno un'importanza secondaria nelle elezioni politiche in Corsica. Le divisioni ataviche fra famiglie e località, soprattutto, contano. La politica c'entra per quanto riguarda la corruzione e l'intrigo. Intrigo e corruzione vennero portati in Corsica dalla terza repubblica, che ha educato così ai moderni ludi elettorali questi barbari superbi. Dopo il '70, la Repubblica ha bisogno di cancellare dalla Corsica ogni traccia del terzo Napoleone. Per riuscirvi occorre buttare giù gli Abbatucci. Costoro, potenti sotto il. secondo impero, conservano ancora intatto il loro potere politico all'aurora della repubblica. Dì padre in figlio sono deputali, senatori, consiglieri generali. Per abbatterli, la Repubblica presenta Emmanuele Arene. Questi ha ingegno, spirito, audacia: ha soprattutto il portafogli gonfio, con i denari del Governo centrale, la protezione del Ministero degli Interni, l'appoggio del Prefetto. Per riuscire, offre doni: commende, denari, impieghi. I còrsi sospettosi dapprima diffidano, poi ci prendono gusto. Arrivano a tal punto di insaziabilità, che il seduttore che si credeva padrone, ne resta lo schiavo. Il genio còrso Si parla molto del genio córso. Di cos'è fatto? Di due elementi nettamente contrari: fierezza e intrigo, un intrigo risoluto, ingegnoso, machiavellico. E' una scienza e una dottrina. Ogni buon córso non può vivere senza praticarlo. Egli non ha fede nella giustizia: la giustizia l'avrà colui che saprà procurarsi maggiori favori. Il merito non è nulla, l'intrigo è tutto: dall'intrigo dipende il successo nella vita e... nelle elezioni. Quattro giorni, prima di un'elezione senatoriale, un candidato raduva alcuni partigiani devoti. — La partita è perduta — dice loro. — Il mio avversario ha molto denaro: io non ho il becco d'un quattrino. — Come fare? — Mah! Chi ha delle idee me le esponga. Ognuno dei presentì espone la sua: nessuna è buona. Parla per ultimo, il sindaco di un paese eli montagna. — Siamo quindici! Vendiamoci tutti all'avversario. Con il denaro ricavalo, compreremo quindici elettori rivali: la vittoria così ci è assicurata. E il candidato venne, davvero, eletto con i soldi dell'avversario. PAOLO ZAPPA. Efdmssdldpdt

Luoghi citati: Col Verde, Corsica, Francia