Lettere dal reclusorio alla signora Giulia Canella

Lettere dal reclusorio alla signora Giulia Canella Un nuovo libro dell'"uomo di Collesno Lettere dal reclusorio alla signora Giulia Canella La prefazione del Prof. CatrneSuttE: «Chiedo alla gente dì leggere queste epistole con'onestà e di giudicare se Bruner!, il tipografo, l'anarchico, il ladro, il truffatore, il profugo dalla famiglia, l'amante di una meretrice, marcato dà tutti i vizi, avrebbe potuto scrivere così »-- Le tredici lettere La Casa editrice Antonio Milani di I Padova pubblicherà in questi giorni ! «Lettere dal reclusorio». Si tratta d'una I serie di lettere che il recluso N. 5027 j della casa di pena di Pallanza (il quale altri non è che l'ex-ricoverato di Col-ilegno) invia alla signora Giulia Canel- Ila. Nonostante le alte mura del car-1 cere, l'uomo le cui vicende hanno tanto interessato i lettori, ha potuto sentire costantemente a sè vicino la famiglia Canella e gli amici, il cui affetto ed ii cui appoggio non gli è venuto mai meno. Il libro porta una interessantissima prefazione del prof. Francesco Carnelutti dedicata ai Giudici della Corte di Cassazione. Egli scrive: « Ha fatto il giro d'Italia un aneddoto che mi riguarda. Si racconta che un giorno, avendomi lo Sconosciuto ri volto un complimento relativo alla mia... statura, io gli abbia risposto: Senta, se Lei è Brinimi, è più i/rande di me! E' vero. Fu la prima volta in cui lo vidi, all'Albergo Bristol di Roma, dove ci eravamo riuniti, quando, dopo la sentenza del Tribunale di Torino, Farinacci ed io fummo richiesti di patrocinio. Ma ciò che il pubblico non sa è come la cortese naturalezza, con la quale il mio interlocutore accolse l'audace battuta, senza il mìnimo cenno di imbarazzo, sia stato il primo dei mille elementi, con i quali s'è accesa, giorno per giorno, la mia passione. Senza dubbio, quelle parole tradivano della diffidenza. Sfido! Io non conoscevo allora più che gli impetuosi argomenti della sentenza del Tribunale, ne altra ragione potevo avere per dubitarne fuor delle appassionate affermazioni dei famigliari ». « Diffidare — prosegue il prof. Carnelutti — era dunque, per me, piuttosto che un diritto, un dovere. Ma da allora ad oggi, tra me e la gente che 10 riconosce senza conoscerlo, e ancora (mi lascino dire, Eccellenze, questa amara verità) tra me e i Giudici di Torino e di Firenze, che non sono troppo dissimili dalla gente, si è fatta questa differenza decisiva: che anch'io, come se non quanto i suoi famigliari e i suoi amici, ho vissuto con lui. Ciò vuol dire che anch'io ho veduto e sentito i mille segni, indescrivibili c spesso impercettibili, che costituiscono il marchio indelebile e inimitabile di una personalità ». - E più oltre il Carnelutti ricorda all'avvocato Vassali lo sguardo che l'exricoverato aveva rivolto a Beppino, il figlio che non dovrebbe essere sue, e conclude : « Ricordi, Vassalli, ciò che più tardi ne dicemmo fra noi, che pure abbiamo dei figli, e vedemmo splendere in quello sguardo la divina luce della paternità?». Egli rievoca poi tutti i successivi colloqui e trae, dal contegno del diente, argomento per dimostrare l'immutata sua tranquillità, la virile fermezza d'animo, non smentitasi neppure alla vigilia della sua chiamata davanti al Tribunale di Torino per la esecuzione delle condanne penali contro Bruneri. «Ormai certo dell'inevitabilità del carcere — scrive il prof. Carnelutti, — egli non aveva altro pensiero che di confortare gli amici e la signora, il cui tremendo dolore, senza lacrime, mi mostrò Miche allora il più nobile volto che io abbia mai conosciuto ». « Ascoltatelo » ' A Pallanza, il difensore lo ha sentito parlare della signora, dei Agli dire la grande gioia provata per la nascita di Maria Beatrice, mentre di sè e della sua orribile vita non accenna che in seconda linea; e con profonda commozione dice: « Nessuno di noi nega la gravità degli indizi che ci stanno contro. Non siamo nè disonesti nè ciechi. Ma quando si parla con lui, quando si vive con lui, un'altra messe di indizi fronteggia e supera i primi, attrae e soggioga l'osservatore, dimostra la impossibilità fìsica e morale della simulazione. Ora questo. Eccellenze, disperatamente chiediamo e questo inauditamente finora ci è stato negato: non che lo si assolva, ma che lo si ascolti, perchè nessuno di coloro che lo hanno condannato, lo ha mal sentito parlare. Così è stato di me, che dalla incredulità sono passato all'attenzione, dalla attenzione alla meraviglia, dalla meraviglia all'angoscia ». In queuta interessante prefazione è pur detto che coloro che sono preposti alla sorveglianza nel reclusorio mai hanno notato il più lontano segno di mistificazione nel detenuto e che anzi 11 Direttore stesso, por quanto indurito alla vista di tante miserie, non ha potuto resistere alla commozione assistendo al primo colloquio del recluso con Rita, l'altra fanciulla che non dovrebbe esser sua, nel vedere il dirotto impeto delle lacrime onde fu preso lo sventurato. E fu dopo l'ultimo colloquio col detenuto che il patrono, volendo fare vssgtsèrpctmvcclvqqualcosa in favore del cliente al di!fuori dello stretto esercìzio del suo uf-\g_jr* tf- rifiutato r-- 4ficio giudiziario, nella tema che la sua severa volontà, diretta a contenere entro il rigoroso ambito de! prooesso lo sforzo de: difesaori, nos abbia giovato, che ha deciso ci racr.-oglier* le lettere per pubUficarìe, benché tutt! zìi interessati iotsi:-, coltrar:, e d!ù de;;!: altri i'ez-ri'.-,-.-ersJi-j I! recluso ha fi-itenito p°r a-;'.-^-ci?.'-^s-:ere a solamente le : cisamer.*e di : Giulia, per comprendersi. Il professor C-i.rr.zVi:'.: chiede alla gente di lecere queste epistole con onestà e di giudicare 3e Bruneri il tipografo, l'anarchi':-.'. il ladro, il truffatore, il profugo daiia famiglia, l'amante di una meretrice, marcato ci tutti i vizi, avrebbe potuto scrivere così. Vìei-e aei'a s:gr:ora ;.e'.:r.a*ezza facile a « Figli miei, siate forti » Le lettere del recluso N. 5027 sono tredici: la prima porta la data del salute della Giulia, la cui nuova maternità l'ex ricoverato di Collegno sa imminente; un affetto vivo, una riconoscenza infinita per tutte le testimonianze di immutato sentimento che gli giungono da lei, e una ammirazione senza confini per" la sua grande forza d'animo, Ma sovrattutto a lei parla dei fanciulli e specialmente della Rita e di Beppino, i figli che — come dice l'avvocato Carnelutti — non dovrebbero essere suoi; e, con meticolosità e forme da maestro egli ci prefigge, benché di lontano, di consigliarli e guidarli nei loro studi e nella vita. Questo epistolario -he proviene da un triste luogo c£ -ena, desta nel suo 31 Luglio e l'ultima del 18 Ottobre<u. s., cioè prima della visita a Pallan-jza delia signora Giulia. In esse si ri-1vela una costante e grande preoccu-jpazione per la salute della signora I complesso non poco Interesse. Da esso, ■ per i nostri lettori, stralciamo i brani più salienti. La prima lettera non parla clic del doiore che la forzata ss- pai-azione ha indubbiamente prodotto nclla signora Giulia e nei figli e della ffioia provata dal recluso nell'aver ot-; tenuto il permesso di scrivere loro si rifletteranno sui nostri adorati fi iEgli dice fra l'altro: «.Mirando la tua anima e le tue vir-\tù da questa mia solitudine, mi sonojsentilo più docile, più tranquillo, piùrassegnato ai voleri di Dio-». E piùioltre: «Confidiamo in Dio, Egli ci*riunirà, presto e il dolore che avremo sopportato con rassegnazione e fermezza veramente cristiana, ci verrà scontato con copioso benedizioni che ; jQual dolore per Rita della\gli: i nostri figli e Beppino! Nella primavera nomi esistenza, nell'eia in cui il loro cuore ha diritto e bisogno di gioie e di rose: ceco che un'ombra dolorosa li turba. Figli miei, che avete ormai un'età da capire la orribile sventura dei vostri genitori — con i quali avete partecipato il dolore — siate forti, difendete, confortate, assistete la Mamma (santa ed eroica Madre), ed anche il papà! Dio vi benedirà! O mia amatissima : la Fede ha la sita dimora fuori di noi — Dio — e ci spinge alla Virtù; la Speranza invece nasce dentro di noi per portarsi al di fuori. Ma è sempre la fede in Dio che fa nascere la vera Speranza ». Il prof. Carnelutti commenta che questi concetti della fede e della speranza espressi dal recluso, sono esattamente conformi Elle teorie tomistiche (Dante, Paradiso XXIV, 64). E l'ex-ricoverato di Collegno. dopo averle ricordate le sofferenze durante e dopo la guerra, conclude: »• Abbiamo già sofferta una lunga separazione nel 1927. ma l'abbiamo sofferta con animo forte e. con rassegnazione cristiana e Dio ci ha aiutati. Ora siamo solamente divisi da uno spazio e la speranza, vita dell'anima, è in noi ». « Dio ti darà il premio di tanto amore » In un inciso della seconda lettera, il recluso, dopo di aver detto della gioia provata nel ricevere dopo 70 giorni di completo isolamente, un primo scritto della sua « amatissima » e la promessa di una visita, e della ancor più viva emozione provata quando nel recarsi in parlatorio aveva veduto invece di lei, la Rita, dice: « Che strazio! Grazie, Rita mia, dell'atto coraggioso da te compiuto nel venire ad abbracciare il genitore in quest'orrido luogo: io sono fiero e orgoglioso di te. Ringrazio anche te, mio carissimo figlio, per le parole virili e affettuose inviatemi. Una frase soprattutto mi è rimasta impressa : « Pensa che tuo figlio e tutti i parenti e amici non stanno formi ». Bene, bravo, e... ti aspetto per abbracciarti. Venite, venite: io vi stringerò al mio cuore e voi porterete l'a.bbraccio alla Mamma, coi miei baci più affettuosi». Elogia poi la forza d'animo della signora, a lei dice che tiene scolpite nel cuore le sue parole : « Sono sempre piena di fede, tutta dedita ai tuoi figli e il pensiero costantemente rivolto a te con infinita tenerezza», e scrive: sejiiire elevato dura dal di dare notizie sue e dei figli, ma scrit ti brevi, acciocché non si sifatichi. Nell'epìstola del 16 agosto si parla dell'emozione provata dal detenuto per la visita di Beppino. In essa egli rivela le sue preoccupazioni per i due giovanetti: Beppino e Rita, ma specialmente per il primo. « Ho trovato Beppino sempre più aitante e robusto, sebbene fosse molto pallido, ed avesse gli occhi pieni di lagrime... Poveri figli! Quasi sono pentito di averli lasciati venire in questo luogo! Sono ancora così teneri! A proposito dei figli: Beppino ha ormai raggiunta un'età ed uno sviluppo, che richiede una maggior oculatezza da parte nostra. E' franco, leale, buono, elevato, e, nei divertimenti, brama solamente tutto ciò che è sano. Egli ha poi un simpatico disprezzo per i sollazzi e generi di giuoco che solletica»° solo i sensi, senza portare confributo allo spirito (e ciò dev'essere una ragione di orgoglio per noi, che lo abbiamo guidato); tuttavia noi non dobbiamo cullarci in questo suo stato di perfezione, non dobbiamo dimenticare i pericoli cui va incontro e soggetto il giovane, lo studente specialminte, d'ii 16 ai 20 anni. La pubertà, iqvinezza devono essere as tivtite più di ogni altra età; è in que 4*° perioda che si decide l'avvenire di molti, di quasi tutti gli uomini. L'innato egoismo dei sensi che si svegliano., può distrugr/ere nel suo germoglio o nel hufi fiorire, non ha chi la curi, te ?nma non ha una vera assistenza materna e paterna, che In guidi, che lo indirizzi sulta giusta via. Il nostro Beppino è robusto, (itticamente e intellettualmente: bisogna perciò incominciare — sempre con oculatezza — ad essere più larghi nel concedergli quei sani divertimenti, che a lui sono cari e che lo distraggono, nello stesso tempo, dalle cattive compagnie e dalla perversione dei sensi. Quando mio fratelo quanao la pianta. ossia se il i/iovuneDio vuole che io ritorni presto, la col- fiuerò io, altrimenti ne riparleremo.' Non fa bisogno che ti raccomandi che il problema della educazione dei nostri fiali lo dobbiamo risolvere da ùenUari Jin--L:»rl^' ì „i,aV, ■ ■ io Cesare, o Renzo, o persone di in-,discussa moralità vanno in montagna, kiscUUo andare a scalare «tonti: è u vero mezzo per distoglierlo dai pe- ricoli, e farlo arrivare a conoscere - sempre più Dio. \i« Desidero molto che la Rita si ,sfor-\zi per conseguire il titolo di professo- ressa, così, qualunque cosa le possa accadere nella sua esistenza, potrà sempre crearsi una indipendenza mo-'rate ed economica. Bisognerà pure farle compiere ancora dei regolaricor- .si di letteratura, anche musicate. Se capaci a: tutti gli sforzi: Anon solo da metafisici». In altra lettera, il recluso ritorna a ■ dimostrare la sua preoccupazione pei due ragazzi : «Ari un mio paterno appressameli- to sulle emozioni dei figli nel venirmi a trovare in questo luogo, tu mi hai risposto clic «casi, così, si temprano ; alle lotte della vito, e mi dimostrano] i tutto l'amore ». Ti ringrazio: devo però fare una osservazione. E' vero.\che il dolore è un grande Maestro; ma jè anche vero che il dolore e entrato troppo presto, e troppo violento nel iloro tenero cuore. I giovani devono, *si, conoscere la vita, per non trovarsi. d'un Imito, a contatto con gli ine-\vitabìli pericoli; ma la devono cono-jscerc a gradi, e non bisogna che la\ ; vedano con un soverchio e prematuro jpessimismo: altrimenti possono &i-\ ventare scettici, c rimanere tali per \tutta l'esistenza. L'età di Rita e dì i Beppino è l'età dei sogni, dell'idealismo, delle illusioni: cerchiamo perciò tutti i mezzi per contenerli nelle illusioni della, loro età — s'intende sempre sorretti dalla morale di nostra Religione —, cerchiamo tutti i mezzi per combattere la preventiva delusione entrata, nei loro teneri cuori... ». E consiglia la madre a far si che Beppino intercali lo studio, con esercìzi fisici; che non trascuri la musica, la lettura quotidiana dei classici, legga romanzi scritti con proprietà letteraria a fondo morale, e tutto ciò che è eccessivamente scientifico e filosofico sia bandito per ora come cultura del gusto estetico. Consiglia pure che il giovanetto assista a qualche rappresentazione teatrale, specie opere musicali, si conduca insomma in modo da poter giungere a conoscere sempre più le sue vere inclinazioni, per la scelta di una professione e per acquistare la libertà e personalità intellettuale. Consigli che l'ex-ricovcrato dice, possono rervire anche per la Rita. Misticismo familiare Alle lettere in cui la signora Giulia manifesta preoccupazioni per la salute di lui; il recluso risponde rassicurandola, ma senza soffermarsi troppo su cosa che gli sembra di non grande interesse, dato che riguarda lui solo. Dice che. mercè le cure, la « sua fabbrica di zucchero » non lavora quasi più ( l'ex-ricoverato di Collegno è affetto da diabete), e che anche i disturbi bronchiali si sono fatti più lievi. Scrive invece che il pensiero per l'imminente nascita del nuovo angioletto lo rende incapace di spingere lo sguardo fuori del circolo famigliare, e che anche la lettura non riesce a stornarlo da quel pensiero. Egli dice: « La mia volontà, il mio intelletto . la mia sensibilità si trovano assorbiti,in una specie di misticismo; «tisficismo famgliare religioso. Sono contrario al ?>iisiiciS7)io reiiffioso, perchè una umanità composta di soli mistici sarebbe fuori della realtà umana; debbo tuttavia confessare che l'animo mio si trova molto sollevato, perchè questa maggiore spiritualità rende meno penoso il mio isolamento da voi. Contrario in teoria debbo dunque riconoscere che nell'ordine particolare, il misticismo è salutare». E prosegue: <■: D'altronde, meglio questo mio misticismo, che non dimentica un istante tutti i doveri verso la sposa, verso i figli, verso Dio, verso la Patria, me- sere un materialista, o un fariseo, che ai doveri verso Dio, verso la Patria, ,In un'altra lettera è detto fra l'altro: jiverso la famiglia, non attenda, piuttosto che guazzare, come anitre, nello stagno della sola scienza umana ». «Tu mi scrlv' ad esempio: e. Più di così non si può amare»; frase semplice, ma nel passaggio dove tu la pronunci, questa espressione diventa e vale, per me, più di un poema; se penso che sono 22 anni, che insieme soffriamo e lottiamo. In altra lettera mi dici: € ...l'amore che ti voglio e il bene che ti faccio sono una pallida idea e ricompensa dell'amore e del bxne che ho ricevuto da te: perchè tu sci colui che mi lai guidata fin da ragazzina facendomi da padre e da madre, che mi hai veramente compresa, che mi hai plasmata l'anima. Se io sopporto serenamente e cristianamente tanti dolori, lo debbo in gran, parte a te, e voglia Iddio che io sappia veramente, ora e sempre, cospargere il tuo cammino di rose ». M'è parso di udire una soavissima melodia! Grazie, gra- della immensa tenerezza, degli'.squisiti sentimenti, della sublime unione spirituale che lega, ognora e sempre più, la tua bella anima al'o mia ». In ogni sua missiva sono sempre ricordati oltreché Rita e Beppino, Camìllito e Elisita, i fratelli Renzo, Cesare e Maria Canella, nonché tutti gli amici fedeli. Egli torna sempre a rac comandare alla signora Giulia di non st!l'nca-VBÌ a rlGPondere con lunghe let tere, dice che gli bastano poche righe che dicano che essa si conserva in salute, e insiste pure perchè non si sforzi a ricevere visite che, date le sue condizioni, possono stancarla; e conclude: «Se mia sorella non mette il catenaccio all'uscio, la sgriderò ». La nascita di Beatrice Giunge al reclusorio la notizia della nascita della piccola Beatrice, e il dein data 12 Settembre, scrive: che io le mando in spirito. Oh! questa nuova paternità, mi dà delle emozioni tenerissime stimolate, come sono dal- l ora dolorosa ia cui è avveduta e dal- ?« *„^ltT\»^?Jn ■ lontanan~" .da!la m,a: creatura, c rfatenuto «Ho Vie sia lodato! Ti sono vicino con tut ta l'anima, e ti bacio sulla purissima fronte ancora solcata dalla soffcren- ricevuto il tcler/ramma con il'annunzio della nascita di una bimba.;f.„,.,-"_".™.- o„7^„^ ,j.,77.. ■.„*7^„-_ za della maternità; bacio il nuovo an-1 moletto, e i figli tutti. Il cuore mi trema, e vi stringo tutti in un mede- Simo amplesso: con amore infinito, ora sono tranquillo da questo lato e attendo solo più la conferma del tuo 'miglioramento: e di quello della "barn"-! bina, sulla cui fronte deporrai il bacio .Ac. mater purissima e intemerata, che me J'ftai donata. La tua dedizione poi, di 6'ìjos«, di -madre, sempre servissi-j ma come nei primi anni del nostro e pre più profonda e tenera — pur le bufere e le sveni tur — mi lini, '.Ulllt Ttei Tirimi c, mafrimonio, seniore unitalo anzi, seni-.fe■ °' .«empie ugm _ f (ra!A™m-?:Ca muove, e ri esalta semprt più nel mio sc giù immenso amore, di sposo, di padre.,<ji « Grazie, .Giulia m lia e del dono, e ^ im della fortezza del tuo animo: Dio ue-jdide come tu osservi la Sua religione e;rucome tu emuli in „ nonna forte » del- 'l°la ScrUtumTe nwnd"rù certamente .^presto maggiori benedizioni su di te,\ su.di me, su tutti i nostri figliuoli*. A proposito dell'ultima nata egli ri- corda alla signora una triste coincldenza. Dice: «io terza figlia, Maria Elena, nata nel 1916 — me assente. — »» donia, femmina, e femmina la terza, Mace e lem mina Bice, ultima nata ieri, me pure assente. Riproduzione e ripetizione impressionante, che fan meditare come Dio regoli le cose in modo da far riflettere gli scettici, du for aprire gli occhi ai ciechi ». (La bimba Maria Elena di cui parla l'ex-ricoverato è morta dopo pochi mesi dalla nascita). E narra d'un fatto meraviglioso. Dice che il giovedì mattina mentre in oella stava pregai do ebbe il parto è CaimmSored'un tratto la sensazione che', ihfvltf il sabato ,2asarebbe avvenuto iI sabato flcprossimo ed ecco che l'evento si è prò- copno compiuto in quel giorno.quasi cregli ne avesse avuto un avvertimento mprovvidenziale. Parlandole ' continue preoccupazioni per . figli, 11 recluso esclama: aa«Oh! se nel mio io non fosse scesa ™°,ei e per M^te cerreta asSOZ«f« della mia ^a^identità, basterebbero queste emozioni,' bastere!)bero queste mie sofferenze per nate e i figlioli per farmi intravedere la alluce del vero sul mio contenuto affet- cotivo, sul mio contenuto psichico spiri- E'titoZe intellettuale! Qui. qui è la ve-|RomFra aueste lettere "Ha sìenora Giu-'deunii ì^.i! HIL'«iiorFn!£rpmi- daha ve ne è una nella quale il detenu-|crto, sollecitato dal suo illustre patrono noa dare alle stampe la corrispondenza ia da lui inviata dal carcere e quella ri- i Mcevuta, esprime un parere contrario staperchè non ritiene la maggioranza del mepubblico in condizioni di comprendere B™T „™m„„_I. „„£, /.vii a cu1 ■en*Jm"»ti- Per*e. eppassato sotto la sferza del dolore può sucomprendere certi stati d'animo. Ri-I parlando poi di Rita e Beppino, scrive: « Dio li benedica, come io li benedico, per queste grandi consolazioni, e li mantenga sempre con sì forti senti- tementi. Oh! Si scafilino pure tutti gli dosi = Z'm^Zo^mKMgià tanto torturato dalle liqvero spirito; mille calunnie ed accuse; ma nessuno riuscirà a cancellare dal cuore mio e teda quello dei miei figli t profondi af- vefetti, nessuno riuscirà a distruggere late mdmstlaziElogiando poi l'anima umile della cosignora Giulia, la cui preghiera si com- ™pendia nella frase: «Sia fatta la tua fjuna legge naturale e intangibile: legge del sangue ». u Sia fatta la tua volontà, o Signore » ,,.,„.(.» _ (,,__„,.. , rt, H_,„„ de•volontà, o bignoie », egli alce di dovei nacompiere degli sforzi per tenere la sua chanima lontana dall orgoglio, e cobi si daesprlme: im« Tutto tu Hai compiendo, a tutto in- tetraprendi, non per te stessa, ma per cariempire un dovere verso Dio; mentre ditroppo alla ragione umana. Alla Fedi, osempre, mentre in me, non sempre tut- cre le azioni sono sottomesse alla Fede, aDa questa solitudine, che mi fa pene- Tt;we sempre più profondamente nelle svedute dì Dio avere ragaiu tti sottometti il pensiero e l'azione, teHo mi sembra sovente di c»»/,! ,m nmdn ripunto 1 Punto un grado elevato sul- foin wrrmbiiMi «rWI/Bin. mn 'Jte scate ma perfezione cristiana, ma Kbasta che qualcosa o qualcuno mi osta- fcoit un concetto, o un'azione, o un pen-1 rsiero perchè il mio amor proprio si d senta offeso; in te, invece, gli occhi del d tuo spirito — del tuo spirito imprc-'.Bguato nella luce di Dio e della ragione umana mai disgiunta dalla Fede e Ragione Superiore — sono continuamente rivolti al superamento di tutti gli ostacoli, della tua umanità sofferente. Il tuo cuore è un centro, nel qua- le, tu hai saputo raccogliere, e ÌMce»«e-|dnrc, le più piccole particelle dei tuoi;ddesideri e delle cose mondane, mentre nio, molte volte, vado ancora dietro alqqueste particelle, e non sono ancora [qscrdpriuscito a raccoglierle tutte, nè ad incenerirle. In te le virtù furono sempre un acquisto naturale nella tua anima, mentre io, pur avendo la convinzione di essermi sempre comportato cristianamente, non ho ancora acquistate talune virtù, e talune le ho dovute acquistare attraverso dure prove ed esperienze ». Questi non sono che brani delle lettere dell'ex-ricoverato di Collegno, dal cui contenuto non si direbbe che esse! siano state pensate e scritte in un carcere. Il detenuto non si è attardato a descrivere la sua vita nel reclusorio, ma si è unicamente preoccupato di rivivere del passato e di guardare all'avvenirecnlabpnmdcddrdduatp