Il generale Bonaparte a Genova

Il generale Bonaparte a Genova AGLI ALBORI DI UN' EPOPEA Il generale Bonaparte a Genova Al primo lucore dell'alba, un giovine di venticinque anni, in redingote bleu? calzoni collants, stivali à ròvere, piccolo, magro, nervoso, con i capelli che gli spiovono sulla fronte e sul collo, dagli occhi metallici, acuti, quasi torvi — che frugano sino in.fondo dell'anima — ferma con un brusco strappo de' polsi il magro cavallo bianco al rivellino del forte «Sperone»: balza a terra, abbandonando le briglie sul collo dell'animale che — stanco — si curva a brucare la rada erba dell'avanspalto, trgsvdginppftsrmGenova, in basso, s'infosca già nel-|tl'estuosità del luglio Tutto il « tracciato bastionato » pul- *lula di soldati ed echeggia del brusìo nifi ronfnsn- m.ant» SWarfia! NeIMpiù confuso: quanta soldataglia! Ne sono pieni i coprifaccia, le centoguardie, i cavalieri di bastione e di cortina, tutti i trinceramenti interni. E' una ben strana accozzaglia: genovesi, svizze ri, disertori di altri Stati, soldati di ventura, professionali e reclutati con lermbrn e a l o o n i e - leva obbligatoria, Córsi Il pesante ponte levatoio del forte si abbassa con un sordo cigolìo e un Sergente di Piazza si fa incontro al forestiero: il giovine non dà ombra, tanto è insignificante, quasi male in arnese. Che importa poi se egli non ha con sè il « permesso-decreto » del Senato per potersi avvicinare alle fortificazioni? Egli può tuttavia rammostrare la « Bolletta di Soggiorno » che è stata rilasciata « al Mercante... ». Chi può dunque ritenerlo un dissimulatore? Intanto egli parla a bassa voce col Sergente: il colloquio è breve, quasi confidenziale. Poscia i due, preso 'per le briglie il cavallo, entrano nello « Sperone ». Il misterioso « forestiero » Questo forestiero non aveva già fatto poco prima, movendo dalla Lanterna, un'altra visita nel forte «: Granarolo »? E fra il Maggio e il Giugno non era stato anche a Vado « per diporto » e a Savona non aveva alloggiato presso quei buoni frati? Questi paesi lo «interessano » poi cosi tanto? Dallo « Sperone » uscirà quasi subito: gli basta dare un'occhiata qua e là, come un piccolo curioso. Passando poi per la postierla a tramontana — che mena ai forti « Puino » e « Due Fratelli » — e trottando sui serpeggianti tratturi del glabro colle, entrerà sicuro nel forte. « Diamante »... Tutta la munita catena delle fortificazioni della Repubblica di San Giorgio entrerà cosi — in sintesi sorprendente — nei suoi occhi acuti e sarà poscia scrutata, vagliata dalla sua mente sagace. Ma chi è veramente costui, che, senza spalline e senza sciabola, osa penetrare direttamente nella difesa della Città? Ne è informato il Doge? Lo sanno in Senato? Probabilmente, questo misterioso forestiero fu visto arrivare il giorno innanzi con una baite da viaggio dalla Riviera e scendere al Ponte di Carignano, presso il Ministro di Francia Tilly- Alla sera però l'ospite non ha eerto preso parte al consueto festino del Ministro. A queste riunioni ci sono sempre — assieme a un curioso tipo di inglese, il dott. Batt, che simpatizza per i Francesi, benefica il popolo e fa propaganda rivoluzionaria — i nobili G. B. Serra, G. B. Doria, Paolo e Nicolò Spinola di Luccoli ed il tenente Angelo Di Negro. In queste soirées il ballo non è escluso: anzi. Ora si danza instancabilmente il ' nuovo « passo * che ha preso nome da un piccolo comune del Piemonte: Carmagnola. Eppure il giovane forestiero, lo scorso anno, per meglio brillare in società, ha seguito — a Valenza — il corso di Dautel, antico maestro di ballo... Ma la danza non è fatta per lui: egli non arriva a comprendere come due esseri nutriti di nervi e di pensiero possano — allacciandosi — fondersi in un folle vortichìo, che ferma il cervello e scompone il corpo. Solo Goethe può vedere il suo Werther che balla il valzer con Carlotta «come due sfere che girano l'una intorno all'altra » : ma questa è letteratura svenevole... Tanto meno egli comprende poi la danza patriottica. La Patria, pensa, è costituita con le idee, con la forza, non con delle sentimentalità piroettanti... Due anni innanzi egli scriveva a suo fratello Luciano, che aveva indirizzato un proclama ai Córsi: «Ho letto il tuo proclama; non vai nulla. Vi sono troppe parole e non abbastanza idee. Tu corri dietro il pathos : ma non è così che si parla ai popoli! ». Avete compreso: si tratta dell'ufficiale córso Napoleone Buonaparte, da pochi mesi fatto Generale... Ma a Genova chi lo conosce? Chi sa quanta parte ha egli preso nell'assedio di Tolone? La vecchia Repubblica ha ben altro da pensare... L'assalto alla « Modesta » Da parecchio tempo si dondolava nella calma delle acque del porto di Genova, una piccola fregata francese IgSvinpnticnagBLnpziclcqsrtdezsLvddDSNfaMtgdcladppPla Modesta, li 5 di ottobre 1793 en- travano quasi in formazione di batta-1 rglia sei fregate e cinque vascelli della | squadra ispano-britannica. Uno dei pvascelli inglesi, essendosi ormeggiato sdi fianco alla Modesta, verso mezzo-.tgiorno, mentre l'equipaggio francese Uin tenuta di fatica era raccolto ai opranzo sul ponte, le lanciò addosso, e | cproditoriamente, una fitta scarica di j sfucilate: molti rimasero uccisi, gli al-[Ctri atterriti, si cacciarono in mare,[qsalvandosi a nuoto. La Modesta —jsrimasta senza difensori — cadde in,cmano degli Inglesi, con due altre tar- |tane da guerra francesi, Genova, alla notizia di questa odio- *a aggressione, si sollevò indignata: ^onfusi^e enorme. Il IMinistro TUIy, accecato dall'ira, vo- rsNnCzeleva impadronirsi delle batterie di Ca rigr.ano e di quelle del porto per fulminare gli Inglesi. Intanto il Ministro britannico Drake, pretendeva che la]sragione fosse dalla loro parte, ed esi-1si e i o a i a a a o r . ò o n a l r o a a i e o a li a e, e ai fia a o a a di e Igeva dal Governo della Repubblica di San Giorgio un intervento diretto. Il vecchio Doge Giuseppe Maria Doria, in tutta questa faccenda, deve aver provato quanto fosse amaramente vana la sua neutralità « ad ogni costo...». Intanto la cronaca dei disordini continua. Cinque marinai ed un ufficiale inglesi, mandati dal vascello britannico Diadema per lagnarsi di certe cannonate tirate dalle batterie del porto addosso a un cutter che aveva inseguita e fatta arenare una feluca ge- hni«mdJgmLtstBanchi sono presi a fischi e a sassate, Lo stesso toccarono quanti portavano, all'uso inglese, nappe nere sul cappello. Alla sera seguirono dimostrazioni al teatro « Sant'Agostino ». Si intonò, in platea, il canto che finiva col ritornello: Dansons la Carmagnole! Vive le son dìt canon! Un altro canto giacobino era stato composto su questo metro. Diceva la prima strofa: «Les génoìs dvoient dit cntre eux: Les anglois son des fourbes guenx; Ne dansons pas desormais Aucuh des pas anglais, Dansons la Carmagnole!». Al termine di una recita fu visto scendere, attaccato ad un filo, un berretto rosso... Era il primo! Il Maggior Consiglio, impressionato anche dalle notizie che venivano dalla Francia, era in grande orgasmo e si può dire che sedesse in permanenza a Palazzo Ducale. La bottega dello speziale Felice Morando, posta in Via Luccoli — precisamente dove ora trovasi il negozio « Fassio », allora covo di accesi giacobini — viene chiusa dalla polizia. I patrizi Giambattista Di Negro, Gian Carlo Serra, Gasparo Sauli, Stefano Della Torre, Paolo e Nicolò Spinola di Luccoli — tutti infervorati delle nuove idee — vengono arrestati e condotti in « Palazzetto ». Molti Senatori, invece, vorrebbero aiutare il Piemonte e l'Inghilterra... Intanto il Ministro Tilly fa propaganda nel popolo a suon di denari: dà un franco al giorno a ogni disoccupato! Tale è Genova il 16 luglio 1794, allorchè --in incognito — si presenta alle sue fortificazioni il giovine figlio della Rivoluzione, Napoleone Buonaparte. Per quale ragione il <: Generale Tredici Vendemmiale :> è penetrato, in pieno Governo oligarchico, in borghese, solo e dimesso? Che cosa vuole? Egli è mandato dal Commissario del Popolo — Ricord — con un'ordinanza in data di Loano 14 luglio, per vedere la fortezza di Savona e i suoi dintorni; <: esaminare segretamente quelle di Genova e le regioni circonvicine » e fornire degli schiarimenti sui terreni che bisogna conoscere al principio d'una guerra, di cui non si possono prevedere le vicende, Si sa, in Francia, che la guerra sposterà fatalmente il centro di equili. brio verso la Liguria, e che l'opera tenace del Ministro Tilly — diretta e controllata da Giuseppe Robespierre e dalla Convenzione — ne preparerà il terreno favorevole. Il mutamento di Governo è — per opera dei « patrio ti» interni — solo questione di tempo: rimane a rendersi conto dell'armamento di Genova e delle sue fortificazioni. E il giovino Generale riesce nella sua ispezione? Certo, vi riesce. Vi sono a Genova troppi Còrsi. I Capitani Duce, Scaramone, Prato e Forci sono già amici della Francia e possono ben mettere a sua disposizione almeno un Sergente che gli faccia visitare i Forti... Buonaparte ha così rapidamente in pugno tutto il complesso piano della « piazza » di Genova. La sua esperienza servirà al generale Andrea Massena per il « Blocco » del 1800. Durante la radunanza di Marsiglia, si farà molto affidamento sull'artiglieria della « piazza » ed una « rete pel tiro di artiglieria », recata dai Massena — disegno di precisione meravigliosa, che presuppone elementi a lungo selezionati fuori del tumulto, di guerra da una mano espertissima — rimarrà tra le carte degli en-archivi di Genova a testimoniare del nlLaèlmss risultati di quella visita misteriosa... | Ma quando Buonaparte sta per ri partire, il suo cammino s'oscura. Giu seppe Robespierre — suo amico e pro.tettore — perde il potere: e, sul paUibolo, la vita. Tutti i suoi amici sono i ora in disgrazia. Ricord stesso, quegli I | che l'ha mandato « in missione », è j j sostituito da Albitte e da Salicetti. [Costoro si chiedono: • Che cosa fa [questo giovine generale a Genova, forjse in casa del Doge stesso? Trama ,contro la Francia?». Deve essere ar¬ restato. Il Salicetti, che pure è còrso si stringe nelle spalle: ■ Buonaparte? | inNon lo conosco». E il 1" agosto il Ge-I ' nerale (è condotto, da Nizza al «Fort' Carré ». presso Antibes. Non si scher- msufaguriniuoepmsensatuquza, oggi- Che importa alla Francia sé egli ha preso Tolone? Che importa seib]sulle sue carte. «Perchè dichiararmiìa1sospetto senza ascoltarmi? — scrive ha vinto a Saorzio, a Oneglia, sul Ta-,-^naro? Gli mettono lo stesso i suwrelll'Sl66 : ! adizi' qutilusendClo«.indignato ad Albitte e a Salicetti «Uditemi, distruggete l'oppressione che mi circonda e restituitemi la stima dei patrioti ». Poi scrive' al suo amico Janot: «Gli uomini possono essere ingiusti verso di me, mio caro Janot; ma a me basta di essere innocente. La mia coscienza è il tribunale davanti a cui esamino la mia condotta. Questa coscienza è calma, quando la interrogo: non importa, dunque Qualche giorno dopo, sui logli « uffi- a o o o o o a o a a o e o . : a o n l a e e » o o . a e e à di o mrie e. aci se isì moeca nd eee el rli el nulla essendo risultato a carico di lui. lo si rilascia libero ». L'odio «cartaginese» contro la Francia... Ora mentre il giovane Buonaparte acquistata la libertà, pensa alla cru- cnf' Btldpst^deità del destino — il suo spirito' è ancora un poco romantico —. ricorda ! lla sua travagliata giovinezza: è la pri-1fma volta che rievoca il suo breve pas sato. Si rivede antifrancese, quando la sua ambizione — l'unica — era quella di strappare la Corsica al dominio dei- aEtmla Francia. Il suo compagno di banco, i sil buon Bourienne, non l'ha forse sen-1 ltito ripetere molte volte nei silenzi del-! ela scuola: « Infliggerò ai Francesi tutto.sil male che potrò »? Tale era il giura- rmento di Annibale. « O Francesi, voi ci: pavete non solo spogliato d'ogni cosa di- ;. letta, ma avete viziato i nostri costu- ! cmi ». E chiedeva: « Che viso dovrò fare tal mio ritorno, che linguaggio tenere ?| Quando non esiste più la Patria, un:Cbuon cittadino deve morire. Se bastas-;sse uccidere un uomo per rendere la li-!rberta ai miei compatrioti, .senza indù- gio ne esitazione partirei per immer-' no. vendicando la Patria e le sue leggìi oltraggiate Pensa poi alle piccole ^. - , - . , , i pgere la mia spadajiel cuore gel tjran-jPserie passate: quando contrasse un de-l bito di quindici lire con un astuto mercante di'vino, quando l'esoso Fauvelet pretese in pegno, per una piccola somma che gli doveva, il suo orologio d'argento... Pensa ancora a Bourienne, quando, inutilmente, si affannavano entrambi per prendere in affitto parec- Efchie case in costruzione nella via Mou-1 tholon con lo scopo di subaffittarle-1ma i denari facevano difetto tanto a lui che a Bourienne! Questo ricordo, ora, lo fa sorridere... Poi lo afferra, improvviso, il ricordo delle sue origini, il pensiero dei suoi ascendenti... Non derivano essi in linea retta da uno « scrivano » del Banco di San Giorgio, passato da Sarzana in Corsica nei primi anni del XVT. secolo? E a Sarzana la famiglia non proveniva forse — in persona di un notaio — dalla Valle dell'Entella e precisamente in Carasco di Fontanabona. dove dal XTII sec. si trovava un Rolando? Altri Buonaparte erano venuti a Genova nel XV secolo ed erano macellai in Soziglia; altri rami esistevano — contemporaneamente —a Treviso e a San Miniato; ma i suoi ascendenti, diretti e provati, fanno indubbiamente capo a Sarzana e alla Valle d'Entella... Schiettamente genovesi!, dunque. Allorchè parlerà di Genova ad Antonmarchi, che è còrso, Buonaparte dirà: « Quando visitai Genova, credetti di essere trasportato, di colpo, sulle nostre montagne. Erano le forme, i costumi, le usanze del nostro Paese, perfino la disposizione delle botteghe era la stessa. Questa idea mi colpi. — E Giuseppina: — Come?, mi chiedeva stupita, sono le stesse cose, le stesse abitudini? — Si. — Gli è che i Córsi sono, probabilmente. 1 bastardi de' Genovesi. — Questa idea mi fece ridere e ci divertì molto ». Un mattino, dopo una notte trascorsa sul Colle di Tenda — cui giunge da sud l'aroma della salsedine tirrena e da nord l'ondata di profumi delle Alpi marittime — il giovine Buonaparte siede sull'avanfosso del forte: i suoi occhi di falco fissano le pianure d'Italia, immerse in un barbaglio di sole e già vedono balenarvi le aquile dell'Impero... Cosi finisce l'avventura genovese di colui che, poco dopo, dovrà diventare il Re d'Italia! ALFREDO ROTA,