Il paese delle palme

Il paese delle palme VIAGGIO NEL, SUD-AMERI C'A Il paese delle palme -(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) e o n o a a è o , e e a a l , o e . i l a I ò a i a n è ¬ (DAL NBARQUISIMETO (Stato di Lara),|novembre. Si parte da Valencia a stelle piene.IPerdonatemi l'involontario endecalis-\ labo. Vi assicuro che la notte lo me- \vita. — Cesare, perchè cosi presto? Cesare è il nome di battesimo diiMendoza, lo «chauffeur», il quale mi\ risponde che il perchè, lo sa lui. Più', tardi si compiace di confidarmelo. , Appena uscita da Valencia, Io \«grande carretera» transandina pun-\tagrettamente verso nord, verso il,mare, e solo a due chilometri dal malfamato porto caraibico, come presa da 'pentimento, per pietà degli innocenti che con Puerto Cabello non hanno nulla da dividere e anelano, su rotonde ali di gomma, alla « tierra fria », si decide a piegare verso sudovest, in cerca della cittadina di San. Felipe, capitale dello Stato dì Yaracuy. Stati e Stati uno dietro l'altro, come nulla fosse. Credo che il Venezuela sia Pftnico Paese del mondo nel quale si possa percorrere, in automobile, in una sola giornata, il territorio di cinque o sei Stati diversi. Per scendere al porto clte la «carretera» risparmia a chi non ne abbia stretto bisogno, c'è una deviazione, tutta asfaltata, sulla quale si curvano, pietose anche loro, a farle più ombra che possono, le più belle palme inventate da Dio per i paesi troppo vicini al sole, n Venezuela, come saprete dai botanici, è la terra dove la fantasia del Creatore in fatto di palme si è particolarmente sbizzarrita. Ventisette generi, suddivisi in centinaia di specie. Mi propongo, prima che il mio viaggio finisca, di presentamene personalmente qualcuna. Segni di fede e di morte Passiamo davanti alla gola di Puerto Cabello alle otto del mattino. Dal mare viene un così allegro ruolo di frescura che non so resistere alla, tentazione di chiedere a Cesare se non sia il caso di andarne a prendere una boccata proprio alla fonte; cioè, alla spiaggia. Ricevo una risposta dura: — Io dico die è meglio filare. Fra un'ora, su questo asfalto, mi si cuocerebbero i pneumatici. Per passare davanti a Puerto Cabello non è mai troppo presto. — Filiamo pure. Le nove, le nove e mezzo, le dieci Mendoza guida e fischietta, con la camicia gonfia di vento, e i capelli in rivoluzione. La strada è ancora tutta liscia, dritta, deserta, e cantonate non ce ne sono. Ma il contachilometri (sessanta.*, settanta... ottanta... novanta... cento...) consiglia di non parlare al manovratore. Nassano sonnecchia. Così resto solo, e mi metto a contare le croci che vedo. Non m'ingannò chi mi disse che sulla via delle Ande avrei trovato più croci che case. Infatti, croci senza case ve ne sono; case senza croci, no. Fino a Barquisimeto ne ho contale mille. Poi ho smesso, ma chissà quante ne sono sfilate ancora davanti ai miei occhi chiusi. Questo esercizio di contar croci e su di una strada lungo la quale non ho veduto una sola faccia sorridere, ha finito per farmi l'effetto dell'oppio. Ogni tanto, una scossa dell'automobile (ah, mi dimenticavo dirvi che l'asfalto è finito a poche miglia da Puerto Cabello, presso un paesetto che si chiama Moron, e che ora si corre su di una 'pista abbondante^ mente cosparsa di cunette e di pietre) mi fa riaprire gli occhi e buttare uno sguardo di qua e di là. Su dieci di queste occhiate fuggitive, cinque almeno hanno incontrato una croce nuova. Croci di vivi e di morti. Quelle davanti ai « ranchos » sono segnacoli di fede. Rappresentano, cioè, la chiesa che molti di questi variopinti ma, mi dicono, ugualmente sinceri cristiani non hanno mai veduto perchè il paese più vicino è a miglia a miglia di distanza, e per andarsi a inginocchiare davanti a un altare bisognerebbe intraprendere addirittura un viaggio. La croce sull'uscio di casa aiuta l'anima senza pretendere troppo dal corpo. Ieri era festa; li braccia di molte croci sono ancora cariche di ghirlandeUe fiorite. Le croci, invece, che si vedono sui margini della via, alcune appena appe¬ na affioranti dall'erba alta, altre tuttecoperte di muschio e aggrovigliate di liane, indicano la presenza di un morto. Un morto che appartiene alla famiglia del rancho più vicino. In luoghi come questi dove, tra una casa e l'altra, ci sono talvolta parecchie leghe, i cimiteri collettivi non esistono perchè non avrebbero senso. Quando uno muore, i parenti lo trasportano a due S trecento metri più lontano, e lo spt- |terràno R, fra la selva, e la via. La\paseZuc piena cancellerebbe in breve o-\f/Igni traccia della sua presenza. ifo\ Poi ci sono le croci più tristi-, quelle'* \che insegnano il luogo dorè fu noni-' «tesso un delitto, o dove avvenne una disgrazia. Le lutine sono le più numeirose. Ma son croci vecchie. \ , . ,„ ', «II signor Ministro non ce» , Come nia ebbì occasione di aire, nel \veneguela non è consentitoavessimo, \da vaHi „,„„- „ ta parte> aì por. ,tare armi. Nemmeno fucili da caccia. Per sparare a una pernice ci vuole il permesso del Ministro dell'Interno: il quale non lo concede quasi mai. Per me, straniero, giornalista, apolitico, con una faccia abbastanza rassicurante, voleva proprio fare un' eccezione. Tanto è vero che mi pregò di tornare\pl indomani al Ministero e di chtedeie, stproprio di lui. . e a i o e ù a . e e i r e i a o i u , a o , e a o e i a i ¬ stunmntastmbA?id7(i. Chiesi. Il Capo della Polizia mi venne incontro con una faccia desolata da far piangere. — Il signor Ministro non c'è. E' partito improvvisamente stamani. Dice che lo voglia perdonare. Sarà peiun'altra volta. Se potessi far qualche cosa io... Ma lei mi comprende... Ah, che disgrazia che il signor Ministro sia dovuto partire! — Per carità! Non si abbatta così. Dopo tutto, le confiderò che le pernici non mi piacciono nemmeno... Saggissima misura, veramente, quella presa da Comes. Bisogna percorrere questa strada per accorgersene. Prima che una simile legge fosse emanata, non c'era quasi rissa di bovari o di carrettieri, d'ubriachi o d'innamorati, di gomeziani e di antigomeziani, di predoni incorno a un sacco di refurtiva, che non lasciasse come segno un morto o un ferito in mezzo alla strada. Senza contare gli assalti alle aziende e ai viandanti. Ora, il ferimento e l'assassinio sono manifestazioni di criminalità estremamente rare. La pietà e la fede predominano ogni giorno di più sulla via crucis transandina, Il tocco. San Felipe. Poco più di diecimila abitanti. Una città stesa lungo una sola via. Case a un piano, marciapiedi alti, da vecchia città di cavalieri, gran sonno diffuso. Ma questo del sonno è certo im effetto del sole a piombo. San Felipe ha una sua fama industriosa che la fa quasi celebre in tutto il Venezuela. Quando si parla di « quelli di San Felipe », si vuol parlare di gente che la sera, è vero, va a letto molto presto; ma che i galli al mattino, trovano già sveglia da un pezzo. Nella tacita, minuscola, capitale dello Stato di Yaracuy, l'Italia è rappresentata da quattro o cinque nomi, e da venti persone. Si tratta di quasi tutto un parentado trasferitosi qui dalla Provincia di Salerno una trentina d'anni fa; e che ora gode di una posizione economica eccellente. Venne uno, al solito; e quando vide che c'era da fare, e da far bene, chiamò gli altri. Prima, il consueto piccolo commercio, secondo lo stile comune a tutte le attività della emigrazione italiana iti Venezuela ; poi qualche esperienza agrìcola. Ma la vera vigna rimase sempre il caratteristico negoziettò italiano d'America, dove, dal basto per il ciuco all'acqua di Colonia, puoi trovare di tutto. Anche il migliore albergo del luogo è tenuto da un italiano d'Asti. E' in America da trent'anni c più. Ma italiano è, e ci tiene. Tanto è vero che anche il castigliano, che ormai è la sua lingua di tutti i giorni, lo parla con accento torinese. La gradinata delle Ande Subito fuori di San Felipe, ripigliando la corsa verso Barquisimeto, che vogliamo raggiungere prima che si faccia buio, s'incomincia a salire la gradinata che dalla «tierra caliente» deve condurci alla «tierra /ria». Strada da fare ce n'è ancora molta, prima che ■U cuore, sentendosi all'improvviso leggero leggero, s'accorga d'essere stato condotto in tutt'altro mondo; e proprio a Barquisimeto, anzi, ci aspetta un altro bel tuffo, in piena terra rovente. Ma, insomma, la gradinata delle Ande incomincia di qui. Barquisimeto non rappresenta che la mancanza d'uno scalino. Terra aspra, ora, sassosa, tutt'unghie di cactus. Non è punto accoglietite, in gseledasapnloncladtetorcaimtusicqsgtbnelenctlavtvdsecttcstdctnpimccèdqccqivmcgqdtbe verità, questo nuovo cammino. A un i certo punto, sotto le nostre ruote, vedo i , o e - ■icomparso fin il più piccolo indizio di strada carrozzabile. — Dove andiamo, Oesaret Sei sicuro clic si passa di qui'/ Cesare non risponde. Non ammette che gli si possano rivolgere domande lesive della sua dignità di «ehtmfjéwr*. Non insisto. Però, fra me, riconosco benissimo, in questa pista incassata fra BabLzdarbrdtPvcedshndb pareti alte di nuda roccia, e tutta i f/ombra di grossi macigni, gli inccmfondibili caratteri d'un ietto di fiume. — Nassano, scìisa se ti xveylió. Quepreeisamenté M nascondesse sotto que sto ,|0,ne?) s,intende u sti « - sta è ancora la « gran carretera » o è uno scherzo di Cesare? — E' la, « carretera ». feivj. in certi mesi, ci passa l'acqua. Quando l'acqua non c'è, gli automobilisti ne approfittano. ■— Ho capito. Di li a poco, attraverso una- gola strettissima si ritorna in alto, sul- cammino degli uomini. La famosa « quebrada » é questa. Per « quebrada > (vi ricordate il deddisopsegrmuucenlalagtupdchgiorno della partenza, quando mi dissero che Mendoza era specialmente abi-\nle ad annusare il vento delle «quebra-ll'das », e io non riuscii a capire che cosa!smggrsaggi nei quali, per molteplici vie, si può venire improvvisamente ad incanalare l'acqua di qualche nubifragio lontano. Grandi spaccature del terreno, naturali o artificiali, in fondo a cui passa una strada. Si racconta che la massa d'acqua che arriva non si sa di dove è qualche volta così imponente e rapida da portarsi via carri e automobili come fuscelli. Nei giorni d'orizzonte chiuso, quando il castone della cordigliero- è tutto grigio e borbotta, automobilisti, carrettieri e pastori non imboccheranno una «quebrada* peitutto l'oro del mondo. Quella da cui siamo usciti ora è lunga appena un centinaio di metri; ma ce ne sono di quelle che arrivano al chilometro e lo superarlo. Le troveremo. Eroe indio Guama, Chivacca, Vrachiche... Sorgatene di qualche importanza, separate l'una dall'altra dal deserto. Verde o brullo; ma sempre deserto. I ranchos non hanno importanza sociale. Guama, Chivacca, Vrachiche. Chi eran costoro? Cesare lo sa. Erano indios, capi delle tribù che i conquistadores sloggiarono appunto da questi luoghi. Chivacca fu un grande eroe, il quale, per oltre un mese, tenne in iscacco, su quella collina che di qui si vede e non si vede, ben cinquecento spagnoli. Accortosi, poi, che le armi dei bianchi stavano per prevalere, gettò la lancia, s-i denudò completamente, e andò, tutto solo, incontro al nemico, esigendo di essere ucciso. Gli spagnoli, gente di cuore, non volevano; ma lui insistette tanto che, alla fine, lo dovettero contentare. Come ultima volontà. Chivacca lasciò questa: che il suo nome fosse dato al luogo dov'egli moriva. Può darsi che questa storia non sia tutta vera, o non sia vera affatto. Ma detta qui, a quest'ora, da uno storico, certamente in buona fede, il suo effetto lo fa. Vi dirò, anzi, che m'era venuta la tentazione dì non citarne la problematica fonte, per non toglierle importanza. Ma poi, a scanso di critiche dei sapienti, ho preferito dire le cose come stanno. A Cesare quel che è di Cesare. Una « garitta » di qua, e una di là dalla strada. Una catena. Siamo a Barquisimeto; ed- ecco il solito poliziotto che vuol sapere chi siamo e cos'è che ci ha mosso su questo itinerario. Ma questa volta non si tratta della solita innocente formalità. Il monturato, qui, vuole spiegazioni più chiare; e ci domanda poi il permesso di dare un'occhiata al contenuto delie nostre valigie. Pare che nello Stato di Lara, da qualche giorno, faccia burrasca. Tre, cinque, dieci, venti persone, donne e ragazzi, vengono a godersi, tutti contenti, lo spettacolo detta mia biancheria. RENZO MARTINELLI. egdteptnuinmtnsnptisgpqvdsapscsèssstspcpoqn«glddmddsmmlsBpg

Luoghi citati: America, Barquisimeto, Colonia, Italia, Salerno, Venezuela