Una decisione vitale

Una decisione vitaleUna decisione vitale rdmsNEW YORK, novembre. La battaglia sulle riduzioni dei salari infuria violenta in ogni angolo della Nazione. Non poteva aspettarsi che il Lavoro accettasse senza protesta la forzata discesa dal livello che con tanta fatica aveva raggiunto attraverso uno sforzo quotidiano implacabile e senza tregua. Il periodo post-bellico aveva visto coronato dal successo un cinquantennio di lotte furibonde e sanguinose. I sogni più arditi erano stati realizzati e gli operai delle grandi organizzazioni erano diventati una categoria privilegiata, ben protetta e perfino temuta, senza il beneplacito e il concorso volenteroso della quale nessuna impresa industriale poteva ritenersi sicura di una brillante riuscita. Le grandi divisioni del lavoro organizzato s'erano messe alla pari, come tenore di vita, delle classi medie e in casi non rari le avevano superate. E' duro dare un addio ad un sogno radioso e doversi persuadere della caducità effimera di una situazione di privilegio. Sorge lo spettro della situazione prebellica, con l'identica scala dei salari, sulla cui base non poche Corporazioni, a loro stessa confessione, intendono sistemare il mercato della mano d'opera. Per mezzo dei loro organi e dei loro.rappresentanti i lavoratori americani denunziano la risoluzione presa dagl'industriali come uno dei colpi più gravi diretti contro le forze che hanno servito per il passato e si sforzano nel momento presente di promuovere il ritorno della prosperità. Gli attacchi più furiosi vengono lanciati contro l'industria dell'acciaio. Il presidente della « American Federation of Labor », William Green, dichiara che la riduzione del 10 per cento dei salari è stata letteralmente imposta agli operai e agii impiegati della « United States Steel Corporation » e di altre industrie affini. Questa Corporazione ha violata la solenne promessa fatta al popolo americano quando, assieme ad un buon numero di altre grandi ditte, assicurò il Presidente"'degli Stati Uniti che durante il penoso periodo della disoccupazione i salari sarebbero stati mantenuti intatti. La Corporazione dell'acciaio è venuta meno alla sua promessa, mentre, in acuto contrasto con eletta azione, il Lavoro ha mantenuto l'impegno preso col Presidente di non suscitare agitazioni pericolose. Com'era da prevedersi, la riduzione dei salari attuata dalle Corporazioni dell'acciaio è stata seguita da riduzioni in tutti gli altri campi deila produzione. Si parla di scioperi di rappresaglia, mentre si attende con grande trepidazione che l'esempio del « Big Steel », come qui vien chiamato il trust dell'acciaio, sia imitato da altre industrie. Corrono voci che, se le Compagnie ferroviarie non otterranno l'aumento del 15 per cento nelle rate dei trasporti, anch'esse tanneranno i salari, il che pp*rà portare ad uno sciopero generale ferroviario. Sono soprattutto le organizzazioni ferroviarie che si son fatte maggiormente sentire contro le recenti diminuzioni di paghe del « Big Steel ». I loro organi ufficiali asseriscono esser questo il colpo più forte diretto contro il sistema industriale presente ed è stato concepito proprio dai maggiori favoriti del sistema stesso. La requisitoria degli organi ferroviari è formidabile. Essi presentano alla considerazione del pubblico i punti essenziali della quistione e i dati di fatto fondamentali. La « United States Steel », che ha segnata la strada nel taglio dei salari, opera attualmente al 32 per cento della sua capacità; l'industria automobilistica ha operato alla media del 45 per cento di capacità produttiva durante il triennio terminante col 1929, e la « General Motors », che seguì immediatamente la « U. S. Steel » nel taglio dei salari, è circa al livello delle altre Compagnie. Questo significa che gl'impiegati' del trust dell'acciaio, presi complessivamente, hanno già perduto il 68 per cento delle loro entrate in seguito ai licenziamenti, riduzioni di orario e di giornate lavorative, e che quelli della « General Motors » hanno perduto il 55 per cento degl'introiti nella stessa maniera. Dette perdite hanno causato il ristagno degli affari in venti delle principali città, il fallimento di migliaia di negozianti, e costretto migliaia di persone a mendicare il pane ch'esse avrebbero il diritto di guadagnare. JZ adesso a questi operai, già tanto provati, si dice che un ulteriore taglio del 10 per cento nelle loro paghe rappresenta un « movimento costruttivo » che aiuterà a ristabilire la prosperità. L'attuale depressione — non lo si ripeterà mai abbastanza — è un panico di abbondanza. C'è trop- j po di ogni cosa, eccetto il potere dijacquisto. C'è tanto grano e il po-: polo prova la fame; tanto cotone e'1p T-nto vi r.iP7"i nuda- tante case i 'ir, rVi*,™ t j„«r;o rtnrnnr.nnle. in Chicago, le donne dormono Lnei parelil. Ncl 1329. secondo le statistiche governative, trentàsei Uomini aveva-1 mveisnfnrathpeCbpdfpmnsnfdltlcbrdidgmceeCslPznetpmno un'entratn netta di molli milioni superiore all'intiera somma pagata in quell'anno ai 42S.000 lavoratori impiegati nelle fabbriche di tessuti di cotone. Noilo stesso anno 504 uomini, inclusi i trentàsei nominati, ebbero un profitto netto sufficiente a comprare l'intiero raccolto di grano e di cotone dól 1930, ai prezzi richiesti dagli agricoltori. Un pugno d'uo- mini, col ,'iolo denaro liquido di cui i dispongono, potrebbero acquistare tutta la produzione delle miniere di oro e d'argento dell'America del Nord. Molti piccoli Stati sovrani hanno entrate minori del guadagno netto di un magnate dell'industria americana. Esseri umani non possono spendere tutto questo denaro che viene accumulalo e va aO ingorgare la circolazione, producendo un ristagno nello scambio dei prodotti. Il Presidente Hoover, per il quale la riduzione dei salari del trust dell'acciaio ha dovuto essere una pillola amara, dopo aver annunziato solennemente che le paghe operaie ! con sarebbero state toccate, non haj fatto alcun commento sulle decisioni delle grandi Compagnie. Una sola dichiarazione ufficiale della Casa Bianca ha fatto conoscere che « l'interesse del Presidente Hoover al mantenimento dello « standard » di vita in questo Paese rimane costante e inalterato ». E si fa sapere che, in Washington, si è fermamente persuasi che la « Steel Corporation » non s'è determinata a questo passo fin quando non ha sentito che l'aziono era assolutamente necessaria alla ripresa normale degli affari e quindi al ritorno della prosperità. La politica della Corporazione dell'acciaio ha i suoi sostenitori, che son corsi prontamente alla difesa. Non si può, essi dicono, negare che la « Steel Corporation » abbia fatto il possibile per mantener fede ai proprii impegni. Le forze e le energie mentali dei suoi esecutivi furono dirette a far fronte alla depressione. La Compagnia mobilizzò tutte le sue tremende risorse finanziarie per arginare la marea dell'avversità. Non è sua colpa se non ha potuto mantenere le posizioni iniziali. Rimase ferma su di esse fin che la pressione della ferrea legge dell'offerta e della domanda non la costrinse alla ritirata. E' a conoscenza comune come la Compagnia, fin dall'inizio della crisi, si sia energicamente e quasi ostinatamente opposta alla politica della riduzione dei salari. Ma, oramai bisogna che penetri la convinzione come i guadagni, i dividendi, i salari, gli stipendi, tutti seguano la stessa strada. Non uno di essi può rimanere inalterato e tanto meno procedere in direzione contraria. Di qui la inevitabilità della revisione dei salari inaugurala dalla <•< Steel Corporation ». Dal momento che l'industria non può continuare ad offrire impiego sulla base dell'assenza di alcun profitto, è chiaro che il Lavoro, insistendo sul mantenimento degli alti salari, i quali aumentano il deficit delle Compagnie, in ultima analisi, non fa che produrre un diffondersi della disoccupazione. Non pochi, però, fra i conservatori illuminati trovano che questa politica presenta un grave pericolo per il futuro, se applicata su vasta scala in tutta la Nazione. Alcuni non hanno esitato a definirla, nei loro or:]cgani, quale « folle ed egoista» e si|dcitano continuamente le parole del-1 efrni'oe slil è siviniAgmticsee qcl'Assistente Segretario del Dipartimento del Commercio, il quale, qualche tempo fa, affermò che « nel caso di una generale riduzione dei salari, si sarebbe scatenato l'inferno in tutti gli Stati Uniti ». AMERIGO RUGGIERO. calaMhratinpp

Persone citate: Hoover, Steel Corporation, William Green

Luoghi citati: America Del Nord, Chicago, Stati Uniti, Washington