"Ça c'est Paris..."

"Ça c'est Paris..." UOMINI E PAESAGGI DI FRANCIA "Ça c'est Paris..." (UAL NOSTRO INVIATO!- PARIGI, novembre, jIeri fiera, mentre end palcoscenico inondato di luci delle « Foliès Ber- gères», mi attore ripeteva, per la (lucrai'esima volta, il lazzo che la inauaribile cafoneria dei « remasti » francesi attribuisce all'italiano, io pensano al bizzarro destino delle re- putazioni che individui e città assu-■mono nella storia, e che si ctcrnhza- r.o e si cristallizzano nella pigriziavi aitale della piccola borghesia rittallo il mondo... èta vendetta dei negri Parigi — ma grande ville bollata a vita da questa scria di luoghi comuni: lo spirilo degli uomini, il fascino delle donne. Vogliamo un poco analizzarli, l'uno e l'altro, senza, preconcetti, senza malignità, unicamente solleciti di compiere quelle doverose revisioni che l'italiano nuovo ha diritto di fare nell'immenso calendario delle sue « ammirazioni » per l'estero? Lo spirilo? Diciamolo subilo: se Parigi è staio un giorno il prodigo e fantasioso signore dell'esprit, nei tempi felici in cui Maurice Donnay imperava al Chat Noir e gli chansonjiicrs di Montmartre coglievano, con .s' .visito buon gusto, gli aspetti eterni, sorridenti o malinconici, della vita degli uomini — oggi non è che un mediocre pubblico Incanto di barzellette da commesso viaggiatore e di grasse facezie da maison close. Le Riviste che sì trascinano sui cento teatri della Metropoli, e che dovrebbero essere il campionario di questa grazia defunta, hanno perduto la finezza di ritmi e di quadri che un tempo le caratterizzò. Quella cui ho assistilo ieri in questo Teatro di Francia, che è il Tempio salomonico della Rcvue, si replica da duecento sere: ci presenta, in due atti, due interni di case di tolleranza, col solito marinaio « en bordée » che ripete, implacabilmente, le stesse scemenze. E ci offre, per intermezzo, la danza sfrenata di una negra della Martinica, che contorce il suo piccolo corpo scimmiesco in una serie di sussulti sessuali. Intendiamoci subito: io professo per i negri una infinita ammirazione. L'uomo bianco li ha oppressi, taglieggiati, torturati per secoli, col bastone del colono, collo staffile del piantatori:, col!'acquavite del trafficante. Oggi, essi possono finalmente vendicarsi: celle loro danze, colle loro musiche. Quando io li vedo, nelle boitcs de nuit, trarre gravemente dei mostruosi ululati dai tubi d'imo strumento inverosimile o agitare il proprio corpo secondo gli insegnamenti della lubricità cafra, ho sempre Vini¬-pressione dì scorgere, nei loro occhVsenza luce, un riso pieno d'ironìa. E volgendo lo sguardo sul pubblico; su (iiicslo pubblico fatto a scric, composto dì giovani efebi lucidi di pomate e di ragazze minorenni en rupture de pan, sento che i più forti e i più.intelligenti sono essi: i negri. Sonousciti dalla capanna, dello Zio Tom■per beffarsi dell'Europa civile, e nonè escluso che uno di essi sia fra poco — .se Dio vuole — Presidente di tur-no della Società delle Nazioni... E' giusto. Il nerissiino cittadinoDiagne non è già, oggi, Sottosegre tarlo alle Colonie della Terza Re-pub blica? Un pubblico meticcio La Francia vive, del resto, in una atmosfera saturata di « negri ». Li ha portati durante la guerra sul suolo d'Europa, e fin qui poco male. Li ha utilizzati, dopo la pace, per vegliare sulle clausole del Trattato di Versailles, nei paesi occupati: la Germania potrà perdonare tutto alla Francia, ma quello che non le perdonerà mai è di aver mandato i Senegalesi ad Aix-la-Chapelle, la città imperiale dove Carlo Magno cinse una corona. E con tulio questo, non mostra per loro una riconoscenza eccessiva; un giornale amico del Quai d'Orsay ha potuto scrivere ieri — riferendo i particolari della consacrazione d'un prete negro avvenuta alla Madeleine che si trattava, dopo tutto, d'un barbare sénégalais. Per quello che concerne, poi, la loro utilizzazione nelle <; arti belle » c sulle scene dei teatri, bisogna essere giusti: essa avviene, soprattutto, per gli stranieri. Il Direttore delle « Foiies Bergcres » e del c Casino 'le Paris », del « Moulin Rouge :> e della « Cigcilc », della « Gaìté ■> e del j« Paìacc >, hanno delle attenuanti: il, loro pubblico non è composto di francesi che in ridottissima par te. I francesi disertano questi tea tri; v.c hanno abbastanza di Jose phir.c Baker. Il pubblico che af folla le platee è composto di me Ucci d'ogni razza e d'ogni Paese, al . tirali dalla, luce di Parlai come la farfalla, dal lume. Sono i clienti traìdizionali e danarosi della Bastiglia i e di Monlpamasse, le buone poires rassegnate che panano in moneta \pregiata — nonostante la svalula| zìone della sterlina! — le danze dei ',finti apàches della « Villette » e gli {spettacoli del cinematografo speda¬ le « per uomini sóli » Parigi notturna è e resta dunque — quasi sempre — la fiera dell'imbecillità e del cattivo gusto. L'intelligenza e la cultura bisogna cercarle altrove : magari nei vicoli solitari di quell'isola Saint-Louis ch'è il gioiello dì Parigi e dove voi avete sem pre l'impressione, nelle sere lunari, di. veder discendere dai gradini di pietra d'una vecchia casa il profilo ammantellato dei Tre Moschettieri... Lontano, ardono come centinaia di fuochi rossi, le finestrelle delle mansardes nel Quartiere latino. Ma non si incontra più la zimarra di Colline ne il sorriso triste di Mimi: soltanto la smorfia giallastra di qualche studente annamila che torna da ritirare la tessera del Partito comunista... La fine di una leggenda L'Esposizione Coloniale sta per chiudere i battenti: sotto i rovesci di pioggia- d'una estate eccezionalmente <'. acquosa r>, gli edifici improvvisali hanno comincialo a sfaldarsi e il tempio di Angkor ha continuamente bisogno dì riparazioni. Ieri, le danzatrici del sacro tempio hanno lasciato Parigi: le piccole ballerinelte color bronzo e ocra se ne sono andate con un poco di rimpianto, portando con sè nel lontano Oriente delle pagode e degli elefanti bianchi le loro valigette di fibra ripiene di souvenirs a buon prezzo; torri Eiffel in cioccolatta, cristalli con l'Arco di Trionfo e braccialetti di Josephine Baker. L'Esposizione è già triste, la sera, coi suoi giochi di luce e le sue fontane cantanti, tutta popolata dai provinciali che la Francia vi ha rovesciato col ribasso ferroviario e che costellano i viali di buccie di salame e di carta di caramelle. Poche donne, in giro. E pochissime che abbiano il sexe appeal... Quale truffatore dell'estetica ha messo in giro un giorno la leggenda j— diventata poi, come gitasi tutteVle leggende, incrollabile realtà —della donna francese necessariamente « affascinante » ? Chi. ha inventato questo esasperante luogo comu ne dell'insuperabile chic parigino"! Ahimè! In questo grande Paese innegabilmente ricco di ingegni, di di 'quattrini, dì gloria militare e 'funzionari córsi — il fascino femminile è un bluff come un altro: le donne non superano affatto — co-me media — quelle degli altri Pae \si europei. Ancora una volta la li'^nea inimitabile della donna italiana, che innesta alla severità della figura classica la sua ardente monel- leria mediterranea, guadagna nel confronto con queste spettrali e appiattite magrezze troppo lungamente lavorate dagli Instituts de beauté E quanto al vestire, verrà fatalmente, presto o tardi, il momento in cui crollerà dai suoi troni — consolidati finora dal cattivo gusto e dalla manìa spendereccia delle donne yankee — l'idolatria di Paquin, di Doucet e di Patou: non hanno mai avuto bisogno dei loro insegna menti, per vestirsi bene ed essere ■italianamente desiderabili, le sartine di Torino che non caricano di matite bleu le sopracciglia nò rendono allucinanti, a forza di Rimmel, i loro occhi maliziosi. Tutto passa quaggiù: idee, uomini, Imperi. La Francia, che vede declinare con lenta ma continua parabola il frutto dei Diritti dell'Uomo _ questa spccie £. donmn pomca che per un secolo ha Imposto al mondo — può rassegnarsi a veder svanire negli uomini l'« idea fissa» della super-eleganza francese: ogni giorno di più essa si avvia dalle cravatte di Lord Brummcl agli abiti fatti delle Gallerie Lafayelie... ITALO SULLI0TT1

Persone citate: Baker, Carlo Magno, Doucet, Eiffel, Josephine Baker, Maurice Donnay, Moulin, Paquin, Ucci