Madonna di Campagna

Madonna di Campagna VECCHI E NUOVI BORGHI Madonna di Campagna All'entrare In questo luminoso sobborgo, che è ancora Torino, ma non è più città, si prova quasi un senso d'invidia per i suoi dodicimila abitanti, tanto la vita appare qui piacevole e tranquilla senza il travaglio forsennato dei grandi rioni industriali e, ad un ! tempo, senza la monotonia pettegola j della provincia e il silenzio annoiato del paesello. Madonna di Campagna! Pare che tutto contribuisca qui a mantenere al borgo il colore locale e il carattere cam pestre annunciato nel nome. Se vi giungi in una carrozza della linea tramviaria n. 19, e guardi dal finestrino, t'accorgi che oltrepassata la stazione Dora, e poco dopo il ponte sulla ferrovia di:Milano, non appena lasciate a destra le j villette civettuole di Borgo Vittoria, il panorama cambia ad un tratto. L'occhio spazia riposato sopra una visione più vasta e più chiara che non sia quella offerta dagli alti edifici color della cenere e del fumo d'officina, che s'innalzano nei pressi della Barriera di Lanzo e della non lontana Barriera di Milano. La distesa di fabbricati rimpicciolisce ad un tratto, come se tu fossi di fronte ad una Torino lillipuziana, lieta di esporre tra la freschezza di cento orticelli fragranti, le sue gentili casette da bambola con le persiane di zucchero verde e i tetti di cioccolato. Cinque tragedie in sette anni Via Stradella che è l'arteria principale, anzi (per un buon tratto) l'unica e insufficiente arteria del sobborgo offre al visitatore lo stesso aspetto che assumono certe maestose strade nazionali quando nel loro cammino vittorioso attraverso la penisola, incontrano e spezzano in due i greggi delle povere casupole raccolte attorno a un campanile. Le spezzano in due e passano oltre senza curarsi di loro. Madonna di Campagna soffre di dover dipendere, per le sue necessità quotidiane, da quest'unica strada fervorosa di transiti, e ricca di traffici che non sfMlimcdsridMsltdtsm'criguardano il sobborgo, e di dover alli-.sneare sul polveroso e pericoloso stradale tutta la sua popolazione adulta e piccina, senza riparo dalle occhiate indifferenti e a volte indiscrete di mille estranei che vengono e vanno fra Torino e le valli di Lanzo, fra Torino e il Canavese. « Madonna di Campagna l'è còme Cessila lunga e soUila dice il proverbio, ma i borghigiani non vorrebbero fosse cosi. Perchè questo — se ne togli le poche officine che sono sorte negli ultimi tempi — è ancora un sobborgo di ortolani, che sognano una vita umile e raccolta, all'orlo delle stradine interne, dove non passano i colossi del movimento moderno a investire i fanciulli. — Vede — mi dice padre Egidio Lanzo, l'intelligente e pietoso cappuccino che regge da sette anni con fervido zelo e specchiata virtù la Parrocchia del luogo — la sciagurata viabilità del nostro sobborgo, che ci obbliga per recarci da un punto all'altro della sua lunga superficie, a tuffarci nel tumulto della via Stradella ha già costato la vita, dacché io sono curato, a cinque bambini, schiacciati quasi tutti da veicoli, mentre tornavano dalla scuola. « Ricordo ancora, e ricorderà lei pure, l'onda di commozione sollevata nel popolo dal fatto di quella bimba uccisa da un autocarro, mentre sbucava correndo da via Sospello sulla via Stradella (e il vigile municipale che accorse primo per soccorrere la piccola vittima era suo padre!...) ». — E non vi sarebbe un mezzo per migliorare le comunicazioni tra le varie frazioni del sobborgo, senza ricorrere a via Stradella ? Per avere un'altra strada — Il mezzo c'è. Il nostro rione si distende fra Torino e Borgaro. limitato da una parte dalla ferrovia Ciriè-Lanzo, sulla quale la Madonna di Campagna ha la sua stazione, dall'altra dalle bealere e dai prati della Barriera di Milano fino a raggiungere la regione Stura e la strada canavesana. Tolto lo sfogo, troppo breve, di via Borgaro, la via Stradella non ha, nel centro del rione, alcuna parallela. E, invece, l'invocata parallela potrebbe essere facilmente ottenuta col prolungamento della via Cardinal Massaia, che già ora esiste per un piccolo tratto dinanzi alla parrocchia e al nostro Convento dei cappuccini. Questa strada, per divenire servibile agli abitanti ed evitare un lungo rischioso percorso ai bimbi delle scuole e dell'asilo (tali edifici sorgono, com'è noto accanto alla Chiesa) dovrebbe raggiungere almeno il corso Grosseto. A questo scopo basterebbe abbattere ima molto antica costruzio ne dalle mura rossastre, ove attualmen te ha sede una cereria di modeste proporzioni, e livellare un tratto di terreno incolto e attualmente ridotto a sassaia. Lieve sforzo di fronte alla bellezza e alla utilità del risultato! Affacciato a una finestra del vetu sto campanile del Santuario, che fino a trvcmudceubtivFllnnpmagEcugdlcpppnoltre metà della sua altezza è ancora Iil medesimo che chiamava a raccoltajcon la sua campana gli umili fraticelli i di quattro secoli fa, osservo ai miei pie-1 di la Dittoresca bore-ata che ^'allu^a I ai la pittoresca Dorgaia, cne s a lunga con la striscia grigio-chiara delle sue casine a un sol piano, sino a disper- ; ilersi, sempre più sfumata e sottile, per j la campagna della Venaria Reale; e mi persuado che la via-Cardinal Massaia nnandn fosse completata recherehhp a ««ff'0;0^0^ compi«staxa Wtóa questo borgo arioso e gentile, benedet- to dal sole e protetto dalla sua chieset- ta profumata di storia, un soffio di vita nuova, e toglierebbe alle buone mam- me, che pensano con lodevole entusia-' smo ad aumentarne la popolazione, un grave motivo di ansia e di timore perla salute dei loro bambini. C'è tanta poesia qui, dove si respira odor di campi e frescura d'ortaggi, che il fragor di ferraglie d'una arteria di traffico non ha diritto di riempir di sè tutto l'abitato. I «-madonnini» o i «campagnini» (come chiamarli gli abitanti del borgo ? ) vogliono insomma una ri uova strada. Padre Egidio, mentre mi conduce a zonzo per le viuzze discontinue del sobborgo, mi discorre d'un'infinità di cose- della sua parrocchia, e dei suoi parrocchiani, che lo salutano passando coi segni della più affettuosa reverenza; "della sua Madonna (una pregevole scultura del secolo XVI) che egli trasse 8CU.lura uti :«a.uhj ' °, j oa un angolo del Convento dove giaceva dimenticata, e mise nella dovuta luce, su un altare, a un lato della chiesa. Come sorse il borgo — Le origini del sobborgo sono di- ! rettamente collegate con quelle della j sua Madonna — mi dice il fratelloCurato. — Secondo un diligente studio del prof. Cravero, se ne può far risalire l'origine al XIII secolo. Per 1 pellegrini e gli abitanti dei vicini , :P0SCla al Monastero o Abbadia j S. Giacomo di Stura, con l'obbligo paesi che venivano a Torino e dove vano attraversare la Stura, nel 1220, Ardizzone Borgezio, cittadino, torinese, aveva edificato un ponte e un po' distante da esso una chiesa, che donò di di tenervi un monaco ed un chierico per sorreggere i viandanti e ricoverarne i poveri affaticati ed infermi. Questa chiesa fu chiamata Santa Maria del Ponte di Stura. Così con un'opera filantropica ed evangelica, s'inizia la storica esistenza di questa nostra borgata. — E da che cosa deriva il nome di Madonna della Campagna? — Sul XIII secolo la nostra Parrocchia si chiamò Santa Maria di Loreto, Signora delle Campagne. Con l'andar del tempo il nome si tramutò in Madonna delle Campagne, e finalmente in Madonna di Campagna. Di pari passo si formò il sobborgo, che è sempre rimasto tale, a malgrado che la città abbia tentato di assorbirlo. Sembra infatti che questo ridente rione cittadino voglia rappresentare, in omaggio al suo nome, la resistenza della campagna di fronte alla città. Mentre tutti gli altri sobborghi, che sono collegati alla metropoli senza soluzione di continuità, si sono inchinati all' urbanesimo, almeno nell' altezza dei fabbricati e della facciata di certe botteghe di lusso, la « Madonna », senza nemmeno sapere perchè, è rimasta un borgo di campagna. Tanto 'campagna che. come abbiamo visto, le .stra.de secondarie sono sentieri, e i sen- tieri. quando piove, si trasformano in rigagnoli, e i rigagnoli, quand'è piovuto, in acqua stagnante. Qui pare che tutto sia rimasto semplice e primitivo, persino le ragazze, che, se un uomo le guardi, sono ancora capaci di arrossire. Se c'è la fiera, si direbbe che le giostre siano quelle d'una volta col pianino a manovella, e il circo equestre sia di quelli che posseggono un solo cavallo dipinto sul cartellone! Attualmente la popolazione del sobborgo è mista: composta un po' di ortolani (compresi i frati che coltivano il loro orto), un po' di operai, che lavorano nella vicina Conceria o nelle Fabbriche di gomme o in altri Stabilimenti del luogo, e di gente che ha lavoro in altri rioni della città. Ma tutti, contadini od operai, uomini o donne, vecchi o bambini, conservano un loro speciale attaccamento alla propria borgata, alle loro case così basse che sono per ironia soprannominate « grattacieli », e ai dieci Cappuccini del Convento, che i bimbi chiamano per nome e prendono d'p.ssalto alle cantonate per ottenere le immagini sacre «con tanti colori s. Mentre prendo commiato da padre Egidio Lanzo, che mi è stata guida cortese, un batuffoletto di bimba alta una spanna, gli tira la tunica e gli grida: — Ciao. fra'. — Ciao piccina, come sta tuo padre coi suoi dolori di schiena? — Un po' meglio: la mamma tutte le sere lo dipinge con la vernice gialla, come se la schiena di papà fosse una porta... — E come si chiama duella vernice? — Tintura di odio... ciao, fra'! Ecco una tintura di... <: odio » che fa pensare all'amore. G. CORVETTO.

Persone citate: Ardizzone Borgezio, Cravero, Egidio Lanzo, Padre Egidio