La guerriglia nell'Estremo Oriente

La guerriglia nell'Estremo Oriente La guerriglia nell'Estremo Oriente Situazione ancora più grave - Il combattimento tra cinesi e giapponesi continua ancora - Che fa la Russia? - La nuova sessione del Consìglio ginevrino Londra, 6 notte. Gravi notizie giungono stasera a Londra dall'Estremo Oriente. La battaglia presso il ponte sul fiume Non-Ni dura già da 36 ore, e secondo le ultime informazioni si sta risolvendo in una sconfitta delle forze giapponesi. Si telegrafa, infatti, da Mukden che queste ultime fanno sforzi disperati per tener testa ai contrattacchi cinesi. Il numero dei morti, ufficialmente annunciato, è di duecento cinesi e 150 giapponesi; ma a Mukden si ha la sensazione che le perdite siano molto superiori a questa cifra. A Tokio, per contro, si afferma che la battaglia è continuata fino al pomeriggio di oggi, ma l'artiglieria nipponica è riuscita a far tacere i cannoni del generale Ma e a imporre a quest'ultimo un rapido ripiegamento delle sue truppe verso Anganchi. Notizie contradditorie La notizia della vittoria giapponese è pure in contraddizione con quanto trasmette da Mukden un'Agenzia che afferma che la situazione delle forze giapponesi era oggi così tragica che due campa* gnie di fanteria di seicento uomini complessivamente, hanno dovuto compiere un tentativo di sfondamento delle linee avversarie, con la speranza di liberare il grosso delle forze nipponiche dalla morsa cinese. Senonchè questa si sarebbe rinchiusa sulle due compagnie, che in parte sarebbero state decimate, e in parte fatte prigioniere. A Tokio le informazioni che] giungono dal fronte mancese destano un'enorme impressione. Si riconosce, negli ambienti ufficiali, che le forze giapponesi si trovano ingaggiate in un confitto di una gravità estrema e nessuno può prevederne l'esito. Ma, basandosi sulle qualità combattive dimostrate dalle forze cinesi, negli ambienti governativi si diffonde sempre più il convincimento che degli ufficiali sovietici assistano i combattenti cinesi, e probabilmente dirigano le operazioni belliche. Il generale Shirakavoa, ex-Ministro della Guerra, è tornato oggi dalla Manciuria, e, a quanto riferisce il corrispondente da Tokio del Daily Telegraph, ha fatto queste dichiarazioni : « Se la Russia sovietica appoggerà realmente le truppe della provincia di Eìlung-Kiang, la situazione assumerà uno sviluppo che esorbiterà assolutamente dal controllo del piccolo Esercito nipponico in Man-\ ciuria. Si approssimerà così il momento in cui l'intera Nazione giap ponese dovrà decidersi ad affrontare] la situazione con la massima risolutezza ». La Russia Si afferma pure a Tokio che la Russia attribuisce un' enorme importanza agli sviluppi del conflitto in corso sul fiume Non-Ni. I comandanti delle forze sovietiche lungo la frontiera russo-mancese dichiarano, in base a notizie ricevute dal Governo giapponese, che la crisi attuale è più grave di quella del 1929, nella'' quale la Russia si trovò da sola di-\ nanzi alla Cina. Il Governo russo avrebbe dato istruzioni ai suoi Con-, soli in Manciuria di agire con la massima prudenza e di limitarsi a sorvegliare la politica giapponese. D'altra parte si apprende che le notizie degli ultimi avvenimenti in Manciuria destano altrettanta inquietudine a Washington. La Reuter apprende che istruzioni sono state inviate dal Governo 'americano ai suoi Ambasciatori a Tokio e a Nanchino perchè facciano passi presso.i Governi giapponese e cinese in vista di evitare qualsiasi aggravamento della situazione. L'Ambasciatore degli Stati Uniti a Tokio ha visitato oggi il barone Sidehara, Ministro degli Esteri, e lo ha scongiurato di esercitare pres-t sioni sul Comando nipponico perchè si eviti un allargamento del con flitto. mnBsrp \ ] '' \ , t Palleggiamento di responsabilità Sciangai, 6 notte. Nei combattimenti sulle rive del fiume Non-Ni i giapponesi non disponevano dapprima che di 700 uomini, di alcuni aeroplani e di un treno blindato, mentre l'armata del generale cinese contava cinquemila uomini, e possedeva 20 cannoni e 12 mortai da trincea. Beninteso, a proposito delle responsabilità, la versione giapponese e quella cinese sono perfettamente contrarie. Tuttavia i fatti seguenti sembrano certi: il generale Ma — governatore interinale della Hei-Lun-Klang — ha fatto saltare il ponte sul Non-Ni lungo 650 metri, per impedire l'avanzata del suo rivale Ciang-Kai-Peng su Tsitsihar, ed ha rifiutato — a parecchie riprese — di far riparare il ponte, malgrado l'insistenza della Compagnia del sud manciurlano, e della Compagnia della Ferrovia Taonan-Angankl, la quale ò proprietaria del ponte. Queste due Compagnie hanno deciso di procedere alla riparazione con l'aiuto delle truppe giapponesi. I giapponesi hanno avvertito il generale Ma, e il console giapponese a Tsitsihar ha negoziato con l'autorità militare cinese. Il generale Ma ha accettato — dopo lunga discussione — e ha deciso che 11 distaccamento giapponese di protezione e l'armata cinese, accampata sulle rive del Non-Nt, avrebbero evitato ógni combattimento. Martedì il generale giapponese Ho njo ha fatto dire alle truppe del gene' rale Ma che esse dovevano ritirarsi per 10 chilometri a nord del fiume, ed ha ordinato alle truppe di Ciang-Kai-Peng di indietreggiare pure di 10 chilometri verso sud. Il generale Honjo ha aggiunto che la ritirata delle truppe cinesi doveva essere terminata prima di mercoledì a mezzogiorno. Le truppe separatiste di Ciang-Kai-Peng non hanno fatto nessuna obbiezione, ma quando un primo distaccamento giapponese di 100 uomini ebbe attraversato 11 ponte, un urto si produsse fra il distaccamento e l'Armata di Ma, che non aveva operato la ritirata. Naturalmente per questo i giapponesi rigettano tutta la colpa sul generale Ma, il quale sarebbe stato ispirato dal Governo di Nanchino. Le ripercussioni a Ginevra Ginevra, 6 notte. Le notizie pervenute oggi al Segre tariato ginevrino, lungi dal disperdere le apprensioni per quanto concerne la situazione in Manciuria, hanno valso a dare la prova definitiva che la guerra sta divampando in Estremo Oriente. La constatazione è stata qui fatta a malincuore, data la tesi ginevrina, già rile vata, diretta a « salvare la faccia », col dire che nella questione mancese non ci si trova di fronte nè a una guerra nò a una minaccia di guerra, e che pertanto, constatato questo, il compito della Lega è esaurito. Ma, purtroppo, se pure manca sempre una dichiarazione formale di guerra, lo sviluppo del combattimento che si è impegnato in seguito al passaggio delle truppe giapponesi al di là del fiume Non-Ni è troppo grande perchè si possa ancora tentare di negare la realtà dei fatti. Le ultime illusioni sono definitivamente cadute di fronte al fatto che i giapponesi stessi ammettono l'avanzata verso la Manciuria del Nord e lo scontro con le truppe regolari cinesi. L'invio delle truppe alla frontiera della Manciuria del Nord — ripete una nota inviata stamane al Segretariato da Sawada, a nome della delegazione giapponese — è dovuto alla necessità urgente di riparare il ponte sul Non-Ni. Lei resto, il comandante della spedizione ha ricevuto istruzioni formali di ritirare le sue truppe dopo il compimento del lavori di riparazione, e di non passare in nessun caso il fiume. D'altra parte il comando dell'Armata giapponese ha raccomandato alle autorità della provincia di Heilungkiang di ritirare le truppe cinesi a 10 chilometri a nord del ponte. Ora le informazioni da fonte militare annunziano che le truppe cinesi dell'Heilungkiang hanno sparato nella notte del 2 novembre sulle pattuglie giapponesi. D'altra parte il Console del Giappone a Tsitsikar, che ha avuto un abboccamento — in compagnia del Comandante Hayashl dell'Armata giapponese — col Capo dello Stato Maggiore delle truppe cinesi dell'Heilungkiang, ha ricevuto da quest'ultimo l'assicurazione che le sue truppe non avevano intenzione di resistere. Successivamente a questo abbocca' mento, le truppe giapponesi hanno inviato a Taching, località situata a meno di 10 Km. dal ponte, una pattugliti per proteggere i lavori di riparazioni. La pattuglia avanzava tenendo spiegata in testa una grande bandiera giapponese, mentre ogni soldato portava i ] sua volta una piccola bandiera. Verso la j 14 truppe di fanteria e di artiglieria dhttrlbs dell'Armata cinese di Heilungkiang hanno iniziato un attacco contro la pattuglia obbligandola a ritirarsi fino alla testa di ponte per attendere rinforzi. Le truppe dell'Heilungkiang, senza ritirarsi al di là dei 10 Km. come era stato assicurato, hanno continuato i loro attacchi nella notte del 4 novembre, provocando la perdita di una ventina di soldati giapponesi. In queste condizioni, il Comandante della spedizione giapponese ha deciso di rinforzare il distaccamento per prendere le mi sure difensive necessarie. Nella matti nata del 5 un distaccamento giappo nese ha occupato cosi un punto importante ad est di Taching, dopo aver su bito numerose perdite. Il rapporto del delegato cinese Il delegato cinese Sze, dal canto suo ha dato oggi, in una lettera indirizzata al Segretariato Generale, i seguenti dettagli in merito agli ultimi avvenimenti sopravvenuti alla testa di ponte sul fiume Non-Ni. « Dopo lo scacco delle truppe irregolari di Ciang Kai Peng, appoggiate dai giapponesi, sei treni carichi di soldati giapponesi sono arrivati a Talai il 2 novembre, e hanno notìficato alle truppe del gen. Ma e a quelle di Ciang Kai Peng di doversi ritirare a 10 Km. dal ponte al più tardi 11 3 novembre a mezzogiorno. Il gen. Ma, presidente del Governo provinciale cinese dell'Heilungkiang, ha proceduto di conseguenza al ritiro delle sue truppe conformemente agli impegni presi con le autorità centrali di Nankino di fare tutto ciò che era in suo potere per evitare un aggravamento o una estensione del conflitto. «Ma l'unico risultato è stato ohe all'indomani 4 novembre, alle 8 del mattino, le truppe giapponesi si sono avanzate al di là della riva nord de', fiume, e hanno catturato tre sentinelle cinesi. Visto che quest'atto non aveva incontrato nessuna resistenza, più di cento soldati giapponesi a mezzogiorno hanno fatto fuoco sulle truppe cinesi, uccidendo e ferendo un centinaio di uomini circa. Le truppe cinesi si sono trovate nella circostanza di dover rispondere al fuoco dei giapponesi per difendersi. Successivamente, alle 17, diverse centinaia di soldati giapponesi — accompagnati dalle truppe irregolari di Ciang Kai Peng — hanno diretto sulla stazione di Taching al nord del fiume un violento attacco proseguito fino al cadere della notte. Le forze giapponesi — conclude la Nota —■ non cessano di avanzare. E' urgente che la Società delle Nazioni intervenga per evitare le complicazioni più gravi ». La convocazione del Consiglio La questione di una convocazione di urgenza del Consiglio è naturalmente all'ordino dei giorno. La Delegazione cinese, pur facondo tutti gli sforzi per attirare l'attenzione sul carattere di estrema urgenza della situazione, ha rinunziato a chiedere direttamente una convocazione di urgenza perchè, come già si è rilevato, la prova dei fatti toccherebbe in tal caso a essa stessa, con la conseguenza logica di diminuire l'efficacia della sua azione. La situazione, invece, sarà diversa se il Presidente del Consiglio societario, valendosi dei suoi poteri discrezionali, deciderà direttamente di procedere a una tale convocazione. Se non si verificherà una detcntc nella situazione — e dato lo sviluppo assunto dagli ultimi avvenimenti la cosa pare ormai disperata — è, infatti, assai probabile che Briand si decida ad anticipare di qualche giorno la riunione fissata, come si sa, per il 16 corrente. Per il momento però, l'unica intenzione positiva manifestata da Briand è quella relativa a un eventuale trasferimento della riunione del 18 corr. da Ginevra a Parigi, data la coincidenza con la riapertura dei lavori del Parlamento francese. A quanto si annunzia, Gandhi, che è in procinto di abbandonare Londra per visitare il Continente, farà — fra una decina di giorni — una comparsa a Ginevra G. T,