La crisi austriaca secondo Seipel

La crisi austriaca secondo Seipel La crisi austriaca secondo Seipel Nostra intervista con l'ex-Cancelliere Dal giorno in cui vidi per la prima volta monsignor Ignazio Seipel, a Verona, in veste di capo del Governo austriaco, sono trascorsi esattamente dieci anni. Confesso che lacuriosità d'incontrare un uomo diatato che ogni giorno dice messa eragrande e grande fu anche lo stuporecol quale poi lo sentii parlare di prò-getti di unione doganale fra Austriaed Italia: quasi sino alla vigilia, 1due Paesi erano stati nemici in cam-po aperto. Nei due lustri che ci divi-dono da quella data, 1 osservazionequotidiana della politica di Seipelnon ha sempre convalidato la tesiche a Verona egli veramente volesseunire Vienna con Roma, ma ciò nonnh« « a v»rn™ n»v R»i„„™toglie che se a Verona, per salvare la sua Patria, egli giocò una carta disperata, lo fece con una serenità ed una freddezza di cui pochi uomini politici di carriera dispongono. i Schober e i socialisti Col tempo, Ignazio Seipel, salvatore della Patria nel 1922, ha visto delinearsi in Austria una corrente a lui ostile, che avrebbe potuto essere con facilità arginata solo se agli elementi di sinistra non si fossero uniti i rappresentanti di quella borghesia amante del compromesso giornaliero, che finisce col trovar buoni anche i Kerensky. Sebbene sulla carta una coalizione borghese-socialista non figuri, la verità è che l'Austria è oggi governata da una coalizione spirituale formatasi fra i socialisti ed il dott. Schober, ex-capo della Polizia: le due parti la negheranno, si capisce, ma essa esiste. D'altronde, dal punto di vista italiano la cosa ci è indifferente: come non abbiamo mai fatto mistero della nostra impressione che il dott. Schober poco s'è curato di migliorare i rapporti fra Italia e Austria, così non possiamo dimenticare che Io stato dei rapporti da lui trovato giungendo al potere costituiva in larga parte l'opera del predecessore dott. Seipel. L'Austria con Schober voleva sottomettersi alla Germania, l'Austria senza Schober desidera commuovere la finanza parigina: l'una e l'altra sono per noi puri e semplici oggetti di osservazione. Più che le fasi transitorie, continua ad interessarci il problema austriaco nel suo complesso. Di questo problema, come di tutti i mali e di tutte le necessità dell'Austria in genere, il dott. Seipel è certamente il miglior conoscitore: se fossimo austriaci, diremmo anche qualche cosa di più. Comunque Seipel, nell'aprile del '29, ha commesso 10 sbaglio di cedere ad altri le redini, senza avere forse troppo riflettuto; l'anno scorso, nel Gabinetto Vaugoin, tenne per due mesi il portafoglio degli Esteri. Lo rivedremo al potere? E' l'unico quesito che non ho posto andando a trovarlo nel tranquillo convento dove dimora. L'ho pregato invece di espormi le sue vedute sulle cause dirette ed indirette della situazione odierna del Paese ed egli per primo ha enunciato i trattati di pace e l'attitudine imprecisa dall'estero assunta verso l'Austria: all'interno, 'poi, allontanatosi dal Ministero delle Finanze il Kienbòck, i successivi Governi non hanno voluto affrontare il rischio dell'impopolarità, mettendosi ad economizzare. — Si dice — aggiungo — che la nuova crisi sia stata affrettata dal tentativo di unione doganale con il Reich, compiuto senza nessuna preparazione diplomatica. Crisi economica e Zollunion L'ex-Cancelliere mi dà una risposta indiretta, rammentando che sforzi per aprire all'Austria vie d'uscita se ne sono fatti inutilmente a Ginevra ed altrove : invano tecnici e Commissioni hanno discusso in merito a dazi preferenziali e ad accordi di altro genere. Forse il progetto di unione doganale è stato un'ultima disperata manifestazione in tal senso. Mi permetto d'insistere ed osservo che da varie parti s'è tentato di far apparire la disastrosa crisi della Credit Anstalt una conseguenza, sia pure indiretta, della campagna per la Zollunion; su tale punto il dottor Seipel dissente: — Quando nel 1929 la Bodencreditanstalt crollò — dichiara — tutte le persone avvedute capirono che 11 costringere la Creditanstalt ad assorbirla sarebbe stato pericolosissimo. Infatti, permettendo in Austria la formazione di un solo grande istituto finanziario, si creava la possibilità d'una cattiva amministrazione da parte dei suoi capi, i quali si sarebbero fatti forti della sicurezza che lo Stato in nessun caso avrebbe lasciato cadere la banca. Sarebbe stato dunque molto meglio evitare la fusione, cercando di aiutare la Boden: questo ci avrebbe imposto sacrifici finanziari infinitamente minori (per la storia ricorderemo che la idea di fondere la Bodencreclitanstalt con la Creditanstalt fu dell'attuale Vice-Cancelliere e Ministro degli Esteri Schober, a quel tempo Cancelliere). Parlo al dott. Seipel del pessimismo dal quale sono pervasi numerosi ambienti in merito al prossimo inverno: ma egli non vede le cose tanto nere, anzi è di avviso che l'inverno potrà essere superato senza gravi scosse. Se ho ben capito il suo pensiero, non è da supporre che quanti in Austria oggi hanno ancora lavoro vogliano rischiare di perderlo, aderendo a movimenti di carattere più o meno rivoluzionario; i disoccupati, poi, riscuotono un sussidio sulla cui forma ed entità da anni i partiti accanitamente discutono, ma che in Ultima analisi giova a calmare una certa massa, e quanto ai disoccupati che non riscuotono sussidio, già si annunziano numerose iniziative pri vate per la distribuzione di viveri, carbone, indumenti, le quali apporteranno un più che valido aiuto. Bisogna riconoscere che la simpatia e la soddisfazione rivelate da Seipel nel parlare di questo slancio della cittadinanza sono giustificate: tutti cercano di fare qualche cosa e gli stessi referendum dei giornali, circa i mezzi più acconci per alleviare la disoccupazione, permettono di leggere, a fianco a proposte paradossali, altre che testimoniano dell'attenzio ne dedicata al problema. Sempre i tale proposito, merhu. cenno Porga nizzazione di mense riservate agL intellettuali in bisogno: per ventigroachen (circa 50 centesimi di lira)| durante l'inverno sarà loro servito, in locali aperti in varii quartieri della città, un abbondante pasto. L'avvenire delle Heimwehren Ritornando alla politica pura, chieggo al capo dei cristiano-sociali SG consideri possibile la coalizione con i socialisti, che taluni proclama no l'unica ragionevole soluzione: _ n0 — esclama Seipel; — guar dando intorno, del resto, le sarà fa cile osservare come la tendenza nel .pacse sia affal.t0 diversa... — e allora, che pensare delle fasi per ie ouali in Austria è passato il movimento delle Heimwehren? Ancora un quesito sul quale Seipel .risponde col riserbo comprensibile in ichffu capo del Gover„o ieri e f orsetornerà ad esserlo domani. Le sue parole vanno sceverate e raggruppate. Se ho ben capito, l'ex-Cancelliere parte dal concetto che gli austriaci non sono dei rivoluzionari nati: le loro rivoluzioni dell'ultimo secolo non possono essere paragonate a quelle che contemporaneamente gli italiani tentavano e scatenavano nell'intera penisola. A parte ciò, se l'Italia ha avuto il Fascismo ha avuto anche Mussolini e di Mussolini, finora, non ce n'è stato che uno. Si aggiunga che le Heimwehren hanno avuto, nelle diverse Provincie austriache, diversa origine: col tempo, la loro unità di azione ne ha sofferto. L'azione in genere, più che positiva, è stata, per mancanza di un programma, critica e negativa: la critica, sia pure giusta e ben piazzata, rimane sempre critica, invece per i partiti i quali vogliano affermarsi viene il giorno delle azioni positive. Il dott. Seipel è convinto che in Italia il parlamentarismo non fu mai in grande onore, mentre in Austria il S^1^h!£ì^ta^&sensazione che tanti e tanti partiti siano in fondo sunerflui si fa. strada _f ">a . .5.Llau appena adesso. Cosa pensa dell'avve nire ^ delle Heimwehren ? Mio Dio : non è a lui che debbo chiederlo, giacché proprio dalla sua bocca è uscita la frase che definì le Heimwehren « irresistibile movimento popolare » . — Come giudica, Eccellenza, la graduale ripresa, a .cui in questi giorni si assiste, della campagna a favore del progetto di una confederazione danubiana? — L'idea di una confederazione danubiana fu lanciata, subito dopo la guerra, da rappresentanti dell'Inghilterra che si trovavano in missione nell'Europa centrale: colpiti dalle troppe nuove frontiere, che costituivano altrettanti ostacoli alla realizzazione del programma liberista, essi ritennero che sarebbe stato utile riunire in un solo territorio economico i varii organismi statali. Ora leggo che i francesi progettano una unione dell'Austria con la Czeco-Slovacchia e che la Czeco-Slovacchia studia piani dai quali l'Ungheria re- sterebbe esclusa. Siamo sempre nelcampo teorico. Ad ogni modo va det to che sotto l'aspetto economico nep pure la ventilata unione austro-ungherese sarebbe una soluzione, giacché ne l'Austria può assorbire tutta la produzione agraria dell'Ungheria, né l'Ungheria tutta la produzione industriale dell'Austria. La conversazione ha termine con un accenno alle critiche mosse negli ultimi tempi a Seipel, a motivo del protocollo di Ginevra del 1922, dalui sottoscritto, dopo il convegno dilUnntJ;. ~i;Verona, per salvare l'Austria: gli avversari dell'ex-Cancelliere hanno perfino affei-mato che la mancata realizzazione dell'unione doganale è una conseguenza delle clausole accettate nove anni addietro da Seipel : — Cosa vuole — mi dice il prelato — è stato un tentativo di distrarre la pubblica opinione aizzandola contro di me, una mossa politica. Il miglior commento al protocollo di Ginevra del 1922 lo forniscono le discussioni all'A.ia sul progetto della Zollunion, impedita, come da esse risulta, per considerazioni puramente politiche. ITALO ZENGARELL1.

Persone citate: Ignazio Seipel, Kerensky, Mussolini