Come da un colloquio con Giuseppe Verdi è sorta la Casa di riposo per gli artisti di prosa

Come da un colloquio con Giuseppe Verdi è sorta la Casa di riposo per gli artisti di prosa Come da un colloquio con Giuseppe Verdi è sorta la Casa di riposo per gli artisti di prosa BOLOGNA, ottobre, iLa Casa di Riposo per gli artisti drammatici è opera la cui idea, ger-ìmlnata vent'anni fa, è stato possibile realizzare in Regime fascista, vale a dire per l'impulso che il Duce ha vo-jluto anche personalmente darvi; e per ciò giustamente si è voluto che la data d'inaugurazione cadesse mercoledì prossimo, 28 corrente, nell'annuale della Marcia su Roma, giorno che si vuole ormai celebrare, come ammoni Augusto Turati, non con la posa delle primo pietre, ma con l'alza-bandiera delle fabbriche compiute. Questa inaugurazione, ormai, non stupirà più nessuno, perchè dall'aprile di quest'anno, in cui s'è cominciato a fabbricare (opera celere, adunque; e chi vede la bella villa, signorilmente finita e arredata, se ne meraviglia) dall'aprile di quest'anno, dicevo, le ultime diffidenze, che, dopo la posajdella prima pietra, ad opera dello stes-| co ministro Bottai — 2S ottobre 19201 — ancóra permanevano, sono cadute; je adesso il tenace iniziatore Adolfo Re Riccardi — il quale, degnamente, con quest'opera, corona la sua vita labo-iriosa — riceve i rallegramenti da quegli stessi che per tanti anni, e con moleplici armi, lo avevano combattuto. Ma ormai è storia di ieri, e ritornare sulle malinconie, in giorni di letizia, è da guastafeste. Tuttavia un po' di istoria bisogna farla. s Il germe di un'idea Or *on più di vent'anni fa, trovandosi un giorno Re Riccardi a conversare con Giuseppe Verdi, venendo a parlare della Casa dei Musicisti voluta dal Maestro, usci a dire: — Bella cosa, so ne avessero una anche gli artisti drammatici! — E voi fatela — rispose il maestro.— La faremmo — replicò Re Riccardi — se avessimo il danaro. — Non occorro poi molto: bastano cinque lire... Re Riccardi sgranò gli occhi. — Intendo, le prime cinque lire, e le potete mettere voi. Poi ve ne fate dare altre cinque da un amico, e fanno dieci. E cosi, via via, raccogliete la somma che vi abbisogna. Caro Re Riccardi : voi avete avuto un' ottima idea. Io ve n'ho data un'altra, di buona. Pensateci. E Re Riccardi ci pensò. Quale rappresentante del teatro faaneese, aveva un.arma. Sc ne servi da par suo. (La cardi a' suoi bel di, ha combattuto u„auibH„ et rostri*). Stabilì dunque la|tassa di una lira per ogni rappresentazione di commedie francesi: mezza iira a carico suo e mezza a carico dell'autore della commedia. Le prime cin |cardi que lire si moltiplicavano. Lanciatal'idea (che agli autori francesi costòTiO.OOO lire c 50.000 a lui), Re Riccardicomincio a bussare a quattrini: e iprimi grandi attori del tempo daNovelli alla Reiter — contribuironocon 500 lire ciascuno. II... questuantenon esito nemmeno ad affrontareEdoardo Ferravilla, celebre anche perla sua, diremo cosi, parsimonia. Il grande creatore di Tecoppa, ormai deciso a dare, chiamò a sé, in quella fau cautela si assicurò che non ci fosseroindiscreti ad ascoltare, sta ricorrenza, il Re Riccardi: con ogniorecchi indiscreti ad ascoltare, anzi chiuse il camerino, e parlò sottovoce: — Eccoti cinquecento lire... — Grazie... — Un momento. Prima di dartele, voglio che tu mi giuri che non dirai niente a nessuno. Giura! — Giuro!... ma dovrò pure mettere il tuo nome nella lista... — Niente. Metterai: N. N. Giura! — Giuro! — Prendi dunque le 500 lire... — concluse il Ferravilla con un soaplrone. Poi volle chiarire: — Te set eliminata a iiirà la vùs... Tutti i funi fiottoni (fannulloni) .se savessnn ohe slarghi la bursa, fiyuremoss che maratona... ,"'0 te parlet, simt beli c clic rovina! Quando Ferravilla mori, si seppe che N N> PJ.a lul: troppo tardi... per i fa ,,j,;ot [gattoni! Videa di Giuseppe Verdi Lo prime cinque lire, intanto, eranodiventate 200.000: anche l'idea di Ver- di s'era dimostrata buona. Ma vennela guerra, e Re Riccardi... attese laVittoria. Poro con la Vittoria i guai «oa erano finiti. Ormai eretta in EnteMorale, ta istituenda Casa di Riposo »P«-» pregevole dello scultore Borghe sanil venne presa classano In una na- sembU» dei Comici, provocata dalla Cassa di Previdenza degli Artisti Drammatici, clic votò un ordine del P«°"10 nel ci'iaIe' pror5nnSnonh?-' a mo" nula svalutata, con 200.000 lire non si poteva provvedere alla Casa di Ri- puso, stabiliva di incamerare la som- ma alla Cassa di Previdenza. Re Rie- cardi, meno accomodante di Tecoppa.il quale, per prudenza,... non accetta-poteva essere disciolto con un ordined01 giorno e che, infine, i soldi li ave va lui — Se siete capaci di prenderli concluse — prendeteli! E voltato le spaile, abbandonò sala. Successe un pandemonio. Allora cominciarono lo polemiche. lavincere. Lo sottoscrizioni fioccavano, la somma ni faceva imponente, quasi cospicua. Anche il bene, si sa, è contagioso. Le recite prò erigenda Casa di Riposo furono una gara di generosita. Il Capo del Governo, al quale riniziatore, ricevuto in udienza, domali più furibondi, naturalmente, erano co-loro i quali, per le loro condizioni, sa-rebboro stati in evidente dovere di contribuire personalmente. Poi... Ma di queste miserie, abbiamo prcmesso e promesso, non bisogna ricor darsi nei giorni lieti. Una volta ancóra la tenacia dovevadò ciuto, volle che Re Riccardi precisasse la somma che sperava da lui. — Cinquantamila lire, Eccellenza... — osò dire. — Le raddoppierei, se potessi — disse il Duce. — Ma le opere sono tante. Però vi darò qualcosa di più, a testimoniare la mia simpatia e il mio gradimento. • ■ ... E Re Riccardi usci con 60.000 lire. Naturalmente ciò servi di esempio: e Giuseppe Eottai volle che il Min...v ro delle Corporazioni contribuisse con 100.000 lire; Balbino Giuliano, Mini-st.ro per l'Educazione Nazionale — un Ministero che, ai sa, non gode di mol¬ te larghezze — a furia di eroiche economie, in tre volte contribuì con 17.000 ire; la Società Suvini e Zerboni diede 10.000 lire; la Società degli Autori ne versò altre 50.000; e per il giorno del'inaugurazione ha promesso che il suo direttore interverrà... con un assegno bancario di altre 10.000. Cuore Intanto la Casa sorgeva. Re Riccardi non uveva esitato a scegliere Bologna, perchè Bologna era ed è, per antica consuetudine, la patria di tutti i « tìgli d'arte • nati qua e là, secondo che la vita randagia dei co¬ mici consentc Boloena 6 città ouan- (li ;,mabili conversari (e infine vi si conversari (e, mangia cosi bene... Certe trattorie bo logncsi sono ormai consacrate alla r.lo ria del Teatro italiano). Poi a Bolognac'erano due uomini preziosi (uno c'èancóra; l'altro è a Roma, Sottosegrc- tnrio ag]i interni) e cioè Lorenzo Rug ^ ostinato al bene e al bello, e Lcan ,jro Arpinati, di cui si diceva scherzoLamento che aveva il mal della pietra (fìnita appena ia fatica delia Casa del Fascio, si accinse a quel mirabile Littoriale. che ò il monumento del Fascismo c del Duce): si alleò, dunque, a Lorenzo Di buonis s;m„ c-era j] bellissimo terreno (300 Ruggi e con lui si presentò al Podestà Leandro Arpinati. Discorso breve. Nessuna difficoltà. Un si netto. Anzi, l'invito di passare all'Ufficio Tecnico, por vedere cosa c'era di buono, ~ mila lire: valore venale) accanto a quella Villa delle Pa>sc che la contessa Armandl Avogli, la quale, vissuti colà tanti anni sereni con il marito, aveva donata alla sua città, onde, i suoi concittadini — ricorda una lapide — di quella serenità potessero a loro volta sempre godere. Luogo quant'altrì mai adatto, perchè posto in dolce declìvio, con lo sfondo dei colli, accanto aila villa che raduna tesori d'arte di Majani, Bertelli, Golfarelli, ecc.; luogo che con-Ifina con il bel parco annesso, sicché sii può diro che anche quel verde è parto del dono comunale. Invero i Comici, , vissuti in una atmosfera artistica, an- ene se vessati dalle dure provo, am- birnto più consono non avrebbero po- tuto trovare: e il luogo, oltre che bel-1lo, è quieto, per modo che il primo ultimo riposo, è veramente sereno. Prima pietra, abblam detto, nell'otto- bre 1029; nell'aprile del 1931 inizio dei lavori, condotti poi alacremente ' innanzi, tanfo che la Casa adesso è'» Si'. bella' finita, pronta in ogni minimo'particolare. i Offersero gratuitamente i progetti Ic l'assistenza due valorosissimi prò- lossionistl di grande fama: l'architct- to Mario Zoccoli e l'ingegnere Giusep-.pc Guidicini, guidati dal concetto che j ealle bello ville del Veneto, ricche di un grande salone centrale, che sfoga dallo due parti con fastose entrate: un po' di linea classica sapientemente orrc"a da qualche tocco novecentoco. Dunque: un grande salone cc-nrale, sale di lettura e di scrittura, parlatorio, sala conviviale, con tavole li ricovero. Facciata ridente, ispirata ! dsdQlt separate, come i:n 'restaurant*; e al primo piano, linde belle camerette ridenti, ammobiliato con gusto, c tut- padre tori, i quali sono: Armando Falconi (per Tina di Lorenzo); la figlia per Adelaide Tessero; Arturo, per la madre Adelaide Falconi; Emma Riccardini contessa Monfoscbi par Cosare Rossi di cui fu già prima attrice: Dina Galli per la madro Armellina; Gilberto Govi per il padre; Ermete Zacconi per la madre Lucia Lipparini; di Dino Galliani caduto di guerra; Antonio Gandusio per la maara Maria; Arnaldo Mussolini in me- moria del figlio Alessandro; il figlio, per Andrea e Garibalda Niccoli; Alfredo de Sanctis per il figlio Pio; Gilberto Govi per la madro Fanny Cardini Govi: ecc. La sala conviviale fu donata dalla figlia di Pasta, dalla ve- dova Garzes e dal fratello di Reinach, per modo che riappare, eternato, il celebre trinomio di una gloriosa non dimenticata Compagnia: Pasta - Garzes j - Keinach; Irma ed Emma Grammatica hanno versato un contributo per-1 che un viale fosse intitolato alla ma-1 dre; Fatima Miris ha fatto nominare: a se stessa la sala di scrittura; e Lo-i renzo Ruggì, infine, ha donato tutto l'arredamento dell'infermeria, in memoria dello zio pnif. Giuseppe Ruggì, il grande chirurgo scomparso. La prima biblioteca teatrale Altri'donatori1 sono: il sonatore Borlotti che lia offerto la biancheria, Richard che ha dato le stoviglie, la signora Margherita Bigot Lezio da Palazzo- '° sull'Oglio, che ha mandato 400 coni m8die wunlte ln circa. f.50 volumi, pri mo nucleo di una biblioteca teatrale. Infine, doni molteplici e... pra- na.„; rioni tici: ogni giorno, adesso che la fa ma ha dato le ali all'idea concretata, arrivano casse di ogni ben di Dio: conserve, salami, riso, sigari... o vino, in panciuti fiaschi e in limpide bottiglie. Tutte buone cose che saranno amministrate da Suora Fausta, la quale dirigerà la Casa, a capo dello sue Suore di Santa Caterina da Siena. Un mirar olo, queste Suore, operato dall'arcivescovo di Bologna, conte Nasalii Rocca, il quale è intervenuto autorevolmente allorchè Adolfo Re Riccardi, disperato per i molti no, s'è precipitato dal Cardinale, per dirgli che qualche Ordine, invitato, aveva risposto che la gente di teatro... Sì, insomma: tilde retro, Satana. Eppure ne Riccardi non aveva mancato di comunicare, con l'invito, che la Casa di Riposo degli Artisti Drammatici aveva anche una lindi» ■Ha, Ih cui si celebrerà la messa ogni domenica (la prima la dirà il Cardinale], sebbene arredata, per ora, con la modestia dei mezzi disponibili, offerti da un vecchio operaio, Cesare Vincer.:!, il quale essendo andato, ancor giovane, in Argentina, al seguito dei Missionari, era tornato con gli arredi religiosi, che gli erano per caso restati, necessari a celebrar messa all'aperto, i 11 Vincenzi donò, anche, un centinaio di volumi avuti con gli arredi). gtJrà' dono L'ultimo applauso Il magnifico parco che circonda la Casa di verde, lia anche un teatro all'aperto, che il Ruggi ha creato sull'esempio di quella sua •• Casetta della Varlgnana » di cui s'è già parlato nelle crònache teatrali della Stampo. e sul ci aule, ai primi tepori, sarà necessario ritornare, perche le novità che vi si progettano sono molte. I primi 17 espiti già preparano le valigie (oh, il tepore del termosifone...), che il giorno 28 la Casa s'inauli attende (e altri 40 atlenGli ospiti sono: Augusta Ra¬ spanti ni, Vittorio Prosdocimi, Pezztna Gemma Pasquali, Antonio Pezztnga, Vittorio Blsai, Carolina Bergonzio Bissi, Viratnia fiuterà. Anita Bergonzo Dondinl, Augusto Rosa-spina, Giulia Romano spinelli, Giulia ed Ernesto Tadini, salvatore Lelio, Ludovico Amendola, Cristoforo Do Mori, Enrichctta e Francesco Saracino, Nómi oscuri? Eh, via: prima dì tutto la Casa di Riposo non ù l'atta per fortunati: c poi* 1 ;j ! ,j ' j 'I .[Ij >! ji ,nj ' s'qj fortunati; c poi, a chi non è più giovane, molti di questi nomi ricordano ribalto sfolgoranti di luci, e scrosciar di applausi e, magari, una passionccla maturala di lontano, in platea, o n loggione. Anni addietro, -A capisce... C'ó un attore, Antonio Pezzinga, per esempio, eli 82 anni, che ha un tìglio dilettante. Ah, spegnersi con gli ultimi applaui, prodigati da un corteso pubblico iserto che ne conosce il valore!... Questa, infine, o per un verso o per altro, è hi catena di tutti. Siamo tuti forzati, ATTILIO FRESCURA. ecnrhdobscdIdnrpdupEfPcr'aEr1

Luoghi citati: Argentina, Bologna, Roma, Siena, Veneto