Gli sciabolatori di domani

Gli sciabolatori di domani Noie di scherma Gli sciabolatori di domani Anche dal recente comunicato della Confederazione Nazionale di Scherma c apparso chiaramente che i giovani sciabolatori sono tuttora immaturi per le grandi competizioni. Se gli anziani continuano dunque a rimaner soli sulla breccia s'ha da concludere che la decadenza della sciabola si fa ogni giorno più grave? Non è questo precisamente il nostro parere. Non possediamo di certo le abbondanti riserve con cui la .Ungheria alimenta costantemente le sue file, ma abbiamo visto a Montecatini che nella nuova generazione c'è del materiale eccellente. Curare questi uomini con la speranza di attrezzarli fisicamente, tecnicamente e spiritualmente per Los Angeles sarebbe impresa vana che non basta qualche mese per improvvisare un campione, ma abbandonarli a loro stessi sarebbe anche un errore. Ormai la scherma italiana ha una mèta: le Olimpiadi, e poco si può fare per i giovani prima di Los Angeles. Abbiamo anzi preferito scartarli con inconsueta severità da ogni prova preliminare per non creare pericolose illusioni e per non disperdere le energie che hanno bisogno d'esser tutte concentrate sugli uomini di primo piano, il che ò quanto dire gli anziani. Il torneo di Montecatini ci ha dato una classifica di quasi tutte le nostre riserve. Anche senza ripetere che il livornese Ughi u stato il primo, De Martino il secondo, Artelli il terzo e Montano il quarto, anche senza prendere — come noi amiamo — i resultati di un torneo per oro di zecchino; fra questi quattro crediamo di scorgere più di un uomo di cui si possa attendere in un lontano domani di veder raccogliere la fiamma dalle mani troppo sfruttate dei campioni più anziani. La bella classifica del triestino Artelli non deve illudere: Artelli ha progredito, può forse progredire ancóra, ma non crediamo che sogni quel che Ughi, De Martino e Montano hanno il diritto, diremmo quasi il dovere di sognare. Se la formula stereotipata della nostra squadra nazionale di sciabola non cambia, se tutte le nostre occupazioni e preoccupazioni si limitano alla selezione giudiziosa del quartetto che ha da vedersela con gli Ungheresi, è fatale che in un Paese come l'Italia ove, si dica o non si dica il contrario, di scherma se ne fa abbastanza, venga il giorno in cui gli anziani e i giovani stiano dapprima in equilibrio sui due piatti d'una bilancia finché la leva del tempo non produca poi il tracollo dalla parte ove il peso der;li anni è minore. Ai giovani che a Montecatini han fatto buona prova possiamo aggiungere Santostefano, Schiazzano, Galante, ed altri che vediamo fin negli eliminati, ed altri ancóra che conosciamo fra i non partecipanti. Il tempo disperderà o rinsalderà queste fresche riserve? Non dobbiamo disperare. Ughi, De Martino, Montano sono i più in vista per la classifica e per il valore. Il primo ha la gui- j da sicura e la passione tenace; il secon-1 do, fuorviato dal miraggio del penta-\ ttilon, in cui gli auguriamo di eccelle-' re, può e deve, a cose fatte, riprendere la sciabola; il terzo, studente universitario, ha tutto quel che occorre — basi magnifiche, intelligenza vivace, passione sincera, gioventù vigorosa per seguire il cammino additatogli dai compagni di « sala » più anziani. Ughi e De Martino sono i prodotti della sciabola d'oggi, Montano è più ortodosso e quindi più suscettibile di scalare le ultime vette. In Ughi e in De Martino ritroviamo il tipo del combattente ungherese dalla tecnica personale e imperfetta, ma dal rendimento sicuro. Ughi è massiccio, potente, scaltrito alla battaglia; De Martino, più sicuro nella parata che nell'attacco, ha per alleata la volontà. Montano, a differenza del compagno di sala Ughi, porta impresso il marchio della fucina da cui esce. C'è quanto basta di classico per poter progredire e c'è quanto basta di novecentesco per non perdersi in poesie. E' un ragazzo d'avvenire, forse rappresenta fra tutti la migliore speranza. Ma è inutile fantasticare: tutti questi giovani sono oggi d'una classe al disotto dei compagni più noti. Abbiamo fede nel loro avvenire, ma la cambia- I le del campione di scherma ha sompre una scadenza lontana ed è sogget- ; ta spesso al rinnovo, qualche volta al ! protesto. Qualcuno la pagherà, voglia- ! mo sperarlo, e se le nostre suppostalo- ! ni non sono del tutto errate vedremo un giorno nella nostra squadra, nazio-1 naie per troppo tempo poggiata sulle ! stesse colonne il curioso fenomeno del- j la sostituzione contemporanea di più d'un elemento. Marzi e Gaudini, finché militeranno nelle file del dilettantismo, j saranno sempre — a nostro giudizio —j le basi di granito di qualsiasi costruzio- '. ne, ma tutto il resto potrà cambiare e | cambierà. Crediamo anzi che questo av- ! venga relativamente presto. Ora che il dado è tratto, ora che siamo alla vigilia tormentata di Los Angeles, conviene dimenticare questo giorno che tanto ci interessa. I giovani non devono lagnarsi se tutte le cure e tutti i privilegi vanno oggi agli anziani. Dopo lo Olimpiadi — che per quanto riguarda la sciabola ci trova naturalmente perplessi — il lavoro che ci attende avrà una mòta diversa. Valorizzeremo le riserve, le selezioneremo, le prepareremo. Oggi, in sostanza, lottiamo con l'Ungheria come possiamo, ikiando sulVespcrlTiiza digli uomini di cui conosciamo la for::a e le possibilità; domani daremo sfc.:ro a questo sangue giovane che fermenta e ribolle e dai primi saggi internazionali vedremo di trarre le conclusioni. Il salto ne' buio che ora ci pare azzardato, crediamo pc.sru prepararsi nel '33. 1 ragazzi elio oggi hanno vent'anni postumo aspettare i'. traguardo -ii Berlino. 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Luoghi citati: Berlino, Italia, Los Angeles, Montecatini, Ungheria