L'aquila spicca il volo

L'aquila spicca il volo Storia e leggenda agli albori di un'epopea L'aquila spicca il volo LOANO, ottobre. H cittadino generale Scherer, prima di leggere le istruzioni pervenutegli da Parigi, vedendo che i suoi divisionari ai sono calmati e che persino Massena si dimostra rassegnato ad ascoltarlo in silenzio, si abbandona ad un piccolo preambolo per mettere in evidenza quelle sue qualità di vecchio stratega alle quali deve ora rinunciare ma che però gli servirono a condurre vittoriosamente a termine la campagna nei Pirenei. Egli vuole mantenere il prestigio sui suoi generali. Il nemico farà cosi... e così... — Non ho creduto di appropriarmi — egli comincia calcando bene sulla parola « appropriarmi » — del disegno concepito e brillantemente sviluppato dal maresciallo Maillebois che nel 1745 riuscì effettivamente a passar.? le Alpi e ad espugnare il campo trincerato di Ceva, perchè le condizioni attuali sono assai differenti da quelle di allora e perchè la situazione politica è profondamente mutata. Considerando dunque che per sboccare in pianura la valle della Bormida è troppo difficile da percorrersi con le artiglierie, e che quella della Scrivia è troppo lunga e perico-Iosa, data la minaccia degli AustroSardi a sinistra e della flotta inglese a destra, ho voluto ritornare al mio primitivo disegno proponendo a Parigi di operare con il grosso delle forze per Tenda e con un distaccamento per la valle del Tanaro. Questo mio disegno è stato rifiutato... — Naturalmente — scatta il Massena — e ringrazia se non ti hanno pregato di ritornare subito in Francia... — Hanno rifiutato il mio disegno — precisa il comandante in capo dell'Armata d'Italia — perchè non hanno i contingenti che io ho chiesto per attuarlo e mi hanno ordinato di mettere in esecuzione quello inviato dal Direttorio. — E allora — conclude pacatamente il Serrurier — poiché siamo alla vigilia di esperimentarlo e che, con ogni probabilità, inizieremo domani i movimenti, sentiamolo. — Giusto — concedo il Massena — ma io desidero che si dia lettura del primitivo disegno, di quello cioè scritto dallo stesso Buonaparte e che l'allora Comitato della Salute Pubblica aveva modificato ma che poi, viceversa, noi abbiamo ricevuto tal quale, per la inframettenza del cittadino Doulcet che non vede che con gli occhi del piccolo Còrso. — Le condizioni di allora — fa osservare lo Scherer — sono alquanto mutate e gli Austriaci occupano Loano... — La cosa non ha importanza — interrompe Massena — finché abbiamo contro di noi quel moribondo di un De Vins. Il piano primitivo, salvo pochi ritocchi, resta sempre quello, e io voglio appunto che se ne dia lettura perchè i cittadini Serrurier e Augerau sappiano che si tratta della solita storia. Dica il cittadino Scherer se non è vero! Il disegno inviato da Parigi è quello stesso che l'anno scorso il Kellermann non ha voluto accettare. Sentirete che roba! — incalza sempre più furioso il corsaro genovese. — Io non lo conosco in tutti i particolari, ma il Kellermann mi ha detto che quel piano consiste in ordini di operazione in cui sono precisati non soltanto i movimenti giornalieri che si debbono compiere, ma anche le ore nelle quali si debbono mettere in movimento le truppe. Come se non bastasse, Buonaparte prevede anche le mosse del nemico e insegue, con profetica immaginazione gli Austriaci e 1 Piemontesi sulle nuove posizioni che assegna loro preventivamente e li batte e li incalza dove gli fa comodo... — Non è precisamente così — interviene lo Scherer che in cuor suo non è assolutamente malcontento di quella levata di scudi. — Si lascia ancora a me, e a voi, qualche iniziativa. — L'iniziativa di morire — prorompe il Massena, sicuro di toccare con quella affermazione un tasto debole dello jScherer il quale, pur essendo un bravo stratega, non ha un fegato da leone.— L.iniz>tiva di morire, vi dico! A noi si 'dànno ordini come se fossimo dei capoirali, e si comanda al nemico come se il De Vins e quel rimbambito di un Colli fossero alle dipendenze del cittadino Buonaparte. E' vero o non è vero? " P«n0 dL' M«»eboiS Il generale Scherer, per troncare una discussione che minaccia di prendere ^ cattiva piega, cede al desiderio di Massena e, da un fascio di carte che tiene chiuse nello scrittoio, trae il fa- rnoso piano e ne comincia la lettura fra l'attenzione vivissima e il raccogli-' mento dei suoi divisionari che, a poco a Poc0' vedono sorgere davanti agli oc- chi la visione dei campi di battaglia sui qUfUi un0 sconosciuto generale di artiglieria fa muovere, come su una scacchiera, lo loro divisioni. |J —L'Armata d'Italia — scandisce il i generalissimo — occupa la cresta superiore delle Alpi e qualche posizione sugli Appennini. Il nemico è padrone di Vado che bisogna subito riprendergli. « La linea montana tenuta dalla nostra Armata corre su un arco che ha uno sviluppo di novantacinque leghe, e non si possono quindi muovere le truppe dalla destra alla sinistra o viceversa, in meno di venti o trenta giorni. Il nemico invece, che di questo arco occupa la corda, può, in tre o quattro giorni, cambiare la direzione dei suoi attacchi. « Questa circostanza topografica rende a noi difficilissima la guerra difensiva e i mezzi che occorrerebbe impiegare per sopportarla più a lungo verrebbero a pesare enormemente sul pubblico tesoro. Bisogna passare immediatamente alla offensiva e portare, prima di tutto, la guerra negli Stati del Re di Sardegna, minacciare la capitale e indurlo alla pace, e poi obbligare gli Austriaci a lasciare il Piemonte, seguitando contro di essi le operazioni. « Questi due obbiettivi si raggiungeranno impadronendoci della fortezza di Ceva, e minacciando da questa il Piemonte e li Lombardia. « E' dunque indispensabile cambiare il teatro della guerra; entrare in Piemonte e decidere il Re di Sardegna ad una pace immediata offrendogli buone condizioni perchè possa accettarla. Appena noi saremo padroni di Vado, gli Austriaci si ritireranno di preferenza su posizioni dalle quali potranno difendere la Lombardia e i Sardi, naturalmente, correranno a sbarrarci ic strade del Piemonte. L'ombra di Buonaparte « A questo punto, con ogni probabilità, concluderemo la pace con il Re di Sardegna e allora, prima che gli Austriaci lo sappiano e d'accordo con i Piemontesi, invaderemo la Lombardia dove conquisteremo le indennità da pagarsi al Piemonte per Nizza e la Savoia. Se la guerra ci sarà favorevole, in primavera saremo padroni di Mantova e di qui, impadronendoci delle gole di Trento porteremo la guerra, insieme all'Armata che avrà passato il Reno, nel cuore degli Stati ereditari della Casa d'Austria. « L'Armata d'Italia deve dunque cacciare gli Austriaci da Vado e da Loano, approfittare degli ultimi mesi della campagna per prendere quelle posizioni che permetteranno alla truppa di svernarvi, minacciare il Piemonte proteggendolo poi, a pace fatta, dalie ire dell'Austria, e finalmente conquistare la Lombardia. « La prima operazione che dovrà compiere la destra della nostra Armata per raggiungere questi obbiettivi, sarà quella di impadronirsi del colle di Son Bernardo e di Rocca Bardena di dove, per Bardlneto, raggiungerà Nostra Signora della Neve. ■< Nel medesimo tempo un'altra colonna, per Loano, salirà al colle del Melogno che il nemico sarà costretto a sgombrare. Operando anche per Murialdo ed occupando Biestro taglieremo fuori la grande rotabile Savona-AltareCarcare. •t Da Biestro si spingerà una colonna sopra Montczemolo per fingere un attacco da quelle parti e in realtà attaccheremo le alture di Pallare e di Carcare obbligando cosi il nemico ad abbandonare Vado. Al termine di queste operazioni l'Armata d'Italia avrà preso lo schieramento di Rocca Bardena, Mclogno, Nostra Signora della Neve, Biestro, Pallare e Carcare. « All'alba del secondo giorno bisognerà portarsi su Altare, Mallare, Savona e San Giacomo obbligando, soltanto con la manovra, il nemico a ritirarsi; se invece cercherà d! resistere occorrerà attaccarlo, vincerlo ed inseguirlo. « Il terzo giorno noi veniamo cosi ad essere padroni di tutte le posizioni che il nemico avrà abbandonate insieme al c rreggio e alle rtiglierie. ,j u quarto giorno lo si d.dicherà all'inseguimento degli Austriaci che si ritireranno prima su Alessandria poi si. Acqui. Contemporaneamente un'altra colonna raggiungerà Montczemolo. investirà e prenderà il campo trincerato di Ceva ove si concentrerà tutta l'Armata in attesa delle proposte di pace che verranno offerte dal Re di Sardegna ». Il generale Scherer ha finito di leggere il piano dettato da Buonaparte e il silenzio" ùi prolunga. Nelle, sala arriva i! brusio dei soldati che percorrono !e strade di Albenga. Ormai è discesa la notte e il vento freddo che ha cominciato a soffiare in quegli ultimi giorni di novembre si insinua rabbiosamente nel labirinti lei vicoli. Dalle finestre delle case "Urano, qua e là, le debolis sime luci delle lanterne ad olio e sol- tanto quelle del palazzo occupato dallo Stato Maggiore Francese che non fa economia di illuminazione e che brucia le costosissime candele, sciuLillano get- jtando il loro riverbero sulla piazza de-Iserta. I t.e divisionari, dopo la letoira deldocumento, sono rimasti muti e comeassorti >lla fiammeggiante visione cheil piano di guerra ha destato celle lorofervido ed eroiche fantasie. Ora essicercano di liberarsi in qualche mododa quella soecie di fascino sottile, nondisgiuntT da un certo senso di fastidio-sa inquietudine, che e nitrato quasi disoppiatto nei loro spiriti piegandoli apoco a poco come sotto al peso di unavolontà lontana eppure presente e in-flessibile, più prepotente dei loro stessiistinti sempre cosi pronti alla insoffe renza e anche alla ribellione. Sembra che sul tracciato del vecchio piano del maresciallo Maillebois segnato sulle carte topografiche distese sul tavolo davanti al quale sta ritto e pensoso il cittadino Scherer. sia passato rapido e imperioso il dito di un essere ancora avvolto nel viluppo misterioso del destino e che adesso, dopo quel contatto, le linee brillino e fiammeggino come serpentelli i quali, partendosi dalla spiaggia del Tirreno, portano il loro fuoco dentro le rughe profonde delle montagne per lanciarlo poattraverso le pianure di mezza Europa fine alla grande arteria azzurra raffigurante il corso del Reno. Il vento, sempre più impetuoso batte in breccia le persiane delle finestre mal chiuse, e per le strade vuote e sonore come conchiglie sembra che risuoni un intermittente rullo di tamburi. In quel momento, a rompere l'incanto, entra nella sala il divisionario Victor e aferma perplesso sulla soglia: gli atteggiamenti dei colleglli gli fanno dubitare che un rovescio sia toccato di sorpresa a qualche reparto. L'intrepido Victor dopo aver guardato di sfuggita il generalissimo, chiede ci Serrurier che cosa sia successo. — E' successo — risponde quasi con stizza l'interrogato — che domani marceremo sulle orme del maresciallo Maillebois... — Tanto meglio — esclama il Victor come sollevato da un incubo e, racco¬gliendo le cinghie della sciabola che gliè scivolata fin sul pavimento se nepreme 1 elsa contro al fianco piantando-si prima suU'« attenti! » davanti al co-'""mandante e abbozzando poi con la cerna piumata uno svelto saluto circo¬lare, soggiunge: Cittadini, questainazione comincia ad arrugginire i no stri uomini... I quattro divisionari si raccolgono presso al tavolo e lo Scherer, dopo ave: spiegato che gli ultimi avvenimenti del la campagna hanno modificato di pochissimo la situazione generale e che ritocchi portati allo schieramento del l'Armata dopo la debole controffensiva degli Austriaci non hanno mutato le grandi linee del piano di operazioni proposto un anno prima dal Direttoriocomincia ad esporne i dettagli per la esecuzione. Egli dice che le ricognizioni eseguite nei giorni precedenti dall'Augerau e dal Serrurier, lo hanno edotto sufficentemente circa le posizioni occupate dagli Austriaci e che la intensa propaganda compiuta dal Masseria presso le truppe lo assicurano delio spirito combattivo che anima ancora i reparti dell'Armata. Aggiunge però di temere che gli venga a mancare l'elemento della sorpresa. — La sorpresa riuscirà se noi attaccheremo subito — interviene il Massena al quale non garbano i soliti tentennamenti dello Scherer. — Non bisogna attendere un giorno di più. E' vero che il mio brigadiere Charlet ha preso d'assalto cinque giorni fa, cioè il diciassette novembre, un posto di osservazione che il generale Argentau aveva distaccato a Campo di Pietra, ma è altrettanto vero che l'Argentau, il quale è un perfetto imbecille, non ha preso sul serio questo assaggio da me ordinato, e eli e ha fatto anche ritirare dalle roccie dello Scaravaion i suoi soldati levandoli da quel magnifico terrazzo naturale dal quale potevano osservare ogni nostro movimento, portandoli al riparo da! vento e dal freddo nella conca di Bardineto. che è situata dietro, e più in basso, del colle. Come se non bastasse, il comandante austriaco, che è tenero di cuore e duro di testa, ha anche permesso ai suoi ufficiali di discendere a Loano a godersi il sole della riviera. L'inìzio dell'offensiva n comandante in capo dell'Armata d'Italia, vincendo a questo punto la naturale timidezza che, dicono i maligni, lo assale ogni qual volta si trova nella necessità di prendere contatto con , nemico e di sentire il sibilo delle pallottole dei loro fucili, annuncia, quasi ipnotizzato dallo sguardo dei suoi divisionari decisi a non lasciargli perdere un giorno di tempo, che ha l'intenzione di iniziare l'offensiva all'alba del giorno seguente. Siamo quindi distanti poche ore dall'attacco che all'alba dovrà sterrarsi su tutto u . fronte. « Il cittadino Serrurier — dloe! Jo Scherer seguendo con l'occhio ora la carta topografica, ora l'ordine elei ì Direttorio, o meglio di Buonaparte o addirittura, come insinuano i "suoi di- visionari, della buon'anima del fu Ma- L resciai io Maillebois — attaccherà nel- ! la direzione di Garessio. ner la valle del'Tanaro; Massena prenderà d'assai- 'to Rocca Bardena occupata da: Pie- muntesi nel versante occidentale e da- gli Austriaci in quello orientale, mi- rando a porsi fra auesti e quelli, e penetrerà fino a Bardineto; Augerau punterà sugli Austriaci schierati con la Balestrino!""il" castello che Dorta sinistra a Loano e con la destra verso monte Ravineila. L'azione si svolgerà quindi su una fronte di ventisei chilometri, da Loano a Monte Berlino sulla sinistra del Tanaro. — Le anioni si inizieranno contemporaneamente e — conclude lo Scherer guardando Massena che non duo celare un sorriso di soddisfazione, poiché quelle disposizioni tattiche sono perfettamente uguali a quelle da lui suggerite alcuni giorni prima — lascio a voi il compito difficile dei collegamenti. Non possiamo contare che su uomini a piedi, e forse neppure su questi, data la difficoltà del terreno da percorrersi. Ci aiuteremo con segnalazioni a vista allorché saremo sulla linea di cresta... I quattro divisionari si lanciano delle rapide occhiate d'intesa. Si lasci l'are a loro e i collegamenti non mancheranno. Come questi si svolgano nessuno lo sa con precisione, e nessuno forse è mai riuscito a stabilirlo. Le colonne, però, anche se separate le une dalle altre da grandi distanze, anche se gii ostacoli naturali impediscono ai soldati dell'una di scorgere i soldati dell'altra, marceranno allineate come su una piazza d'armi. I generali procederanno di pari passo tra le fitte boscaglie, legati da nient'altro che dal loro istinto sicuro e infallibile. All'alba del ventitré Novembre, i! cannone tuona su tutta la fronte. Non c ancora giorno chiaro, che già il brigadiere Miollis della divisione del Serrurier fa avanzare i suoi uomini verso que- sto nome domina la valle dal sommo U una roccla che si erge al centro di un semicerchio di montagne coronate dalla difesa piemontese. 11 borgo del castello a poco a poco si indora al sole che nasco eppure, anche essendo ormai tutto illuminato appare tuttavia indecifrabile ed enig matico cosi raccolto com'è attorno al- j la piramide di pietra viva e quasi raggomitolato in più volute attorno agli speroni e alle torri del maniero cinquecentesco. Comincia l'epopea Ogni sua strada, fiancheggiata da muncciuoli tanto alti da precludere qualsiasi visuale, si sprofonda improvvisamente sotto archi e voltoni e dirompe per rapide gradinate su pianerottoli senza uscita, pieni dei leggeri brividi del capelvenere. Soltanto la piazza della chiesa, che è come ii cuore silenzioso de.' paese, provoca un breve respiro di sollievo con la visione di cinque stradicciuole che si di-i ! partono a raggiera dal sagrato: ma anche questa illusione di libertà e di mpirò dura un attimo. I cinque vi- coletti corrono e oi svolgono per breve (tra.u° m Plena !uce ,come, serpentelli pietrificati poi, di colpo, si arrestano contro gli spalti del castello o, discendendo e restringendosi in altri vicoli e girando con spirali sempre più strette, si ricongiungono in un nodo di dove ricomincia quel senso di misteriosa perplessità sospeso su questo pugno di caso. Dai monti circostanti le fanterie hanno fulminato per tutto il giorno alcuni reparti del Miollis che si sono perduti in questo dedalo, come storditi dal continuo giuoco di ombre e di luci, ingannati dagii inutili ripari offerti dai muri che lasciano invece le strade visibili e aperte da chi ii guarda dalla montagna. Nelle boscaglie, dove sono annidati gii arditi Piemontesi, anche durante la notte, le bocche dei fucili seguitano a tirar fuori le loro lingue di fuoco. Serrurier è stato bastonato e si morde ì pugni; egli intuisce che sulla sua andippvdestra Massena e Augerau proseguo- lItedno invece la marcia. A Parigi, Buonaparte « ascolta > l'anelito di questa battaglia e, con il cuore in tumulto, dà di sprone all'alato cavallo della sua fantasia e del suo qgemo. ì aERNESTO QUADRONE. ì