Le fortune di una spia

Le fortune di una spia Storia, e leggen ci su a-cjli aJ.taorl di uLrì'ep>op»ea Le fortune di una spia FINALMARINA, ottobre. |eIl sedicente naturalista e giornalista; dsvizzero Penzich che, come si è dettolanell'articclo precedente, nel 1795, al- b'addensarsi della procella napoleoni-;Mca, faceva la spola tra il canino fran-i bcese e quello austriaco, dopo dipinto al v Maresciallo De Vins un quadro rmenzognero della situazione francese, ; sprendeva umilmente congedo. Il Feld mMaresciallo, senza sospettare in lui,' neppure lontanamente, una spia dei| incesi e gli ha anche concesso un la-; taclapassare c offerto due ufflciali perchè o accompagnassero sulle posizioni oc- tcupate dal suo esercito. Allora « L'intcl- aligence Service >, non aveva ancora fat-j to scuola e bastava un paio di occhiali, slma cassetta a tracolla e un poco dilfacoia toEta P«r vincere ogni diffidenza 1 o passare impunemente da una linea al-.v£frà degU ^rciti bemgeranti. n generalissimo austriaco, d'altron- ! de, non pensa più alla guerra, crede che 1 francesi si siano ormai ridotti nei quartieri d'inverno e ritiene di avere la- vorato anche troppo per quelle misera- blli trentasettemila ccntoventotto lire ch<J annunlmcnte „n r,assano i Piemon- tesi. La campagna del 1794 non si è for- so conclusa con la battaglia di Dego? L'annata, è vero, non è stata troppo, brillante e, su tutto il fronte, l'attività ■ si è ridotta a pochi combattimenti di ! nessuna importanza, ma, in fin dei con-iti. l'esercito imperiale è perfino passato lall'offensiva... , . ,. j D. . 11. jLe castagne di don riantelll |A tale proposito il Feld Maresciallo j si ricorda che nell'anticamera lo atten- idono due ecclesiastici ed un fattore di Carcare, che egli stesso ha fatto chla-1 mare per ringraziarli di un grande sor- ! vizio reso alle truppe del suo divisio- nario Collarcdo, e prega perciò Tinse-;parabile e fedelissimo amico Binncnfeld, iun fornitore di viveri, foraggi e mulct- jti, arricchitosi smisuratamente durante • le campagne d'Italia e insignito dell'or-\dine di Maria Teresa, di introdurli nel suo studio. I due sacerdoti ammessi alla presenza del generale De Vins sono i fratelli Piuma, cappellani militari a Savona, e ; il contadino di Carcare si chiama Pie- tro Pizzorno ed è fattore di don Nicolò Piantoni, legato da saldissimi vincoli di fedeltà alla Casa Savoia. II Pizzorno, che era conosciuto tanto dai soldati austriaci quanto da quelli francesi che si fronteggiavano sulle terre del suo padrone, passava a piacimento dall'una all'altra trincea, e, ogni notte, riferiva ad un ufficiale austriaco quanto era riuscito a vedere nel campo francese. I due ecclesiastici alla loro volta recavano a Savona, dove risiedeva il Quartiere Generale, tali preziose notizie. Alla vigilia della battaglia di Dego il Collaredo stesso confida al Pizzorno che, pure essendo nelle migliori condizioni per attaccare i francesi polche possiede delle artiglierie che quelli non hanno, non può passare all'offensiva perchè le sue truppe mancano di viveri, e allora l'intelligente contadino offre all'indeciso generale di vettovagliare con le castagne di don Nicolò Piantoni i soldati imperiali... — Fateli entrare — grida il barone De Vins, volgendosi verso la porta, sulla soglia della quale è apparso l'amico Binncnfeld — voglio congratularmi personalmente con questi bravi patriotti... I due sacerdoti e il fattore si inchinano un poco turbati davanti al Feld Maresciallo e questi, o per metterli a loro agio o perchè il ricordo dell'episodio gli suscita veramente l'ilarità, accoglie i visitatori con una cordiale ri- ata. — Caro Pizzorno — esclama il generalissimo — raccontami in che modo tu sei riuscito a far vincere una bat- taglia a quel mio bravo Collaredo. Se non sbaglio, il merito della vittoria va dato alle castagne del tuo padrone... Tutte le cose, a quei tempi, la crisi e le battaglie comprese, si risolvevano più semplicemente di adesso. Lungo le linee austriache II naturalista Penzich la mattina del 13 novembre si incontra sulla grande piazza di Finalmarina con il luogotenente Roda e il maggiore Marchetti che, secondo gli ordini ricevuti, lo devono accompagnare a visitare le linee austriache. Quattro ussari fanno loro da scorta e aprono la strada. Il cavaliere Marchetti, cho vuole sondare lo svizzero, proveniente dal campo francese, entra subito in argomento, chiedendogli quale sia lo schieramento delle truppe repubblicane. Il signor Penzich non ha nessuna difficoltà a rivelargli che I francesi sono distesi fra Borghetto, Balestrino e ZuccarcKo con dei collegamenti a Tenda. — I soldati — soggiunge lo svizzero — sono mal vestiti e mal nutriti. Di positivo non c'è che l'intelligenza dello Schercr, comandante in capo dell'Armata d'Italia, e il valore dei suoi divisionari Massena, Augerau, La Harpe, Scrruriere e Victor. — Certamente tutti migliori dei nostri — esclama senza alcun ritegno il maggiore Marchetti. — Se non avessimo il barone De Vins noi saremmo ancora a Vado e il Colli ancora a Ceva. Questo decrepito generale dopo avere dislocato i Piemontesi sulla* sinistradella Bormida, a monte Berlino e sulla sinistra del Tanaro, si è addormentato definitivamente... Non vi dico poi che cosa valga il divisionario Argentau ehe, senza le alte protezioni di cui go-[cde a Vienna, a quest'ore sarebbe a casa la fumare la pipa. Anche con questi brillanti elementi però, il nostro Feld griuscirà a in prima i.s|Pimo in altrettali- adfMaresciallo, che è un genio, battere i francesi ai quali, vera, farà vedere che rosa vaie l'Impe rlale Regia Armata d'Italia. A propo sito, signor Penzich, a quanto fate ani montare i contingenti francesi? — A quarantamila uomini circa... —E noi austriaci ti, più 1 ventimila piemontesi, La strana comitiva è arrivata intan to alla Bastia, una collina che si erge alle spalle di Verezzi e posta quasi al centro dell'anfiteatro dille Alpi. Di qui si domina l'incantevole paesaggio della costa ligure con le sue fascie marcate con precisione calligrafica e distese longitudinalmente cerne tre tappeti di diverso colore e disegno sui terrazzi che dal vertice del morto digradano alla spiaggia. Il primo di questi, che ha per frangia la spun>.:i del maro, ap-- pare tutto festoso di palme e oleandri, cscreziato e marezzato dall'argenteo |Stremore degli olivi; ,;0 invece si afferra guardo di' contrasti astate sui « gradoni »'dai rd1fcgaRdorlj c (lalle fitte boscaglie tagliate -«--•••• qua e là dalla vivida bianchezza dei muriccioli fiancheggienti il tortuoso svoio-t.rsi di mulattiere e sentieri al termine dei quali sbocciano i rosati vi laggi cui i Saraceni, in poco più di due- meentò anni di ìor"pérmànen^ ria narmo jmpresso un certo ruvido ca-Srattere di fortilizi speronati e trafo-;rati in nero da androni e sottopassag- ' gì, propizi agli agguati e alla difesa.l Finalmente, l'ultimo e il più alto tap- ! peto della fascia rivierasca, è tutto co- ' lorato dal tenero verde dei'pascoli cheln mosaico abbagliante dei macigni !spesso interrompe e fra il dedalo dei iquali vanno movendoci" le oc-ore deil pastori solitari e fieri padroni del^ Dae ^Ei0'vuoto e luminoso jmacieni; dei; " K aggio vuoto e luminoso. La « soldataglia » di Scherer j | I II signor Penzich seduto :'i piedi del- la torre che si erge sulla Bastia, ps- erva un piccolo elemento di trincea\ed una ridottina di sacchi a terra a1 guardia della quale stanno pochi sol- j dati. Il grosso deile truppe è ormai di-jsceso in riviera. Idor- - di" — Lassù — dice il loquace cavaliere Marchetti indicando un avvallamento jben visibile anche di lontano sulla sale delle Alpi — vi sono le nostre fese del Melogno; più a destra, dove Ivedete quei torrioni di granito, vi sono;quelle di Rocca Bardena dietro la qua- le trovasi la famosa piazza d'armi na-Ìturale di Bardinetto, un fondo di lagojquasi pianeggiente dove si potrebbe : anche concenti-aro un'Armata di mano- : yra. Più a levante potete intravedere.il colle di San Giacomo anche occupa- to dalle" nostre truppe. In basso poi, isulla spiaggia, distinguete perfetta- ; mente lo case di Loano e La Pietra... I francesi ad Albenga fanno gazzarra, a quanto mi si dice, e si abbandonano senza ritegno al ladrocinio e al sac- cheggio. Qui da noi, con un'attiva pro-jpaganda fatta con libri ed opuscoli, sono "riusciti a seminare le loro idee novatrici, e perfino qualche prete vi aderisce... A Fir.aic il capitano di spiaggia Melzi e a Borgio l'avvocato Cucchi si fanno già chiamare cittadini... — Dunque se i francesi avanzeranno — insinua il signor Penzich — troveranno il terreno pronto a riceverli. — Adagio — ;;i affretta a precisare il maggiore Marchetti; — il clero, i contadini e i signori avversano in generale i francesi perchè rubano, bestemmiano e si .ibbandonano ad ogni genere di incontinenze. Non so che cosa potrà ottenere lo Scherer da una simile soldataglia... Nel campo francese — osserva il naturalista — c 'è dell'entusiasmo anche se il vitto scarseggia e se la disciplina è poca... I duo ufficiali e lo strano borghese [discendono quindi verso Borgio, rag- |giungono il campo austriaco che è sul- le rive del torrente Marcinola e prose guono fino a Loano dove, nel palazzo dei Doria, li ricevo il valoroso generale Roccavina che si mostra molto serio e riservato ancorché passi per uno dei generali più popolari e amati dalla truppa. Gli ufficiali che hanno lasciato le posizioni c sono discesi a svernare e a divertirsi in Riviera, ritengono in modo assoluto che nessun fatto d'armi turberà la quiete del prossimo inverno. — Ho i miei dubbi — dicc gravemente il Roccavina — e sono stato informato di alcuni importanti movimenti compiuti in questi giorni daile truppe francesi. Se il Felci Maresciallo De Vins — osserva il capitano Marziani, dello Stato Maggiore — permette ai suoi ulti- elafi di accantonarsi fin anche a Sa-vona è segno elio è sicuro del fatto suo. Nel campo piemontese Con pochissimo rispetto del generalissimo, il luogotenente Roda si permette di faro osservare che il barone De Vins forse per il suo stato di sa- Iute, è piuttosto debole e indulgente... — Il nostro comandante - rimbecca prontamente Marziani — sa benissimo fin dove può essere indulgente... vorrei che fo.-sero della stessa sua stoffa l'Ar- gentau e il Colli... In primavera faremo 1 assolutamente qualche cosa... 1 piemon- jtesi però devono pensare a difendere casa loro, e noi penseremo a difendere a nostra, — Ma — osserva timidamente il signor Penzich, che quella conversazione interessa moltissimo — e l'alleanza? svizzero, al quale il lasciapassare del Peld Maresciallo apre tutto le strade, arriva a Ceva, che trova gremita di soldati piemontesi. Egli r.ota subito la differenza che passa fra queste truppe se . cd lnTe^ S,ÌS-^Ìi^.Slf^,^ ?~ ^iS mrtc- L'alleanza - rioatte il MaTzianl valzando la voce-è una bellissima co-! gsa, ma ognuno deve badare ai fatti suoi, mti 11 4. ii„i_i,Il quindici novembre il naturalista ì unlrie, disciplinate, temprate alle fatiche ! della montagna e quelle austriache, che '1 primi freddi hanno già costretto a ri-1 fugiarsi in basso, e le francesi che man-jcano finanche delle scarpe. All albergo della Corona Grossa il si-1 gnor Penzich fa subito conoscenza di alcuni ufficiali. Un capitano del Real:Regglmento dei granatieri lo mette al (ìene i.•oriento della situazione. Duo sono le ■ egli dice ■ l'Austria pace Meglio i cernici che gli amici Il pseudo naturalista osserva i 1 laiI morosi ufficiali ospiti dell'albergo. So- ! [ ossi appartengono quasi tutti a nobili'.ffimlg1Se Piemontesi e i loro nomi sono I "Vó- notl fra 1 soldati dei tre eserciti, iUno ch a-ueati intiervicne nel dscorso. — — dicc i! giovane ufficiale — staremo contro la Francia non perchè sia Piu sicuro, ma perchè è-certamen-; t2 Più onorevole. Slamo divisi dai no-.3tri alleati dal nostro stesso tempera- ! mento' dai nostri sentimenti, dalle no-, 3tr0 ahitudini e per di più dai nostri in- teressi, ma non importa. Ci comanda 1-0 ouuiiu unui utu uu- ,stri alleati dal nostro stesso tempera- ! un generale austriaco che è freddo con ! noi e geloso delle nostre truppe e dei | nostri successi, eppure noi rimarremo ugualmente fedeli al patto di alleanza... _ a. Vàn fané pi d'inai j'alman amis, 'r}le ij fransseis nemis — esclama un vecchio « 'croupier » che ha seguito sor- , ridendo lo sfogo e l'infocata professio- ' ne di fede del suo giovane compagno'd'armi e, senza curarsi della presenza ! _ 0óì aiman.„ Figuratevi che sono ' entrati in Piemonte soltanto alla fine' del naturalista, che egli ritiene un au jsiriaco, prosegue con voce tonante: deila campagna dell'anno scorso... Prima, con buona pace di ouel cochon di -OQ vins, avevamo con noi i reggimenti ÌBelgIoiÒ30 e Caprara, una raccolta bizzarra di disertori di tutti i paesi, e un corpo franco composto di mille bandi ti, camuffati da croati, che amavano .più il saccheggio della gloria. Queste erano le truppe accorse in nostro aiuto! ipoi l'Austria ci mandò un plotone di ; generali... che Dio li abba in gloria. II giorno dopo il naturalista ritorna per la strada del Melogno, passando per Bagnasco, e arriva a Finalmarina, dove si presenta al generalissimo au- jstriaco per partecipargli le sue impres- sioni e l'opinione che si è fatta delle truppe piemontesi. — Vi ringrazio — esclama il De Vins — ma non ne avete capito nulla. Seguitate a studiare botanica. Colli si lascia sedurre dai suoi piemontesi, ma per fortuna ii comando resta a me. E' vero che S. M. Vittorio Amedeo III tende all'autonomia, ma S. M. Apostolica Imperiale e Regia non permetterà mai una tale pazzia. Andate, andate pure, signor naturalista, a raccogliere le vostre erbe; vi consiglio però di non trovarvi, in primavera, sotto al tiro dei miei cannoni... Tre giorni dopo la barca di padron Borgallo scarica ad Albenga del grano contrabbandato da Genova e il signor Penzich, che viene subito interrogato ansiosamente da Massena e Augerau. Ho paura - esclama ad un certo [punto Massena - che i piemontesi sia |n0 piu ai corrente della situazione degli austriaci e più preparati anche ad una immincnte azione in montagna. Bisogna sbrigarsi. Buonaparte pensa la stessa cosa e, per il tramite del Direttorio, invia allo Scherer il suo piano di battaglia da mettersi subito in esecuzione. ERNESTO QUADRONE.