I Maestri dei metalli

I Maestri dei metalli L'ITALIA IL MONDO I Maestri dei metalli o — i a a r e i e e a i , i n n a , o a , : — ci o i- VAL ROMPI A, ottobre. Può un eolpo eli martello, vibrato in un nostro cantiere, avere una risonanza oltre 1 confini, al di là degli stessi Oceani? Qual'è stata e qual'ò l'irradiazione del lavoro italiano, sia esso dovuto al gigantesco sistema verticale o all'umile bottega dell'artigiano? Quali antiche firme del nostro paese, (piali segreti di fabbricazione hanno potuto, echeggiando o trasmigrando all'estero, apprendere nuovi metodi di lavoro, creare le altrui fortune? Mercanti e banchieri toscani ed astigiani trasmigrati durante il Medioevo in Inghilterra insegnarono agli uomini della City il segreto della potenza finanziaria. Navigatori liguri e amalfitani appresero a gente straniera il maneggio del timone e della bussola: liutai italiani svelarono il mistero dei legni cavi che vibrano armonie. Setaioli e arrnainli diffusero dall'Italia nel continente le soltlli ingegnosità della lavorazione. E' tutto un tesoro italiano che molte volte li altri hanno sfrullato al 100 per VX). Anche oggi (•nonostante la povertà di materie prime, le cui enormi fonti sono detenute, da popoli più fortunati e quindi materialmente più potenti) la. semeii- i delle idee e delle iniziative non è morta in Italia. Antiche tradizioni non sono spente, e nuove intraprese, più vaste, si sono innestate sopra di esse. C'è tutta, una merce varia, dal tessuta al genere alimentare, dal prodotto dell'arte a quello della natura, che va ancora pel mondo a portare i segni lan- ibili d'un'espansione, e soprattutto di una volontà d'espansione tutta Italiana. Questa è la ragione della nostra presente inchiesta, che sembra prendere le mosso da un'immagine poetica, ma in vero parte da. fatti controllali e da realtà, spesso non conosciuto o misconosciute dallo stesso pubblico Italiano. La terra d'acciaio Il nostro viaggio comincia, da una valle, che giace a un dipresso tra il 45° e il 46' parallelo di latitudine Nord. Potrebbe quindi trovarsi nello Stato d'Oregon o in quello di Montana, negli Stati Uniti. In questo caso siamo certi che i colori dell'immaginazione esòtica l'arricchirebbero di fascini avventurosi e cinematografici. Si chiamerebbe senz'altro « Valle d'acciaio »; sarebbe percorsa in tutti i sensi da macchine rombanti. 1 suoi uomini avrebbero, grazio al cappello ipionicresco e alle maniche della camicia rimboccate, un aspetto romanzesco. Invece la valle di cui vogliamo parlare, pur giacendo tra il 45° e il 4G° (giacché i paralleli terrestri non fanno differenza di razze o d'egemonìe) si trova nella regione padana: è la Yaltrompia. Senonchc la sua storia e fors'anClie più ricca, più nobile di quella di ogni altra zona produttrice del mondo. I suoi pionieri, i suoi artefici non sono di ieri. La loro fèrrea Araldica risale ai millenni. La loro opera, iniziatasi dall'epoca romana, ha avuto fulgori d'acciaio attraverso i tempi. I loro blasoni hanno il conio inconfondibile della originalità. La loro gloria lui varcato e varca ancora frontiere e ocèani. Dalle viscere metalliche d'una terra dura, dai grigi filoni inflessibili questi uomini trassero faticosamente, l'elemento ciclopico del loro lavoro; espressero dal ferro, talvolta scavato con semplici raspe e. coltelli, capolavori inimitabili che brillarono nei grandi manieri; lame incise e damaschinate, pugnali e pistole cesellale, quasi lavori d'oreficeria, per cui il nome dei Maestri bresciani dei metalli, andò ipel mondo. La tradizione, continuandosi fino ai nostri tempi, attraverso le trasformazioni e le amplificazioni imposte dalle esigenze moderne, fece di questa vallata, specialmente dal 1915 a, 1918, il ciclopico cantiere dal ipiale si riversarono a fasci, sugli scacchieri della guerra, le mitragliatrici, i fucili, i moschetti, lo pistole, i pugnali che (permisero al nostro Esercito di lottare contro la potenza teutonica, di fiaccarla, di conquistare la grande vittoria finale. I crateri di Bovegno uvdScandendo dall'alta vallo verso Broscia, si trovano, quasi schierati, i seculi. Prima le testimonianze geologiche; poi le prime forme dell'industria umana e iulliie le alte ed estremo forme di essa. Ecco la zona arcaica di Bovegno, di Gallio, di Piv.zase. Qui la montagna .appare ancora tutta bucherellala di l'avi di bugni metallici di cupi crateri; forata di bassi cunicoli,, quasi vie di talpe. Qui, in epoca antichissima, venivano*sfruttati i giacimenti di ferro, che per quel tempo e pei bisogni delle milizie d'allora, apparivano nifi che cospicui. I Romani, dall'occhio aquilinoavevano ben riconosciuta l'importanza della /.una. Non tardarono infatti a muover guerra alle popolazioni triuuipline, che tuttavia opposero agli invasori uu'aecani'a resistenza. 11 loro nome è inciso in un arco d'Augustoinsieme tigli abitanti della Val Sabbia essi furono, da Cicerone, definiti «bellicosissimi honiines ... Tuttavia dovettero piegare e, dapprima, come schiavi ad incintiti, lavorarono ti scavare iferro da questi stessi scuri ronchloniPoi, ottenuta la cittadinanza, che le loro fiere virtù meritavano, i triuniplini continuarono 11 lavoro minerario suddividendolo tra famiglie e tramandandolo, come un privilegio, di padrin figlio. Ogni famiglia sfruttava un filone di ferro. Al lavoro partecipavano anche le donne. Carponi, strisciando lungo i cunicoli esse trasportavano sulla nuca le ceste cariche dterra ferruginosa che, col piccone, gl e ; e i e e i o , e uomini avevano faticosamente scavato. In un prezioso librétto di Massimo Bernardi sul Ferro brrteiano si legge che durante i tempi dei Comuni, e poi del dominio Scali,-.no e dei Visconti (1073-1426) a Bresci.) a in Valtronipia era in uso la fabbricazione delle armi. Col ferro estratto dalle miniere triumpline, «si lavoravano dardi, picche, lance, spade, pugnali, celate, corsaletti, corazze, scudi, manopole, targhe ere. ». Nei Codici di Bovegno — che risalgono al 1341 — si tratta abbastanza ampiamente delle miniere e dei modo d'estrazioni del minerale. La fabbricazione prende maggiore incremento con l'Invenzione delle armi da fuoco, delle quali In prima memoria risale al 1200. Nel 1216 a Gardone si facevano « bombarde » e mortai, che lanciavano perfino pietre di 300 libbre. Bombarde dì ferro guarnivano gli spalli di Brescia nel 1311 durante l'assedio posto da Arrigo VII e nel 1438 dui-ante la disperata e vittoriosa difesa contro Niccolò Piccinino. C cosi, dalla Va 11 rompi a, na'-que per la prima volta io «schioppo» o «schioppetto » che doveva rivoluzionare il campo delle armi da fuoco. Ma i lavori minerari assursero al più alto grado d'intensità sotto la Repubblica Veneta, che coninnò un « Codice minorale • l'unico che sia stato pubblicato in Italia. E cominciò anche, dal secolo XIII, l'esportazione delle armi, la cui fabbricazione costituiva un privilegio degli artnaloli bresciani, essendo proibito vender-;, fuor che ad essi, ferro per armi. A Sàrezzo, sorse nel 1544 una fonderla di cannoni, per opera della famiglia Bailo, che in un sol anno l'use 120 cannoni, 2000 bombe, SODO granate. Clienti delle fabbriche bresciane erano non soltanto Venezia, i Principi italiani e il Papa, ma. l'Imperatore, la Grecia, la Turchia i' tifilo il Levanti-. Sul finire, del '600 l'industria decaddi-, ma ebbe una fiorente, ripresa nul '700 per opera di Lazzaro dominassi da Gardone. Da lui furono chiamate « Lazzarine • quelle, canne'che divennero celebri anehp per gli artistici fregi di Carlo Botturelli. Preziosi esemplari dell'opera dell'artefice bresciano, trovanti oggi in raccolte passate in Francia, in Iscozia negli Stati Uniti. Altre canne, chiamate « gregoni, greghefti, danziche, parangoni, trioni ecc.. n andavano in Oriente, pel tramite di Spcraitdio Motti di (lardone, che teneva una ricca bottega in Venezia. In questi anni prende anche sviluppo la fabbricazione dei fucili da caccia, nuova forma di quest'arte folgorante. Gardone terra di fucili Tuttavia il periodo aureo della produzione bresciana e triuniplhia è durante il Re^no italico di Napoleone. Nel 180(5 il Viceré Beauharnais concede alle officine di Gardone il titolo di « Fabbriche Reali ». Dal 1802 al 1S05 si fabbricano, su ordinazione del Governo, 7O.OÒ0 fucili. E dal IS06 sino alla line del lleIgnp italico si producono uniiiiiihiienlé iO.OilO fucili e 9000 sciabole. Soltanto il sospettoso dominio austriaco viene a Ilimitare la fabbricazione dello ai-mi, riuscendo a spegnere, gradualmente, la industria di guerra. Col Regno d'Italia invece l'attivila riprende più intensa liei bisogni dell'Esercito e della nazione risona. Il progressivo esaurirsi dei filoni conosciuti, per le sempre più vaste esigenze della metallurgia moderna, non significa tuttavia che reflieienzu mineraria delle valli bresciane sia spenta. Secondo l'opinione di esperii altre ricchezze, non ancora sondale, giacciono rladdrtòddfgdaascrdppBbbbbmd1V1VrtssmcpscPrgtcoea i i e oo, a a ino : a ltail i. e io nre n airdi li nel cuore di questa regione montuosa. Comunque, nell'attesa di nuove ricer-elio i'aiiiviià bresciana non ha sosta io: ha trovato nuovi sbocchi industriali; ha seguito un ritmo eminentemente costruttivo. Gardone Vultrompiu rimane sempre, in questo senso, il centro della tradizione e il punto di partenza, dei nuovi sviluppi. In questo borgo clic, aggrappato alla costa, ha conservato ancora la sua antica fisionomia, le sue lontane di marmo dagli orli levigati come acquasantiere, pulsa un cuore d'acciaio. La Fabbrica d'anni Berretta, il cui nome per noi riamile legato a tanti ricordi di guerra, <■ degna d'una metropoli, ili quella metropoli nascente ■ lin '• Brescia, la pi-ima città italiana che abbiti osalo elevare, sopra un nuovo assetto edili¬ zio, le travili fico grattane La priiiia ii inclito Borivi no, coi suoi : gallerie, le suoi forni tèndini vibranti: chine e dei mote ire babeliche d'un outoiilo in forinazione. inpressiont' che lo Sull'ilici dà al visititiore profn•aloni di macellino, le socie innumeri pnleggie, i d'un enorme sistema le cinghie delle mai ri. Sulle pareli i VO-lami turbinosi, attraversali dallo frec-eie del sole mattutino, stiiuipuiio vertiginosi spCii. . ironian. 1 segreti degli antichi Masi ri bresciani sembri rivivere qui, pur tra ' i modernità della lavorazione meccanica. Noli soliamo il metallo grigio e rugginoso, passando attraverso serie d'ordegni, si va. trasformando in acciaio scintillante, ina. sotto la. vigile cura di uiuestt'ufize che si sono tramandate inesplicabili misteri di lavorazione, si ,"ii'lina, s'innerva, diventa talvolta dolce e quasi carnale. Nessuno meglio di questoperai e di quesie operaio — che anch'esse liauno ereditato questa abilitilmarziale — conoscono le sottigliezze dun incastro per mitragliatrice o la tinozza clic un congegno d'otturatore dejve avere, per raggiungere quel grado di « scorrimento dolce » che. è necessario al suo perfetto funzionamento. — Un otturatore — mi spiega un ope.. raio — deve passare, per raggiungere la finitezza, attraverso 150 operazioni diverse... Senonelii; oggi che tutte le energie d'Italia sono volte ad opero di pace, il ritmo di questa fabbricazione cede piuttòsto il posto alla creazione del lucile da cacciti di 1:po « monoblocco »; frutto d'una virtuosità che ha raggiunto perfezioni inimitabili. 11 pezzo di metallo grezzo e passivo esce infatti, dal dèdalo delle macchine, congegno scintillante e animalo, diventa il fucile t'orbito, con assolute garanzie di funzionamento e di sicurezza, per il tiratore. I prodotti di Gardone, fucili o pistole che siano, — mi spiega il corniti. Berretta — sono diventati, cosi, firme mondiali. Hanno varcato l'Atlantico, sono passati nelle mani dei aaùclios e dei pp.oncs; sono entrati nel Brasile e nella Bolivia, nel Perù e, nell'Honduras, lì benché oggi lo rivoluzioni del Sud abbiano alterato il ritmo dei mercati, abbiano difficolialo certi estuari e ne abbiano chiusi altri, l'eccellenza delle armi bresciane s'impone sempre. La valle dalle piramidi verdi Ma dove il pittoresco s'allea al moderno, dove l'antica Arte ha limatemi- 10 i sani caratteri individuali, è nella Valle di Lumezzane. che si snoda lungo 11 corso pressoché perenne del torrente Valgobhia. L'etimologia del nome derivcvebbe da « lume sano » giacché tutti i villaggi della, valle sono solatìi. La sua storia? Basterebbe ricordare l'esistenza d'un formidabile acquedotto romano che da Lumezzane S. Apollonio condusse per 2000 anni limpido acque potabili a Brescia. A questo tempo risale la nobiltà di questa rude gente. E cosi vuoisi die la Chiesa di Lumezzane Pieve sorgesse sui ruderi d'un'edicola romana, posto di tappa della 2l» Legione. Ricorso storico? Memoria afavi- a? Ebbene: non 1 io mai visto lauti ritratti del Duce, stampati in nero sullo case, sulle pareti, come in queste valli. IL paesaggio è inconfondibile. Monti monoblocchi, simili a piramidi verdi. Salii d'acqua, argentina, accolti dallo palo di vecchie ruote, che ancora azio nano tutta la. piccola industria della vallata. Salendo lungo la strada, livellata dalle attività dell'Anno V, s'incontrano lenti carri dalle ruote formidabili, sui quali sonnecchiano quei romanzeschi carrettieri dal cappello gaucho, dagli ampi pantaloni, dalle calze scarlatte, pronti alla formidabile bevuta e alla generosa rissa. In pozze d'acqua ferruginosa lo ànatre battono le ali. Le donne cuciono sulle soglie. Sulle balconate di legno sbocciano, in vasi di latta policroma, fiori sanguigni. C'è nell'aria un respiro calmo, rullo dal cupo tonfo dei mugli. Lo ripe sono tulle un vivaio di piccole fabbriche, iti cui uomini tenaci perseguono la loro opera creatrice, tramandando umili quanto secolari firme. Per ammollire il ferro, per trasformare 1 metalli molti si servono ancora della forza più primitiva e più intra: l'acqua. I 'padroni lavorano con gli operai, coi finali hanno in comune le braccia nude, i volli fuligginosi. 11 loro minimo guadagno non ò giustificato che da un'ine sauribilo passione di lavoro, quasi una cruda febbre di opere. Qui. con detriti di vecchi orologi giunti dalla Svizzera, Pasolli fondo cucchiai e forchette d'alpacca. Là i fratelli Pillotti arroventano, temprano eri arrotano coltelli, forgiano brande., trainati, ossi da carrozza. E l'eccellenza di questi umili creatori ha ancora una risonanza < osi vasta, elio le ordinazioni giungono anche dall'America del Sud. Cosi, per una dozzina di Ichilometri, le fucino e i piccoli opifici -jdi questi Viileàiiidi bresciani continuae , o i a e i i , o ¬ c i -j c-j aoa. iendi ei e ti nili di ieo ae- no, si agglomerano come scure madrèpore, dalla vitalità inesauribile. Ma, il più caratteristico ili questa progenie abbarbicata al ferro è il .< Barbò • (che in bresciano vuol dir barbone1, vile a diro Francesco Bianchi, vero maestro d'anni di aulica prosapia, teinpralore e damaschinature di lame dalla fama mondiale. Mi appare iti berretto azzurro, simile a un copricapo basco, gli occhi hanno ini riflesso metallico; l:i barba è d'immacolato argento. Egli potrebbe servire di modello a un Durerò redivivo, per un inimitabile ritratto cinquecentesco. Nella sua iiicatidosceute caverna le macelli ne sono azionale da una ruota a pai che conia '-.'07 anni. I (piuruntii operai della fucina sanno elio questo sellila; Ilario d'acciaio ?i alza prima di loro e va ii coricarsi quando essi già dormono da tempo. Mi riceve in uno studiolo in cui scin..tilla una vetrina piena di diplomi, di Ivecchie e di nuove armi, di pistole e di spadoni a due mani. Dall'uscio si vede occhieggiare il lame fulvo, tersissimo della sua umile cucina. Il vecchio Mastro ha girato '.mia l'Europa, ha tornito tutti gli schermidori del coniirienie; ha mandato 115 spadoni ai cavalieri di Gerusalemme; ha inviato armi nel Levante. Non per nulla :1 paese in cui egli lavora si chiama Mezzaluna! Ma nei suoi tiretti non vi Minio segreti di faUbriouzione. Egli ha lutto in sé, nella propria testa, nel! ' sue braccia, nelle sue dita. li' contento ili vedersi scoperto da mi giornalista italiano, ealalo dalla. Svezia per visitare ! suoi paesi e lo loro opere, ma non ne ò stupito. Conosce il inondo. Quando m'accomiato, egli mi olire una sciabola d'acciaio illibulissimo, con la sua firma Impressa a luoco, — La tenga per ricordo — dice. — li' un semplice campione... Cu campione per campioni. al genmara, GiuIdi moal Ate limli' ricDsanstoriochesp(alsuLgrl'odetatAdudevieferci LPodacononeIratalundusodi fige, tuNhaErtelVedefocósoradiantrvipoa spfemfotogmernalrepzariatelahzsatup.-lmafSecMmmpsll£ptcCURIO MORTARI. èeicmpvaidpmdaa,t