La piramide

La piramide La piramide e 1 Impero llritiiii- precipitato .politico:)LONDRA, ottobre. Sino alla guerra l'investimento all'estero, quello puro sangue, non fu che giuoco inglese, il più gran giuoco giuocoto da due secoli d'inglesità mercantilo. Glie è l'Impero Britannico so non un d'investimenti all'estero sul ijiuili ,via via s'inastò la bandiera? Progettato da nessuno, s'imbastì ed csiese senza piani di sorta. Lo fecero su senza saperlo, senza volerlo. Le fulgide visioni imperiali e i ditirambi vennero dopo, a pappa fatta, come fotografie cromatiche d'un paesaggio creato dal Signore. Da prima non si giuoco che a investire, incominciando più di dueccni.'anni fa, nello Indie, nel Nord-America, in Oceania. Erano rudimentali investimenti di sterline e polvere da schioppo, un misto d'azioni e di pallottole. Ma già vi prevalevano le azioni, l'arte finanziaria di lungo respiro che la partita implicava essondo stata inscenala dai banchieri di Firenze e di Genova, divinatori di tutte le moderne capriole dell'oro. Da quei torbidiI rudimenti, il giuoco acquistò sistema, pervenne a maturità a mezzo il secolo scorso, col maturare della rivoluzione industriale. Questa impinguava il regno; ma ritraeva l'aratro dai suoi campi, affacciava la necessità di pompar dentro dal di fuori, insieme con fiumi di materie prime, fiumane di viveri. Cobdeit ravviò il tappeto ai giuocatori con la spazzola del libero scambio, che permetteva di esigere in natura anziché in moneta i frutti degl'investimenti per il inondo e il casino prese a funzionare in pieno. Investimenti, dopo Cobden, a incentivo non sfrenato ma naturale o strategico, sotto l'assillo '''urgenze annonarie, dietro la spinte li manufatti da smaltire. L'atmosfera, quella emanata dalla cultura inglese del secolo XIX, che neanche i giuocatori di più sordido animo potevano a meno di respirare. Xò l'animo era sordido in troppi casi. Il capitalista d'allora, non era piccolo; spesso era un signore. Abbondavano per giunta, a conforto delle perdile, i margini finanziari in genere. Geniale e gioviale il procosso. Con meditabonda calma la City adocchiava un remolo paese vergine — più o meno vergine; un paese d'incoltivata vastità, di non Sfruttate viscere, poco importava se incamerabile o no in un recinto imperialo. Affabili ragionamenti apriva la City con esso, e rapida gli palpitava nói cuore l'ansia di spalancare le braccia all'investimento. Il quale, si capisce, era a lungo termine, lasciava rompo al tempo. Le sue midolla si risolvevano in utensili agricoli e ordigni minerari, e in tornii e fucine por tenerli a punto, — il tutto fabbricato (pii; e il suo spirito informatore era triforcino ma onesto e lieto. A un criterio ili raggio breve, — le provvigioni di cui subilo i promotori tosavano il capitale in cammino, — allacciava due criteri di lungo raggio. Primo, elio il finanziamento, stimolando la fecondila del paese vergine, presto doveva porlo in grado di versare con gioia e prontezza i regolari interessi; o da ultimo, arricchitosi alla sua volta, di redimere con soddisfazione di tulli il principale del debito. Secondo, che la rottura di ghiaccio apriva non solo un altro mercato di shocco a manufatti inglesi, accendendo profitti a lato degl'interessi; ma aggiungeva una trama alla fruttifera roto dei servìgi bancari e marittimi che di pari passo Londra veniva diramandosi attorno. Perche affare invoca affare. Una volta in molo, i soldi vanno ai soldi come l'acqua al maro. Finanziatrice, fornitrice, vcltriee, banchiora del mondo, l'Inghilterra: una specie di catena ad automatica moltiplicazione d'anelli. Bastava secondarla con un po' di flemma, sorvegliarla con un po' di Unita. Anelava da se. Lievemente diversa risultò la pratica. Il resto, boni'; ina al Musso del capitale investilo stentava un Ululino a toner dietro il legittimo riflusso degl'interessi. Bisognava, peraltro, essere ragionevoli. Frutti in sterline non c'era da aspettarsene; di sterline in ispecie era vergine il paese. Nò piantagioni e miniere potevano eruttarvi in un lampo i prodotti necessari per versamenti d'interessi in natura. La pera sarebbe maturata; per intanto, tenerla riparala dal vento. Saggiamente, perciò, gl'investitori ancora a bocca asciutta elargivano all'impresa giovinetta nuovo capitale di Ionico, oppure vi reinvestivano, a stimolo di più polposi frutti, gl'interessi rhe certamente si vedovano assegnati quando eran pronti a lasciarli giù. Tuttavia, con l'andar del tempo, s'insinuava nella City il vago sospetto che ormai il paese vergine, se l'avesse voluto, pòleva benissimo pagare.. Salito rome un razzo il suo livello di produzione; buona la sua riera, pingue il ventre; nò scarso di derrate e roba greggia per sdebitarsi in natura per la via. spianatagli da Cobden. Perchè mai si teneva slitico? Semplicissimo. Si era sverginato. Nò, realmente, per colpa sua. Col-'malo d'inattese c: rozze e di subi-|lati eo credi'o. postosi di slancio avprodurrò tanto di più. si sentiva ih!diritto di vivere meglio di prima.(Pretendevano forse che mangiasseicrusca per esportare a saldi finali- ziari tutta quanta la farina di cui ora si mostrava capace? I suoi lavo-'rotori bianchi (senza bianchi nienteiancora si faceva di redditizio) addi- tavano l'esempio dei loro compaginiingiesi, e non ci stavano. Né alcunj]oi-o connazionale d'altro ceto gra- diva in fondo che ci stessero. Lo sgra-diva finanche una parto della mede- sima City, la parte manifatturiera e;di smercio, l'industrialo e il mer- canle. A questi conveniva che il'paese vergine si sverginasse a va- pore, assorbisse cioè-quanti piò pro-!dotii inglesi noleva, e quanto più costosi, — whisky e calessi. Incoino-!tivo e stoffe, ciondoli e cappelli a'staio, — offrendo in compenso vi- veri e matèrie prime da importare in iInghilterra non come cavalli morti, |a saldo di vecchi conti, ma come ca- esso Muri lardava a ordinare in gli il temi o a. imporlarnu inno il vilizzante ben di Dio rlio riusciva ottenervi in cambio di luna. valli vivi a traino di coliti nuovi spronanti industria e commercio. Chi resisteva a lauta tentazione.' Operai e imprenditori, bottegai e ministri, e donne di nitri colóri, nel paese nuovo, energicamente tenevano per la non resistenza. Talché n- la roba primaria, ch'era capace far salpare, sino all'ultima oncia; a volle, anche di pili, con curiosi squilibri!' della sua bilancia commerciala 1'", gl'interessi sugl'investimenti? Sorgevano, noi paese nuovo, giornaloni di venti pagine che mai rie parlavano, ma si ostentavano in genere forniti di lingua lunghissima, ed esso sempre più serenamente si comportava come so non avesse un centesimo di debito, ma fosse, una sciolta contrada di puri scambi ordinari, — di crescenti scambi ordinari, ah sì, e di grande avvenire. 1 suoi porti non respiravano più: li slargava come quello di Sydney a immagine dell'estuario del Tamigi, ma con ponti e moli assai più costosi a belli. Intorno agli ampliati specchi portuari, le sue città non stavano, più nella pelle: le ricostruiva a im niagino di Londra, ma più smaglianti, come Rio de Janeiro. Dalla Cily stavano a guardarlo. Lo guardavano con volto impassibile, — la, risultante di un occhio che ha voglia di piangere e dell'altro che ha voglia di ridere. Ma serenità invoca serenità. Frano, dopo tutto, tempi abbastanza equi. Non di rado CHod quanta '''il'investitorc e il mercante si fonde- vi o. e.' iel é Ivano in una sola persona; la quale, se piangeva per gl'interessi in ri tur- do, rideva per i profitti in atto; e pa- reva il simulacro dell'equilibrio. Poi, bil mercante-puro .-mi tanto ardore! tesseva il panegirico dell'allegro e|prospero paese sverginato, da fra-'n- stuona me persino l'iiivestitore-puro, ! a ia rni are d mnli, ì, ti one n a hi no, m no. bihe he no, do Hche si pentiva delle sue impazienze) d moderava le sue insistenze, cessava, a di brontolare contro la. stitichezza ''idei debitore in cocchio e pariglia, e tornava a bene sperare. Ciò favoriva. I evolversi di una brillante soluzioneIinterlocutoria, fondala sii! principio .della, vite perpetua. Ascoltate. Ecco, nolla Cily, investitori-puri; Caio, Ti- zio e Sempronio. Ha lungo tempo-Caio teneva investite in un'impresa nel paese nuovo centomila sterline, e regolarmente vi aveva reinvestito i relativi interessi, — fattisi composti, (mirabili a vedersi, — lino a, die un giorno lo coglieva il desio di tirarli a casa, e, senz'offesa, ne chiedeva il [versamento, mettiamo clnquantnmilajsterline. Ora, il paese nuovo ne poteva versagliele in merce (già tutta prenotata a saldo d'importazioni di linimenti per la pariglia), né in oro (o già esaurito, o incastrato nell'indispensabile dentiera). Ma c'era un altro mezzo. Il versamento poteva benissimo essere fatto in divisa inglese, se Tizio s'induceva o si lasciava indurre a. fare alla sua volta un inve¬ stimento laggiù, di almeno cinquan-tatuila sterline, non importava sotto qual forma, magari appendendole a un prestito municipale per monumenti vespasiani ultimo modello. In» e-'variabilmente, Tizio marciava. Allo . ra, con inolio piacere giunto girava a Caio la slcrlino bene il volto raggiante l'aura, di prosperità si va paese, e dava Dell di 'tizio, Andava, anzi, di premio il paese, syero iiinquuiilaini' (litio andava lliegiiò. Perché nio riscaldava lirante dal riuo- OCebiO Selil- nibili sterlineI4* ino alla, loro " pessimismo ■-uri éhe non • sul posto i ia, in circoli le cui incanii d'iuvestimento marcii.) volta, a placare il Ioidi quei pochi predeci: finivano per reinvestii loro interessi. 10 cosi concentrici. Adesso moltiplicate per conto questi còsi estremi, inseritevi mille casi medi; immaginate i l'eno meni di contorno. Non vedete la pifamido? Con la punta iill'ingiù, è ve ro, li debito del nuovo paese, nel frat tempo, certo non diminuiva. Poco male, a suo avviso. Li vite perpetua (girava senza stridori. La City si pa gava di tasca propria, con lo sue stes se sterline, quei frulli d'investimenti [all'estero che ogni tanto aveva il caijtivo gusto di riscuotere, già piena viveva, felice lanpdsescv; rstnivfrlitjriscnjsTisdmidqr|tacom'era, d'nltri soldi, ■ contemplando le maestose piramidi |Mdi capitale e d'interessi composti chal^si ergevano traverso il panorama del. suo credilo smisurato. Di quando in quando, un brusco risvoglio. Cadeva sabbia nella vite perpetua, e nell'uno o nell'altro dei paesi sverginati la piramide crollava, travolgendo capitale, interessi e 'contemplazione. Perfettamente in pie di, tuttavia, vi reslava il rimanente — il macchinario degl'impianti, le strutture dei porti, lo sfolgorio delle città, il buonumore della gente. Allora la City invocava l'invio della Hot¬ eltaptmdvtsll I4* la. Onesta non faceva inai malo, ma neanche, di concreto, molto bene. Il paese nuovo era, capace, ipso facto, d'inastare la. bandiera britannica, e se ciò accresceva l'Impero, non risuscitava dalle ceneri i soldi. Oppure il vecchio Governo cadeva a precipizio, il Governo nuovo pregava, l'Aiumi; raglio di persuadere la City a investire dell'altro. Le corazzale non stornavano i crolli, tu11.'ni più sconsigli aivairo i capitomboli frodolenti. Ma la frode ora piccola, e rara.. Con la frode litoti si erigono piramidi di lunga dujrata. Non era frode, lira vita. Non isi crea vita, senza esporsi alle incalcolabili reazioni della vita: ma fintano il più bel giuoco del mondo, la jsola vittoria possibile sulla morte. Tante piramidi d'investimenti ingioisi all'estero si sfasciarono, nel corso dei due secoli anteriori alla guerra mondiale, per la sterminata somma idi almeno sei miliardi di sterline — quattro di capitale, due d'interessi reinvestiti. Che poteva farci la llot|ta? Immensamente meno della flem- |MÌ1' '"P1"» un inconscia, costati, l^J,,??^^!,^*^.8' d impreve¬ el ibil i reazioni dalla vita. Allora c'era anche questa, Soprattutto por virtù sua, gli investimenti all'estero clic l'Inghilterra serbava a proprio credito nel '14, superstiti a tanti erolli, sommavano a quattro miliardi di sterline — quattro formidabili miliardi di cui talora si fiutava il lievito in bellissimi supplementi di giornali che celebravano le messi e le metropoli sorte all'ombra delle piramidi, fino in capo al mondo — larga parte per merito degli altri sei. MARCELLO PRATI.