La Barriera di Nizza

La Barriera di Nizza Vecchi e riuovi borghi La Barriera di Nizza Alla Barriera di Nizza l'imponentemole degli stabilimenti della a Fiat. » edegli altri minori opifici, e i nnme-rosi e grandi caseggiati ad uso abita- zioni operaie conferiscono una iisono- mia schiettamente industriale. Ma un tempo, qui. dove ora pulsa il lavoro e l'atmosfera risuona della febbrileattività dell'industria moderna, vi eraii silenzio e la quiete di una idilliaca vita campestre. Lo ricordano gli an-ziani, i cui avi vivevano nella vecchia Barriera, dove allora non esisteva che un'ampia distesa di campi e di prati seminata di cascinali. La attraversava una strada tortuosa, che poteva considerarsi quasi un sentiero perchè non permetteva i1 passaggio contemporaneo di due carri. Eppure questa via. l'unica, era percorsa dalle diligenze che si recavano a Cuneo. La camera ove dormì II Papa prigioniero In quel tempo noi esisteva ne il tronco di linea ferroviaria Torino-Genova, nè l'ampio rettilineo dell'attuale stradale di Nizza. Quest'unica arteria aveva inizio dall'attuale piazza Carducci, fiancheggiava la Cascina Merlinl, ì cui vecchi fabbricati sono rimasti di fronte alla ' Vlllar Perosa »,| svoltava por la regione Pulcheria, sfiorava i « Tetti Fre » e le » Cascina Marchesa », dove avveniva il «cambio della posta », poi puntava diritto alla chiesa del Lingotto. A questo punto la strada faceva un angolo, piegava verso il Po, passando per 1» Osterieta ». attraversava l'antica via Nizza 3 raggiungeva Moncalieri. Delle antiche, costruzioni sono ancora rimaste: la casa. Candele la cascina De Sonnaz, a cascina Rubiola, la cascina Ceresa e un cadente fabbricato della « Vicaria » di Cavoretto. Ma. circondatedalie nuove costruzioni, ora non si riconosco io più so non per l'aspetto contadinesco, l-\ mura panciute e ì teti slivellati, irti di comignoli posti di sghimbescio. Ad ognuna delle località vecchi abitant' abbinano una. serie di ricordi. Alla regione Pulcheria (do ve'ancor non molto tempo addietro affluivano le immondizie della città) aveva dato il nome certa signora Pulcheria; i « Tetti Frè » vennero cosi chiamati perchè ivi era stata costruita la certo Hossi di Costigliele una tettoia sotto la quale un maniscalco ferrava i cavalli della diligenza quando loro capitavo di perdere 'ti ciajnn: quanto alla « Cascina Marchesa », ora nghiottita da! nuovo edificio della Dogana, e che contava, tutta una storia, siamo venuti in possesso di un curioso diario lasciato dal fittavolo Luigi Grimaldi, i cui discendenti abitano ancora nella regione del Lingotto, diario che, pur nella rozza forma, contiene notizie assai interessanti. Il diario registra avvenimenti, quasi tutti di carattere rurale, avvenuti dal 1801 al 1818. ma fra una previsione del tempo e la registrazione di un abbondante raccolto, con commosse parole accenna al passaggio del Papa l'io VII quando si è recato a Parigi per le nozze di Napoleone con Maria Luisa e quando, in ur secondo tempo, prigioniero dell'Imperatore, ha fatto una nuova tappa alla Cascina, per il cambio dei cavalli, prima di ripartire per la Francia. Uno schizzo del fabbricato è allegato al diario ed in esso ima crocetta indica la camera dove ha dormito il capo della Cristianità. Per anobi anni a questa camera sono andati in pellegrinaggio molti fedeli; p'oi, col tempo, anch'essa fu dimenticata. Attualmente il letto sul quale ha dormito il Pontefice e la poltrona in cui ha riposato sono in possesso del parroco del Lingotto, che li conserva come reliquie. I! diario registra altresì che alla « Marchesa» sostò più volte anche Ile Vittorio Emanuele I: « Osterietta », piccola venditrice Si apprende poi che la « Cascina CeTésa » ha' derivato il suo nome dai numerosi alberi di ciliege che la circondavano, e che le « Molinette », la vasta area dove ora sorgono le nuove imponenti cliniche, trae la sua designazione dai piccoli molini e dalle segherie che esistevano in quella zona,, l'ini curiosa origine ha il nome di « l'Osterietta », conservato dalla località dove recentemente è stata cosimi t:i una nuova chiesetta in sostituzione dell'antica « Cappella del Giairino », esistente un tempo al centro degli attua li stabilimenti « Fiat ». Il nome di « 0sterietta » veniva dato dai carrettieri che passavano per la località ad una povera ragazzetto, la quale, sul ciglio della strada, vendeva sigari, flammi feri e « branda ». Costei, ad un sacerdote che alcun! anni fa si era recato a Revigliasco a visitarla, poiché la morte eia prossima, ricordava che era stata lei a dare il nome di Osterietta a quella regione del Lingotto. Essa aveva avuto campo di vedere la graduale trasformazione della località, poiché mori all'età di 105 anni! Un primo e vero mutamento alla regione lo apporto la costruzione del tronco ferroviario Torino-Genova, che, passando sull'antica via di raccordo con Moncalieri, abolì ogni altra comunicazione. Sorse allora lo stradale di Nizza., che, lasciata da parte la chiesa e la borgata del Lingotto, puntò direttamente su Moncalieri. Da. quel inomemo cominciò per la zona una nuova èra. Prima di quel icnipo essa non contava che tremila, abitanti e ì fedeli non avevano altra chiesa a cui recarsi se noti quella del Lingotto: in direzione di Torino per trovarne una bisognava arrivare a San Filippo. 1 vecchi si accontentavano assai E-pesso di fermarsi a pregare alla Cancella «del Giairino» o davanti alla Croce dei Morti. In conseguenza delle prandi disianze, i defunti venivano portati tino a questa croce dai congiunti e qui si recava il parroco del Lingotto a benedirli. Il nome di Croco dei Morti deriva da ciò. La nuova grande rotabile conferiva sino dall'inizio alla regione un caTa.ttore di signorilità che prima le era sconosciuta. Sui margini della strada sorgevano come d'incanto civettuole costruzioni, con giardini e parchi, e la zona diventava una ridente sede di villeggiatura nelle immediate vicinali v.r della città. Ma si trattava di urperiodo di transizione: i! sorgere dell'industria cominciava ben presto a Tendere visibile il mutamento che ii progrosso raggiunto in questi uitimtrent'anni doveva poi completare. Lo scrittoio di Cavour ;;La più vecchia fabbrica che si ricordnella regione e quella di « Lanza », lecui ingrate esalazioni si disperdevanosessant'anni addietro nei campi circostanti. Poi, in via delle Molinette, sapriva la prima fabbrica di vermouth Carpano (ancora nel 1900 la pinduzione era rappresentata da due sole botti), quindi veniva la «Saponeria l>eBernardi», ed infine, oltre cinquantaarmi fa, si apriva la prima officinadi quell'industria metallurgica che dovova in prosieguo di tempo dar r-arattere e vita alla regione. Si trattava della ditta Fomara. costruttrice di reti metalliche. Allora, gradatamente, lniecole ville scomparivano per far posto a costruzioni industriali, le cascinprrlendn terreno- ^olo inne andavano SS^'M'ff"va al P^^^ì^rieste^^ouel «Sndelle lavandaie,, eira quesie quei gì un|.o ancora oggi indicato col nomo d« Casamiooiola », nome oro appiccicatÙa un ignoto, il Quale, passando m giorno per la. località che una piena del Po avcvaSdanneggiato abbattendo alcuna delle esdenti casette, aveva det to poco dopo in una osteria: — Andate a vedere che disastro, sem hra proprio Casamiceiolal Nell'immediata vicinanza della vec chia barriera, oltre l'attuale piazza Carducci, sorgevano quarant'antii ad dietro i primi nuclei di vita cittadina attorno all'» Istituto dei ciechi», al- l'Ospedale infantile • Regina Margherita «, all'Asilo, e don Diverio, un vecchio sacerdote, gettava le basi dell'istituzione per la « Hedenzione della giovane », raccogliendo in una vecchia casa le prime ragazze pericolanti che gli venivano segnalate. Lo sviluppo della regione, da noi così rapidamente riassunto, avveniva in realtà molto lentamente; si verilìcarono periodi di stasi, di transizione, ma poi la città proseguiva ad espandersi verso la campagna non come, una macchia d'olio che si allarga concentricamente, ina per virtù di attrazione della chiesa del Lingotto. Questo nome, anzi, come ci venne confermato da alcuni vecchi della località, sarebbe appunto derivato dal fatto che la città aveva finito per congiungersi alla chiesa mercè un prolungarsi di cose, sviluppatosi anche nella forma di una specie di « lingua ». Molte di queste informazioni ci sono state fornite da don Seren, il parroco della Chiesa del Patrocinio di S. Giu^eppe, da lui eretta in prossimità del corso Spezia. Il colloquio ha avuto luogo nella parrocchia, ed il prete, indicandoci un grande scrittoio di noce che si trov alcune cose aveva apprese fsrlUlcgprtsgacsczleincCbldpzfArbtmntaFvi neh-i' «tan/n ci diceva che cVi ini-.reVsnrit'i la regione le-(lorpsp rtflin nei o Vi-ittoio a. da. apprese oa queiip sciuiuiu. t\ :,prendolo e mostrandoci a interno una ''eric di scatole di un cartone rosso ac-j'',-eso pIu ri dichiaro- "ceso, egli ci dichiarò — Questo è lo scrittoio di Camillo Cavour e quelle scatole hanno cono sNCsciuto preziosi documenti che si nco!-:]legano con Unita d'Italia. In una adi esse ho trovato alcuni biglietunt, > Cdai quali e risultato come 1 insigne sta- stista venisse assai spesso nella zona, i sPr^-wiV^iL'JP^n^ta rioni Egli dava al parroco del Lingotto don nbanchina di rnetra davanti alla » Gian- ghera». la Cascina dov era 'alleva-Sinento dei fagiani, in prossimità de - pl'attuale corso Ponte Maurizio n cui Ssi sta costruendo il lungo sottopas- saggio che unirà la. regione del Un- dgotto al corso Stupinigi. Accompagna- gva il conte Cavour il parroco di San;,Hhppo e il tema di quei colloqui a tre,pni, aperta campagna, non ò certo. unhnifero per chi conosce la passione sper l'agricoltura del grande Ministro, aDon Seren e il « Cit 'd Vanchija» I mDon Seren è un simpaticissimo sacer-l ldoie che da olire trent'anni vive alla."vecchia Barriera di Nizza, della quale; >si può dire conosca vita e miracoli, edLè conosciuto da tutti. E' logico perteii-!*to che altri narri Quelle vicende cliè fiegli modestamente tace. La cattura del j famoso «Cit 'd Vanchija», la cui ban- sda ha commesso tante aggressioni, 6| avvenuta al Lingotto e per opera di, questo sacerdote. Una notte che egli se ne tornava da una località deserta, dove si era recato a visitare un malato, e si riparava sotto l'ombréllo dalla pioggia scrosciante, .un' ombra minacciosa gli si parò davanti. Era notorio che la banda del «Cit» operava anche al Lingotto. 11 prete, istintivamente nltnlzSliSSì il'™ K0^i°mSv bmanico di acciaio. Proprio in quel mo- rZT Jlri^^l^Z^r ^Jslui e. data la violenza dello se:atto, si abbatteva contro il ferro che il sacerdo-i^SrMS^SSi ^Sl^V glanciando un grido, egli cadeva al suo- lo. Il prete, tutto spaventato, si rifu-1'giava in un esercizio della località detta «Osterietta», ma non faceva cenno dell'incontro. Solo il giorno dopo apprendeva che il «Cit 'd Vanchija», il famoso capo-banda, era stato trova-1 to sofferente sulla strada di Nizza e tratto in arresto. Un vècchio funzionario, al quale piò tardi don Seren confidò il caso occor-i sogli, gli chiese licenza di far nota la ocosa all'autorità, che certamente gli Ilavrebbe conferita una medaglia al va- mlor civile; ma don Seren non vollejtfosse fatto cenno della cosa. Egli forse ssi rimproverava quell'istintivo moto di istddifesa dall'aggressione del brigante, che giudicava poco in armonia con la sua veste di sacerdote. U. P. clsczw ; NpIIsi Fp<Wsi7SniiP F.icriktn |fPieliti I e<ie«dlWIK rabCISia llLa Federazione Provinciale Fascista'dcomunica: IcFascio di S. Antonino. — In data'sodierna, in sostituzione del Segretario lpoliiico Queiida Giuseppe, capo-stazio- zno dimissionario, per ragioni d'ufficiò, tho nominalo Commissario al Fascio di m„<. Antonino, il camerata gewn. Giù- seppe Spadavecchia. u1-nscio di ItìiUunm. — In sostituzionejedel camerata dott. Giani Enrico, dimis- tsionario per ragioni professionali, hoivnominato Segretario poniico del Fa-ascio di nubiana il camerata Ciani 'Oscar, ed ho ratificato la nomina a membri del Direttorio dei camerati Lo .Iacono Filippo. Bruno Pierino, Menti- ni Emilio, Martinasso Saverio. UCuiu'-acuziniLC. Ildu.cl.ari. Per que- sta sera., alle ore 18. somo convocali al- la Casa Littoria i fiduciari dei Gruppi iRiònàli. — 11 Segretario Federale del P. N. !.: Andrea Gastaldi. ^e> Fasci Giovanili di Combattimento, — Questa sera, per la celebrazione rìcl'l.o Annuale della Fondazione dei Fa- sci giovanili di combattimento, i Glo- vani fascisti, in divisa, dovranno trò-Uvarsi alle rispettive sedi dei '.ruppi rio- "ali, alle ore 31. U• ♦ [Festeggiamenti alla Madonna del Pilone1Dal IR al corrente mese si svoi- geranno alla Madonna del Pilone ì tra-idizionali festeggiamenti rioiittli. ll|'provento sarà devoluto a favore del-m" Asilo Infantile del Patronato Scola-1st'ieo. della Cassa Invalidità della So cietà Mutua Operaia e della Commissione di Beneficenza del Gruppo lìionale C. Odone. 1 festeggiamenti saranno integrati con un Grandioso Banco di Beneficenza C. Facian, 8.a b.-itieria C. A.: questa scia,:re 21, in via Hogino n—. Comando i.a Le- 1 doni e le oblazioni devono essere I indirizzati all'Asilo Infantile Regina Margherita, corso Casale 212. 1 ^ j iKiono" mId.i.c.a.t., ufficiali, doma ni "sera. ■MILIZIA Adunale Comando 3.o Gruppo ari. C, a. a ore ai.1."., in sede per gran rapportò — Laia Legione « Alpina »: ufficiali del Battaglione - Camicie Nere: Pailim. im-avvisii-, per lune- - 1 ' Ifi presso il Comando lo Gruppo Legioni; Battaglione Camicie Nere.- so>pt»e le adu-naie di domenica. - -l. Un portafogli smarrito. - Nel percorrere n :1 tragitto tra il l'onte Sansone e la Bar-ffrtW di Milano, certo Giovanni .Macario ha - smaTPi,,,J "" por,lflfoH}1, ','?" '■"Portanti do- Cllmeiui personali chi l'avesse trovalo, u presalo di congegnarlo aHa portineria deio nostri offici (ingresso di ria Davide 13crto-ilioni, s;.