Il Duce visita le grandi opere di bonifica delle paludi pontine

Il Duce visita le grandi opere di bonifica delle paludi pontine Il Duce visita le grandi opere di bonifica delle paludi pontine Fervide accoglienze delle popolazioni dei nascenti centri agricoli ■- « Fra quattro o cinque anni vedrete qui accamparsi cinquemila famiglie e trentamila persone » Roma, 5 notte. L'alba ci trova in cammino. Alle prime luci abbiamo già disertato la citla, non ancora desta, per la Porta di San Giovanni, e filiamo in macchina a 8o chilometri lungo il bel rettilineo della Via Appi%, nel dolce piano declive della campagna romana cavalcata dalla millenaria maestosità dell'arco di Claudio e vigilata da rade, severe ronde di conifere, Una carta geografica del Lazio Meridionale, un taccuino ed una stilografica sono tutto il nostro armamentario di viaggio, che per altro sarà breve, e si protrarrà — soste comprese — per tredici ore. Andiamo nell'agro Pontino a vedere le bonifiche sulle orme di Mussolini. La giornata del Duce Il Duce, si sa come trascorra la giorbata. Il fatto che alterni le sue gravi occupazioni con una intensa pratica di esercizi sportivi — equitazione, scherma, automobilismo, e d'estate nuoto e canottaggio — vale a svelare il segreto del suo fisico cosi giovane Vigoroso ed agile ad onta della fatica, ma non muta la natura del suo lavoro quotidiano che è lavoro da tavolino e metodico, vero intenso lavoro di ufficio, lùgli non se ne duole; anzi, se ne gloria e più volte si è proclamato il più zelante impiegato dello Stato, giustiziando con la parola e con l'esempio certo « antiburocraticismo» di maniera, cosi caro ai fannulloni e ai genialoidi. Pure, di quando in quando, la metodica giornata di Mussolini va in aria. La sua stanza resta chiusa per dodici ore, le udienze vengono sospese, 1 rapporti quotidiani die egli ha con gli alti funzionari dello Stato vendono rinviati; oppure si tengono all'aria aperta. Vi sono giorni in cui egli balza sulla sua rombante automobile, afferra il volante e si lancia lungo le belle arterie che si irradiano da Homa, per andare a ispezionare, quasi sempre inatteso, le grandi opere del Regime, i ponti, le strade, le scuole, le bonifiche, le ferrovie, gli acquedotti, di cui una politica di lavori pubblici intesa e concepita con senso di grandiosità romano, con armonica visione di insieme, arricchisce la Nazione. Oggi è una di queste giornate e Mussolini visiterà le grandi bonifiche Pontine. Con un giro esauriente Egli vorrà vedere all'opera il grande esercito impegnato nella colossale impresa che arrise alle nienti di Cesare, di Augusto, di Traiano, e che Teodorico, Sisto V, Pio VI, Pio IX iniziarono o tentarono senza successo o con successo effimero. Egli vorrà assistere alle fasi iniziali di questa ripresa in grande stile, ripresa fascista, della lotta millenaria contro l'immenso acquitrino che, adagiato fra la base dei Lepini e degli Ausonia e la duna quaternaria litoranea, ha creato il deserto quasi alle porte di Roma; vorrà vedere quanto è slato fatto, misurare quel che resta da compiere, dire all'eroica legione di bonificatori l'alta parola del suo compiacimento, della sua esortazione, del suo augurio; la parola della sua fede nella immancabile rivincita del lavoro sul desolato squallore della palude. Egli che ha promosso, seguito, studiato; che ha mille volte esaminato « discusso carte planimetriche, progetti di canalizzazione e di impianti, relazioni, preventivi, documentazioni fotografiche, viene a prendere contatto diretto con un'opera che, benché solo agli inizi, gli stessi latifondisti dell'Agro, ammainando le ragioni di uno scetticismo radicato in delusioni secolari, salutano ora trionfalmente avviata dalla animatrice e spregiudicata energia del Fascismo. Nel cuore delle bonifiche Il lettore ci sarà grato se gli rispar rnieremo il resoconto della fase iniziale del nostro viaggio. Non è questo che gli può interessare, nella cronaca della giornata. Basterà riferire che dopo un corsa affannosa per la campagna romana, dopo una rapida salita ed un precipitosa discesa, per i fianchi opimi dei colli laziali, dono aver sfiorato o tagliato Albano, Genzano e Velletri di buon mattino, forti nel notevolissimo vantaggio, eravamo riusciti a precedere la macchina del Duce a Doganella di Ninfa, in piena zona di bonifica, ai piedi della grande spalliera dei Lepini. Doganella è uno di quel villaggi cperai di cui In Bonifica ha popolato le già squallide estensioni della pianura, cenno di vita fragorosa sórta in breve tempo come per prodigio nel regno degli uccelli acquatici e dei ranocchi. Dislocati a disianze non grandi l'uno dall'auro, questi nuclei operai, settori vivi di un unico vasto can1iere, sono come le guarnigioni che nei punti strategicamente vitali presidino e vigilano un paese infido. Collegati fra loro da strade, appaiono già come gli anelli di una stessa catena. In catena che staccherà una buona volta l'idra dalla palude. Noi non s'amo stati ì soli a precedere qui il Capo del Governo. Lungo la strada ai cui lati si allineano in doppia (ila le linde costruzioni e le borgate, si e già raccolto un piccolo autoparco; davanti sosta, in attesa, una discreta folla in mezzo a cui vediamo il Prefetto, il Segretario Federale, il Preside della Provincia, l'ou. Razza commissario per l'emigrazione interna, gli amministratori dei Consorzi dell'Agro Pontino (noi siamo nel territorio del Consorzio di Pescinara, ■uno dei due in cui è divisa la zona), li senatore Piampolinl, ii Principe Ge- lasio Caetani, l'ori, Orsolini Cencelli, presidente dell'Opera nazionale com-battenti, e poi funzionari dell'agricol-itura. dell'Azienda Statale della Strada, dei consorzi di bonifica. 11 Duce arriva alle 8 e con lui sono 51 Ministro dell'Agricoltura, on. Acerbo, e il ('.alio dell'ufficio stampa, on. ferretti. Salmi brevissimi, perchè le cose da vedere sono molte e 11 tempo è scarso. Con pnsso bersaglieresco, seguito dal follo stuolo dei tecnici, Mussolini si reca a visitare 1 ridenti centri operai : una graziosa chiesetta romanica con l'interno affrescato d'immagini di schietta fattura bizantina, una scuola spaziosa ed ariosa, la sede del Dopo-1 lavoro, la sedo della Croce Rossa, un piccolo cinematografo, una casa per il capo reparto, i dormitori per lei squadre. Tutto è nuovo, pulito, fresco. Mus-isolini pare soddisfatto e chiede spie- gnazioni sulla vita che conducono gli operai in questi primi nuclei abitati che domani saranno i paesini e poi le città popolose della pianura. Si In- teressa soprattutto alla difesa antima-j larica che viene assicurata mediante un ben congegnato sistema di provvidenze, di cui i medici e gli infermieri impongono con modi bruschi, se necessario, la rigorosa vigilanza. A somiglianza di Doganella — spiegano i tecnici — il solo Consorzio di Pescinara ha già costruito oltre cin que villaggi operai e tre ancora nei .. glia e di argilla, e il tracciato dritto I della via Appia eh- normalmente. gra-jlzie alla sua sopraelevazione. sovrasta,dil flagello dellp acque e costituisceIganzi, col suo piano sopraelevato, una[ sono progettati o in costruzione. Qui a Doganella si raccolgono ogni sera quattrocento braccianti che ora sono per la pianura, divisi in squadre, a dar mano alla escavazione dei canali, alla scelta dei materiali e all'apertura delle strade. A mano a mano che la bonifica conquisterà nuove zone, i centri operai diventeranno centri agricoli. Costruiti in vista di questa ultima destinazione, essi si trasformeranno facilmente e le case dove oggi si allineano ì bianchi lettini destinati al riposo delle squadre, accoglieranno domani le famiglie dei contadini, fienili, stalle, bigattiere. Verso Sezze Terminata la visita, il Duce risale in macchina e si dirige alla seconda méta del giro. Si tratta di vedere in funzione uno degli escavatori intento ad aprire l'alveo superiore al collettore delle acque alte, del Consorzio, cioè di qutlle acque che scendendo dal.a montagna brulla nelle stagioni delle pioggie, hanno sempre dato l'aumento più copioso e micidiale alla palude. 11 canale e già completo per la seconda metà, press'a poco dall'Appia al mare. Dall'Appia al tosso di Sermoneta, che sarebbe appunto il tratto superiore, l'escavazione è in corso. Si prosegue per Sezze, ma si fa prima mia breve sosta a Ninfa per la visita della palude. 11 paesaggio malinconico e suggestivo merita un attimo di attenzione: un laghetto smeraldino, una torre, qualche chioma reclinala di salice, un mucchio di rovine rivestite di edera, ecco Ninfa, chiamala non senza iperbole (è di un tedesco la definizione) la « Pompei medievale ». Sezze, l'amica Pometia della Confederazione volsca, da cui venne il nome alla zona (agro Pornetino, quindi Pontino: il Ponto, cioè il mare, non ci ha nulla a che fare) bisogna guadagnarsela dando la scalata a un complicato tourniquet tanto è ripida ia schiena del monte su cui si abbarbica intorno alla sua torre medievale. Il corteo delle macchine si ferma pero qualche decina di metri al di sotto, su di una spianata chiamata il Belvedere. Oggi le città pure, antiche el no le città dell'avvenire. Di quassù la sterminata pianura si abbraccia con un solo sguardo in tuttala sua deso-, lata estensione, fino a lerracina, na- scosta dalla montagna, ma facilmente individuabile, lino al Circeo favoloso che eleva laggiù In fondo con una' violenta intrusione nella linea del- Ll'orizzonte le sue mitiche punte roc- ci°se. '11 belvedere di Sezze è un ottimo os- servatorio non soltanto per chi, sulle| traccie dell'Aleardi, venga a cercare • nel fascino delle cose morte un brìyU do di emozione estetica, ma anche hper chi, come noi, curioso di cose più interessanti e più drammatiche, vòglia | rendersi conto del dramma bimilte-|nario della pianura pontina e vedere anche tecnicamente la bonifica in atto. La palude che viene redenta Cinque minuti di tempo, una carta topografica in mano e un tecnico vicino ed eccovi soddisfatti. Voi vedete infatti, davanti a voi, una grande di «tesa 'pianeggiante, in qualche punto I depressa al disotto dello stesso livello dei mare, adagiata al piede di una bru¬ na spalliera montuosa, che precipita quasi a picco, a strapiombo. Presso il mare, la pianura si solleva In una grande duna dell'altezza media di circa quaranta metri di quota, che corre lungo tutto il litorale. Non c'è bisogno di sapere — e ciò è pure notorio — che la regione è ricchissima di sorgenti naturali e di fiumiciattoli, per capire che cosa debba accadere in un terreno cosi conformato. Accade che nella regione del ole pioggie, torrenti di grande violenza!precipitano dai fianchi dirupati della montagna e riversano in pianura delle acque che Imbattendosi nella diga quaternaria vi ristagnano nell'impossibilità di aprirsi uno sbocco al mar In questa stagione, che è poi in gran partp dell'anno, tutta la immensa zo-!un pontina presenta quell'aspetto bpn>noto ai viaggiatori della direttissimaìdRoma-Napoli: non è che una immensa palude dalla quale emergono ciuffi di alberi, tetti aguzzi di capannp di paglia e di argilla, e il tracciato dritto della via Appia eh- normalmente, gra diga che crea un nuovo ostacolo al de- aflusso complicando il problema. iQ• Il problema stesso poi è aggravato Inda una infinità di cause p circostanze cche sarebbe lungo e difficile esporre tra cui la natura spesso torbosa e incostante del terreno. Come assicura- 'l d'acqua ria strumento di morte e devastazione in elemento di forza 1 di prosperità? Ecco altrettanti inter-j D rogativi che affaticarono attraverso i millenni, menti insigni di statisti e di i tecnici. Il dramma della palude ha una storia ied e appunto storia di sforzi e di ab bandoni, di tentativi orgogliosi e di co dardi smarrimenti. Di quando in quan do, un tentativo generoso alimentava una risurrezione di speranza. Si apri vano canali, si arginavano torrenti, si j erigevano dighe. Ma poi gli errori delle litri lastre opere, l'incompiutezza degli sforzi, il mancato coordinamento delle iniziative compromettevano il successo, l'alito pestifero della palude risaliva alle città appollaiate sulle montagne, l'anofele riaffermava il suo incontrastato dominio e le diradanti popolazioni ne recavano sui volti emaciati il marchio gial- Oggi il Fascismo ha ripreso la lotta millenaria e di nuovo una ventata di speranze corre la pianura e la gronda montana che la recinge. Che cosa ha fatto di nuovo il Fascismo per far credere ciie questa sia la volta buona? Una semplicissima cosa: ha impostato il problema su basi scientifiche, ha studiato gli errori del passalo, li ha evitali. Quali erano gli errori del passato? So-l>pra lutto mancanza di coordinamento.' In una zona si faceva una cosa, nella finitima se ne faceva un'altra in senso contrastante. Gli effetti dell'una frustravano gli scopi dell'altra. Caso tipico l'arginatura in sinistra del fiume fatta da Sisto V. Le acque dilagavano dal letto insufficiente nei periodi di piena e i cadevano il territorio a destra, cioè' la zona di l'iscinara. Una misura intesa a giovare al territorio pontino vero e proprio finiva col danneggiare l'altra zona vicina peggiorandone le condizioni. Errori che non si ripetono Non c'è il caso che un tale errore pos sa ripetersi. La pianura è stata infatti divisa in due comprensori di bonifica, quello di Piscinara, a destra del fiume Sisto, e quello della bonifica pontina, a sinistra; ma la direzione tecnica è unica e l'unità si rivela nell'identità stessa della persona che presiede all'attività del due Consorzi, il sen. Trampolini. Altro errore: la nessuna conoscenza precisa del livello del terreno che sottraeva ai lavori la sola base seria. Orbene, i due Consorzi quattro anni fa hanno provveduto come, prima cosa a far compilare un minuzioso piano quotato dove tutti i dislivelli sono notati, e hanno poi studiato l'andamento delle pioggie, il corso dei fiumi, la portata delle sorgive minori. Infatti, ad evitare il terzo errore, la confusione delle acque torbide con le chiare, delle alte con le medie e con le basse, si è impostata la tecnica della bonifica sul criterio della più netta separazione. In parole povere, ecco a che cosa la- ecocgsdctClcpiFmtil pretesa maggiore dello altre località e mle sue case rosa e azzurro si levano cdi tra il verde dei campi alberati, con'mgrazia civettuola. Fienili, staccionate,! te bestiame, bandiere, festoni e gente che dIdinlisigivire uno sfogo alle acque? Come resti- stuire all'agricoltura una plaga immen-jesa che, protetta contro la tramontana cdal paracvnto dei Lepini, la natura laavrebbe gratificato di una eterna pri- vmavera? Come convertire questa copiai cdi roci fdtrcdasaddgQdndcpgciicsadMPgaètvivbsedavorano due Consorzi: a creare, per nt—rcdl ognuna delle due zone tre distinti Si jssterni di scoli, uno per le acque prove- rnienti dilli mnnt-ie.iT nnn ner Ip qraim nienti dalla.montagna, uno per le acque amedie sorgive o piovane aventi origine, Cnella pianura ma capaci di defluire ria- turalmente. uno per le acque basse cioè j rper quelle aventi debolmente la capa- oci là naturalo di defluire o addirittura!-prive di essa per trovarsi in plaghe aljadisotto del livello del mare. Su questo semplice concetto, che è ., i s, j ,c d boninca> sl e lnizlat0 ò cul attendono dal quattromila af seìmila operai e che na gia portat0i pe, £eioper „ solo oons()rzio di PiScinara, all'ese ■, ' ione di m chilometri di strade, alle -a L(,.IV0 di due milioni e 500 mila metri cubi di canaa e al convogliamene a 'mare di ben 350 mila metri cubi di acqua. dFD] s,„"'me qui ve-i d| .Ancora un lavoro di quattro o cin • ,,ll0 iinni _ spiega il Duce accampani:stabilmente'CtnonemV{? ha famiglie e trentamila persone»; : l Lasciamo il belvedere di Sezze dopo P | aver dato questo sguardo panoramico ip|.,iia bonifica e scendiamo a vederne pili da presso le opere In corso. A Monile cnio, nella piana sermonetana, è in fun- zione una cava di pietra e di pietrisco per lo sistemazioni stradali. Di qui un binario ilecuumlle si dirama per tutto l'agro pontino per ben 150 chilometri. Visita breve, poi volgiamo a sud, verso l'Appia. Sfioriamo una grande centrale I elettrica per duemila kilowatt, in loca Epitaffio, e proseguiamo verso il mare, lungo una bella e lucida strada nuova. Per i pascoli spogli d'alberi (appena qualche olmo e qualche ontano sono in vedetta all'intorno) si aggirano dondolando erratiche torme di bestiame. Qualche povera capanna testimonia, nello squallore persistente del panorama, dell'antico stato di cose, ma ecco nelle' solide costruzioni a muratura il segno della rinascita. A poca distanza dal punto più basso o desolato della pianura, lotti cospicui liì ,te''reno nell'Opera Combattenti e nlipmlpsb,nlbiwPvdpdell' Università agraria di Seriuoneta, sono già pronti per l'appoderamento titsBccProseguendo, incontriamo altri centri! atintati, altre borgate anche più belle e ridenti e popolose di Doganella. Ec- co P:L>S0 Genovese, ecco Quadrato, nomi ui future città già m embrione, con i:l chiesa, con la scuola, con il posto dei carabinieri, la stazione sanitaria Mussolini in mezzo al popolo Passo Genovese sembra rivelare una acdnl'ntrim applaude al passaggio di Mussolini. Qui è una importante stazione speri- ntentale agricola e zooiecnica che ha compiuto notevoli prove sull'ai-e Uni aia- 'ijne di piante esogene e di mucche lombarde. Quadrato, invece, è un centro indu- Ducei » fra applausi •il nlaltì! Oli umi i gregari di questo grand e esercito che raccia qui la strada ai coltivatori di > d, 3(1 ,met,ri Un bp) , e vede tutto questo, ringrazia, saluta con la mano, si ferma a parlare con operai e contadini. A Foce Verde, dove sbocca 11 grande collettore di Piscinara, Mussolini indugia ad ammirare il lunato arco della spiaggia marittima, chiusa a un lato da Torre Astura, suscitatrice del ricordo di Corradino rli Svevia: dall'altro dal Circeo, il quale, come lo stesso Capo del Governo osserva, pare un'isola e non un promontorio (impressione che corrisponde ad una antica realtà, perchè il Circeo si uni al continente n ppoehe geologicamente remote). La Foce Verde è già completamente sistemata e il Collettore, die per l'ultimo ratto già funziona, vi scarica le sue icque. la bocca ha una larghezza di linea armoniosa ne cavalca le spond". Sul fiume Sisto mente delirante. Il grido eli Dure! Du e.' soverchia le note della banda comimale, mentre Camicie Nere volonerose si affannano a liberare il Capo del Governo dalla stretta affettuosa deila moltitudine. Due. tre. cinque minuti si protrae la ndimenticabile scena, quindi Mussoini risale sulla macchina e, aprendoi a stento un varco nella calca, ragiunge la costa, diretto a Circeo. 11 iaggio volge al termine, ma la pane striale più che agricolo. Accanto a •e|ease di abitazione, ai magazzini, alla chiesetta, alla superba sede del Dopo- avoro con sala di lettura e cinema, dvediamo rotaie, vagoncini, fili elettri-,ci, cataste di tavole, un deposito fer-jcroviario. Anche qui Mussolini passa tra cfestoni, bandiere e scritte di - Viva il domani e non ha, per mesi e mesi, al-l tro legame col mondo che la radio e 11 cinema, non sa come esprimere al Capo do! Governo la gioia ci! questa visita a.nnunziata a bruciapelo soltanto Ieri som e sembra quasi scusarsi che le accoglienze non siano state eorrispon- denti all'avvenimento. Mussolini sente denominata appunto dai frequenti laghi pescosissimi che vi si incontrano. Qui la bonifica si eseguila in maniera da risanare il territorio senza eliminare, anzi accrescendo, un elemento di ricchezza tutt'altro che trascurabile costituito dalla pesca. La zona è coperta da una vegetazione lussureggiante, ma l'insidia della palude occhieggia di quando in quando di tra i canneti. Boscaglie, prati, visioni di mucche intente alla pastura, nereggianti processioni di bufali inquadrati tra i classici butteri, e poi altri centri di vita, altri villlaggi popolasi dove centinaia di braccia si tendono al passaggio di Mussolini nel saluto romano. Casal del Pini, bel nome sonante di una borgata tutta nuova e lucida in mezzo alla quale si erge una bella torre che è a un tempo orologio, centrale elettrica e deposito dell'acqua. Soste brevi, sempre più brevi, in armonia con il programma che è di vedere, vedere, vedere. Dopo, una marcia a piedi entro la boscaglia; venti minuti col fiato grosso, dietro al Duce che è il solo fresco e riposato, mentre qualcuno, anche dei giovani, si dà per vinto e chiede aiuto alle automobili che ci seguono ne] serpeggiarne sentiero. Ed eccoci La grande corsa lungo la strada rettilinea che sormonta la duna litoranea — la strada sarà completata In maniera da unire Nettuno con Terracina — ci dà modo di godere il panorama I delia cosidetta zona dei laghi, cosi [sulle rrve del liume Sl8l0, che e <nYrnrsn ,,j Oiiar„nmontn riò-rimt^ ,,i 0 allargamento, destinato ad accogliere tutte le acque baose del COmprensorio. MuSsolini sale sulla draga per una ripjcia S(.a!;l di ferro jntel.r0Ka gii Moberai scruti ed psam'ina i rnninwMi\-"-1' scr?,a ù ramina i congegni | aJ brillamentr, di alcune mine che terreno del nuovo letto. Mezzogiorno ci trova a colazione in sconvolgono ^™."fe,'e, ,b° ,u"t £ tavola è imbandita entro una .ala eia proiezioni , ael vUla«f10- lult0 Sbandierato e a è il piccolo cinema'domo di ritraiti del Re e del Duce Al levar delle mense, l'on. Landf Ferretti ha l'amabilità di esprimere a.'Duce ia nostra ammirazione per lo spettacolo offerto ai nostri occhi aro- mirati e il collega Hodel manifesta , „„r„„i„„; ,„,. , direttamente il compiacimento dei col- ?'ls*t«*w' " thswhsm» legni della stampa estera. 11.senatore (Prampolini prende quindi la parolai per riconfermare al Capo del .Cover- no, ancora una volta benemerito del- l'agricoltura nazionale, la devozione incrollabile del bonificatori italiani. Un ■potente alata al Huce conclude la riu-!mone. All'uscita dal cinema di Capograssa,|le macchine sono già allineato nel. piazzale. Applausi della folla, o/a/à.isventolio di fazzoletti, di cappelli e bandiere. Il Duce riparte e noi dietro ! nsr ip nljiip strade della bonifica fra aa secolare schiavitù della terra. Dopo breve peregrinazione, infiliamo di nuo-jiw..„m„<«rinre centro nulsuite HI n | Pontemaggion, centro pulsante di at-;vo la dupliee olmata della via Appia diretti a Terracina, dove giungiamo passando por visitare il carniere di ività nel cuore del comprensorio pontino. Le accoglienze di Terracina A Terracina una imponente manifestazione di popolo attende Mussolini. Benché la visita sia stata preannunciata con non più di un'ora di anticipo, l'intera città è schierata lungo la mtarteria principale della Marina. Avant. i a tutti sono schierati, in doppia ala, circa duemila Giovani Fascisti, parte de! luogo, pane del'e colonne provenienti da Salerno e dirette a Roma per 'adunata di giovedì prossimo. tLli Duce, che ha lasciato la macchinai qtMnllo scopo di proseguire a piedi, si rova circondato di folla festante che mprovvisa una dimostrazione vera- , pnsAnNMednLsecPos a e [conclusiva, pure procedendo con cre-[sceme velocità, non è meno tnteres- sante. Perii litorale Pontino, con una breve sosta alla foce del canale Sisto. si raggiunge Mezzomonte, sul Circeo. [E' un'altra delle cave da cui la bo- rtifica trae il materiale per i suoi co-iossali lavori. Una visita al cantiere in piena efficienza, uno sguardo al magnifico panorama che si gode finoal golfo di Gaeta, poi giù di nuovoai villaggi operai de' comprensorio :a Motel la, a Elena, a Macchia di |Flari0 caronte ' Ovunque popolazioni in festa, ban- diere e festoni. A Caronte sono anche ,schierati 300 operai ferraresi che vo-jcliono porgere al Duce il saluto parti- colarmentc caldo, saluto di corregio- nall. di romagnoli. Con questo episodio la visita è finita. La suggestiva corsa per In palude moribonda è al suo termine. IIl corteo si scioglie e le macchine rien- trano a Roma alla spicciolata. Ma il Duce, il cui passaggio è stato ormai segnalato in tutta la zona, raccoglie- ra, sulla via del ritorno, nuovi alala nuove dimostrazioni di'popolo e at- traverso le piazze dei paesi dei Lepini e degli Albani passerà sotto festoni di alloro e archi di trionfo tra un clamore di musiche e di applausi. ENRICO MATTEI.