La battaglia invernale

La battaglia invernale La battaglia invernale ; NEW YORK, settembre Come si approssima il terzo inverno della crisi col suo spettrale strascico di ■< bread lines », di cucine gratuite, di milioni di disoccupati e sen za tetto, il dibattito sui migliori mez zi per fronteggiare la situazione.si fa accanito nella stampa e nelle riunioni dei corpi politici e finanziari. La Amministrazione Federale è più che mai decisa a non ricórrere al « dolo ». Si richiama l'attenzione sul fatto clic i sussidi ai disoccupati sarebbero rovinosi per gli Stati Uniti come lo sono stati per l'Inghilterra e la Germania. Il presidente Hoover si è dimostrato ben fermo su questo punto. Egli ha dichiarato che il problema, per quanto grave esso si presenti, sarà affrontato con pienezza di mezzi. Con la cooperazione coordinata delle autorità federali, statali e comunali si adotteranno nuovi metodi di organizzazione per venire in aiuto dei bisognosi nella stessa efficiente maniera dell'inverno scorso. Intanto circa 300 milioni di dollari sono stati destinati ai lavori pubblici da iniziarsi durante l'autunno oramai in corso. Ma da molte parti della nazione non si dimostra la stessa fiducia chs l'Amministrazione nutre verso la possibilità di alleviare in maniera sostanziale le sofferenze che milioni di famiglie sono destinate a patire nel prossimo inverno. La « American Federation of Labor » ha calcolato che per quell'epoca ci saranno circa sette milioni di disoccupati, cioè circa un milione in più dell'anno scorso. E il suo presidente, Witlian Green, ha impostato delle domande che suonano tutt'altro che tranquillizzanti per l'Amministrazione. Dovranno lavoratori, ha detlo Green, esser co stretti a saccheggiare i negozi perchè i loro figli soffrono la fame? Potranno i grandi finanzieri e i ricchi ri maner sicuri nelle loro case quando milioni sono affamati? Non è solo da parte della grande associazione del lavoro che si minaccia tempesta. Scontri furiosi si pre-j vedono alla convocazione del Congresso nel dicembre prossimo. Anche nel Senato i <■ progressivi » si propongono di dar battaglia sulle misure radicali che intendono far approvare in sollievo della disoccupazione. Pare che il senatore La Follette, repubblicano indipendente, si appresti a chiedere 100 milioni di dollari da destinarsi ai senza lavoro. Che l'idea del « dole » ripugni non solo all'Amministrazione ma a molta parte dell'opinione pubblica è un fatto innegabile. E' vero che il governatore della Pennsilvania in un discorso tenuto dinanzi alla Commissione per la disoccuaazione, in Detroit, ha invocato l'aiuto federale, dichiarando che la sola earità privata non può far fronte ai bisogni che sopravverranno col prossimo inverno. Ma moltissimi organi autorevoli della stampa sono d'opinione che il « dole » porta immancabilmente con sè perdita d'iniziativa, inganno e paternalismo. Il « dole » è un'idea repulsiva che non bisogna permettere prenda piede in , America. Ogni cittadino degli Stati i Uniti che desidera di mantenere l'integrità del Governo dovrebbe prepararsi a resistere al movimento che sta per giungere. Per non ricorrere al « dole », si preferisce girare la situazione in maniera clic i soccorsi da distribuii re non prendano la forma di dirette elargizioni di denaro. E' quanto avviene nello Stato di New York, in cui'il governatore Eooscve.lt ha chiesto alla Legislatura l'immediato aumento del 50 per cento della « income tax », o tassa sugli introiti, che si paga allo Stato. La somma di 20 milioni di dollari che si raccoglierebbe dal gettito della tassa, metterebbe in grado lo Stato di provvedere ai disoccupati per il prossimo inverno. L'idea che questi non possano «ssere abbandonati a se stessi, ma debbano ricevere una forma di •aiuto costante, si va facendo strada negli! Stati Uniti, per quanto assai lentamente. Nel suo messaggio alla Legislatura, il Governatore ha riconosciuto il dovere dello Stato verso il singolo cittadino, affermando che la società moderna, attraverso il Governo, ha il dovere esplicito d'impedire die quelli fra i 6uoi membri i quali, per quanto abbiano provato non riescono a mantenersi, soffrano la fame o siano assillati dalla man» canza di ogni cosa necessaria. E' tanta, però, la paura suscitata dal « dole », che il Governatore ha reso ben chiaro che lo Stato, attraverso organizzazioni locali distribuirà cibo, vestiti, riscaldamento e provvederà ricovero ai senza tetto, « ma per nessuna circostanza denaro vero e proprio sarà pagato sotto forma di « dole ». La qual cosa molti considerano alquanto assurda. Il fatto che lo Stato compri in contanti carbone, vestiti e commestibili e paghi le pigioni ai disoccupati, rende questi doni assai diversi dal « dole »? E' quella curiosa mentali' tà americana ohe erede di salva guardare un principio dando un di verso aspetto e un differente nome a cose la cui essenza rimane inalterata. Intanto l'Amministrazione Federale tanto per cominciare ad attuare il programma di soccorso e prepa rarsi per la dura battaglia inverna le, ha nominato un Commissario con pieni poteri nella persona di Wal¬ cbndtmgdzdvssss ter S. Gifford. Secondo l'annunzio datone dal Presidente Hoover, egli dovrà impiantare e dirigere un'organizzazione con quartier generale in Washington, che sia in grado di cooperare con le autorità e di mobilitare le numerose agenzie nazionali statali e comunali, perchè prendano cura della situazione risultante dalla disoccupazione nelle varie sezioni del Paese. Hoover spera con tale provvedimento prevenire ogni possibile domanda di « dolo » da parte del Congresso, quando questo 6i riunirà in dicembre. Ma ancora un'altra difficoltà deve superare l'Amministrazione. In ottobre dovrebb'essere convocata una sessione straordinaria del Congresso, nella quale si teme venga fuori la questione dei soccorsi federali ai disoccupati e la richiesta di un aumento della « income tax » per fronteggiare le nuove spese che ne risalterebbero. Questo ucciderebbe il programma Hoover. Come si sa, in America, i fondi per i soccorsi in periodi di disoccupazione e di altre calamità nazionali vengono dalle libere contribuzioni dei ricchi. Se costoro si vedessero ulteriormente tassati, chiuderebbero i cordoni della borsa e sarebbe dubbio che il ricavo dell'aumento di tasse riuscisse a compensare le somme dote liberamente. Il Presidente, perciò, si vede costretto a non convocare un'altra sessione del Congresso, per timore ili essere immediatamente abbandonato dai ricchi contributori su cui fonda il suo piano di soccorsi. Egli si troverebbe in una posizione assai delicata: non devo generare il sospetto nei milionari suoi sostenitori che si prepara per essi una nuova trappola fiscale. Le loro vaste contribuzioni sarebbero elargite per un senso di gratitudine verso il Presidente che li ha salvali dalla legislazione economica e finanziaria che verrebbe fuori da una sessione straordinaria del Congresso. Una pallida idea di quello che potrà costare la lotta contro la disoccupazione, la si può avere da un esame dei piani che 10 delle più grandi città degli Stati Uniti hanno fatto per il prossimo inverno. Esse sole hanno progettato di raccogliere 100 milioni di dollari. Se questa proporzione fosse ugualmente mantenuta, in tutto il Paese dovrebbero ossei' raccolti e spesi 500 milioni di dollari, il preparativi per la terribile stagione sono immani. Tn tutti è penetrata l'idea che in una maniera 0 in un'altra, sia con l'aumento di tasse sia con le libere contribuzioni, 1 disoccupati e le loro famiglie non debbono esser lasciati a soffrire il freddo e, la fame. Quello che c'è da lamentare finora è che le iniziative sembrano piuttosto isolate, sconnesse e prive di direttiva unica. Non si sa fino a che punto il Commissario presidenziale riuscirà a coordi nare gli sforzi 'dei varii enti auto nomi. E si affaccia come uno spettro il pauroso dubbio: per quanto colossali siano i programmi e i preparativi, saranno sufficienti a portar rimedio alla immane tragedia di milioni di senza lavoro, senza pane e senza tetto? • AMERIGO RUGGIERO.

Persone citate: Gifford, Green, Hoover