I quattro fratelli Tosco dinanzi ai giudici

I quattro fratelli Tosco dinanzi ai giudici I quattro fratelli Tosco dinanzi ai giudici Alla IX Sezione del Tribunale di Torino si è iniziato ieri il processo per il dissesto Tosco. I lettori conoscono le origini di questo dissesto che ebbe larga risonanza in cità per la notorietà dei protagonisti, i ratelli Mario, Antonio, (".nido e Cesare Tosco, i quali, imprimendo particolari criteri amministrativi all'azienda creata un trentennio prima dal loro genitore, a portarono fatalmente al tracollo. II Banco-cambio Tosco e C, succeduto al vecchio Banco Villata, veniva costiuito con atto del 22 dicembre 1922 e con a forma dell'accomandita semplice. Eano soci accomandatari Antonio Tosco e Secondo Gariglio, accomandante il signor Paolo Tosco, padre dell'Antonio, uomo di elette virtù e di non discussa onestà e correttezza. Come è fallita la Banca Nel 1924 il signor Gariglio recedeva dalla società ed entravano a farne pare I tre altri figli del Tosco Paolo: Guido, quale accomandatario, Mario e Ceare quali accomandanti. T'a il 14 maro 1927, improvvisamente, decedeva il ignor Paolo Tosco. La società rimanea immutata. Il capitale era invece nel rattempo salito a 375.000 lire, diviso in uattro parti eguali fra i fratelli. Ma il Tosco Mario, che era stato dal padre, gente di cambio, nominato suo procuatore, non poteva più a questo titolo operare in Borsa. Si rimediava a ciò con a nomina del Mario a procuratore del'agente di cambio Barra. A meno di un anno di distanza, il 15 febbraio 1928, Mario Tosco recedeva però dalla socieà coi fratelli. Uscendo dalla società egli jnunCiava ad ogni suo avere, anche :c derivazione della eredità paterna, e eie nonostante lasciava ancora un rilevante debito verso la banca. Dal recesso dei ratello Mario e fino al dissesto, rimaseo nella formazione sociale i tre alri fratelli : Guido e Antonio come acco mandatari. Cesare come accomandante Nel 1929, per un complesso di eventi, ra i quali porta il suo contributo non rascurabile la vita lussuosissima con otta dai Tosco, spensierati gaudenti, le orti dell'azienda precipitano e il 21 diembre dello stesso anno il Tribunale d'i gSHg! ^i^'W'^^ttl^S^ onno aicDlara " Iammi Antonio Soletti, accertava un attivo di L. 1.195.203,70, da cui devono essere de- ratte L. 193.333 quale un terzo quota di «ama» bwtSflff iP°teCan° " ** "ed.tori pmiiegiati. Nelle conseguenze penali scaturite dal issesto tutti e quattro 1 fratelli a.ndarono coinvolti: all'arresto di Mario Toco, avvenuto il 26 novembre 1929, segui nfatti, nel gennaio 1930, quello dei fraelli Antonio e Guido. Contro il quarto, Cesare, il giudice istruttore emise pure ordine di cattura. Ma questi si era ai- ontanato per tempo, riparando all'esteo, e il mandato rimase ineseguito. L'i¬ truttoria, protrattasi per quasi un ano, portò al rinvio a giudizio dei quattro ratelli per numerosi e gravi addebiti. La causa veniva chiamata una prima olta all'udienza del 5 maggio scorso, e non che, appena aperto il dibattito, avv. Pilade Garelli, patrono del dott. Cesare Tosco, dava notizia della costitu ione dell'imputato al Commissariato di P. S. di Bardonecchia. La causa era uindi rinviata a nuovo ruolo per dar modo ai patroni di apprestare ì mezzi ifensivi e di rendere edotto l'imputato ulle conclusioni dei periti contabili. Le diversa fmputazienl L'udienza è presieduta dal barone Acusani di Retorto. Sostiene l'accusa il av. Quinto. Cancelliere è il cav. Obert. Sul banco degli accusati prendono posto quattro fratelli Tosco : Mario, di anni 4, Antonio, di anni 38, Guido, di anni 9, e Cesare, di anni 32. La difesa è cosi omposta: per Mario Tosco, gli avvocati Farinelli e Garelli; per Antonio Tosco, avv. Cavaglià; per Cesare Tosco, gli vvocati Villabruna e Garetti; per Guido Tosco, il gr. uff. Motta e il comm. Gatta. Figurano parecchie costituzioni di P. C. i curatore del fallimento è rappresenato dall'on. Daniele Bertacchi, mentre li avvocati Quaglia, Bardessono, Patti Segre di Venezia sostengono le ragioi di alcuni danneggiati. Fra tutti gli accusati, chi appare magiormente indiziato è Mario Tosco, la gura dominante del processo. Egli dee rispondere di falso in atto pubblico di truffa ai danni de l'ingegnere Dino ora-Totino di Biella. Nell'aprile del 1929 ni.-.,.in Tnepn con nrtifiz' e raffeiri Mario Tosco, con artifizi e raggiri, onsegnava all'ing. Lora-Totino due pezzature di quattro complessive azioi della Banca d'Italia, che rappresenavano così globalmente 484 azioni. Il iente versava al banchiere, come conuaglio di valore dei titoli, la somma di . 70.000, lasciando inoltre nelle mani ei Tosco, quale corrispettivo somme e toli già a lui affidati in precedenti ope azioni di riporto per un ammontare d) . 730.000. I due. certificati azionari ce itti all'ing. Totino erano rispettivamene di 131 e di 3d3 azioni, ma nella realtà Tosco aveva acquistato un azione so a, alterandola poi mediante 1 aggiunte i un 1 e di un 3. Il secondo certificato ra per tre uniche azioni ed aveva sublo una analoga manipolazione, Altra imputazione che si eleva al Maio Tosco è quella di falso in cambia : debitore verso il Banco Tosco di una erta somma, egli consegnava, a titolo i garanzia, due effetti recanti l'uno, di 30.000 lire, la firma apocrifa della signora Maria Scarsi vedova Camandona, e l'altro, di 22 mila lire, quella del rag. Ernesto Eva. Il Mario Tosco è pure accusato, in correità con gli altri soci, di avere convertito in proprio profitto titoli e valori depositati da clienti del Banco per operazioni finanziarie. Egli deve infine rispondere di bancarotta semplice e fraudolenta: sottrazione di attività fallimentari, spese personali smodate. L'Antonio Tosco è imputato di falso in atto pubblico per avere falsificato un certificato di 00 azioni della S. A. Fabbriche Riunite Fiammiferi e un altro certificato di 200 azioni della S. A. Finanziaria. Questi titoli erano stati rilasciati al barone Alessandro Cavalcioni Garofoli e ad essi il Tosco appose la firma apocrifa del Cavalchini. Infine i fratelli Guido, Cesare e Antonio sono imputati di appropriazione indebita di titoli per l'ammontare di lire 2.300.393, commessa prima del 28 novembre 1929, epoca in cui si rilevarono le irregolarità nella gestione del Bancc Tosco. Inoltre anch'essi sono chiamati a rispondere di bancarotta semplice e. fraudolenta. Una confessione completa Giova notare che tra il fallimento del Banco Tosco e il dottor Cesare Tosco è stato sistemato ogni rapporto, dietro cessione detta sua quota dì comproprie tà sopra gli immobili di Torino. Il Cesare Tosco viene quindi riconosciuto come semplice accomandante e contro di lui non risulta costituzione di P. C. da parte del curatore del fallimento. Il Presidente inizia quindi l'Interro gatorio degli imputati: viene inteso per il primo Mario Tosco. Gli si contesta l'imputazione, cioè quella riflettente la falsificazione dei certificati provvisori detta Banca d'Italia e la truffa di L. 800 mila consumata ai danni dell'ing. LoraTotino. Presidente: — Che cosa avete da osservare in proposito? Imputato : — Nulla. E' vero, lo confesso. Avevo necessità assoluta di denaro perchè gravi insolvenze di clienti si erano verificate in Banca. Presidente: — L'Ing. Lora-Totino si trovava all'oscuro di tutto. Imputalo: — Lo avevo avvisato che, prima di vendere i titoli, me ne desse comunicazione. Speravo di potergli re stituire la somma... Nego però di avere messo in opera alcun raggiro per carpire la buona fede dell'ing. Lora. P. M.: — Più che dargli dei certificati falsi, non so che altro si potesse fare per truffarlOi Mario Tosco passa quindi a spiegare l'addebito delle due cambiali false: — I due effetti erano insufficienti di bollo, lo li consegnai al Ranco Tosco in bianco e senza girata, poiché dovevano servire unicamente a tranquillizzare i miei fratelli sulle mie possibilità finanziarie. Io vanto effettivamente un credito verso la persona che risulta firma taria delle cambiali. Presidente: — Dove si trovano ora questi effetti? Imputato: — Sono stati distrutti. Presidente : — Che cosa ci potete dire circa l'accusa di appropriazione Indebita? Sono sparite somme ingentisslme. Imputato: — Io uscii dal Banco Tosco il 18 febbraio del 1929, dopo una regolare e completa sistemazione dei conti coi miei fratelli, nei quali si è quindi venuta a consolidare tutta l'azienda paterna e il patrimonio ereditario. Avevo verso 11 banco un residuo debito di lire 185.000 in cambiali. Non ho mai conosciuto un cliente: la mia attività era limitata alla Borsa. Ero un semplice accomandante. Spese generali e... personal. Quanto all'accusa di bancarotta sera plice e fraudolenta il Mario Tosco dice di non sapere nulla: non esaminò mal la contabilità sociale, non prese parte alle'sedute, alla compilazione dei bilan ci e degli inventari. Presidente: — Però siete pure imputato di bancarotta fraudolenta in proprio. Imputato : — Il passivo elevato e costituito quasi esclusivamente da forti perdite in Borsa e da insolvenze della clientela. E poi le spese generali... P. M. : — O meglio personali erano vistosissime. Donne anche straniere perchè hanno un fascino maggiore, e costano di più, cavalli, spese pazze di ogni genere. L'arredo del vostro ufficio ammonta a duecentocinquantamila lire.., Imputato: —■ Era necessario un certo decoro al un banchiere. On. Bertacchi (P. C.) : — Sarebbe stato meglio meno lusso e più onestà! Si fa carico al Mario Tosco di avere sperperato denaro in famiglia. Imputato: — Il tenore di vita che con ducevo era adeguato atte agiate condì zioni di mia moglie. Presidente: — Che vi forniva i quattrini necessari per mantenervi svariate amanti! Una vivace discussione si origina quindi sulle condizioni mentali del Mario Tosco che durante l'istruttoria fc sottoposto a perizia psichiatrica del prò fessore Tiretti, il quale concluse affer mando la sua completa responsabilità Il Tosco accenna ad una caduta dall'aeroplano, quando era pilota aviatore in tempo di guerra. L'interrogatorio dell'imputato è cosi e saurito e il Presidente rinvia la prò secuzione del dibattimento a stamane.

Luoghi citati: Bardonecchia, Biella, Torino, Venezia