L'assemblea di Ginevra chiude i lavori

L'assemblea di Ginevra chiude i lavori L'assemblea di Ginevra chiude i lavori approvando la tregua sugli amiaineiiti Concorde omaggio all'iniziativa del Ministro degli Esteri d'Italia (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) Ginevra, 29 notte. Si è chiusa oggi la dodicesima assemblea della Socielà delie Nazioni. Sebbene molti avvenimenti internazionali di portata storica si siano prodotti fuori dei suoi quadri si può affermare che essa è stala più in- teressante e più importante delle previsioni della vigìlia; non solo per i riflessi inevitabili della situazione mondiale, ma per virtù propria, virtù inspirala e imperniata intorno al problema morale e pratico della tregua degU armamenti. Se, come amano i societari, si vorrà dare a>bla dodicesima assemblea una definizione che non consiste in una cifra o in una data: questa è stata l'assemblea della tregua. A Ginevra nel settembre die sta finendo, secondo le intenzioni di alcuni Stati favoriti dalla passivilo politica di altri, tutti presi nel gorgo di tremende difficoltà economicìie non si sarebbe dovuto parlare affatto di disarmo se non forse per tentare di ostacolare la regolare convocazio- della Conferenza; invece^ l'almo- ^ne sfera è stata dominata dalla prossimità del 2 febbraio che potrà significare una scadenza, un redde rationem di importanza capitale negti sviluppi della politica mondiale per il prossimo decennio. A chi il merito? All'Italia senza vano orgoglio ma ancìie senza attenuazioni, che non avrebbero alcuna ragione di modestia. Quando, dietro le istruzioni del Duce, il Ministro Grandi lanciò l'idea della tregua degli armamenti il nostro paese compiè un atto di coraggio e di indipendenza tale che le sue ripercussioni benefiche appariranno anche in un. tempo lontano. Fu rotto un silenzio colpevole, furono prevenute, le possibilità di iniziative minacciose per il 'progressiv j sviluppo d.eMa causa del disanno. E come primo risultalo indiretto si ebbe infatti che nessuno osò più creare gli impacci temuti per la data dei 2 febbraio; e le forze e le volontà oscure, le guati tentavano di impedire la marcia degli eventi furono costrette sulla difensiva. Senza dubbio l'idea italiana andava più oltre; sot-to la pressione di una crisi chesquassa con inaudita violenza le po-sizioni più solide, la tregua degli armamenti, parallelamente alla mo-ratoria dei pagamenti intergoverna-tivi seguita alla proposta Hoower, avrebbe dovuto significare una affermazione europea e mondiale di volontà concordi, che avrebbero marciato solidalmente verso le difficoltà per superarle dando ai popoli inquieti la sensazione di un colpo di timone risolutivo. Se il sincero amore della pace e della collaborazione internazionale fosse negli altri SRzii cosi profondamente sentito come nel nostro, la proposta italiana avrebbe dovuto costituire una gara perchè la tregua avesse maggior estensione nel tempo e nello spazio. Non sarà colpa nostra se il miracolo non si è compiuto; a noi non è mancata la fede unita alla considerazione fondamentale che i mali gravi che affliggono ora l'umanità richiedono rimedi eroici. Avvertimmo subito gli episodi più rigidi e intransigenti; non era difficile individuarli per chiunque abbia esaminato con obiettività la storia politica e finanziaria del dopo guerra, ma era opportuno che le responsabilità venissero precisate e chiarite anche per gli occhi più miopiPurtroppo la gara di generosità neconcepire la tregua si mutava in una battaglia aspra di posizioni... Non bisognava disertarle in vista dello scopo suindicato. Nessuno può negare l'utilità di queste due ■ultime settimane di contrasti e di urti che sandavano perdendo nei canali delle Commissioni e dei Comitati; non c'e dubbio che nelle cronache quotidian, malgrado le nostre ripetizioni inevitabili sugli stessi argomenti, spossa avere talvolta perduto la visione complessiva del dibattito nesuoi motivi politici essenziali di un valore e di un riflesso che vanno oltre l'ambito ginevrino; ma bisogna insistere su questa fase e su quest■risultati E' lo schieramento, che definiremo strategico, delle potenze: Gran Bretagna, Germania, Dominions, piccoli Stati vicini e lontani, uno Stato come la Spagna nel nuovo regime, tutta influenzata dalla politica francese, sono totalmente favorevoli, spesso con entusiasmo, alle proposte italiane; non basta: è la Russia che aderisce, sono gli Slati Uniti che partecipano con alacrità ai lavori della terza Commissione e non nascondono la loro delusione perchnon si sia andati più lontano suterreno ,f°;™rf'0;^^ la costellazione controllata dal Quad'Orsay e dal generale W eygandFrancia, Polonia, Jugoslavia, Roma■nia e Cecoslovacchia- camerata dma e Cecoslovacchia, cnweraw «occasione il Giappone. Malgrado chla Francia costituisca attualmentma tortezza armata in Enropa, -co le casse colme d'oro, un obiettivo stralcgico-ìnorale è raggiunto dal superbo schieramento di Stati aderenti alle proposte italiane; gli oppositori non possono mettersi aper- tornente contro Videa della tregua, Ma il loro astio, le loro intenzioni v-lu 0 meno veiate appaiono sul ter- reno tattico, dove ogni possibilità è sfruttala per silurare una. tregua a cui si sarebbe volentieri opposto un rifiuto senza appello. Non tanto leggendo la risoluzione quanto esaminando il rapporto che l'accompagna, si afferrano le tortuosità e gli appigli e gli equivoci espressamente voluti per sfuggire agli im.pegni come avvenne a proposito delle basi di accordo navale del primo marzo. Le discussioni di questi giorni possono essere considerate come un preludio di quelle della Conferenza del disarmo; si possono già facilmente prevedere le identiche opposizioni; ma allora occorrerà che Stati sinceramente favorevoli a una riduzione degli armamenti siano capaci di una maggior resistenza sulle questioni tal tiche per non compromettere con continue concessioni i. principii più alti. Questi due assetti generali, uno morale sulla necessità mondiale di una tregua, l'altro politico sullo smascheramento delle responsabilità francesi andavano illuminati in un esame conclusivo di un mese di attività; essi non vanno mai dimenticati. Ma, trascorso il periodo della polemica in cui era opportuno esagerare magari nelle proprie tesi, si deve riconoscere che i risultati contenuti nella risoluzione che l'Assemblea ha. oggi votato come suo ultimo atto di vita, sono tutt'altro che trascurabili; è acquisita in pieno la tregua come allo preliminare e parallelo alla. Conferenza del disarmo, sono stabilite delle limitazioni che, se unanimemente accettate dentro un tempo ristretto e lealmente applicate per un periodo fissato, eviterebbero il peggio. L'Assemblea non ha espresso un voto formale come è sua abitudine; siamo riusciti a farle dire qualche cosa <ii più preciso e di più concreto; ora bisogna attendere che i Governi rispondano 'entro il primo novembre. Le respon isabilità diventano più immediate ed ievidenti; Parigi dovrà parlare non at traverso la parola del signor Massi\gii, ma attraverso la firma del. Migìstro responsabile. Ma se la Frjincia tmrassnllpan o ù a a . l a n o i e e i i i n a i o ecaia oosian hè avanzerà delle nuove riserve, se nell'attuazione le fessure del rapporto verranno allargate tanto da dare integrale soddisfazione ai piani ambiiosi del suo Stalo Maggiore per principii difensivi, ma in pratica offensivi (perchè secondo i precetti di Napoleone la miglior difesa è l'offesa), dovremo far fronte alla realtà con fermezza serena. Per impedire che qli altri siano in pace basta che uno solo minacci. ALFREDO SIGNORETTI. V ultima seduta Ginevra, 29 notte. L'Assemhlea ha tenuto la sua ultima seduta in cui e stata votala la risoluzione sulla tregua di cui inviammo ieri il testo definitivo. Essa si è cosi sostanzialmente congiunta alla prima giornata della discussione generale in cui l'on. Grandi pronunciò U famoso discorso di apertura. Per la vexità dobbiamo dire che gli oratori eccettuato il signor Massigii. hanno reso al nostro Ministro degli Esteri il riconosci mento dell'importanza della sua iniziativali relatore signor Mazariasa vi si è spesso riferito nel suo rapporto, in cui deve dare un colpo al cerchio e l'altro alla botte. Cosi nel suo giudizio finale fa tre constatazioni: « La risoluzione presentata comporta l'idea di un gesto morale preparatorio della Conferenza, che è l'apporto delle delegazioni dei cinque paesi. Essa comporta Inoltre un impegno morale che assumeranno tutti gli Stati di non accrescere i loro armamenti; questo è il contributo della delegazione italiana sul quale altre delegazioni e in modo speciale la delegazione inglese hanno fortemente insistito. Infine la formula definitiva presenta un'elasticità sufficiente per permettere agli Stati di adattare tutte queste idee alle loro pratiche rispettive ». Tutte e tre le constatazioni sono sul lo stosso piano; ma la terza non ha altro scopo che di demolire il valore delle due precedenti, Lord Cecil è stalo eloquente, dell'eloquenza propria di un padre nobile della Società delle Nazioni. • Tali sono i risultati del nostri sforzi — ha detto il delegato britannico. Senza dubbio essi non sono del tutto sufficienti. Per conto mio io avrei voluto andare più lontano; la delegazione italiana avrebbe voluto fare uno sforzo più grande sulla via della soppressione degli armamenti. Ma, ben gm.che noi non abbiamo ottenuto tuttociò che potevamo desiderare, i prò-eressi realizzati sono a mie parere giàronViderevoli. Nella risoluzione cheul g; prette. S'^P^f^^^StlWte did; . "_■ * numPnto degli armamena-1 ti Naturalménte si tratta di termindi generali; ma si traila pure di un ap« ffig"^^ * Governi da parte dihe P""»U"Y,""JLJ mi posso astenere dalte npnsare che il corso degli ultimi avvewinimeuti ha mostrato quanto sia po tenie l'opinione pubblica. Noi ricordiamo tutti il discorso notevolissimo del rappresentante dell'Italia pronunciato all'inizio della sessione di questa assemblea, discorso mirabile e coraggioso che ha prodotto il migliore effetto nel mondo ». Le dichiarazioni del gen. De Marinis Quindi il generale De Marinis legge le seguenti dichiarazioni che precisano l'atteggiamento italiano : «11 Primo Delegato d'Italia fin dal pnncLpio della sessione dell'Assemblea na emesso l'idea di una tregua degli armamenti. Vurii delegali hanno manifestato allora da questa tribuna la lo- han™ =wn™Pa,(la pei ques^a ldea eda i a n o o è n e a o e e l o o a a e oro o pn hanno sviluppato importanti argomenti in suo appoggio. In seguito la Delegazione italiana ha creduto utile, prima di presentare un suggerimento concreto, di lasciar passare un certo periodo di tempo sufficiente per permettere a tutte le Delegazioni di riIlettere sulla possibilità di impegnarsi nella tregua proposta e sui metodi che si potrebbero adottare per darle effetto. « A questo riguardo un suggerimento è stato presentato dalla Delegazione italiana alla terza Commissione e vi ha accolto numerose adesioni; ma essa ha incontrato anche un'opposizione recisa, da parte di certe Delegazioni. La Delegazione italiana, animata da un grande spirito di conciliazione, ha aderito agli emendamenti apportati alla sua proposta allo scopo di facilitare una accettazione unanime. «La terza Commissione, dopo lunghe discussioni, ha messo fine ai suoi lavori proponendo all'Assemblea di adottare una risoluzione che comporti lo stabilimento degli armamenti e l'estensione ad un anno della durata di questa tregua, cioè impegno dei Governi durante quest'anno di non aumentare i loro armamenti e la domanda fatta agli stessi Governi di dichiarare che|uSa «i.Mttt? jg?SSa&&Ìquesti i principii sui quali era basato il nostro suggerimento. « Vi è di più: la risoluzione che siè ora proposta fa risaltare che la tre-gnu non pregiudica le decisioni dellaConferenza nè i programmi o le pro-poste che ciascun Governo presenterà,cosi come noi avevamo affermato chebisognava comprendere. Evidentemen-ìiii?SLSS'^J^^RnBÌMU,i^più perche avevamo proposto degli ini-pegni precisi per ciascuna categoriaài armamenti, mentre la risoluzioneche noi siamo chiamati a votare indica l'insieme degli armamenti domandando che durante la durata della tregua questi armamenti non devano sorpassare i livelli attuali. Tuttavia anche sotto questa forma la risoluzione della 12.a Assembler avrà una influenza benefica sulla corsa agli armamenti e varrà ad arrestare l'aumento innegabile degli armamenti di cui siamo stati spettatori in questi ultimi anniTutto dipenderà dalla buona fede e dalla buona volontà con la quale questa tregua sarà applicata: ma non vi è dubbio a questo riguardo che tutti i Governi sapranno rispondere al potente appello che questa Assemblea loro rivolge e si renderanno conto, nell'applicazione della tregua, della responsabilità che essi assumono davanti a tutto il mondo. «Con questa fiducia la Delegazioneitaliana dà la sua piena adesione alla"risoluzione sottoposta all'Assemblea ed alla elaborazione della .quale noi ab biamo dato la più cordiale collabora zione ». Le contraddizioni di Massigii Ultimo il signor Massigii ha pronunciato un breve discorso in cui ha cercato di svincolarsi dalle responsabilità e dalle contraddizioni dal punto di vista societario che regolano la politica del suo Paese. Ha cominciato spiegan do le apprensioni sulla tregua e ha terminato chiedendo che gli Stati si presentino alla prossima Conferenza dedisarmo senza preoccuparsi esclusivamente degli interessi egoistici. Tu l'asjj, , li-Presidente Titolese» ha pronunciato il gran discorso di chiusura; attraverso un'oratoria mantenuta a lungoa un tono troppo in alto e quindi troppo vago, egli ha riaffermato, la vitalitàdella Società delle Nazioni, giungendoogni tanto a delle osservazioni acute ein'toiiinonti n riisrirmn ha ripmnito laintelligent. Il disarmo na riempito laparte finale del discorso: espressa lagratitudine dell Assemblea ali onoievole Grandi per il primo suggerimentoTitulescu ha dichiaratodella tregua, con vigore che la Conferenza del disarmo sarà il banco di prova della concordia fra le Nazioni. Il Consiglio ha esaminato affari dordinaria amministrazione; esso non ha però chiuso la sua sessione per iconflitto cino-giapponese. Sembra chsi voglia indorare meglio la pillola chla Cina sta trangugiando. A. S. Gli armamenti dell'Italia nel documento comunicato a GinevraRoma, 29 notte. In conformità alle note risoluziondel Consiglio della Società delle Nazioni, il Governo italiano ha presentatalla Segreteria Generale della Societàcome è stato annunziato a suo tempoi dati sullo stato degli armamenti italiani e sulle spese relative. La doctmentazione fornita dal Governo Italiano è accompagnata da una nota esplcativa riguardante gli effettivi terrestre la durata del servizio. Le Force *4mate pubblicano oggi Integralmente testo di tale nota che tra l'altro dice: «Il Governo fascista, sebbene abbiper legge la facoltà di chiamare sottle armi un numero ingente di uominin armonia con il principio della ridu..zione degli armamenti, ha contenutoo l'Esercito in limiti assai ristretti. Comò- è nolo, i fattori essenziali che riguardaàino il personale militare negli Stati che hanno in vigore la coscrizione sono tredi clsUse sono in media circa 560.000 uon-! mini. Depurato dalle inevitabili perdni te, il contingente medio si riduce a. cip-ica .500.000 uomini che vengono effettivamente sottoposti a visita medica. Sal questa fosse effettuata con gli stese-l larghi criteri che sono in vigore in alto-istati, l'Italia potrebbe incorporare o tre i 4/5 di detta cifra, avendo assai più'di 400.000 uomini che non presentano imperfezioni llsiche incompatibili con,ìl servizio militare. Invece in Italia la visita medica è eseguita, con il critèrio di scegliere solo i migliori fra gli indi-'vidui abili, tanto che vengono dichia- r^^nT^^M^'^i^!! arSf; ?on aurSOOOfiruomlid n ItalkP si quei duo.uuu uomini in Italia si provvede agli arruolamenti speciali nei Étt^ tica, nella Milizie speciali, ecc. Tenen- do conto di ciò, e del fatto che una par-.te del contingente ancora è lasciata al-1 le case senza istruzione, come in segui-1 to è indicato, nell'Esercito propriamen-ite detto Vengono chiamati alle armi! normalmente meno di 200.000 uomini. In conclusione, pur avendo annualmente ^ar,^po^llb!llta,dl c"'f;a/6l»-«» uomi- ni -pienamente idonei, l'Italia pratica- mente ne chiama alle armi annualmen-' te nell'Esercito meno di 200.000. b) Durata del servizio militare. — La gislativi — l'Italia potrebbe avere co- istantemente alle armi circa 380.000 uomini di leva senza .untare in detta cifra né i sottufficiali, nò gli effettivi richiamati annualmente dal congedo per istruzione, nè le altre forze armate terrestri. Ma in Italia non solo si riduce, come sopra si è detto, il contingente che viene chiamato alle armi, ma altresì il Governo fascista, valendosi della facoltà concessagli dalla Legge in vigore, ha sempre ridotto praticamente anche la durala del servizio militare congedando prima dello scadere dei 18 mesi una parte del contingente e ha ridotto il servizio allo armi per il rimanente personale. Hecentemente ha stabilito ferme ri- ferma, che nell'immediato anteguerra era di due anni, è stata ridotta nel 1923 a 18 mesi. Se il Ministero della Guerra' chiamasse alle armi tutto il contingente valido sopraddetto e lo tenesse in ser-|vizio per 18 mesi — come può fare sen- za bisogno di speciali provvedimenti le- dotte di 12, di 6 e di 3 mesi. Pratica mente non ha mai chiamato alle armi gli uomini validi che vengono ascrit ti a ferme di tre mesi. Da questo dop .pio ordine di riduzioni, effettuate cioè sia sul contingente chiamato alle a.rrni sia sulla durata del servizio, ne è de r*aio che la forza di leva media an- ™ale *** armi è stala' Per voleTe del Governo, appena sette dodicesimi cir¬ ca di quella che in realtà si sarebbe 'Potuta avere se si fossero utilizzati «U uom!m Rhe' Pur con "gore di esa'™.? medico, sarebbero realmente dispo "'".''l ° se si fossero applicate senza restrizioni le disposizioni di legge riS'uai'aaIUl 11 servizio militare, Taile duplice provvedimento, di ri duzione delle ferme e di limitazione del contingente annuale, porta inoltre automaticamente ad una riduzione dai ie riserve istruita rlserve iswuiie. e) malo. Personale permanente e raffer- Nonostante l'elevata cifra di contingente annuale, l'Italia ha conte nulo in numero assai limitato il per sonale •permanente e raffermato, di guisa che la percentuale di esso rispetto ai contingente prodotto è tra le .più basse che si possano riscontrare negli stati europei. Ai compiti secondari, al- la custodia dei magazzini, al personale di fatica, eoe., si provvede con io stesso personale alle armi a detrimento della efficienza dei reparti. Un indice delle riduzioni fatte dall'Italia in misura di armamenti è il seguente; nell'immediato anteguerra le leggi di bilancio consideravano una forza utile alle armi di circa 275 mila uomini; per l'anno 1930-31 si è presa a base, per i calcoli di bilancio, una lorza media di 220 mila uomini appena, inferiore cioè di 55 mila uomini a quella del 1914, nonostante l'accrescimento del territorio del Regno e l'aumento demografico verificatosi nel dopoguerra.

Persone citate: De Marinis, Duce, Lord Cecil, Massi