Dopo tredici anni

Dopo tredici anni Dopo tredici anni Domani Lavai e Briand saranno a Berlino per incontrarsi con Brùning, con Curtius e con Hindenburg. Faciliteranno i colloqui l'Ambasciatore di Germania a Parigi von Hoesch, e il nuovo Ambasciatore di Francia a Berlino Francois Poncet. Nulla di veramente sensazionale avverrà sulle rive della Sprea, anche se la visita degli uomini di Stato francesi — la prima dalla guerra — vuol avere un suo particolare significato, che 6 reso più modesto dal fatto di esseve tale visita stata preceduta da quella degli uomini di Stato tedeschi a-Parigi; c «lai fatto che essi hanno visitato — come è noto, ma è bene ricordarlo — anche Londra e Roma, onde avere diretti contatti con quei Governi, dopo di aver avuto uno scambio di vedute con Stimson, che lasciava Mussolini per incontrarsi con MacDonald. Interessante quindi i colloqui di domani e posdomani sulla Sprea, ma non sensazionali; anche perchè dietro LaVal e Briining stanno due Ministri de gli Esteri, Briand e Curtius, il cui prestigio, nei loro Paesi, è indiscutibilmente limitato e scosso, sì da trattenerli da muovere passi che i loro Parlamenti — coi quali le due Repub bliche devono fare i conti — non sembrano affatto disposti a ratificare. Briand, come Clemeneeau, quando (fT sono poche settimane pose la sua candidatura alla Presidenza della Repubblica, convinto che tutta la Francia fosse ai suoi piedi, e aspettò la sua nomina come plebiscito nazio naie di gratitudine per la sua politica, ha visto invece salire all'Eliseo Doumer, come Clemeneeau vide salire Déschanel. E non gli rimase che ritornare al Quai d'Orsay, reso silen zioso non solo dall'insuccesso patito, ma dalla autoritaria attività del suo Presidente del Consiglio che prese le redini della politica francese con altro polso e altro tono, persino nei confronti dell'Inghilterra e degli Stati Uniti. "Curtius non è un generale che ritorni vittorioso dalla battaglia ginevrina. Alla sua sconfitta, o per meglio dire a far battere in ritirata la Germania dai campi della Zollunion, ha cooperato anche l'Italia. Questo sarà bene dirlo, rion per sottolineare una delle tante fortunate azioni politiche del nostro Paese, ma per fissare in tale questione europea nei limiti del vero l'apporto della Francia; il cui Ministro degli Esteri non può vantarsi di aver offuscata la gloria di Curtius, per poche settimane eroe nazionale tedesco, e di tale aureola trarre vantaggio nei colloqui imminenti. Curtius ha riconosciuto l'errore, e di ciò gli va dato merito ■ Detto ciò è opportuno rilevare come gli interratori che scavano la fossa a) loro Ministro degli Esteri non aumentano il credito nè l'autorità dei Reich nelle discussioni che stanno per essere intavolate. Dopo la ritirata della Zollunion Curtius, però, si è' ripreso, e ha serrate le mascelle nell%$U£stiQpe.jJel disarmo, sottolineando con foga la tesi di Mussolini e la tesi del conte Bernstorff che contrasta con quella sempre sostenuta da Briand. E si è visto, anche se mascherata dalla sua nota eloquenza demagogica, il Ministro francese messo alle corde da Curtius, dopo esservi già stato costretto da Grandi. La tregua degli armamenti propo fcjta da Grandi a Ginevra è la lampante prova della volontà di pace dell'Italia fascista, e tra le Nazioni che l'appoggiano notiamo l'Inghilterra e la Germania, quella attraverso la voce di Cecil, questa attraverso la voce di Curtius. Chi tenta di farla naufragare col rimandarne l'esame alla Conferenza del disarmo è proprio la Francia che attraverso i suoi uomini più rappresentativi incomincerà domani i suoi colloqui berlinesi. Il profondo contrasto in materia di disarmo tra Francia e Germania è noto perchè sia necessario esaminarlo : interessante è che i termini del contrasto sono stati pur ieri ribaditi in sede ginevrina in termini che non lasciano adito a false interpretazioni Nè superfluo sarà sottolineare, sia nstdd—rypdmcNadttbl'scpfrgEtcsmdbmnsgsmlaindemdnpegrtertaFRnsprdlacuilrvfrmtezrdddaevaSsannsdbtoqncdcdccsnsBavlepdnpure di sfuggita, all'atteggiamento ]cintransigente di Lavai nei confronti dèlia Germania nella questione della moratoria proposta da Hoover. E stata sola la Francia di Lavai a ritardarne e a impedirne la completa applicazione col chiedere le note garanzie, e col pretendere le note restrizioni, naturalmente seguita, come nella questione della tregua degli armamenti e del disarmo, dagli Stati vassalli legati ad essa da alleanze militari, corroborate a getto continuo da prestiti che vengono regolarmente trasformati in materiale bellico, sempre per raggiungere quella pace di cui Briand dice di essere l'instancabile apostolo. Nè ancora, guardando ai colloqui berlinesi, sarà superfluo ricordare che prima di recarsi a Parigi il Cancelliere tedesco Brùning lanciò al mondo un caldo appello di cooperazione e sottolineò il desiderio di un sincero avvicinamento francotedesco. Fino ad oggi Lavai si è risparmiato un simile prologo. Questa è l'atmosfera politica nella quale si svolgeranno i colloqui sulla Sprea, che la visita di cortesia di Lavai e Briand al Presidente del Reich, Maresciallo Von Hindenburg, non potrà che vagamente rischiararj. :Noti è una degnazione degli uomini di Stato francese, infatti, stringere la mano al vincitore di Tannenbèrg, poiché egli è il riconosciuto Capo del Reich. Significa tale atto il riconoscimento ufficiale, da parte della Francia, che la mentalità di Poincaré è sparita, quella mentalità che voleva trarre davanti ai tribunali i responsabili della grande guerra, dal Kaiser ai generali, con Hindenburg alla testa? Dopo che la Germania è stata ammessa nella Società delle Nazioni, anzi nel Consiglio della Società come si addice ad una grande Nazione come è quella tedesca, avvalorato Locamo con Thoiry, la perpetuazione monotona, retorica, platonica del contrasto dispettoso sulle responsabilità della «ruerra è esosa e ridicola. Se la visita di Lavai e Briand a Von Hindenburg significasse che la mentalità poincareiana è superata, non vi sarebbe che da rallegrarsene; ma le presenti relazioni politiche tra le due Nazioni non suffragano tale supposizione, anzi mostrano che la Francia non vede la Germania una, quella di Von Hindenburg. una secondp la sua storia secondo la sua tradizione, la sua tenacia di razza, clSuenBsGglfmrtdccEivtmcSmbtBctdteAtrIcBtfpprFpdddf a , i l a e a a n o e i c — — o e i n o o a a a ò o , o e i o a à a e n l i i . i e a i r a è' a a a o i e e e a a i o e o a la sua ambizione di civiltà; ma due Germanie: quella della guerra e quella della costituzione repubblicana di Weimar. L'Italia di Mussolini ha già fatto da lungo tempo giustizia d.i ciò; come ha fatto giustizia della intangibilità e della eternità di Versailles. „c« Perchè due Ministri degli Esteri — diceva Briand al tempo di lìhoi- _ry — fanno colazione assieme, e sii aparlano un paio d'oro, i rapporti tra'du&due Paesi come la Francia e la Ger-jrmania non si mutano. E' possibile gche tutto il passato sia sotterrato? No, non è possibile. L'Europa ne ha abbastanza di guerre. Non è tempo di cannoni e di mitragliatrici ». ttellfl parole che Briand potrebbe ben sentirsi ripetere a Berlino dall'intimo amico e successore di Stresemann alla Wilhclmstrasse! Non è con i miliardi che la Francia spende per le fortificazioni sul Reno, sulla frontiera che Inghilterra e Italia le garantiscono, che si serve la pace. E forse a Berlino gli uomini di Stato francese si sentiranno ripetere che la Germania chiede, nella questione della sicurezza e degli armamenti, di essere trattata sul piede dello altre Potenze. Dopo quanto abbiamo osservato, accordi politici come conseguenza dei colloqui berlinesi sono mollo poco probabili. Ci sembra invece che si potrà, forse, gettare le basi per studiare le possibilità di una cooperazione economica tra i due Paesi. Studiare cioè la possibilità di una collaborazione industriale. Non è inopportuno ricordare che Curtius è una competenza economica, ed è stato — con Stresemann — Ministro dell'Economia. Francois Poncet, che sostituisce il diplomatico di stile De Margerie, nella sua carica di Ambasciatore nel palazzo della Pariser Platz, è un economista, un uomo della nuova generazione, che sembra tendere a realizzare un avvicinamento politico tedesco attraverso i cartelli del ferro e del carbone. Forse non si tratta che della politica del Cornile des Forgos del tempo della occupata Ruhr, forse non si tratta che di un nuovo tentativo francese per impossessarsi in altra maniera del monopolio del ferro e del carbone in Europa. La vasta e profonda crisi inglese, della quale è in parte responsabile la Francia con il ritiro di immensi capitali, fa temere — in Germania — un più aspro dumping inglpse per il carbone; e ciò potrebbe, in maniera non indifferente, ostacolare l'eventualità di accordi economici franco-tedeschi. Si parla della formazione di un comitato permanente tecnico franco-tedesco per realizzare la cooperazione economica : riorganizzando i trasporti, rivedendo le tariffe doganali, armonizzando le attività dei cartelli e dei sindacati, fornendo i capitali francesi alle imprese tedesche e viceversa, ecc. cPuò darsi che nei colloqui che avranno luogo alla Pariser Platz e alla Wilhelmstrasee gli uomini di Stato francesi e tedeschi convengano sul principio della necessità di un accordo eoonomico tra le due Nazioni, e che magari si accordino sulla necessità che un comitato si riunisca sotto l'egida dei Governi dei due Paesi. Ma se teniamo conto, come dobbiamo, del fatto, ormai documentato dalla storia politica recente e di questi ultimi anni, che la Francia non è mai disposta a concludere accordi economici o finanziari se non dietro corrispettivi compensi politici dobbiamo ritenere che gli uomini di Stato francese tenteranno sì di concludere un « affare politico », ma che difficilmente — per quanto gravi sieno le condizioni finanziarie ed economiche del Reieh — riusciranno a strappare concessioni politiche da Briining e da Curtius. Si dice, che la Francia chiederebbe alla Germania di rinunciare alla revisione degli accordi territoriali per le sue frontiere orientali, e alla sua politica revisionista in generale, per darle gli aiuti finanziari che le sono necessari per superare la crisi. Non vLpdvcmcrncnftaVlucns„csBntcdlrtdcldrsrsmsddVa,sddeo ]crediamo che Briining voglia sacrifìi a care la sovranità tedesca. LUIGI MORANDI.