Uccide il fratello della fanciulla sedotta fidanzato della propria figlia

Uccide il fratello della fanciulla sedotta fidanzato della propria figlia Uccide il fratello della fanciulla sedotta fidanzato della propria figlia Il ricorso dell'assassino respinto dalla Cassazione Roma, 22 notte. L'n grave fatto di sangue avvenne la sera del 27 luglio 1929 in Occhieppo Inferiore. Dopo un breve scambio di frasi minacciose, l'industriale biellese Giuseppe Mei lo Sartor, di 47 anni, uccise a bruciapelo, con un colpo di rivoltella diretto al cuore, un giovane decoratore di Mougrando, certo Stefano Ciuabello, di 26 anni, fidanzato di =>ua figlie. Quella sera il Guabello, dopo avere accompagnato a casa la fidanzata, si era fermato a discorrere con lei sulla strada provinciale. Verso le 23, rincasando il Mollo che sembra fosse piutr tosto alticcio, vista la figlia discorrere con il decoratore, le ingiunse di ritirarsi. La ragazza gli chiese il permesso di rimanere ancora pochi minuti, ma il Mello, senza rispondere, entrò in casa ed armatosi di rivoltella, usci e, afferrando la figlia per un braccio, tentò di separarla dal giovane e spingerla in casa. La ragazza si mise a gridare accusando il padre di farle male, e la sorella Lieta, di 19 anni, si interpose con il Guabello per calmare l'eccitato industriale. Il deliita Nel trambusto la giovane fidanzata era caduta in terra. In questo momento avvenne la tragedia. Il Mello, dopo poche frasi concitate e dopo avere urlalo ■attento clic sparo!», «strasse talrivoltella e sparò un colpo quasi a bruciapelo sul Guabello che, colpito a morte, cadde riverso sulla fidanzata. Il Mello fu arrestato da un milite nazionale. L'istruttoria stabilì che il Mello aveva agito spinto da un basso movente di vendetta. • L'industriale aveva alle sue dipendenze, in qualità di operaia, una sorella del Guabello. di 28 anni, Maddalena. Invaghitosi di costei, l'aveva circuita, tanto da stringere una relazione peccaminosa. Stefano Guabello, che'amoreggiava con la figlia del Mello, accortosi della passione del futuro suocero, aveva allontanata da Mongrando la sorella e l'aveva Inviata a Genova presso parenti. 11 Mello, contrariato e indispettito, aveva pronunziato oscure frasi di minaccia contro il giovane, intanto l'industriale era partito per Genova da dove era ritornato con la Guabello. Appena giunta a casa, la ragazza era stata ripresa vivacemente dal fratello e costretta a ripartire immediatamente per Genova. Il Mello non aveva avuto allora più ritegno, e aveva rinnovato le minacele contro il giovane: pochi giorni dopo era avvenuto il delitto. Bravi testimonianze Gravi particolari furono riferiti da alcuni testi presenti alla tragica scena. Così la signorina Alba Rubino, che era poco distante' dal luogo del delitto, dichiarò che, uditi gli spari, era accorsa e aveva trovato il Guabello già cada vere. Pochi minuti dopo era ritornato il Mello che, guardando il cadavere, aveva esclamato : « Che cosa ha? Ha male alla pancia? ». A sua volta, la signorina Giovanna Macasso, poco prima del delitto, aveva sentito il Mello che parlava con la figlia e col Guabello ed aveva detto: ■c Questa sera ce n'fc anche per te ». Allo stesso fidanzato aveva detto po co dopo te ne faccio una delle belle » « Vai a casa perchè stasera jUn'altra signorina, Giuseppina Seal me, aveva sentito il Mello dire: . CeLne sarà questa sera anche per lui .. A-.veva visto il Mello toccare il viso del povero morto esclamando: « Sci morto;o non sei ancora morto'» A difesa del Mello, si sostenne clie'egli, in seguito ad un investimento automobilistico di cui era rimasto vittima nel 1928, aveva riportato una lesione alla scatola erunica che ne aveva alterato le facoltà. 11 Mello si era presentato però ai giurati di Novara sotto aspetti poco favorevoli: già condannato per lesioni, quindi a due anni di reclusione per spendita di monete false e poi ancora condannato per contravvenzione alla vigilanza. A sua discolpa aveva raccontato come la sera del delitto, ritornando a casa, aveva trovato la figlia Laura ferma e a colloquio col fidanzato presso il cancello del giardino di casa sua e dopo averla invitata a rincasare, constatato che nel frattempo la madre doveva lavare i piatti, aveva inandato un'altra figlia a chiamare la Laura. Polche questa si rifiutava di obbedire, l'aveva raggiunta per obbligarla a rientrare, Allora il Guabello era insorto dicendogli: « Stasera la Laura viene con me ». Alle sue insistenze per fare rientrare la figlia, il giovane lo avrebbe colpito con uu pugno. Accecato dall'ira, egli aveva estiatta la rivoltella gridando: «Attenti che sparol » ed aveva lasciato partire un colpo per intimidire l'ostinato giovane. 11 Mello non aveva negata la sua relazione intima con In sorella del Guabello, a nome Maddalena. Costei non era comparsa al processo perchè diventata madre in quei giorni, ma aveva parlato in istruttoria delle lusinghe e delle violenze usate verso di lei dal Mello che aveva avuto anche in seguito a dirle ohe si sarebbe vendicato col fratello minacciando di troncare il fidanzamento se essa non fosse tornata da Genova per riprendere la colpevole relazione. Essa aveva dichiarato che il Mello aveva ucciso suo fratello per vendetta. Il giudizio dei giurati di Novara I giurati, col loro verdetto, avevano ritenuto il Mello colpevole del delitto di omicidio e del porto abusivo di arma, negando la premeditazione e concedendo la diminuente della provocazione -semplice e le attenuanti generiche. In base a questo verdello il Procuratore Generale avevu chiesta la condanna dell'imputalo alla pena di anni 11, mesi 8 le giorni 5 di reclusione e lire 6000 di ammenda, nonché a tre anni di vigi lauza e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. 11 Presidente, con sua sentenza, aveva condannato l'assassino alla pena di anni 10, mesi 10 e giorni 23 di reclusione, alla interdizione iperpetua dai pubblici uffici, alla interdizione legale per la durata della pena, al danni e spese, concedendo una provvisionale di lire 16 mila al padre della vittima. La. sorella del morto, Maddalena Guabello, e il padre del giovane si erano costituiti parti lese in causa col patrocinio degli avvocati Manfredi e Neri di Biella, e Quaglia di Torino; l'imputato era stato difeso dagli avvocati Carpano e Strona di Biella. Avverso la sentenza, 11 Mello aveva proposto ricorso in Cassazione deducendo, innanzi tutto la nullità dell'ordinanza con la quale il Presidente della Corte d'Assise di Novara aveva respinto la istanza di una perizia psichiatrica con un giudizio di fatto, ed impugnando quindi la sentenza per vizio _» ."orma con riserve e motivi aggiunti. Con sentenza pronunciata dalla prima sezione penale della Corte di Cassazio ne e oggi deposta, il ricorso è stato, su conformi conclusioni del P. M., dichiarato inammissibile perchè la prima impugnazione non fu enunciata nella di chiarazione di ricorso e perchè le altre pretese violazioni di legge non sono state specificatamente indicate come prescrive il codice di rito. Per questi motivi, il Supremo Collegio ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dal Mello ed ha confermato la sentenza condannando l'imputato alle maggiori spese di giudizio. 7gddnaAcpPpatcDbnsdcdssqdlnqgNbrqpzpcnpsl'aetsspdantonlsbgntcsdvncarisnccpsr