Tra gli italiani d'Oriente

Tra gli italiani d'Oriente AVANGUARDISTI IN CROCIERA Tra gli italiani d'Oriente -(DAL NOSTRO INVIATO) messaggio di saluto del Barone Unlb)SCjt . "' ...; ffiu£uRi^.i»ì^ri^in? 0" aelJa quinta i.iouuu. Oa bordo del « Cesare Battisti », settembre. Gli Avanguardisti hanno stilato per Costantinopoli. Hanno trovato sorrisi di bandiere alle finestre, siepi di battimani nelle strade. I giornali, usciti circa due ore dopo l'arrivo del [lanisti, hanno dedicalo fotografie e simpatici commenti di prima pagina, alla visita degli « Italian izeilerl ». LMl,sam. Le Journal d'Orient, La Rcpubllque, hanno richiamato sull'avvenimento l'attenzione della cittadinanza. Il Menacelo denti Haitiani ò uscito addirittura in numero speciale, con un Aloisi, Avan- I diecimila italiani di Istanbul, si sono raccolti attorno a! lìalttsli, si sono prodigati in affettuose cortesie. Per quarantott'ore hanno dimenticato affari e impegni di lavoro, per dedicare le loro attenzioni alle giovani Camicie Nere. I i notizia dell'arrivo si è diffusa rapidamente, da Calata a Pera, da Pera a Istanbul. Giorno di festa. Trasognata gente di oriente, che ha sapido miniare chiari segni di buona accoglienza, sui grevi damaschi dello proprie giornate. « Colore » di Istanbul Istanbul ha ossigenato le sue abitudini, all'europea. Ila soffocato le preghiere dei muezzin, con una invasione di grammofoni, e di musichette sincopate tipo americano. Ila dato una cipria « coty » ai suoi ritrovi, alla sua folla, al chiasso, alle voci dei mercanti, agli inviti dei venditori, ai visi pallidi delle donne senza, velo. Ma basta una sosta di poche ore, per ritrovare nella natura e negli uòmini, nella voce e nei gesti, nell'aròma delle ore. e nella immobilità degli spiriti, il volto e le rughe del Profeta. Nei caratteristici caffè all'aperto, non manca il ritratto del Gazi; non manca perù, nemmeno, quel senso di rassegnazione e di attesa lasciato in eredità dai secoli. I canarini [prigionieri, addormentati „„„„„.,,,,, , nelle gabbie minuscole; l'appannata rait- le nenie tradiè l'Oriente che ced'ne Qel * larghi! " torio : zionali dei cantas non vuol morire, che si trascina, si affaccia timidamente, si attarda in estatiche sfumature. Nelle vecchie e ripide strade, c'è an cora, in contrabbando, odore di mer catoj tanfo di pesce e pennellate d'am lira: agguati impalpabili. Uomini e donne, accosciati innanzi agli usci spendono ore ed ore, senza scopo, it povertà di gesti. Il classico scrivano pubblico, ha ri modernato e arricchito la sua sintetica bottega: un lusso spavaldo di ottoni una. macchinetta da scrivere, uno stoK di lettere « bello e fatte », già pronte pei l'uso. A Pera, fra il lusso dei negozi, fra una fuga di taxi, fra donnine in ghin gherì, passano ancora ondate di pecore marrons: svogliate e ostinate, lamentose e ingombranti, guidate dal bastone di un pastore decrepito. Il maomettano, si è ritirato a vendere la decadenza del suo introvabile oriente, fra i labirinti del t Grande Bazar i. Il i Regestan co' i suoi hammans», la luce cupa e fumosa; gli aromi del caffè, del pilaf drogato, del colbac dol« ciastro. Tane e botteghe piene d'ombra. Immobili carovane di cianfrusaglie, armeggìi di colori. Mosàico di voci, abbassate e umili, invitanti e insistenti. Strani mercanti, che sanno vendere a dieci e a cento, che vendono e svendono, che offrono caffè, sigarette e sorrisi; che vi ringraziano, anche se avete fatto perdere loro tutta una mattinata inutilmente. E vi seguono, e vi fermano, vi derubano nel baratti e nelle ven- r*1**' ma 80 avete lasclat0 » Portatilo la macchina fotografica, sull'unico s°abell° moresco della grassa bottega vi rincorrono per avvertirvi: — Comandante, hai dimenticato dinaro. Cinquicento lira. Vi chiamano « comandante », e vi informano di aver già data un'occhiata agli scompartimenti del vostro portamoneta. Poi, in compenso della dimostrata onestà, tentano l'ultimo affare: — Comandante, vuoi Kimono per tua moglie... No? k si prodigano ugualmente in corte-£ ^«JgJgSrlm™ 8 f' » 'ffijL 1p K^c,le ;v* annera a respingere le offertedeeh altri mercanti, accompagnandoviAno all'uscita del labirinto. Il piccolo turco non chiederà rnancie. Se gli datequalche piastra, la farà ballare sulla mano, interdetto: quasi volesse rifiutare; poi: — Comandante, dammi liretla italiana. Preferisco. « Addio mìa bella addio » Circa ottocento Avanguardisti. I mercanti del Bazar hanno avuto i' loro da fare ad offrire tazze di caffè. I custodi delle moschee, si sono fatti it quattro per fornire di pantofole i picco li visitatori dei sacri tempii. « Basta un .po' di francese per girar» il mondo »; cosi si dice, ma non è vero I nostri ragazzi, per esempio, si « ar ranghino » senza impacci, sciorinano i loro bravo bagaglio dialettale, scavalca no alla brava ogni incertezza e ogni in toppo di lingua. In casa loro, ovunque. Amici di tutti lieti e sereni con tutti. E si fa presto, ir. tal modo, a portare via bracciate d simpatìa. La nave è appena arrivata, ha appena attraccalo, che già sono in giro. E' facile Incontrarli all'altro estremo della città; tranquilli, tutt'altro che indaffarati, in assoluta confidenza con la toponomastica del luogo: camminano spediti e. sicuri, col Hacdekcr della loro spigliata franchezza. Nel sacco della giornata, c'è posto per tante cose: basta saperle sbrigare, senza apatia e senza fretta; con intellit.nza, insomma. Gli ori in solitudine del vecchio serraglio, la Sublime Porta, le prodigiose terraglie del chiosco di Bagdad; la Torre di Gaiata, e il ponte congestionato e rigurgitante; la malinconia di Tophanè; il sobborgo greco di Panar, Balata ebrea, Eyub turca; Pera, moderna e internazionale. Tutto c stato immagazzinato e assimilato, in appena quarantott'ore di permanenza. E via; da per tutto. So vanno inquadrati, cantano; se vanno a piccoli gruppi, o isolati, sanno mescolarsi al traffico senza invadenza e senza incertezze provinciali, con l'aria capace e sorniona di gente nativa. Se trovano saluti, rispondono con miccie di entusiasmo. In un caffè, un quartetto di suonatori arabi (una gnzla, una sammara, una daralmka e una balalaika) ha accolto un gruppo di Avanguardisti, ingegnandosi a strappare note di una marcetta italiana. «Addio mia bella addio^. 11 ritmo, ne è uscito malandato e tremante, incorto, e appena riconoscibile. Ma sono le intenzioni, quelle che contano; e giù: coro e applausi. Sul Bosforo Picevimento a bordo, nell'ultimo pomeriggio di permanenza a Istanbul. La nave, litta di invitati, ha lasciato l'approdo, ha navigato in letizia, lungo le sedici miglia del Bosforo: dal Mare di Marinara al Mar Nero. Sulle due coste, una diversa tenerezza di verde, un diverso respiro di panorami, un diverso racconto di colori e di luci. Più bassa, esatta e geometrica, la costa asiatica; macchiata e viva, la visione della terra d'Europa. Ecco la nitida eleganza dell'isola dei Principi; ecco lo scoglio lontano di Oxia, tragico luogo d'esilio del cani di lstambul; ecco neri villaggi di piccole case cubiche di legno, aggrappati al rosso decolline nane., ., Scutari d'Asia, fa sfilare, lentamente, la tristezza della sua foresta di cipressi. Il palazzo di Bela Bey, ove fu trucidato il sultano Abdul Hamid, si disegna bianco, in un mare di verde. « Sabbia d'oro »: un villaggio che ha un nome chiaro e un profilo chiarissimo. E ancóra: paesi che sembrano nidi; e golfi e insenature, che chiamano riflessi di gioielli. II « Battisti », ha sostato al largo di Terapia. Lo ha raggiunto un motoscafo, che ha portato a bordo l'Ambasciatore d'Italia, S. E. Aloisi. Grida e canti. Giovinezza di voci, che ha coperto i frèmiti del Bosforo. Il sole al tramonto ha regalato favill< di fantastica fucina, al quieto specchii d'acqua di Biljiilt-Derè, idroscalo del l'aviolinea Brindisi-Istanbul. Al ritorno, la nave si è ancorata, ti circa cinquecento metri dalla gettata de Tophanè. Un'ultima corsa a terra, per rubare meglio il ricordo dei dèdali di Istanbul. A mezzanotte, partenza. Lingue di riflettori, sovrapposizioni di luci; grafia di stelle, sulle stilografiche dei minareti. Il Corno d'Oro, ha acceso ì tutte le sue lampade da bouleiiard,-sven 'taglia i suol chiarori, con l'ossessione ^meccanica di un immenso quadro-re- j «iow»"»"* |clama In viaggio. Trentasei ore di mare, per raggiungere Rodi. UMBERTO GENTILI.