L'amore è cieco

L'amore è cieco La vita in Pretura L'amore è cieco No" «-PPena liberatosi, con mossa di sriuisita noncuranza, dagli ignobili ferri, «iuntini si passa la mano elegante, nervosa e (orribile a dirsi!) un .po' a.rrossata dal gelido contatto delle cate- ne, nella chioma cinematografica, la scia cadere un'occhiata alla Adolfo Kleujou su una Kiaziosa brunetta che siede al posto della Parte Civile d'obbligo (sembra tuttavia le si addica meglio la parte della innamorala), e quindi lascia cadere se-stesso sul banco degli imputati, mormorando col tono di un attore di terz'ordiue a una recita domenicale: — Si, io sono Giuntini... E' giunta la mia ultima ora... Avv. Martinengo (della difesa): — Non affrettiamo gli eventi. Il Pretore rinfresca subito la memoria, dell'imputato ricordandogli il capo d'imputazione: truffa, di cinquantamila ire, con false promesse di matrimonio n danno della suindicata signorina. Otello Giuntini. di Armido (ma elio bei nomi in .quella famiglia!), venticinquenne, ha sempre avuto sin da ragazzo molti capelli in lesta e. un solo nome, quello del suo paese, in cuore: Cavalline. Per questo la sua prima vocazione è stata quella di correre la cavallina. E l'ha eorsa con tanta velocita che è giunto, quasi senza avvedersene, al traguardo delle Carceri Nuove. E' vero che sia prima d'opgi egli aveva gustato l'ebbrezza di simili traguardi, ma si trattava di cose da nulla: una piccoa appropriazióne indebita, niente di piti. Questa volta, invece, è stato 11 dilo di Dio a raggiungerlo sui viali del Valenino, proprio quando egli credeva di aver raggiunto non il dilo, ma la mano della sua fidanzata Andreina. Strumeno della Giustizia divina è stata la Poliizia, che lo ha arrestato il 17 giugno scorso, di notte, mentre scarrozzava in automobile tra le aiuole profumate in compagnia di due liete e sorridenti donnine. Cosi, nello spazio d'un minuto, le. due morbide accompagnatrici si sono rasformate per lui in due rigidi accompagnatori. Ironie della vita! L'arresto era avvenuto per misure. E poiché non è risultato con quali mezzi gli mantenesse le sue amiche, la Giu- st:iztn hil mantenuto UiL ili prigione. E- V.,'^ „ a,1{i gli protestava di essere un ex-attore cinematografico, ex-artista di varietà, exdirettore, del Montiti Hongc rii Alassio, e invece le Polizie di Firenze e di Roma, a cui erano state chieste informazioni, lo indicavano come pregiudicato e sfruttatore di donne. — Questa è una vera impertinenza! — grida a questo punto Giuntini. Ma il Pretore continua a spulciare l'incartamento. La nostra Questura, procedendo da un'indagine all'altra, riusciva intanto a scoprire quale fosse il genere di occupazione a cui si dedicava nel 1930. ari Alassio, il seriicente di¬ rettore artistico eccetera: Giuntini ansemplicementc a caccia d'una IIdanzata. K l'aveva trovata. La ragazza ehia — era bella. Intona, giovanissima, freschissima. Giuntini aveva avuto modo di constatare quotidianamente, all'ora del bagno, queste quattro qualità, più una: che Andreina si era perdutamente innamorata di lui. Dopo di che egli aveva messo*in opera le occhiate alla. Menjou, il pallore del volto, e l'opulenza ondulata della capigliatura, nella quale Andreina, prima che il sole d'Alassio si fosse intiepidito, aveva già avuto modo di tuffare le sue dieci dita tremanti. (Bisogna sapere, che Giuntini allora faceva sfoggio d'una superba 509). ; L'idillio continuava a Torino, dove Andreina è impiegata, dal primo settembre in poi; si sviluppava in una camera ammobiliata di via Mazzini 37, che l'aspirante Menjou chiamava il suo appartamentino; e diventava, cosi, un fidanzamento con tutti gli attributi del mal limonio, meno il più importante: la firma del curato. Le cose erano a questo punto, quando la fortuna del Giuntini, invece di andare col vento in poppa, virò di bordo (almeno cos iegli diceva) e lo immerse in una continua stringente necessità di dao danaro. , , F, Andreina, che, co! crescere dei- zia eri 11 Anrlreina che aveva già annunziato in famiglia e alle invidiose amiche il suo imminente mairi- 1 Adolfo Menjou, se lo vide un giorno ai piedi, tutto tremante — Il nostro matrimonio sta per andare a monte... — Giuntini, dimmi che non e verol — Non sarà, vero, se tu mi salverai, imprestandomi... La gran parola era pronunciata e da quel momento passarono nelle ampie tasche di Otello Giuntini tutti i risparmi della povera Andreina, quelli del l'Indro di lei, ch'essa tolse, con un pretesto da un libretto del fiducioso papa, d'una zitij che adorava la bella p buona nipotina: in complesso cinquantamila lire. — Che cosa rispondete a vostra discolpa.? — chiede il Pretore. -- Io non ho commesso nessuna colpa, signor Pretore. La colpa è della fatalità. Mi sono fallo imprestare danaro a più riprese dalla mia fidanzata, come si usa nelle migliori famiglie, e mi «0110 impegnato di restituirlo. Infatti ho restituito la somma corrispondente due-primi versamenti, non e vero An- dreìmi* 'Segno d'assenso e sguaitlo 110stalgirn'della ragazza). Dei successivi avrej "fatto la restituzione al mese da llg„osj0 llla a giugno mi hanno arrestato, ^. sj '^ con'le mani legate, non si può f;1'r onore ai proprli impegni. La mia non e siala min truffa: è stato un mancalo pagamenti) per forza maggiore, che _ jn"^uestò caso èra la forza, pubblica... pretore: — Come mai precisamente ,\costo sarebbe stato in grado di fal 1(l ,e'stiluzion Imputato: — Perché, a quell'epoca sarci andato in Francia a riscuotere 109 m}ia me da un tale che me le doveva (ja Soi mesi, per debito di gioco. Pretore: — Ma i debiti di gioco si pagano in 24 ore! . ' Imputato: — Quello era pagabile in 24 settimane. Pretore: — Perche non avete sposato Andreina? Imputato: — Le nozze sono state prorogate per le mie difficili condizioni finanziarie. Non volevo unire le sorti di Andreina a quelle d'un uomo senza mezzi. Pretore : — E per questo avete ridotto senza mezzi lei. Imputato: — Le ho chiesto perdono dal carcere con una lettera, dov'era il grido dell'anima mia. Si dà lettura dell'epistola. '. Pretore : — Questa per un arista ìquale voi dite di essere, dimostra ben poca dimestichezza con le norme grammancali della nostra lingua. imputato: — La lingua non c'entra: facevo dell'arte mula. — Sarebbe stato meglio foste rimasto muto anche qui. , . . , , E il Pretore, udite le conclusioni del P M e quelle del difensore, condanna Giuntini a 5 mesi e 25 giorni di reclusione e 1T50 lire di inulta. E intanto — commenta il padre della fidanzala, die è un onesto operaio — il mio gruzzolo, che rappresentava il risparmio di trcnt'aniii di lavoro, è andato in fumo. — No. ipapà — mormora ironicamente la figliuola — quel danaro è andato in arrosto, durante le. cene offerte alle ! belle donnine. -- Ma perchè, allora, tu sei stata cosi stupida? — Non ero stupida: ero innamorata. g. cor. aij

Luoghi citati: Francia, Indro, Roma, Torino