E' contento l'operaio soviettico?

E' contento l'operaio soviettico? E' contento l'operaio soviettico? e e a a e e a n e e . n , o e rp4 l'gcorcvtlagspts(csvnttdltttliqlsPldtppcnmcsrsnfvbrja01GGidtdliinr'egpsscadznldecgqimdtplcsrcMOSCA, settembre. Usciti in salvo dalla pittoresca e ossessionante animazione della PeIrOvka, salutato con uno sguardo Puskin biancheggiante sul suo piedistallo, ora si camminava lenti, io ed il mio conoscente bolscevico, lungo il verde ed accogliente Tverskoi, in una pausa di silenzio durante la quale ciascuno seguiva i proprii pensieri. Il bolscevico era sopportabile perchè non faceva il cicerone zelante e loquace, ma mi joncedeva frequenti riposi nei quali è così piacevole seguire in pace gli sviluppi delle sensazioni che ci danno le cose vedute o' le altrui parole rivelatrici. Annunciati da lontano da. un crescente e fragoroso sferragliare, giunsero, a un certo punto, incrociandosi, due convogli di tramvai : sei grandi vetture ricolme di operai, che si svuotarono man mano che sul viale e nello adiacenze dilagava la massa scura dei sopraggiunti. Erano alcune centinaia di lavoratori elio avevano invaso improvvisamente strade e crocicchi, ma senza, strepito, essi, e neppure quel vago vocio delle piccole follo. Sotto le visiere dei berrettucci neri, pochi volti sereni, scarsi accenni di sorrisi: per l'aria non si udiva, come sarebbe stato da aspettarsi, un parlar animato, nè alti richiami, nè lo scoppiar di una risata, o il correre di qualche allegra invettiva. E neppure era l'affrettato, vivace e confuso avviarsi elei lavoratori alla fine della giornata, ma un incerto andare avresti detto di malavoglia, un volger lento del capo, qua e là, indifferente, come coloro che non hanno una mèta che li attragga: si avviavano a casa e sembrava che cercassero il loro cammino per la prima volta. Sarebbe dunque scomparsa, mi chiedevo, l'innata gaiezza dello spensierato popolo russo? Forse non è scomparsa, ma è rimasta sopraffatta dalle dure vicende di una ardua esistenza : .nncna favorita dalla minima circostanza, risorge. Nelle sale degli spettacoli il popolo russo dimostra sempre una gran voglia di ridere: alla più piccola occasione, che non è difficile offrirgli, si abbandona a una fanciullesca ilarità, che però si spegne poi, al contatto della vita quotidiana. 11 bolscevico osservava anche lui la piccola folla, mentre gli comunicavo le mie impressioni. — Mica escono dal teatro! — mi rispose. Allora gli mossi la solita domanda, che ogni ospite della U.P..S.S. si rivolge mille volte a se stesso: — E' contento l'operaio soviettico? Il bolscevico inarcò le ciglia: — Chi lo sa? Chiedeteglielo... — Già, lo dirà proprio a me. Egli sorrise e disse a. mezza voce: — Neppure a me Io direbbero. Cioè, mi direbbero di sì, ma capirete, non ne sapreste molto più di prima... E mi spiegò come la diffidenza, che invano si cerca di vincere in tutti i modi, sia sempre viva nel popolo anche nei casi in cui non ci sarebbe nulla da temere a essere franchi. L'anima russa ha sempre delle pieghe in cui non si riesce mai a frugare. Si fa il diffidente senza ragione alcuna, ma intanto ciascuno nasconde il proprio pensiero. E ciò succede non solo fra gli operai della massa, ma anche più in su — aggiungeva ii bolscevico col suo tono spregiudicate che gli veniva dai suoi quindici anni di galera zarista. La massa operaia è composta, come si sa, di comunisti in piccola parte e dei cosiddetti « senza partito », ma soprattutto i primi sono sottoposti a un severo controllo politico e devono sorvegliarsi con molta atten zione per non incorrere nelle sanzioni previste particolarmente per gli appartenenti al Partito. Gli altri godono un poco di più la libertà di lamentarsi ma, s'intende, nelle volute forme, nei più stretti limiti e per i solili motivi: le code davanti ai negozi, la mancanza di qualche derrata, il ritardo nei rifornimenti del vestiario o delle calzature, l'angustia, tormentosa delle abitazioni, ecci Una .donna che attendeva da ore il suo ! turno davanti a una cooperativa sa- lutò il marito, che era venuto a cer- caria, al grido ironico di W. Lenin! Ebne un successo clamoroso, ma fu|arrestata. In realtà non è facile venire a contatto direttamente con lo stato d'animo della massa, che tuttavia si può presumero dalle condizioni materiali in cui vive il lavoratore soviettico e dal suo grado di adattamento alla nuova esistenza creata dalla rivoluzione. Come e ormai noto a tutti l'operaio russo ha una paga inedia molto bas- sa. In regime comunistico, si sa, l'operaio non dovrebbe più percepire salarli, ma godere tutto il frutto de suo lavoro, cioè il valore della sua quota di produzione. In pratica, però, non avviene così perchè nella ip.Tt.S.S. l'operaio è un salariato, colme in tutti gli altri Paesi: tuttavia la teoria comunistica avrebbe potuto avere un principio di applicazione, avvicinando il più possibile il salario al valore della quota di produ zione, facendo godere, cioè, all'opc-raio i vantaggi provenienti daU'nbolizione degli asseriti sfruttamenti e sacrifici d'ogni genero (elevali emolumenti alle alte cariche, interessi del capitale, dividendi delle azioni, eco), imposti dall'organizzazione capitalistica borghese. Invece l'operaio soviettico. che produce all'incirca per 35 rubli al giorno, ne percepisce solamente, in inedia, da tre a quattro: nell'enorme differenza si annida il misterioso costo di produzione, con tutto le altro spese che gravano assai pesantemente sull'operaio, anche se chiamate con nomi diversi da quelli usati nella nostra industria, o altrimenti giustificate. Al principio della rivoluzione nella regione di Mosca furono assegnati i salari degli operai e impiegati (questi ultimi sono considerati salariali, non stipendia!'':, sulla base di cinque gruppi (divisi ciascuni, in tre cato-gorie . in cui furono distinti gli ope-rai, c di 14 categorie per gli impie-gati. La media dèi salario degli ope- rai fra il massimo di 2 rubli e 40 copechi l'ora e il minimo di 1 rublo e 4 copechi, era di circa 2 rubli all'ora: il massimo, quindi, che poteva guadagnare un operaio « altamente classificato » con la giornata di otto ore, erano rubli 19 e 20 copechi; il rublo di allora aveva il valore all'incirca della lira italiana. Il più elevato salario degli impiegati era stato stabilito in 750 rubli mensili per la regione di Mosca, ma per Leningrado e regione, nonostante le disposizioni prese per abbassare gli stipendi dei funizonari e impiegati di tutte le istituzioni e aziende, il massimo non scese sotto i 1200 rubli (commissari regionali, membri dei collegi dei commissariati, giureconsulti-capi). Dopo il 1924 col nuovo rublo dal valore nominale di dieci lire mutarono le tariffe : oggi, come abbiamo detto, la paga media di un operaio è da tre a quattro rubli al giorno, quella degli impiegati è press'a poco uguale : però un impiegato comune, contabile o dattilografo, o corrispondente non si prende più dei soliti settanta od ottanta rubli al mese. I tre-quattro rubli al giorno dell'operaio che varrebbero 30-40 lire,in pratica hanno una potenza d'acquisto inferiore al 50 per cento del loro valore nominale per molte cause prodotte dall'agitata economia del Paese e anche perchè nelle casse della U.P..S.S. la riserva aurea non è del 33 per cento, come negli altri Stati, ma solamente del 15. Non poche sono le trattenute imposte al lavoratore soviettico: due per cento per il Sindacato, due per cento per ì'Osoaviac.him (associazione civile per la difesa del Paese), mezzo per cento per il M.O.P.R. (soccorso ai rivoluzionarii stranieri, per sostenerli nella loro azione contro i regimi dei rispettivi Paesi). In- più sono sempre aperte quasi in permanenza, perchè le occasioni si offrono frequentissime, sottoscrizioni per inviare doni all'armata rossa che combalte su qualche punto della frontiera, o per offrire un aeroplano o una jauto-blindata alla difesa della città, 0 per soccorrere in modo particolare 1 compagni che lottano contro i loro Governi, in Finlandia, in Polonia, in Germania, in Bulgaria, in Spaglia, in Grecia. Si può considerare, quindi, che i salariati devono rilasciare, tutto compreso, il 5 o il 6 per cento della loro paga, cioè in media due lire nominali al giorno. In quantd all'azione che svolgono i Sindacati soviettici, per i quali è imposto ai lavoratori il sopra accennato contributo obbligatorio, è interessante notare l'evoluzione che essi 'hanno fatalmente compiuto: priuna erano sorti come organi di difesa degli operai e dei loro interessi, è ' in proposito ci siamo già intrattenuti sulla libertà che nell'officina era lasciata all'operaio, il quale aveva facoltà d'intervenire nell'attività della azienda per molteplici motivi, creandosi particolari e privilegiate condizioni di lavoro. Sul principio, forse, non poteva essere diversamente, data la. necessità, per gli organi direttivi di attirarsi la, simpatia della massa e di farle sentire effettivamente il cambiamento di situazione. In tal modo, però, non si curavano certo gli interessi della produzione : fu per questo che in seguito, a poco a poco, i sindacati, quasi inavvertitamente, mutarono il loro carattere e abbandonando il loro primo scopo diventarono in questi ultimi tempi organi politici agli ordini del Governo, per la sorveglianza della produzione nelle officine e per la soluzione delle contese fra le varie categorie del personale, tenuto sempre conto dell'interesse generale. Cioè, il Sindacato socialista sorto al principio della rivoluzione, snaturandosi, sta diventando, a poco a poco, il difensore degli interessi del Paese, cioè di tutta la collettività e non più dei soli suoi soci : anzi, se capita il caso, contro gli interessi di costoro. Che l'operaio soviettico non sia sod- e a, a disfatto del suo salario si può dco durre da un vasto fenomeno che du- ra da qualche anno e che consiste nel - movimentò continuo di lavoratori che ! passano da uno stabilimento all'alu|tro, in cerca di un miglior salario: ò i e a o è un andirivieni intonso di masse, un incessante mutar di personale nei reparti clic turba non poco l'attività dell'industria. Contro questa accanita ricerca «lei guadagno sono insorti Stalin e i dirigenti dei Sindacati che hanno deplorato l'ingordigia di quegli operai, dalla scarsa coscienza comunista, i quali, per l'esiguo guadagno di qualche copeco, non esitano a - peregrinare da un'officina all'altra , soffermandosi ogni volta un periodo e a , a a o , irrisorio di tempo, senza darsi pensiero del turbamento che recano all'organizzazione e del danno cagionato alla produzione. Sul libretto di un operaio fu riscontrato che in un mese otto officine vi avevano iscritto la. liquidazione dei conti. E fu stabilito che un operaio non potesse essere accolto in uno stabilimento se. non dopo una permanenza di sei mesi in quello che intendeva abbandonare, -salvo motivi plausibili. Ma i motivi e i , o r : l n e lla i ei, e plausibili è facile trovarli e la caccia al miglior salario continua. Il cittadino soviettico col suo salario può vivere giusto come gli è stata regolata la vita materiale : paga l'affitto, quindici o venti rubli al mese e fa gli acquisti alla cooperativa, naturalmente limitati alla qualità prescritta, con tessera e scontrini: pano bigio, carne congelata e patate sono i tre generi che si possono trovare con maggiore facilità: uova, olio, zucchero, latte, sapone quando co n'è. I prezzi del pollame e della selvaggina non sono accessibili agli operai e impiegati delle categorie medie, i quali devono accontentarsi della qualità dei generi che fornisce la cooperativa: sul mercato libero si possono trovare, alle volto, prodotti più fini e meglio conservati, ma i prezzi si spingono ad altezze irraggiungibili o-idalla più gran parte del pubblico, e-j II salariato deve provvedere anche e-ial vestiario, al riscaldamento, alla lue-ice e può andare qualche volta a tea-

Persone citate: Lenin, Puskin, Stalin

Luoghi citati: Bulgaria, Finlandia, Germania, Grecia, Leningrado, Mosca, Polonia