Uno spahi

Uno spahi Uno spahi 'tPrima di entrare al Café de la Pair. si era fermata davanti alle ve- atrine: cinque anni addietro, in unjefelice viaggio di nozze, le sarebbe rbastato esprimere un desiderio, e ili smarito l'avrebbe subito accontenta ta; ma a quel tempo era lei che non amava la vita sfarzosa in una metropoli ; oggi vorrebbe comprare, e non può, gli oggetti di lusso che sono esposti nei negozi di questa strada famosa. Il caffè ora vuoto. Maria Grazia sfogliò una rivista illustrata. Bertuccio doveva venire alle tre, ed erano le duo. e mezzo. Scostò una tendina. Sul grand-boulevard il sole argentava le vetture e le insegne metalliche; e c'era il silenzio della domenica o poca gente ancora sui marciapiedi. Prese il caffè, accese una sigaretta e si 6entì subito contenta. Molte cose c'erano da vedere, fuori, stando seduti al caffè: per sognare un'esistenza principesca, a Parigi, senza i legami della famiglia, a libera corno l'aria che respiro » si diceva: n ho trent'anni, mio marito non potrà mai capirlo. Non è vero che io non ami i miei bambini; li adoro; dovrebbe darmeli, li farei vivere, educare qui, crescere acoanto a me ». Guardò il suo e gli altri orologi ; acceso un'altra sigaretta; riprese il giornale; si osservò allo specchietto: il maquillage era. impeccabile: Maria Grazia non voleva pensare alla villa patrizia sperduta in un paese della Riviera ligure, che olla, aveva abbandonato di notte per andare lontano a rifare un'altra vita. Passeranno anche gli ultimi dieci minuti di attesa. Tre quadri di pubblicità a colori attiravano i suoi occhi: una macchina da scrivere, grande come una casa; una vettura americana, guidata da una signorina; i modelli di una rinomata casa di mode. Simboli, di una semplicità che commuove, i quali avevano la loro importanza per Maria Grazia, che si immaginò dattilografa, mannequin, avventuriera, fino all'arrivo di Bertuccio. * * » Parlarono della felicità di vivere a Parigi e di far fortuna; il ragazzo le chiese : « Sai scrivere a macchina? Couosci la stenografia? Ricordi l'inglese?». Maria Grazia rideva, i Potrei parlare di te al mio direttore — continuava Bertuccio; — non ti piacerebbo lavorare in Banca? Io sono allo sportello dei conti correnti. Ogni tanto mi spunta davanti un amico di mio padre, di passaggio da Parigi. Che c'è di male! Non è un disonore far l'impiegato ». Ma i discorsi ricadevano negli anni spensierati del gioco a tennis nel giardino della villa ligure, delle cavalcate, dei balli, a Non è vero, Maria Grazia, che non ti ho mai corteggiata? Siamo etati sempre due buoni amiti ». La donna volle assicurarsene, pensandoci; socchiuse gli occhi, rispose: a Sì, è vero. Una bella amicizia disinteressata vale, tante volte, più di un amore poco fel-'co ». Lo guardò: sentì por lui una certa pena, ricordandolo focoso al volante, impavido, superbo; rivedendolo ora ammansito, affettuoso, piccolo contabile a mille franchi al mese, «r Mi fa piacere, Bertuccio, di averti rivisto. Prendi un gelato, te lo offro, permetti? ». Insistette, e il ragazzo accettò, turbato. « Oggi ne abbiamo venticinque — lui si scusò, — fra giorni ti inviterò io a cena ». c Piglia una sigaretta » — aggiunse la signora, — e ricordava «t le nostre diavolerie, chi le potrà dimenticare?. Ma gli anni passano per tutti ». <t Non mi sembra vero di averti conosciuta signorina. Eri tanto diversa. Le trecce, forse, ti facevano sembrare tanto bimba ». Maria Grazia parlava della maternità come del suo più grande bene. Infatti Bertuccio trovò che non era da farsi paragone fra la antica e la nuova compagna. Ora la ammirava, meravigliato, confuso, con una voglia di farle complimenti; o capiva le ragioni per . cui lei aveva abbandonato un marito assai rozzo, sacri ficando anche due figli. Nel caffè entrarono alcuni signori in abito da viaggio; la notarono Maria Grazia si dava alla idea delle prime conquiste. «Non passerò inosservata ». Bertuccio si impettiva; c'era da sentirsi fiero di una dama così bella e nobile; le parlava con atteggiamenti da amante ricam biato, mentre lei si preoccupava di altro e non si dava la pena di smentirlo nemmeno di poco. Eccetto i vecchi stranieri, la sala non ospitava' che una coppia taciturna. Più taTdi, inosservato, entrò uno spahi, che si collocò, senza esitare, a un tavolo accanto al loro bemlentAvvvsMsqsrnrmvsbtbtrqglstlnsavsdtmzmadlLspmmpiuslngacds Un guanto caduto, raccolto pron tamente dall'ufficiale coloniale, die de inizio alla conversazione. Lo spalti si considerava come un compagno di scompartimento ; con sorpresa di Bertuccio si mise a ari are dei fatti suoi, corno se fosse amico che non si incontrava da qualche anno. Maria Grazia lo aveva incoraggiato con la civetteria, appena accennata, di uno, sguardo che si incontrò con qiu lo dello sconosciuto al momento del suo ingresso nella sala. Un lampo: un accordo. Bertuccio non si era accorto di nulla. Nemmeno del guanto che erq, andato a terra. Lo spahi parlava cen la certezza che la donna fosse libera; i suoi discorsi finivano con un solo proposito: quello di volerla impegnare per la sera. « Sono arrivato stamane da Bordeaux. Mi son defc-to: l'ultimo giorno di licenza voglio passare a Parigi. Non che lavita colonialo mi dispiaccia, ma Pa-rigi è l'unica città al mondo ove si trascorra deliziosamente una giorna-; ta. E voi siete qui da una settimana soltanto? Non conoscete ancora Montmartre 1 Montniartre è 6cmpre Montmarbre. Non è vero che sia tramontato. Verrete con me, non vi annoterete». La sua galanteria era eccessiva e rude. Bisognava accetta re sigarette e bicchierini. Lo spahi sgranocchiava quadretti di zucchero bagnato d'alcool e si lisciava i baffi e si portava spesso la mano al largo mantello bianco e rosso per scoprire le decorazioni. «Perchè ho i capelli neri? Ma ho quarantadue anni. Metà della mia vita l'ho trascorsa in Africa. Sono anche divorziato. Nel vecchio continente non ci saprei vivere. Troppa confusione e niente avventure. Io amo il pericolo. Sono stato ancho prigioniero dei ribelli. Ma son riuscito a evadere; potrei scrivere un romanzo». Ordinava liquori forti, accendeva già un altro sigaro. Parlava del suo cavallo corno del compagno più caro. Tirò fuori lo fotografie. <t Questo sono io prima di muovere all'assalto; questo cavallo me lo hanno ucciso l'anno scorso. Questa è una odalisca di Casablanca. Mi scrive certe lettere. Sentite: un motivo di canzonetta araba». Si era fatto più ardito; affrontava temi piccanti: le fanciulle marocchine nell'intimità, i quartieri equivoci indigeni; la sua voce era grossa, e bastava ascoltarlo per udirlo d'ogni lato della sala. «Ho una salute di ferro, posso stare una settimana intera senza andare a letto: la mattina piglio un bagno». Il colore della sua pelle era bruno; i suoi denti, bianchi e forti; i suoi occhi, venati di rosso e di blu, affaticati ma intensi, denunciavano voglia prepotente di vivere, di non sfuggire ogni occasione, di non badare a ostacoli, di giocarsi tutto per tutto, di cacciarsi nell'avventura, co me principio. Il suo viso era aggraziato e brutale; le sue mani curate ma pelose, tozze, dai polsi larghi, avevano gesti regali e maschi; cittadino e contadino insieme, tutto ma lizia, sicuro di piacere alle donne La conquista era già avvenuta, ora si trattava di liberarsi del ragazzo per andarsene con la donna a Mont martre. Non le diceva: siete bella, mi piacete; la sua avarizia di com plimenti celava una preparazione al i'assalto che sarebbe avvenuto dopo un pomeriggio ipocrita, di colpo, la sera, allo champagne: allora lo spahi si sarebbe mostrato in tutta la sua logica e maschia brutalità. «Domani mi tocca ripartire per il Maroc co». Non lo diceva altro. «Siete spa gnola. No? Ero sicuro che foste d Spagna». Le disse soltanto che tutte le italiane sono così: profondamente amorose. «In fondo, sono anche io un passionale ». Ma il suo accento era cinico; si esprimeva mal celando in dulgcnza per tutte lo creature che sono travolte da impeti di amoro; come se fossero vittime di una debo lezza. FqncdterefisnulnmbdpdgcdsBrrtNsauc Bertuccio lo avrebbe contraddetto volentieri ; ma l'interesse che Maria Grazia dimostrava per l'uomo di un'altra razza non lo incoraggiava, anzi lo dissuadeva del tutto. Leggeva infatti negli occhi dello spahi ostilità, fastidio, compassione. «Non 10 posso soffrire — avrebbe detto il ragazzo alla signora — me ne voglio andare». Ma l'altro si inchiodava di più alla sedia, riaccomodandosi 11 mantello bianco e rosso, di lana spessÌ6sima, che dava un senso di ricchezza. Bertuccio si incantava: apparivano alla sua fantasia spaurita le sconfinate colonie francesi, con le orde di colore, con gli schiavi, con i velieri mercantili che trasformano i prodotti indigeni in tante verghe d'oro che poi si accumulano nei forzieri delle grosse banche parigine e dettano trattati e scatenano bufere fra i bianchi d'occidente; lo spahi il domani sarebbe partito per questo, ed eccolo a cavallo e al comando, allor che le lampade si accesero, al caffè, e sul tavolo apparve, coma se lì fosse stato collocato da mani invisibili, il portacenere pieno di cicche. • • • Uscirono. L'ufficiale chiamò un taxi, c Andiamo a cena a Pigalle, disse, portando la mano inguantata allo sportello della vettura, in attesa che Maria Grazia congedasse l'intruso. Una breve pausa seguì le sue parole, fra un tic-tac di tassametro, in piazza dell'Opera, brulicante di luci e di gente. Bertuccio era pallido. L'amica lo guardò, e lui ebbe un sorriso che tuttavia gli lasciò negli occhi una pena indicibile: Maria Grazia, lo sapeva Bertuccio, era in procinto di cominciare un'altra vita. Il giorno innanzi gli aveva detto: «Sono stata tanto sciocca: non ho ancora tradito mio marito». Ora il ragazzo, tutto preso da una grande gelosia, soffriva come se l'amica fosse sua sorella o la sua donna, e un sentimento più forte sentiva ancora, orgoglio; una voce, quella della sua razza, del suo paese povero ma fiero che non vuole contaminazione alcuna; più tardi, il viso punteggiato di efelidi, di Maria Grazia casalinga, sarebbo stato afferrato da quelle due mani ruvide d'estraneo, e l'amica delle sue sorelline, ondeggiante sul battello dello musiche e dello spumante, avrebbe dette di no, ancóra di no, o infine avrebbe ceduto. Però, Maria Grazia tese la mano allo spahi: «Sarei venuta con piacere a Montmartre, ma ho un mal di teste tante forte che mi costringe a rientrare sùbito». Lo straniero insistette, rabbuiandosi. Maria Grazia gli porse di nuovo la mano. «Non vi date la pena d'accompagnarmi abito a pochi passi». Nervoso, l'ufficiale francese ricambiò il saluto oli auguri, e scomparve nel taxi:- ° — Portatemi a Montmartre ! Contento e zitto il ragazzo s'inol- \ tro con ,ri npl,a fo1,a> ° 'a teneva ;fort" I)0r ™a!l°- «mio uua bandiera, j ANTONIO AMANTE.

Luoghi citati: Africa, Bordeaux, Parigi, Spagna