Il Bénaco da scoprire

Il Bénaco da scoprire LA VITA FAOiLE Il Bénaco da scoprire Credito ai poeti, ma non troppo - Sulle orme dei Tedescbi - ...dei Tedeschi, e dei malti CARDONE, settembre. In definitiva, neppure sul Garda, c'è da fidarsi in modo assoluto dei poeti. Perchè sono i poeti — e sia dello a gran lode della ribassata letteratura — che tracciano ali itinerari nelle strade di tulio il mondo-, come sanno, primi fra tutti, i visitatori dei laghi. Forse che, dopo anni e secoli, non si va ancora a Bellagio dietro un sonetto di Swinhurne; sul Ceresio per un invito di Chateaubriand; verso Sirmionc, grazie al cantore di Lesbia e a un suo mellifluo richiamo? Ma non fidiamoci poi troppo di questi cantori. Quello die Clidleauhriand ha trovalo di meglio sul lago di Lugano, è un cerio chiostro che Henry Bordeaux non è riuscito a scoprire ancora; quel che di meglio ha trovato Catullo sul lugo di Garda, è un « letticciuolo rustico » ch'io non riuscirò a scoprire mai, fra tant'altri, un po' meno comodi. Comunque, sui laghi come dappertutto, seguite pure i poeti: ma non a occhi chiusi. In molli /wrOTl0> Aa Virago a Carducci., a Ma"are le bellezze , o a a l . , ilddel Benaco : e lincile sèi vèrsi di'questo non furono i suoi migliori, anche se l'esametro di quello, ammirabile ma unico, si limitò all'informazione che questo lago urla, quando va in collera, come un mare, l'azzurro Benaco ha tutti i diritti d'inorgoglirsene. E tuttavia, se volete accettare mi mio consiglio, non fermatevi dove i poeti si sono fermali. Se avessi tempo, e cattivo gusto, potrei dimostrarvi che, da Catullo a D'Annunzio, te loro dimore sul Garda furono semplicemente casuali. Qui essi giunsero\e sostarono: ma io son certo che, seiavessero proseguilo il loro cammino,\e visti e confrontati gli altri approdi\del bacino, diversamente avrebbero\eletto la propria sede. Dolcissimi u-jlivi ha Sirmio; soavi ghirlande ha\Gardone: ma più schietta bellezza è\forse altrove, dove le sponde insel-\vano fra rupi ignude e sentieri da penitenza. Turisti modello Chi voglia scoprire questo Benaco selvatico, vada dietro-ai Tedeschi. I quali tuttavia tornano al Garda, malgrado la bolletta e malgrado le remore erariali, allucinati pur sempre dal celeste delle sue acque e dall'oro delle sue luci. 1 Tedeschi, non c'è che dire, hanno il genio turistico. Più degli Americani, che non rimuovono da Villa d'Este, 0 degli Inglesi, cui. Baveno è sacra come al tempo della Regina Vittoria, essi sanno tutto quel che valgono i laghi italiani: e dove un lai valore si può e si deve riconoscere, con zelo, con pazienza, con fatica, con amore. E Tedeschi io ho trovalo dovunque il Garda mi ha rivelalo una sua grazia inedita: fra le roccie di Tramosine 0 sotto i pergoli di Limone; nella scurità notturna di Torbole, incantali a un effetto di stelle fra i cipressi; nella pace solare di Toscolano, intenti alle rovine di Tusculum sepolta e alle leggende di Benaco sommersa; curiosi d'ogni pianta e d'ogni ceppo, d'ogni forma viva e a'ogni gloria moria, del ciuciano che passa come della canzone che echeggia sotto i fichi: duri, ma appassionati; imperterriti, ma commossi; antipatici — dicono le signore che passano, in cappellino piumato alla Dubarry — ma, per mio conto, esemplari. Ed io mi auguro, negli unni venturi, di ritrovare in luoghi simili — a Malcesine, per esempio, dove sono affascinanti vedute; 0 a Limone, Capri del nord, cosi origi naie nella sua struttura mezzo ru pestre, mezzo fiorita — non soltanto il wundervogel bavarese, o Vadamita 0 il socio della Filarmonica dell'Elba, ma anche dei giovani italiani, fra i tanti e Iroppi die ignorano, olire la loppa di treno 0 di battello, e l'indicazione del poeta da antologia, come sian fatti i più bei luoghi di quel bel paese di cui a ragione si stimano tanto. E intanto bisogna persuadersi che il Garda, malgrado l'abbondanza e la soavità dei suoi colori, e un lago d'una bellezza dura, maschia; e dirò, ancora, d'una bellezza eljusa, la quale non può tenere soltanto nel taglio d'una strofetla celebrativa o d'una cartolina illustrata. Il suo maggiore richiamo, ancor prima che nella gamma mutevole dei flutti e nella varietà delle sorprese panoramiche, sta in una sua espressione ineffabile, pensosa e severa, che sentiamo spirare all'improvviso, con non so quale invito ad appartarsi e a meditare insieme. Ieri, ad una signora che pretendeva un confronto fra i tre maggiori laghi italiani, ho risposto, elusivo ma onesto, che il lago Maggiore è bello da andarci in compagnia; il lago di Como, da andarci in due; il lago di Garda, da soli. Che allora appena esso può dirci come la grazia si formi anche tra il torbo e la rupe, là dove il sole è prodigo e .f«|.^pcdpctgmvufendtErluce può tutto. Quivi, indorata dal vespro, anche la roccia è un giardi fvno. E queste rive pianeggianti, coi\oloro lauri e cipressi, coi loro giunche-\ti per cui l'onda geme crucciosa, sa rebbero tristi dappertutto: insopportabilmente tristi, in verità, se non fosse che da Monte Baldo vien giù quel raggio, simile alla spada dell'arcangelo, nel cui nimbo tutto si trasfigura e si esalta, in un'ampiezza tragica, ma pura e maestosa, dove l'anima dall'appartato mette tutte le sue vele. La benedizione del sole Selva Pesce: ed è la benedizione del Garda. Pure c'è qualche cosa che non splende, in tanta luce; che non ride, in tanta festa. Ed è appunto quella mestizia recondita, e si casta, c/ie più affascina l'osservatore raccolto, il viandante solitario. Si sente chc la riviera è tuttora sotto lo sguardo di SanVErcolano, antico, austeris- Dappertutto arriva il sole, tino al-le nevi del Baldo e alle abetaie di-simo protettore. Guardiamo con rapimento, ma anche con timore. Comprendiamo come quest'onda sì dolce abbia collere tremende : le collere di cui Virgilio chiudeva il fragore nel suu verso immortale, e che il Boutadi';;'., cinquecentista, vedeva « alcuna volta tali » da rimanerne « pien di spavento ». Gli strapiombi dei monti fanno ripensare a Benaco sepolta, ad Adelaide prigioniera: e là su, fra gli irti cespugli d'una vetta, gli occhi della mente rivedono, tutta in lutto e tutta in pianto, la biorida regina confidarsi a un suo falchetta. Aspra bellezza, ripeto. Che se appena una nuvola adombri una pendice, gli olivi spiccano contorti e soli come in una stampa giapponese : e come nella celebre metafora mussoliniana, mostrano assai più la durezza del legno che la clemenza della fronda. S'aggira il solitario fra picchi bruciati, lastroni di macigno, e botri, e grotte: e sempre un cipresso, come l'ombra, Vaccompagna. Va per viottoli orlati di muri pesanti, per le coste inchiavardale dalle cremagliere, per canneti di lungo-lago, non segnati qua e là che da lanterne di pescatori: e par non-viva a certe ore, che il lischio di un uccello selvaggio, 0 U risucchio dell'onda maceratrice. Se vi fermale, allora, oltre i pescatori, i monaci e i Tedeschirischiale d'incontrare dei pittoriDai quali il Garda è tuttora il prediletto, per quanto mutino le mode artistiche e turistiche. Quivi ho sorpreso, tra due capre estatiche, itoscano Focardi; e quivi m'ero già imbattuto nel francese de Varoquier, il quale s'aggira per queste balze da ben diciott'anni, e giura di non conoscere, neppure in Italia, vedute d'una più solenne e me dilabile bellezza. Dopo Siena ed Amalfi, la Verna e la Tremezzinafu Tramutine, finalmente, a fermare il dipintore errabondo. Per diciott'anni, le barche e i battelli naviganti sotto le rupi, lungo i liddeserti, han visto là sopra una specie di matto che agitava le due braccia, snidando un gabbiano in ^.^^^'^^"V'^f.%a 7« paurito : e qualcuno, ad ogni buon conto, s'è fatto il segno della croce. — Dove mi portate, Focardi? Si va pei greppi, entro la luce d'argento, in un silenzio che fa impressione. Il pittore tace. Le due capre estatiche ci seguono. C'è un piccolo sole di fine d'estate: che pare sbadigli; che ha pieni gli occhi di nuvole sonnacchiose. Il monte è tuttora verdissimo, tutto vestito d'eriche e di muschi; e come un treno passa, senza rumore, in fondo alla valle, il sole dà nei vetri e pare viaggi con lui. L'osteria de] re moro Arriviamo a una chicsina abbandonata, dove non si dice più messa che due volte l'anno; e tutte e due le volte verso autunno, alle prime pioggie. E' capitato, allora, dì trovare una rana nella pila. Dai vetri rotti, il ven fiamme tutte da una parte, c^me si vede in certi quadri di Giotto. Dueogive desolate, in alto in alto, si direbbero occhi alzati al Cielo — Dotie mi portate, Focardi? Arriviamo a un'osteria, che ha perinsegna la testa di un re moro. C'èodore di buon arrosto, e del Barda-Uno sulle tovaglie. Si berrà questas.. ;, con la luna. Le capre, che cihan seguito sino all'ingresso, rislan-J no, belando afflitte. Che sia odore dicaprettino, quello che han sentito spirare dalla cucina tenebrosa? Il pittore m'insegna col dilo altre tre, quattro vedute stupende. Ma ill™m°nto è drammatico. Veramentetl so±e- Questa sera, è una testa mo.-za. E quell olivo che si torce, tra. duerigidi cipressi, fa proprio pensare al-lo spasimo d'un reo preso in mezzoda due gendarmi. Con la luna, e il fresco, accendia-mo il fuoco còme Ubere e chi-ire nelmo u fuoco, tome noere e cmire, necarninone benacense, si lanciano iefiammate, cui tendiamo le mani comea un amico! __..,„ leMister! della aorte \cDue pescatori sono impegnati in^T, , ■ t {buna morra. Losle discorre in bre-,usciano, e il pittore risponde in fiorentino. E s'intendono perfettamente; assai phì dei due giocatori, i quali\upure parlano lo stesso dialetto. Io gsfoglio un vecchio almanacco garde lsa.no, dove si vedono dei battelli del m1892 montati su mole da mulino. dei\1832 montati su mole da mulino, d*i ritratti di. Zanardelli fanciullo, e una veduta di Cargnncco, del tempo in cui, prima di Cabriele d'Annunzio d. , j-* 1* . et stava una fabbrica di chiodi Ma Uora un gran vento s'è levato sul lago e lo sentiamo fremere sin quassù. Si fa un terziglio; e a dormire. Ci si va con la candelina, come nei vecchi romanzi inglesi. Il letto, enorme, ha le dimensioni della stanza. Un centimetro di più e non capirebbe. Come c'è entrato? Che gli angeli l'abbiano portato giù dalla cappa del camino? O che abbiano alzato i muri intorno al mobile? Misteri del vecchio Garda. Coricarsi, data l'altezza dell'alcova, non è facile. Bisogna montare su una sedia, e plouf!, «affare a capofitto dentro i materassi. Stridono, un poco, i cartocci dell'imbottito e le molle. Poi, subito, è una beatitudine. Il letto è accogliente. Nelle lenzuola, vinta la prima durezza, si sta bene. Buoni giacigli gardesani! E si ha l'impressione che vi faremo sogni mai fatti: sogni d'una vita diversa. Allora ci si vergogna di ripensarla, la viziosa vita della realtà, come si fa ogni notte coricandoci; e questo sforzo d'astrazione basta perchè il sonno arrivi, in un momento... — Dove mi portate, Focardi? In verità, dove l'amico m'abbia portato, non potrei dire neanche ìadesso. Che so? In uno dei tanti luo lU0 ghi deliziosi, e sconosciuti, che t7 Garda nasconde frale s;:, rive, sem-pre in attesa degli Italiani che, sulle orme dei forestieri e dei matti si de 1; v ■ J- .«. a quindi ad ap-cidano a ritrovarli prezzarli, come si conviene. MARCO RAMPERTI.