Il caso ungherese

Il caso ungherese Il caso ungherese Ora che il Parlamento ungheresei ia preso serenamente noia del prò- grarnma del Gabinetto prcsiodutodal « ^ GiuUo Karolyii l„ „ caso ma. gjario „ so.rto c01l ]0 improvvise dimissloni dcl conte Stefano Bethlen,, va esaminato un po' da vicino. So Bethlen, l'uomo che nello scorso aprile ha festeggiato il decimo anniversario di governo, se ne va alla chetichella in ventiquatti-'ore — si ò detto — qualche cosa di serio e di grosso deve pur essere accaduto. K tra l'aprile e l'agosto il conio Bethlen non ha forse fatto in Ungheria, elezioni politiche il cui risultato ap- parve un consolidamento della sua posizione e del suo regime? Se dun- cine ò caduto, non può averlo spaz- ^o via clie una tempesta, un for.... . . » ', -, midabile ciclone. Dopo questo ciclone che s-ò preso n timoniere che teneva la barra da dieci anni, bisognerà bene che la nave magiara cambi rotta. E qui cominciano il mistero, le ipotesi, le combinazioni, le quali tutte hanno la loro base più nel campo della politica internazionale che dell'interna. Per chiamare le cose col loro nome, spiegheremo che l'allontanamento dal potere del conte Bethlen ft stato da taluno interpretato come il segno che l'Ungheria, in politica estera, si accingo a battere diversi' sentieri. Nei due ultimi lustri, la politica internazionale europea ha visto delinearsi due blocchi, che sostengono l'uno il principio dell'intangibilità dei trattati e della necessità dj tenere i vinti nello stato di sottomissione sancito da umilianti clausole dei trattati di Versailles, de| Trianon, di Ncuilly e di San Ger- dorff, net primo blocco sono, da com prendere la Francia e i suoi satelliti! mano, l'altro la tesi che questi traN tati iniqui vadano invece riveduti,, altrimenti per l'Europa non può esservi pace. A giudizio di Luden- Czeco-Slovacchia, Jugoslavia, P>ume- nia e Polonia, nel secondo l'Ita- lla, la Germania, l'Ungheria e la Russia; la Bulgaria ci asteniamo dal menzionarla, perchè la politica estera di Buroif ha lasciato spegnere la voce"bulgara "nel concertò europeo, Dato die in Europa effettivamente esistano i due blocchi da noi descritti, il giorno in cui in Ungheria, si dimetta Bethlen che ner dieci an- gneria mal e poi .. al]a sorte impostale dal trattato del Trianon, il cambiamento di rotta in. pontina intemazionale non dovreb ' tica le cose vanno molto diversa mente, ragion per cui Briand die be e non potrebbe significare, sulla carta, che un avvicinamento all'altro blocco. Il guaio è che anche la politica si divide in parte teorica e parte pratica. In teoria possiamo costruire edifici politici ideali, sopprimere lo frontiere in un giorno, gli eserciti in due, le flotte in tre e possiamo spiegare, in quattro e quattr'otto, che la creazione di Paneuropa offrirebbe il vantaggio di togliere alle nostre tasche la noia del passaporto; in pra- invoca Paneuropa non riesce a convincere Lavai a fare una visita di cortesia a Berlino e Benes che diventerebbe con somma gioia presi- dente della conferenza mondiale per il disarmo, legge con diletto non minoro i bilanci delle sue fabbriche di armi, che fanno affaroni fornendo distruzione efficacissimi agli eserciti regolari del sud-est europeo ed a quelli regolari e irregolari dcl- "l'estremo oriente. Ma per tornare al caso dell'Ungheria, che mai può op porsi, in pratica, alla realizzazione della tesi del riavvicinamento al blocco del quale la Francia è l'espo ncnte? Che la Francia abbia per gli un- sOcresi un vero odio è da csclude re: prima della guerra ne ammiro 11^"'"^0 »' <» marni ea a ^c«cs (al ijuai (TQrsay consi dettato uno dei migliori conoscilo! dell'Europa centrale e sud-orientale), mettersi a fare gli interessi d: una Ungheria in fermento, un'Uti gheria elio ucciso barbaramente il conto Tisza aveva proclamato la repubblica dei Soviet u scambiava enI usi astici railiolelegramiui con M". sca? r democratici elio da Budapest partirono alla volta di Belgrado per andar a negoziare la. paco col maresciallo Fruii'chct d'Ksperey, appellandosi alla wilsoniatia dottrina, "anziché vedersi tendere la mano sentirono sibilare nell'aria il frustino ngilato dal condottiero, che li ascoltò in piedi, appoggiato a un caminetto » fumando. \i non appena i democral.icì ebbero ceduto il posto a Bda Kuii che. scimmiottava sulle rive, del Danubio gli atteggiamenti li di Lenin, lo sorti dell'Ungheria, furono decise: un focolare di sommosse, un centro di disordini, un covo di propaganda comunista va, isolato, soffocato, distrutto. Così i vicini presero all'Ungheria più di quanto non sia stato preso da Francia e Polonia alla stessa Germania; la Francia, essendo gli ungheresi un popolo al bando, permise ai czechi, ai sorbi ed ai rumeni di passarli per, lo armi. L'odierna Ungheria mutilala e il frutto delle aberrazioni del conte Michele Karolyi (un cugino dell'attuale presidente, del Consiglio) e del compagno Bela Kun. Quando l'Ungheria ebl.o fallo rilnrj no alla normalità, si vide, nel 1921» elio Parigi ancora la. considerava una huona pedina dello scacchiere medioeuropeo: i tentativi di rcstaurazionel dell'ex-imperatore e Be Carlo non avvennero forse con l'esplicito consenso^ addirittura con l'incoraggiamento dB Briand? Fu solo dopo l'insuccesso di quei tentativi che la Francia, non pò* tendo ricostruire nel bacino dell'Ey.,

Persone citate: Bela Kun, Benes, Briand, Lenin, Michele Karolyi