Due fratelli commercianti in oggetti d'arte che scompaiono dopo una lunga serie di truffe

Due fratelli commercianti in oggetti d'arte che scompaiono dopo una lunga serie di truffe Due fratelli commercianti in oggetti d'arte che scompaiono dopo una lunga serie di truffe Antiquari e pittori di parecchie città tra le vittime == Cambiali che non si potevano scontare « Denuncie Due giovani: i fratelli Leonida « Raffaele Porcu, che nella nostra citta erano riusciti ad annodare molte reazioni e a conquistare notorietà e fiducia commerciale, sono improvvisomente scomparsi e il loro ufllcio-magazzino, dove veniva trattata la compra-vendita di oggetti antichi, si è chiuso una quindicina di giorni addietro. 11 magazzino era vuoto perchè i duo fungevano, nella maggior parte dei casi, quali intermediari e vendevano la mercanzia di numerosi antiquari deila nostra città, di Milano, di Biella e di Cuneo. Le duo piazze preferite dove essi svolgevano maggior attività erano perù Torino e Milano. Una quindicina di giorni addietro venivano messe in giro voci poco favorevoli ai due fratelli ed elevati dubbi sulla loro correttezza. La scomparsa dei Porcu coincideva con queste voci, anzi con una denunciacene un commerciante, il quale si riteneva truffato, sporgeva a loro carico. La sorte di un « Manoini » lira questi l'antiquario Arturo Calandra, abitante all'Hotel Ligure, il quale aveva consegnato ai fratelli, qualche tempo addietro, un dipinto del Man clni, rappresentante la tiglia del pit toro, perchè si incaricassero della ven dita. Il Leonida e. il Raffaele avevano detto che il proprietario dell'albergo 0 L'Angelo » di Biella, era desideroso di avere una tela del Mancini e che certamente avrebbe comprato quella, li prezzo fissato dal Calandra era di 21 mila lire, ma la settimana successiva alla consegna i due mediatori lo informavano che il loro cliente si era intestato sulla cifra di 13 mila lire e che non riuscivano ad ottenere una offerta maggiore. L'antiquario aderiva a concludere il contratto su quella somma e attendeva il pagamento. Ma i giorni si susseguivano senza che gli riuscisse più di incontrare i Porcu. Sembrava ohe essi di proposito evitassero di vederlo. Finalmente il Calandra riusciva a trovare uno dei due fratelli, il quale gli esprimeva tutto II suo dispiacere per non essere riuscito a concludere l'affare. Il proprietario dell'albergo di Biella nel tempo intercorso fra l'offerta e la risposta aveva avuto occasione di comprare un altro dipinto e non voleva più saperne di quello del Mancini. — Allora ritornatemelo subito — concludeva l'antiquario. Ma l'altro lo informava che la tela Si trovava sempre a Biella ; anche dopo il-'rifiuto non a.vevano voluto ritirarla, nolla speranza che il cliente, avendola sempre soti'occhio cambiasse parere. -- E' ormai tempo'— ribadiva il Calandra — che quel « Mancini • mi sia. ritornato. Troverò io un altro acquirente. Provvedete quindi senz'altro a ritirarlo. 11 Porcu aveva promesso di attenersi all'ordine, ma un'altra settimana passava senza che l'antiquario avesse notizie del dipinto. Perduta infine la pazienza, il Calandra cercava sulla guida telefonica il numero dell'albergatore di Biella e gli telefonava sollecitando la restittr/ione del quadro. E' facile immaginare lu sua sorpresa quando sentiva rii spendersi che egli non avrebbe mai rc'st.ituiio una tela che aveva pagato 15 militi lire, somma per la quale teneva una I regolare ricevuta firmata dai fratelli ! Porcu. 11 negoziante si metteva subito alla |ricerca di costoro, sulla cui correttezza, [dopo la risposta avuta da Biella si riteneva in diritto di elevare seri dubbi. Egli era anello maggiormente preoccupato perché, durante le lunghe trattative per il collocamento di quella tela, agli stessi mediatori aveva aflidati altri 'cinque quadretti del complessivo valore di seimila lire, che essi gli avevano proposto di vendere ad un dirigente di un Istituto di credito di Cuneo, e poiché anche di quello tele non aveva avuto più notizie, temeva avessero fatto la slessa fine della prima. Questa scoperta coincideva — come abbiamo detto — con la scomparsa dei Pn2pmmmsa7lombvnpqpifpsrpsstslitIninsj llj• | i||[ Porcu, e l'antiquario allora sporgeva denuncia a loro carico per la truffa di! 21 mila lire. | La serie dei truffati Contemporaneamente si veniva a sa pere dio anche l'ing. Carlo Maggi la-' montava anch'esso il pagamento di 32 mila lire per oggetti consegnati ai duo mediatori e che essi avevano venduto senza consegnargli l'importo: e che il ignor AfrodiSio Corrado, domiciliato all'Hotel Ligure, attendeva anch'esso 7201; lire circa in pagamento di merce oro consegnata. La voce dell'improvviso allontana-j mento dei due Porca si diffondeva in ; breve e metteva in allarme quanti ave-^ vano trattati affari con loro e vantavano crediti. Fra gli altri v'era un noto pittore torinese, Mario Michelettt, 11 quale aveva affidato ai due giovani, per la vendita, alcuni quadri per un importo di undicimila lire. Le ricerche fatte dal Micheletti per rintracciare i propri lavori non ottenevano alcun risultato e il cumulo dei dubbi sulla correttezza dei due Porcu aumentava sempre più. Oltre alle suddette imprese altre 7ie sono risultate a carico dei due fratelli scomparsi. Al cWumerciante in tappeti Astrologo, dal quale si rifornivano sovente di merce, hanno truffato 23 mila lire. Certa signorina Po', abitarne in via Passalacqua, consegnò loro per la vendita un cofanetto di artisiica fattura, valutato in circa 5 mila lire, ma non vide più né il cofanetto né il danaro corrispondente. Il signor Pelissone, abitante in corso Oporto 27, rimase anch'egli raggirato e ci rimise 4500 lire. Uguale sorte toccò all'ing. Traballio Barberis, dimorante'in corso Vinzaglio 5, il quale lasciò nelle mani dei due; intraprendenti fratelli 3500 lire. All'antiquario Bolognesi toccò di peggio. Egli venne truffato di due studi dcl Foiitaliesi di ragguardevole valore, e di più si trovò nelle mani due cambiali di 4 mila lire ciascuna, che gli altri gli avevano rilasciate, e che non erano sconiabili. Di cambiali fittizie i due fratelli si sono serviti altre volte. Dopo aver acquistato della merce, essi rilasciavano delle cambiali, che poi alla scadenza risultavano inesigibili. Cosi, ad esempio, fecero con un mediatore di cose d'arto. Essi si fecero consegnare da lui duo quadri ai autori moderni, con la promessa di venderli, ed in garanzia gli consegnarono due cambiali emesse al nome dei due autori dei quadri, che vivono a Torino. Il mediatore avallò gli effetti con la propria Arnia, ma alla scadenza dovette egli slesso pagarli, per far onore alla propria firma. Cosicché ci rimise i due quadri e l'importo delle cambiali. Lo stipendio del fattorino La truffaldina intraprendenza dei due disinvolti commercianti di oggetti artistici si estesa anche fuori di Torino, ad esempio, a Milano, ove essi erano assai conosciuti nell'ambiente del loro commercio. Cosi, da un dipendente dell'Hotel Marino essi si sono fatti prestare 14 mila lire, che pure sono scomparse, con non poco dolore e maraviglia del truffato, che riponeva in loro la massima liducia. Da un primo esame della situazione risulta che i fratelli Porcu hanno complessivamente seminato danni por circa 2ni) mila lire; ina non e improbabile che bile somma abbia ad accrescersi, dovendosi ritenere die vi siano altri truffati, finora rimasti sconosciuti. Lo dimostrerebbe il fatto che in questi ultimi tempi parecchi antiquari di Milano sono corsi affannosamente a Torino, in cerca dei duo fratelli, per sistemare pendenze tuttora aperte e che, come facilmente si comprende, non saranno saldali -pili--. 1 due fratelli sono scomparsi lasciando in sospeso il conto del loro giovane fattorino d'ufficio, il quale rimane creditore di 12su lire, rappresentate da stipendio non corrisposto. Tipica è l'ultima gesta compiuta dai due truffatori. Essi, per il trasporlo delle loro mercanzie, si erano fatto prestare da un vicino un carretto a mano, del valore di circa 40H lire. Anziché restituirlo, essi hanno venduto il carretto, tenendo per se il ricavato. dgaSicdabaofidaetrcsqFlpvi ,i.