Il processo Moulin al Tribunale Speciale

Il processo Moulin al Tribunale Speciale Il processo Moulin al Tribunale Speciale 11 professore belga si dichiara pentito e protesta la sua ammirazione per l'Italia - Fiera e nobile requisitoria del P. 0. - Le condanne richieste: 7 anni per TAIbasini e 5 anni per ii Moulin e il Mani • Insufficienza di prove per il Fossati e il Roggi - A oggi la sentenza Roma, 1 notte. Leo Joseph Moulin ed i suoi complici milanesi sono comparsi stamanal giudizio del Tribunale Speciale, perispóndere della loro delittuosa, attività cospirativa contro i poteri dello StatoIl chiasso, per altro del lutto sproporzionato, che si è voluto inscenare all'estero attorno alla figura del principale accusato di questo processo — niuno avrà dimenticato l'indegna gazzarra alla quale si abbandonò all'Indomani della scoperta del complotto e dell'arresto del Moulin una parte della stampa belga — ha richiamato un numeroso pubblico nella severa aula de Tribunale Speciale, che già primo doll'inizio del dibattimento occupava glspazi ad esso riservati e tribune. Speciali misure di pubblica sicurezza sono state adottate per le immediate adiacenze del Palazzo di Giustizia e dell'aula di udienza, agli ordini device-questóre Marini. Nella tribuna centrale del pubblico prospiciente la gabbia degli Imputati, è l'Ambasciatore belga presso il Quirinale con un segretario dell'Ambasciata. Fra 1 giornalisti si nota il senatore belga prof. Bucher. Pochi minuti prima delle 9 vengono Introdotti gli imputati: il Moulin, un giovane dall'aspetto insignificante, che veste accuratamente di grigio e va a sedere sul banco degli imputati, cercando di sottrarsi agli sguardi di curiosità del pubblico ed affettando un fare disinvolto. Poco prima delle 9 fa il suo ingresso nell'aula il Procuratore generale S. E. Massimo Dessy, che sostiene la pubblica accusa. Subito dopo entra il Tribunale, che è presieduto dal Presidente, luogotenente generale on. avv. Guido Cristini.L'interrogatorio del Moulin L'udienza fi aperta: il Presidente fa l'appello degli imputati. Il Moulin, in perfetto italiano, declina le sue generalità: Leo Joseph Moulin di Alessandro e Massen Giuseppina, nato a S. Gilles (Belgio), il 25 febbraio 1900. celibe, professore al Liceo di Bruxelles. Degli altri imputati il Fossati, che e nato a Milano, il 20 dicembre 1901, si dichiara istitutore; il Muffi, che è nato a Torino il 12 aprile 1908. si dichiara studente; l'Albasini-Scrosati, nato a Monza il 12 settembre 1903, e di professione avvocato; il Beggi, nato a Fojatio (Arezzo) il 13 settembre ISSI, dichiara di esercire un chiosco a Milano. Il cancelliere-cupo, comm. Ferrazzoltdà quindi lettura dell'aito di accusa, dopo di che si passa alla rituale ammonizióne del testi. Essi sono .sei, fra i quali uno, il prof. Georges Smets, rettore dell'Università libera di'Bruxelles; citati a discarico dal Moulin, e gli avv. Bianchi e Mazzola di Milano, a discarico dell'Albasi ni-Scrosati. Si dà lettura di altri atti istruttori, fra 1 quali un dettagliato rapporto dell'autorità di Pubblica Sicurezza che precedette all'arresto del Moulin. Il Moulin segue attentamente le lettura degli atti dai quali risultano in evidenza i suoi rapporti con i fuorusciti di Parigi. Terminata la lettura si passa agli interrogatori4.. Primo è quello del Moulin. Presidente : — Voi siete entrato in Italia il 30 marzo ultimo scorso. Imputato: — SI : — Avete confessato di aver portato il baule a-doppio fondo? — E' vero. — Avete confessato altresì che n baule -vi fu dato dal BassaneslT — E' vero. '— E-di aver introdotto in Italia stampe anti-fasciste. — Mi erano state date dal Bassanesi a questo scopo. — Avete anche ammesso di aver portato in Italia quattro missive del BasBanesi. — E' vero anche- questo; una quinta èra diretta all'avv. Albasini-Scrosati. — Avete detto che siete stato costretto dal Bassanesi a fare quello che avete latto. — Costretto no; il Bassanesi ha molto Insistito dicendomi che non c'era alcun pericolo in quello che mi propóneva. Accettai per non compiere un atto di paura. — E perchè quando siete arrivato in Italia vi siete dato cura di nascondere il baule7 — Me lo aveva detto 11 Bassanesi stesso, che a questo scopo mi aveva dato l'indirizzo dell'avv. Albasini. — Sicché il Bassanesi conosceva l'Ai basini — incalza il Presidente. — Non so; io so che egli mi dette il suo nome per consegnargli le stampe — risponde il Moulin. — Sta di fatto — però insiste il Presidente — che appena venuto in Italia, vi siete dato con molto zelo a compiere la missione affidatavi dal Bassanesi. Diteci ora come avete fatto ad eludere la dogana. — Alla frontiera il baule fu visitato. Ma il doppio fondo non si poteva conoscerlo a prima vista. Il bauli a doppia fondo Il Presidente a questo punto fa portare il baule ed invita il Moulin a segnalare il funzionamento del doppio fondo. L'imputato, con sicurezza, tocca I bulloni che sono ai lati e immediatamente si sposta un'asse che fa vedere II vuoto ove si nascondeva la stampa anti-fascista. — Perchè non avete confessato subito Ebe si trattava di un baule a doppio fondo? — continua il Presidente. L'imputato non sa che rispondere. — Sta di fatto che avete detto di tratarsi di un baule a doppio fonde solo nel vostro dodicesimo interrogatorio. Si viene quindi ai rapporti dell'imputato col Far valli. — Il 30 marzo — dice il Moulin — nel pomeriggio giunsi a Milano; il matino successivo mi recai subito a recapitare la lettera al Faravalli e quindi andai dall'Albasini per consegnargli 'altra lettera e gli stampati. — Noto lo zelo col quale avete disimpegnato l'incarico del Bassanesi — osserva il Presidente — ma riconoscete anche di aver scritto di vostro pugno 1 vostro indirizzo di Bruxelles sulla ettera che consegnaste ala Faravalli? — Si, la calligrafia è mia; il numero ì ulla lettera fu scritto dal Bassanesi. — Voi affermate di non aver letto la ettera diretta al Faravalli? — Ne ignoravo il contenuto. — Ma avete impostato anche un'altra ettera diretta al Faravalli, anch'essa del Bassanesi. — SI, in essa il Bassanesi mi qualificava un giovane sicuro e ciò allo scopo di dissipare ogni diffidenza sul mio conto. Circa i suoi rapporti col Fossati, il Moulin dice di avergli fatto recapitare una lettera del Bassanesi. — Il Fossati non vi disse da chi proveniva la lettera? — chiede il Presidente. — No. _ Quante volte siete stato nello studlo dell'avv. Albasini? — Una prima volta quando gli conegnai il biglietto; lo attesi nel suo stuio e mi accolse cordialmente. Gli dissi he-oltre la lettera avevo da dargli anhe degli stampati, che gli portai suito dopo. — E circa il baule che cosa gli diesto? —• Che non potevo viaggiare con esso quindi lo pregavo di tenermelo in onsegna. — E gli avete accennato al doppio ondo? ■ ■ — Non gliene parlai e non gli dissi neppure che nel baule avevo portato lstampe anti-fasciste: l'Albasini si incaricò poi di far ritirare alla stazione di fa:- tenere in deposito il baule. — Vi presentaste all'Albasini col vostro vero nome? -- Si. — L'Albasini invece nega e dice chvoi vi siete presentato da lui qualificandovi un commerciante di profumi. — .Non ó esano; non vedo la necessita perchè io nascondessi a lui il mio vero nome. — E sugli appunti che vi sono statsequestrati non avete nulla ila dire? — Si trattava di informazioni insignificanti — si schermisce l'imputato -che io avevo raccolto leggermente in treno, più che altro per non apparirun vigliacco dinanzi ni Bassanesi. Tengo a dichiarare a questo punto che sono stato trattato in Italia con tutta la deferenza possibile e in un modo ben diverso da quanto io stesso potessprima immaginare. So che i miei connazionali hanno fatto delle dimostraz.oni nel Belgio. Ne sono vivamente dolente e tengo a dichiarare che se esshanno fatto quelle dimostrazioni in seguito al mio arresto è perchè mi ritenevano innocente; ma se essi avessero conosciuto la verità, se cioè avessero saputo che io ero, come in effetti sonocolpevole, sono certo che non le avrebbero fatte. « La mia ammirazione per questa grande Nazione »Il Moulin continua nelle sue di hiarar.ioni di ammirazione per l'Italia e le sue leggi. Presidente (interrompendo): — La legge e nata con Roma duemila anni faImputato: — Quando sono venuto in l'alia avevo un'idea del tutto diversa di quella che dopo mi sono potuto formare. Se un giorno potrò scrivere le mie impressioni, queste testimonieranno il mio attuale stato d'animo ben diverso e la mia ammirazione per questa grande Nazione. A (temftwlH-del suo difensore avvocato. Gregoruci, l'imputato . dice di essersi trovalo al momento dell'arresto in uno stato di depressione fisica. — Avete allora guadagnato in carcere — osserva il Presidente dato l'attuale stato di salute dell'imputato. — A Bruxelles — continua quest'ultimo -- mi ero dato solo ad una vita dstudio e biblioteca. Quando ebbi i rapporti col Bassanesi mi trovavo, a causa appunto dello studio, in uno stato di depressione morale e. fisica; e si spiega cosi come io abbia potuto ci-dere al suo invito, non rendendomi conto di quello che facevo, ma credendo di ubbidire soltanto ad un sentimento di cameratismo p. fraternità studentesca. — E il sentimento di fraternità fra Italia e Belgio cementato dulia guerra non lo avete ricordato mai? — interrompe bruscamente il Presidente. — Ho accettato con leggerezza l'incarico datomi dal Bassanesi -- risponde_il Moulin evitando la domanda, — enon rendendomi conto della gravità dquello che facevo. Non sapevo che lamia attività potesse assumere la figura di un reato ai danni dello Stato, E con questa dichiarazione l'interrogatorio de! Moulin è esaurito. Esaurito l'interrogatorio del Moulin si passa a quello del Fossati. Egli ammette di avere ricevuto il biglietto che gli viene mostrato dal Presidente e che gli era stato indirizzato dal BassanesiSi meravigliò che trattandosi di unalettera di quest'ultimo essa recasse il timbro di Milano anziché quello di Parigi. « Conobbi il Bassanesi a Parigi, dove mi ero recato nel 1930 in cerca di lavoro. Non mi occupavo allora di politica e commisi grandi sciocchezze sperperando quello che mi era rimasto del patrimonio paterno. Fu in questo tempo che conobbi il Jassanesi che tentò di guadagnarmi alla causa dell'antifascismo. A mezzo suo conobbi molti fuorusciti. Bassanesi nutriva tra l'altro il proposito di invadere, alla testa di fuorusciti, la vall^- di Aosta per occupare il forte di Bard ». Le dichiarazioni relative a questa informazione sulla » invasione napoleo nica » della valle di Aosta destano l'i larità del pubblico. Il progetto di attentato al Duce — Bassanesi — continua l'imputato •— traendo partito dalla mia disgraziata condizione e dalla necessità che avevo di qualche aiuto per campare la vita, mi ha più volte allettato ad occuparmi di imprese antifasciste. Pres. — Tra le quali, come pure voi avete dichiarato in istruttoria, c'era anche quella di attentare alla vita del Capo del Governo. — Il Bassanesi era un fanatico esaltato. L'attentato non lo propose personalmente a me ma più volte mi chiese se avessi avuto il coraggio di compierlo. Ai miei ripetuti dinieghi una sera mi puntò una rivoltella contro il petto minacciandomi di ammazzarmi come Savorelli. L'imputato passa quindi ai suoi rapporti con il Moulin e dice che, tornato in Italia, ritirò il biglietto fattogli recapitare dal professore belga « fermo in posta ». Il Presidente gli contesta la lettera di risposta da lui redatta neha quale si lagnava di non avere altra volta ricevuto risposta dai fuorusciti ai quali aveva trasmesso buone notizie. — Voi siete istitutore? — gli chiede il presidente. — SI. — Tra l'altro vi fu sequestrato un libro pornografico accanto ad un opuscoo della « Lega dei diritti dell'uomo ». Il Bassanesi non vi propose anche di bruciare il padiglione dell'ENIT a Parigi e di svaligiare la Banca di Fran eia? SI, ma si trattava di vendita di fumo da parte del Bassanesi. A domanda di uno dei difensori, l'imputato aggiunge che con la lettera di risposta al Bassanesi, che è sequestraa in atti, intendeva rompere ogni rapporto con i fuorusciti dal momento che aveva trovato occupazione stabile a Lodi. Roggi, Matti, Albasini 11 Roggi, nel suo interrogatorio, ammette di avere custodito nella sua abiazione il baule che gli era stalo consegnato dal Faravelli, ma soggiunge di avere ciò fatto solo per un riguardo a quest'ultimo che gli aveva reso qualche servizio nella sua qualità di impiegato del Comune di Milano. Naturalmente, gnorava il contenuto del baule. — Ma avete fatto altre volte questo mestiere? — gli contesta il Presidente. — Mai. — Perchè ritiraste il baule? — Perchè credevo si trattasse di qualche scappatella amorosa. — Non dite sciocchezze, difendetevi con maggior serietà — dice il Presidente. L'imputato insiste nel dichiarare che solo per ture piacere al Faravelli ritirò il baule recandosi a questo scopo a prendere accordi nello studio dell'av- vocato Albasini Scrosati. Quest'ultimo gli consegnò anche un pacco di stam- ne che erano contenute in una busta gialla di cuoio li' quindi la volta dello studente Muftì. Dice che, trovandosi un giorno1nello studio dell'Albasini, seppe da que- sii della presenza in Italia del Moulin col quale si mise in rapporto. I — Da principio però — contesta il iPresidente — negaste ogni cosa. e a e oe i. so ti in e ne a o si naosi eeo o o, b» e a a. n a re nn eoso e e idi pa ea o o e ian e ae — Sì, per non compromettermi — risponde l'imputato. — La verità è che confessaste quando fu scoperto il baule. . L'imputalo ammette di avere falto distribuzione di stampo portate dal Moulin in Italia, ma cerca di ritrattare altre circostanze ammesse in istruttoria. Tra ! altro nega che le stampe antifasciste gli fossero state inviate iper posta oall'Albasini, ciò che invece implicitamente ammise nel suo interrogatorio scinto. Allora ammise anche di essersi accludalo con quest'ultimo sulla linea ti! difesa dopo avvenuto l'arresto del Moulin per il caso che entrambi funsero stati scoperti. L'ultimo imputato, Albasini Scrosatl, fu completamente negativo nei primi Inlerrogalorli decidendosi solo dopo a fare qualche ammissione, e un atteggiamento negativo tiene anche oggi dinanzi al Tribunale. Si giustifica dicendo che volle solo trarre il Moulin d'impaccio. — La mattina del 30 marzo -- dice — fui avvertito che un giovane straniero mi attendeva nello studio. Era il Moulin. Pensai si trattasse di un cliente. Egli mi dette un foglietto nel quale ravvisai la calligrafia di un vecchio amico conosciuto a Grenoble. Pres. al Moulin: — Di chi era invece il biglietto'.' Moulin: — Del Bassanesi. lmp. : — Moulin potrà essere in buona fede, ma non mi fece affatto il nome del Bassanesi. Moulin, invece, che il Presidente ha fallo uscire dalla gabbia per essere messo a confronto con l'Albasini, interrompe l'imputato dicendo: «Certamente, quando pai lamino del baule, feci il nome del Bassanesi ». Albasini Scrosati insiste, ciò nonostante, nella sua affermazione dicendo che il Moulin gli parlò del baule ma scic dal suo atteggiamento imbarazzalo capi che vi dovesse essere qualche cosa di ni n regolare e si propose di trarlo d'impaccio. Moulin — lo dissi all'Albasini che avevo portato delle stampe e che Bassanesi mi aveva dato l'indirizzo di lui per la distribuzione delle stampe e per li deposito del baule. Imputato — In un primo tempo pensai di distruggere il materiale portato dal Moulin. — E perchè non lo faceste distruggere da! Moulin stesso? — Perchè non poteva. Per questo feci portare gli stampati al mio studio. — Porcile li deste al Boggi? — Perchè fossero distrutti non potendo a mia volta distruggerli per mancanza di una stufa. — Ma non sembra' tutto ciò poco credibile? — osserva il Presidente. — Sicché, anche del baule non sapevate niente? — Non sapevo che fosse a doppio fondo. Contestatogli perchè si sia data al _ lora tanta cura per nasconderlo, l'im e|Putato non sa che rispondere, i! Presidente — Negate di conoscere anaiche il Bessanesi? a n e e . a.-) l i e e o o i a — Per ine è una persona del tutto ignota. Richiamato ancora una volta il Moti Un, questi ripete che gli stampati e il baule gli furono dati dal Bassanesi con il preciso incarico di consegnare gli uni e l'altro all'Albasini Scrosati. Al termine dell'Interrogatorio, quest'ultimo dichiara di non avere mai appar1enuto--ad alcuna organizzazione clan destina: «Le mie idee... •. Presidente — Qui non siamo in discussione delle idee- ma dei fatti e su questi deciderà il Tribunale. Alle 12,30 l'udienza è tolta e rinviata al pomeriggio. I testimoni — a o , i a l e a l i L belgi e quelli altani e io mi auguro che questo malinteso... Presidente: — Moulin si è dichiarato stamane pienamente colpevole, — Mi auguro, ripeto, che questo ma¬ «Inteso risulti ora pienamente chiarito. 1 Presidente: — lo posso dichiarare cl,e i.1 .lriDunale 6iudica con serena giustizia. I Licenziato lo Smets, viene sentito il'avv. Bianchi, citato dalla difesa Ai basini. Egli dichiara che, per quanto Nella ripresa del pomeriggio, che si Inizia alle 16, si passa all'interrogatorio dei destimoni. Il comm. Severino Ippolito, ispettore generale di P. S. che viene interrogato per primo, con ferma i verbali denunciati di cui si è dato lettura stamane. Aggiunge che era stato segnalato all'autorità di P. S. l'atteggiamento sospetto del Moulin che si era distaccato dalla comitiva di turisti belgi per girare per suo conto l'Italia. Fu disposto un servizio di pedinamento che fece aumentare i sospetti sull'attività del prof. Moulin. Questi riuscì per un momento a fare perdere le sue treccie. All'albergo risultò che il Moulin era partito per Bologna. Fu allora eseguita una perquisizione nella abitazione del Faravelli dove furono trovate delle lettere del Bassanesi. Il modo come poi si addivenne all'arresto del Moulin è noto. Presidente: — Che contegno tenne il Moulin appena tratto in arresto? — Reticente, mostrandosi sorpreso che qualche cosa di sospetto fosse stato sequestrato. Un contegno petulante fu tenuto dall'Albasini il quale persi stette a negare con fare sprezzante an che le circostanze piti accertate. — Che cosa può dire dei precedenti politici dell'AIbasini? — Mi- risulta che era uno dei più li vidi nemici del Regime fascista. Il Maf fi era, a sua volta, socialista e anche il Roggi mi risultò essere un vecchio socialista. Poco posso dire riguardo al Fassati. che ritengo il minore responsabile di tutti. Il commissario di P. S., cav. uff. Pri mo Palazzi, aggiunge alcuni particola ri sui precedenti degli imputati milanesi che trasse in arresto. Il prof. Georges Smets, rettore della Libera Università di Bruxelles, citato dalla difesa del Moulin, dice di avere conosciuto quest'ultimo come suo allie vo. Il Moulin è attualmente insegnante in un Liceo di un sobborgo di Bruxelles e, a quanto dice il teste, non si è mai occupato di politica attiva. Presidente: — Moulin però ha detto nel suo interrogatorio di avere sempre ocmbattuto le idee fasciste nel Belgio. — Alle mie dipendenze non si è mai occupato di politica e non mi risulta appartenesse a qualsiasi partito. Il professore Smtes legge due certificati del preside del Liceo e di altre autorità scolastiche che dichiarano irreprensibile la" condotta del Moulin. Si dilunga a spiegare le origini e lo scopo del Circolo del libero esame di cui il Moulin era gregario, ma il Presidente interrompe e, per venire ai fatti concreti della causa, fa portare ancora una volta il famoso baule e invita il Moulin a ripetere l'ampia ed esplicita confessione fatta stamane nel suo interrogu torio. Dice rivolto al teste Smets: — Lei, professore, sa niente di tutto questo che il Moulin ha pienamente confessato? — Niente di niente — risponde il teste. — Moulin può avere dimenticato i doveri dell'ospitalità ma io non credo che possa avere compiuto una azione vile e tortuosa. Il suo arresto ha provocato nel Belgio delle agitazioni studentesche i cui eccessi sono stati da tutti deplorati ma che hanno creato però uno stato di disagio tra gli studenti ntGcdcnmirsnlcnfMrc gli consta, l'imputato non svolse mai attività contraria al Regime. Analoga deposizione fa l'uvv. Mazzola, rettore della Provincia di Milano. La requisitoria Esaurito l'interrogatórló dei testi, ha la parola il Procuratore Generale per la requisitoria. — I fatti — opii dice — che formano oggetto di questa causa nn precisano la gravità. Non si tratta solo della introduzione nel Regno di stampe più o meno-clandestine, non si tratta di indagini sulla teorica del Fascismo o sulla prassi del Governo, ma di qualche cosa-di pili grave. Balle lettere sequestrate al Moulin, sappiamo che non si trattava di indagini a scopo di studio, ma si ricercava l'ubicazione delle caserme, dei campi di aviazione, degli unici pubblici. Si trattava anche di sapere da quali e quante forze fosse protetta l'abitazione del Capo del Governo. Da tutte queste indagini e ricerche, esulava evidentemente qualsiasi obiettivo lecito e qualsiasi scopo di studio. Noi sappiamo invece che proprio clementi del genere hanno servito come base por criminose imprese antifasciste. Ancora una volta le macchinazioni del fuoruscitismo balzano evidenti dalle carte processuali. Più grave ancora la causa appare quando si pensi che questo che si può chiamare un episodio ha però il suo addentellato in un movimento che il Tribunale già cono sce perfettamente, in quella associazione « Giustizia e Libertà » che ha carat tere spiccatamente insurrezionale e che non disdegna qualsiasi mezzo di lotta, dalla bomba all'attentato. E allora, se i fatti odierni si inquadrano nella loro vera cornice, si intenderà perchè essi debbano essere giudicati con la severità che meritano. Essi sono anelli della catena che bisogna spezzare. L'oratore viene quindi a esaminare la posizione processuale del singoli imputati e nota anzitutto la subdola attività del Moulin sulla quale oggi l'imputato vorrebbe stendere il manto della buona fede. Moulin dice di avere avversato quel detcrminato fascismo belga in cui, secondo lui, si è incarnato il nazjonalismo del suo paese. Ma egli non si è limitato a questo; egli è venuto in Italia a combattei e il nostro Fascismo. Ospite fra noi, aveva un solo dovere, quello di non fave della politica. Come può oggi rivendicare la sua buona fede, dopo avere esplicita mente ammesso i rapporti con il fuoruscito Bassanesi e come si può chiamare leulo la condotta di chi introduce, nel pai-se che lo ospita, stampe sovversive, servendosi di baule a doppio fondo per mascherare le sue male fatte? «E quando, accusato Moulin, si tiene il contegno che teneste voi nei primi interrogatori, come si può pretendere che altri creda alla vostra lealtà e alla vostra buona fede?". La verità è che ao- 10 quando per l'intelligente solerzia del nostro capo ufficio di istruzione, commendator Scerni, si scopri il funzionamento del doppio fondo nel famoso baule, il Moulin si indusse a confessare, ciò che dimostra ancora una volta con quanta astuzia e ambiguità abbia agito. Non vi è quindi dubbio che si sia reso responsabile del reato di cospirazione cuiil-ro i poteri dello Slato che egli viene contestalo. Il Procuratore Generale passa ad occuparsi dell'AIbasini Scrosati, e osserva come costui non abbia avuto affatto il coraggio dì assumere la re sponsabilità dei propri atti e delle prò prie opinioni. La, sua condotta fu quanto mai subdola, e le sue giustificazioni puerili sono smentite in pieno dal Moulin e dalie risultanze processuali. Del pari evidente è la colpevolezza del Maf- 11 che, pur difendendosi, non riconobbe le proprie idee e quindi la propria responsabilità. Per questi tre imputati, il Procurato re Generale chiede la condanna e precisamente: dell'AIbasini Scrosati a sette anni di reclusione, di Moulin e Matti a cinque anni ciascuno della stessa pena. Per il Fossati, il Procuratore Generale osserva che egli è un naufrago della vita che ha vissuto indubbiamente in ambienti del fuoruscitismo ma che non si può affermare con certezza se abbia partecipato al complotto del Moulin. Per lui, pertanto, come per il Roggi, non sono raggiunte prove sufficienti e il Procuratore Generale no chiede l'assolutoria per insufficienza di prove. « Se il Tribunale Sueciale — egli aggiunge — fosse quello che viene di pinto all'estero con insigne malafede io non avrei potuto chiedere l'assoluzione del Roggi. Io invece credo che egli non sia stato un cospiratore malgrado gli atti da lui compiuti ». Rivolgendosi quindi direttamente al Moulin, l'oratore esclama : « Voi siete troppo giovane, non potete avere visto quello che accadeva nell'Italia nel semestre che precedette il maggio radioso. Allora i rappresentanti del Belgio correvano l'Italia e inorridivano tutti noi col racconto dello strazio che subiva 11 piccolo ma grande Belgio. Se voi foste stato allora in Italia, avreste visto che quelli che accorsero poi in aiuto del vostro Paese eroico furono proprio coloro che oggi si chiamano fascisti italiani, fu questa balda gioventù che oggi è divenuta Regime e che è pronta domani, ove occorra, ad accorrere nuovamente in aiuto del vostro Paese ». La parola del difensori La requisitoria del P. G. ha cosi termine e, dopo una breve sospensione ha la parola il primo difensore, avv. Mario Ferrara. Egli afferma che il Maffi, da lui difeso, ignorava il nome e anche l'aspetto fisico del Moulin e quindi la sua responsabilità sarebbe limitata alla diffusione di stampe antifasciste. Conclude chiedendo una mitigazione della pena. Per il Fossati e il Roggi, i loro difensori, avv. Manassero e Persico, si associano alle conclusioni del Procuratore Generale. Dovrebbero quindi parlare gli ultimi due difensori, ma stante l'ora tarda, il Presidente rinvia il seguito a domattina alle 9. A mezzogiorno si avrà a sentenza. tctlvpsscescsdcsrastZdatvvcqpnmBnt