Nuove proposte francesi per un accordo navale

Nuove proposte francesi per un accordo navale Crediti e politica nelle trattative di Ginevra Nuove proposte francesi per un accordo navale -(Dal nostro inviato speciale)- Ginevra, 1 notte. La cosa, era. già nell'aria: del resto non polena essere altrimenti dopo che questa è diventala una tradizione delle riunioni ginevrine degli ultimi due anni: abbiamo di nuovo il solilo Ionia delle questioni navali, franco-italiane. La Francia, a cui soltanto può spellare l'iniziativa dato che. ad essa rimonta una responsabilità molto grave, ha avanzato delle proposte che per non avere carattere troppo categorico vanno sotto il nome di « suggestiona*. Il «suggeritore» è il sig.' Mossigli. Cosa dicono queste nuove proposte? E' il segreto che i giornalisti cercavano oggi di scoprire invano per il naturale riserbo delle persone responsabili. Le ipotesi lanciate come sonde erano varie : è inutile raccoglierle per la loro incertezza su un terreno tecnico cosi complicalo. Piuttosto ci interessano alcuni rilievi politici più o meno retrospettivi. Un aeeerdo .non separato In primo luogo negoziali simili non possono assolutamente prescindere dall'Inghilterra. Va bene che al Foreign Office (e a Ginevra lo si avverte fin troppo) si è entrati in un perìodo di vacanze. Ma finora ogni trattativa è slata condotta a tre e l'Inghilterra costituisce ancor oggi il punto di contatto fra gli eventuali problematici accordi e il trattato di Londra. In secondo luogo ci ricordiamo che anche. Vanno scorso, durante i lavori dell'Assemblea, il sig. Mussigli si fé:c innanzi con dei suggerimenti che. non significavano altro che una mossa lattica per guadagnare tempo e. non entrare, nella sfera delle possibilità di. intesa (è opportuno usare degli eufemismi?...). Le proposte attuali sembra che siano una canzonatura come quelle del settembre 1930. Ma da allora ad oggi c'è stato un avvenimento che in Francia, si finge spesso di considerare come superato : l'accordo del primo marzo che il Governo francese iion ha voluto firmare sotto la reazione degli ambienti militaristici appelle.iilisi. a una speciosa e -aisarda interpretazione di articoli. Per noi e per gli inglesi quell'accordo sussiste integro, come è dimostrato dalle « note » inviate a Parili dai Governi di Roma e di Londra, le quali, note lasciavano l'accordo impregiudicato pure offrendo la. maniera di non rompere i ponti. Senza riprendere la polemica dei mesi scorsi, noi affermiamo ancor oggi che non ci possiamo, allontanare da quella base d'accordo e che le possibili interpretazioni non debbono intaccarne lo spirito e la sostanza. il dilemma di Sehobar Detto ciò — ed era necessario — passiamo ad altro argomento, che vien subito dopo per importanza e attualità. E' quello della preparazione di Schober alla grande rinunzia. Dopodomani, nella Commissione europea, il vice-Cancelliere austriaco sarebbe disposto a fare una dichiarazione del seguente tenore: ■ Poiché il sotto-Comitato di esperti economici nel suo rapporto dice che le unioni doganali non sono ammissibili se non possono estendersi a tutti gli Stati e se nuociono a terzi, noi, pur riaffermando gli scopi di interesse generale a cui tendevamo, sospenderemo le conversazioni proseguite felicemente per quattro mesi, sperando che si addivenga a unioni doganali più vaste ». E' una ritirata appena dignitosa. Ma i francesi, non ne sono soddisfatti. Essi desiderano che con una nuova formula l'Austria si impegni un'altra volta a non compiere mai per V avvenire alcun passo verso l'unione doganale con la Germania. A tal fine Schober è. slato sottoposto a un severo massaggio da parte di Massigli. Tuttavia egli ha ripetuto che non tornerà a Vienna avendo firmalo condizioni di schiavitù. Ma Iti Francia ha il coltello per il manico: i quattrini che sono necessari all'Austria se non vuol dichiarare bancarotta. Cosi rifa capolino, una vecchia ambizione francese: porre la piccola Repubblica sotto un efficace controllo finanziario con un controllore finanziario e politico francese. Il dilemma di Schober non è davvero dei più. piacevoli. Un incontro a tre eha sfuma Aver bisogno della Francia in questo momento equivale a firmare delle cambiali granosissime. Consapevole di tale poco gradita realtà Curtius fa il finto morto e l'Inghilterra è assente. La stessa Russia, per ottenne dei crediti, è impegnata in una durissima battaglia per non sottostare alle imposizioni di Parigi. Il progetto di protocollo per un patto di non aggressione economica, presentato da Litvinoff, sembra tramontato. Ma il commissario sovicttico resiste nel respingere l'estensione del patto politico franco-russo alla Polonia. Negli ambier.'A politici si era ventilato il tentativo di far incontrare Litvinoff con Zaleski, in presenza di Briand. Il Commissario russo partirebbe da Ginevra alla fine della settimana in modo che l'incontro a . tre sia materialmente impossibile. Se le cose si mettono per tale strada quale sarà la sorte dei negoziati franco-russi? Cirooli villosi societari Sfrondata la giornata ginevrina dalle sue. risonanze politiche veniamo alla misera cronaca della riunione ufficiale. Il Consiglio, sotto la presidenza di Lerroux, ha discusso della, lebbra, prendendo quindi le vacanze fino a venerdì. Il sotto-Comitato di coordinamento ha discusso di alcuni rapporti; carta straccia, parole al vento. Quando ci lasciavamo sfuggire delle battute sarcastiche su questo nugolo di comitati e di commissioni che imperversano a Ginevra potevamo essere sospettali di antisocietafismo congenito. Oggi è il magno organo depositario dello spirito societario che non può fare a meno di rilevare l'assurdità negativa del sistema, concludendo con questo quadro spietato dei circoli viziosi fra esperti e governanti: « Si comincia anzi tutto con gli esperti economici. Questi non hanno la responsabilità, fanno pertanto appello a degli esperti governativi. Questi dal canto loro noli hanno i poteri e sì indirizzano ai Ministri — del Commercio o delle Finanze. Questi, che non hanno la direzione' della politica generale, ■rinviano ai Ministri degli Esteri. E questi' che non possono nulla passano tutto nelle mani dei Presidenti del Consiglio. Infine questi ultimi che non possono conoscere tutti gli affari li fanno esaminare dagli esperti e cosi si ricomincia. E ora siamo a questo punto ». Oggi abbiamo avuto una prova, della faciloneria con cui. a Ginevra sono stati messi all'ordine del giorno dei problemi che non avevano alcuna probabilità di soluzione universale. Si ricorderà come la questione delle tariffe preferenziali abbia tenuto il campo per circa un anno. Sotto la spinta di una crisi che, pur nelle sue gravi ripercussioni, fa però giustizia sommaria di tante iniziative illogiche è irreali, si è arrivati a'capire che, deliberazioni di carattere generale, sono impossibili, É quindi, la Commissione europea non potrà che passare lo spolverino su actordi bilaterali conclusi con una visione pratica dei reciproci interessi fra due Paesi. E' la tesi da noi sempre sosteruta, con l'aiuto del semplice buon senso. La nota più vivace nella discussione è stata portata da Litvinoff che ha pronunzialo una violenta requisitoria contro il sistema preferenziale che acuisce i contrasti fra i popoli. Sugli altri rapporti si può sorvolare, tanto essi ripetono frasi fatte, inconsistenti nella realtà. In uno di essi si afferma premurosamente che «la gravità della crisi economica è dovuta in gran parte alla crisi di fiducia ». Anche i fanciulli delle scuole elementari sono edotti di tale ve rità per non dover scomodare i lumi di tanta scienza adunata a Ginevra. Mallnoff da Brandi L'on. Grandi ha ricevuto oggi la visita del Ministro turco degli Affari Esteri, Tewfik Russki Bey, e quella del Presidente del Consiglio bulgaro Malinoff. Mentre la prima riconferma la cordiale normalità dei rapporti amichevoli fra l'Italia e la Turchia, la seconda ha messo per la pri ma volta in contatto col nostro Ministro il nuovo Cayo del Governo bui garo. Le conversazioni, protrattesi a lungo, hanno dimostrato, se pure ve ne era bisogno, elle la collaborazione fra il nostro Paese e la Bulgaria è al disopra di ogni mutamento di uomini e di partiti. Essa è radicata nei sentimenti dei due popoli, negli in tcressi dei due Stati. ALFREDO SIGNORETTI.

Persone citate: Briand, Cayo, Curtius, Massigli, Zaleski