La produzione e le sue leggi

La produzione e le sue leggi Lettere dalla Russia La produzione e le sue leggi MOSCA, agosto. Non era difficile prevedere che l'organizzazione della fabbrica rossa, quale l'abbiamo descritta, degenerasse ancora di pi fi e che gli operai, trasportati dalla loro ebbrezza, seguendo i meno nobili istilli i che sonnecchiano nella natura umana, approfondissero ogni giorno la grande contraddizione, fra l'imperiosa necessità di lavorare intensamente, bene e nel più breve tempo, e le licenze d'ogni genere. Per esempio, la facoltà di licenziare il direttore tecnico, concessa dal regolamento ai Comitati operai fu la più applicata: come si può immaginare, al nascere della nuova Unione i direttori tecnici, nella loro grandissima maggioranza, non potevano essere che gli stessi del regime abbattuto, quindi, segnati da questo marchio, duravano al loro posto qualche settimana, o qualche, mese tutt'al più, perchè — costretti a dimostrare quel minimo di esigenze richiesto alla responsabilità che incombeva su (li loro — c'era sempre qualcuno che insorgeva a ricordare il loro passato e la loro opera da direttori borghesi, aguzzini degli operai. Che. si trattasse di uomini di valore non contava: il Comitato decideva senza appello ed era già una generosa concessione se al direttore veniva assegnato un posto da impiegatuccio. Un caso simile toccò al direttore di un gruppo di grandi officine metallurgiche, ridotto a copiare disegni : oggi, però, è allo stesso posto che occupava prima della rivoluzione. Si comprende, con tali esempi di 'dispotismo esercitato dalla massa, quale sorte dovesse forcare alla proSuzione. Per un buon numero di anni nella U.R.S.S. l'industria visse un periodo di anarchia, in cui predominavano l'incertezza delle direttive, l'incomprensione dei reciproci doveri e nn'incompetenza generale, o analfabetismo tecnico, secondo l'ultima definizione di Bukarin. Quello che sia costato al Paese questo nuovo ;lipo di organizzazione industriale non si saprà mai: si deve trattare (certamente di un cumulo incalcolabile di miliardi di rubli, di tanta ricchezza perduta che in suo confronto Ila vantata produzione di questi ultimi due anni — cioè da quando si è cominciato a fare un po' di conti — costituisce un valore insignificante. Ancora oggi la perdita o lo sciupìo «lei tempo in officina,, che importa ritardo nella produzione e relativo maggior costo, non suscita fra gli operai nò scandalo, nè rimorso: in una officina di poche migliaia di operai, coloro che perdono la prima ora non sono mai meno di due o trecento: ciò che importa, col sistema del lavoro continuo, sei o novemila ore al mese. Nell'interno dello stabilimento il tempo sottratto illecitamente da ciascun operaio corrisponde, in inedia, a un decimo della sua giornata di lavoro; un giornale, pubblicando in questi ultimi tempi una curiosa statistica sulla inattività dei lavoratori nella fabbrica, calcolava che fra le varie interruzioni del lavoro per recarsi a bere, alla toeletta, a fumare la sigaretta (nell'apposito fumoir istituito presso le sale da lavoro), dare un'occhiata al giornale di fabbrica, l'operaio sottraeva, in media, quaranta minuti al suo lavoro. In quanto alla produzione essa è danneggiala, oltre che dall'indisciplina, come abbiamo detto, dalla scarsa coscienza della propria responsabilità che ha l'operaio nell'impiego della materia prima, come se questa non avesse valore, fosse di nessuno, o appartenesse al... padrone, come prima. Lo scarto nella produzione è ancora rilevantissimo, alle volte tocca perfino il 70 o 1*80 per cento. Scarti grossi come si vede: duecento macchine agricole, per csempio su cinquecento, o poco più, costruite in un mese: questi dati, scelti fra numerosi altri, sono noti a tutti, pubblicati ripetutamente e diffusi con prospetti, indici, grafici dimostrativi e commenti, affinchè gli operai ne abbiano una chiara cognizione e vi meditino sopra. La campagna contro lo scarto è permanente, condotta concordemente tanto nei giornali di fabbrica che nella grande stampa. Non è raro, poi il caso, di una produzione che passi per buona mentre, a rigore, dovrebbe essere scartata. Citerò il caso dei trattori con brevetto « Ford » prodotti da. una grande officina: il tecnico americano addetto alla sorveglianza dell'esecuzione del lavoro mi dichiarava, ridendo, che dei trattori usciti dall'officina nemmeno uno aveva potuto essere collaudato da lui, sulla- base dei modelli e dei requisiti che avrebbero dovuto possedere. E allora? Allora le conseguenze saltano fuori in campagna, dove si è dovuto creare una infinità di « infermerie dei trattori » come le chiamano i contadini. E' doveroso notare, tuttavia, che l'ambiente creatosi nel rampo industriale soviettico, con relative conseguenze, non si può interamente imputare ai regolamenti-base della fabbrica rossa, i quali, pure fin dal principio contenevano norme e sancivano principi già adottati dall'industria capitalistica. Forse, appunto per questo ai regolamenti si sovrappose la cieca volontà della massa che voleva aver netta la sensazione della vittoria definitiva, la quale, allora, non poteva non consistere nel far tabula rasa di tutto, o, nei casi in cui appariva conveniente non distruggere, nel capovolgere, o, comunque, nell'iinporre la più accentuata impronta comunistica. Nessun regolamento ha mai contenuto un cenno qualsiasi sul Collenivo della fabbrica, che invece fu subito creato con quei poteri che sappiamo. Leggi e regolamenti, emanati fin dal 191S fissavano la norma di produzione alla quale l'operaio doveva attenersi: se non la raggiungeva gli era ridotto di un terzo il salario. In caso di lentezza o di negligenza l'operaio colpevole era retrocesso al grado inferiore poteva essere anche licenziato, a giudizio del Comitato degli operai. Ma queslo non avveniva quasi mai : favorisci che punissero un l.ararisci Sarebbe slato un avvenimento sensazionale. Così pure la necessità e la convenienza di servirsi dell'oliera degli specialisti borghesi furono proclamate da Lenin e ripetute da lui mille volte: egli aggiunse, anzi, che gli specialisti hor ' si si dovessero pagar bene e che « le alte paghe corruttrici » contro le. quali si era sempre, scagliato, dovevano essere tollerate in questo caso. E' stupido e bestiale, secondo Lenin, esitare a. ricorrere alla collaborazione degli specialisti borghesi, russi o stranieri: ciò che appunto si va ora ripetendo, incenerando l'equivoco che si tratti di mutamenti di rotta, di principi rinnegati e. ora riaccettati, o di nuovi riconoscimenti. Roba vecchia, invece. Gli è che nessuno riuscì mai a. far riconoscere, rispettare e applicare lab principi. Ora Stalin ritenta. E viene fuori anche a proclamare che è assolutamente necessario che una. grande azienda abbia un direttore solo, responsabile, senza controlli, legami, inframmettenze: niente più, quindi, controllo dal basso in alto. Fuori della TI.R.S.S. queste parole sono parse nuove, ma al cittadino soviettico non annunciarono nulla che non fosse già stato detto. Kcco difatti che cosa disse Lenin, qui in Mosca, nell'aprile del '18: « Sull'importanza del potere dittatoriale di singole persone dal punto di vista dei compiti specifici del mo¬ mento, bisogna dire che ogni grande industria di macchine — cioè la fonte materiale della produzione e il fondamento del socialismo — richiede la più illimitata e rigida unità di volere che diriga, il lavoro comune di ceni inaia, migliaia, decine di migliaia, di uomini. Questa necessità appare evidente cosi sotto l'aspetto tecnico come solfo l'aspetto economico e storico... In un modo o nell'altro la subordinazione incontrastata, ad un'unica volontà è assolutamente necessaria... Per le ferrovie, essa, è doppiamente e triplamente necessaria, ecc. ". Tale concetto fu ribadito da Lenin infinite volte, diffuso e commentato in tutti i modi, ma con scarso profitto, si vede, se dopo tredici anni Stalin lo deve rienunciare di nuovo sotto la forma drammatica, del grido d'allarme, obbedendo, del resto, a. un imperioso dovere impostogli dalla situazione, che ha sotto gli occhi. Molti comprendono, nutrì che l'organizzazione della fabbrica rossa, anche se un poco modificata in confronto di quella del '18, non favorisce certo l'incremento della produ¬ zione. E si comincia anche a proclamarlo pubblicamente. Una Commissione d'ingegneri amcricani lo scorso autunno visito una grande officina produttrice di energia elettrica e dopo aver esaminato Io stato e la potenzialità depili impianti e l'organizzazione generale dichiarò che la, produzione avrebbe potuto essere triplicata, senza spendere, nulla in più. (ili ingegneri soviettiri ribatterono clic i loro colleghi americani giudicavano come se le condizioni del lavoro nella lT. P. S. S. fossero le stesse esistenti in America. - - Voi, osservarono aprii a- mericani, non avete a che fare coni l'ambiente operaio soviettico, né con jgli impacci creati dal comunismo col Comitato di fabbrica, col direttore rosso e con tutte le altre delizie, ignorate in America. - - Questa, risposta fu pubblicata, insieme alle critiche degli americani, senza alcun seguilo di obbiezioni o proteste. Parleremo in seguito dei cottimi e delle paghe, problemi che, si presentano sotto aspetti interessanti. Il viandante.

Persone citate: Lenin, Stalin

Luoghi citati: America, Mosca, Russia, U.r.s.s.