Attacco di sommergibili sul Tirreno

Attacco di sommergibili sul Tirreno Attacco di sommergibili sul Tirreno -(13 AXv 2VOSTRO INVI A T O)- Da bordo dei « Pacinotti ». agosto. Quasi (ulta la notte, ilo verso le Ire el mattino, il mare era stato agitatismo; anzi, per usare i! termine mariaresco appropriato, <• molto agitato ». a non era tanto il molto o 11 poco clic masse, quanto il carattere del molo ndoso: un * mare lungo», come dicoo i marinai, clic coglieva la nave di otto, senza squassarla, la sollevava su, cima all'onda e l'accompagnava poi er tinta la rapidissima china di quea altalenandola senza, interruzione, uotando il ventre, a chi era sopra, aesti detto, di respiro, come succede ormendo quando si segna di cadere nel uoto, e ci si desta ansanti, sudati, marriti. In cielo, nuvole nere, afose, esanti, che la luna illuminava situ¬ iamente, brillando laggiù lontano sul creste bianchicce e lasciando invece « Pacinotti » in un ribollente lago di nchiostro. mare da poco pii't di due Tenevano il re quando i fanali di via d'un picco o bastimento vennero avvistati sulla ostra rolta. Kì procedeva tranquilli: rillava ti quell'altiero una sola luce lunca, luale si poteva arguire "a direzione parallela alla nostra. Envamo ormai vicinissimi, entrambe le avi beccheggiatiti sul mare procelloso, uando di colini s'accese un lume vere; |nuit.0 che invm. lu ,mvc d veniva ui tu i fianco. « Che fa quell'animale? » rontolò qualcuno nel buio. Un ordine ulmineo del comandante Vieedouiiiii, sul portavoce: « Tulio a sini- tral »: ed un istante dopo — chi avrehe creduto che quel motopeschereccio i si facesse sotto in simil maniera? — a massa del «Pacinotti» passava a mollu di tl.entu motl.j iwl naviglio. Lo m. suggerì un ismme 1 immagine erte pitture fra il Sette e i Ottocento, dove si vede un veliero sbandato che ' fu corgemmo rullare coinè una botte sul onde, e nell'Incerto chiarore lunare istante l'immagine ili e teMcnucslabrofuledqfinsindds laslamnrcotta col mare fra le spume. Non vi altro allarme nella notte. Il nemico in vista Le ore seguitarono poi lente ed uguai nel silenzio, e chi stette forse peggio dl tutti fu il cagnolino dell'ammiraglio, ni tanto veniva a guaire fra le «ambe degli ufficiali, preso anche lui, al quale come ima recluta — povera bestiola — da qualche spasimo di ma' di maro. E l'alba, un'alba cenerognola soffusa d'argentee pacatezze a perdita d.occllio lutta c0,.su di vasti sospiri e di pt,riacee mci sapra |a disteSa, ci sor- prese attraverso gii occhi tondi degli olilo, che l'isola d'Elba sorgeva azzurrina dall'acque falle tranquille. Il primo attacco dei sommergibili al Pacinotti ' (noi, come ho già detto, rappresentiamo la parte del nemico da sorprendere e da silurare mentre dalla Spezia muovi! verso le coste di Sardegna puntando alle Bocche di Bonifa ciò) per mrdcslziqcosampgpscfflvPera stato la seta innanzi stabilito!le cinque del mattino; ma un Jeg-!gero guasto a un ventilatore di avendo ritardato la nostra mar :alduia liti, giù omuhicato all'avver- lall'agguato un poco Sulla coutroplanciaksi sforzava gentil- lla prora della bussola, ma cosi piena di tenerezza appariva la vaporosa costa dell'Elba, e cosi estatico saliva dal mare per radio si era e sario di attenderei prima delle sene, l'uftlciale di rolla mente a Ianni entrare In testa come si hcalcola con l'azimut del sole l'angolo ldì deviazione fra la mora magnetica io di quest'azzurra serenità mattutina dopo il travaglio notturno, che manco iil disco infocato del sole, che le sapienti parole se ne volavan via con la brezza freschissima che ventilava la tolda. Tanta era lu pace, tanto dolco il risto- VJ£ e| m'accorsi che tutte le vedette s'erano approntate contro le battagliele, e che da tempo l'ammiraglio Spano col suo sialo Maggiore e il comandante Vicedomini esploravano il mare coi binocoli. Pianosa era passata, lasciata a dritta, Montecristo alta e rocciosa ci aveva un istante svagati con antichi ricordi d'av ventura, e l'Insidia attendeva eelata nel-1le acque profonde. Manovra, si: eppure in quel momento una realtà viva ed ansiosa aboliva la finzione, e se grave per gli ufficiali era il controllo di ciò che stava per avvenire, tutto l'equipaggio ed io stesso si vibrava ansiosi. A mille, a duemila metri da noi un mostro di ferro guatava il nostro passaggio. Certo già il periscopio portava nella eccita marina la nostra immagine; minuscola, nitida Immagine che in bre ve sarebbe diventala il vulnerabile ber- lsaglio. In questo minuto stesso, dieci „ietri sotto il pelo dell'acqua, l'occhio del mio coll(.ga imbarcalo sullo .ScieL seguiva tutti i moti del lento « Pa- ^1 " « '" rancore mi spingeva a scrinare an ch'io l'orizzonte come alla icerca d; un nemico vero. I cannocchiali intanto con le sue permettono iti ine-..-are l'identifleaZiò ne. E' propria lo «Selesa», e il suo siiiuro, se fosse stato lanciato, ci avrebbe ';C0\XI j„ pieno. L'ammiraglie Spano sor ,iU. , oVl,,!i;i, ,,„ „lra u guo aiutante di : ontroplancia cinque \ mille metri sulla : seguitavano a frugare il mare. Di colpo lui) grido altissimo dada coffa, cui riIspondono sulla .voci: « Eccolo'. nostra diritta, il sommergibile è appai- so, come il dorso bruno di un grosso pesce che emerga; la torretta spiccacaratteristiche forme UoscarUt, annota pidamcnle la distanza controllata chetelemetro', l'orti deH'avvistainehto, 0,4$, e gli altri dati che saran poi da codesti itecnici oggetto di lunghe discussioni, zMa cosa sono questi lamentosi suoni gcadenzati che sembrano uscire dalla pnostra chiglia? Ora sembrano richiami Cumani, ora voci d'organo e timbri dì Bcampane. E' invece il fesscnder, il mi- rsterioso strumento che per mezzo- d'una llastra percossa imprime all'acqua vi- pbrazióni che si propagano intorno e son lricevute. anche alla distanza di cinque so sei chilometri, da un'analoga lastra funzionante come un microfono di le- (leono. il «Pacinotti. parla e doman- ida, lo . scicsa» risponde e spiega. Ce dqualcosa d. magico e d inquietante, di- sfi ,,, ?PUbn\"h «H'Mto colloquio Che nin una lingua fatta di colpi e dorresti asveglia dai cavi abissi silenzi linoni. sinviolati lnvolontananiei.te si pensa ai idrammatici dialoghi dei sinistri sub- yquei quando angoscia e impotenza. Udisperazione o stoicismo, vita e morto ms meo.Urano net tragici discorsi martol- nlati sulie lamiere, mentre il tempo pas-(tsa implacabile e ad ogni più che scocca bla bara d acciaio si suggella iiiesorabil- ,mente. E si guarda allora ques 1 uoml- sn\ che intorno discutono " pacati, nusu-jarano, calcolano, decifrano; ci si ricorda :Iche ciascun d'essi ha comandato o co- lLsmanderà per mesi e per anni, in guerra ed in pace, uno di quei tremendi ordigni di. distruzione, e ci si sente al confronto dei poveri esseri da nulla, schiavi di piccole mediocri abitudini, legati a cose meschine che la mancanza di più vasti confronti ha inutilmente ingigantito nella nostra fantasia. Verso le Bocche di Bonifacio Fino a sera, questo vècchio scafo che quantunque zavorrato nel ventre da trecento cinquanta tonnellate di pesi si ostina a beccheggiare e a rullare anche sul inaio placido, sarà la mira degli attacchi subacquei. La prua è decisamente rivolta a sud-ovest, e di miglio in miglio la bella costa di Corsica si fa più nitida sulla nostra destra li marinai dicono diritta), con le sue montagne da messa in scena alla Forzano, picchi dentali per il Carmen. E' incredibile dssdterz'atto della |però come qui su questo aperio mare, su questa no-: ' che studia il mezzo d'offendere c di di-I fendere, ogni retorica svanisca e cadu,| flaccida al pini d'una medusa che sbavando si disciolga abbandonata sulla spiaggia. Vendetta còrsa'.' Napoleone? l'mllate alla Frali e all'Aleardir Manco Per sogno. Si guarda svagati, si gode il fresco sotto la tenda, s'ascolta la brezza fischiale tra le sanie, non si pensa a nulla. Una specie di torpore s'impadronisce dello spirito e del corpo, e si vorrebbe continuare ad andai cosi alla ventura, senza una mèta, seti za uno scopo. Non ho molta fiducia nella sincerità di chi tante impressioni ri ferisce, suscitate dal corso uguale d'una !"esazione. Cielo e mare, mure i« cielo !''^ìuipaggiu intento alla manovra, del fini che danzano come questi che lui mimi guizzano fuggendo davanti alia l'Pi'ua mostrando nel balzo il corpo lu eente e la coda piatta inseguiti dalli k'rócellai'ie che beccano loro il dorso... l,IKl c'le ^ ma' l'uomo di fronte all'infi hit0 -se Ui* 'mesto infinito un piccolo lfatt0 uon venga direttamente a toccarlo" zia, sempre avvertendo idei punti dove devono | Invece questo ammiraglio, questi co niandanti e aiutanti hanno un loio compilo preciso: si deve passar le Bocche di Bonifacio, si deve doppiar Punta Capraia per giungere u Porto Conte dove sosteieino tre giorni, poi proseguire a sua per Porto Palmas e guadagnai' Cagliari e infine tornare alla Spei sommergibili simular gli at-lacchi, facendo servire il « Pacinotti » da bersaglio diurno e notturno, vagliando i risultati delle difficili prove, incitando, lodando, ammonendo. Per loro non un minuto di sosta; e chi non Ini seguilo mai una crociera organizzata per iscopi tattici, non può immaginare l'enorme responsabilità, per il presente per l'avvenire, che pesa sui capi, la.-1fatica estenuante cui per venti ore del e ò A ; - i o - « ; o e ri la giornata — e per settimane intere — si sottopongono, la vastità di cognizioni e d'esperienza che si richiedono. Addio al Tirreno E cosi la manovra continua, è la volta del • Millelire •. Lo si a sinistra, e le faville de! sole già altofiamme che corrono sul mare lievemente increspato, ingannano l'occhio che facilmente le scambia per la brillantezza del periscopio. Emerge il sommergibile alle 8,5-1, ed il telemetro misura una distanza di liSUO metri. • Attenti a quun do si volta di prua », grida l'ammiraglio seguendo col prismatico i movimenti avversari. Forse questa volta l'avremmo scampata; e l'ammiraglio mspiega il perché. Poi comincia il lavoro di riconoscimento della costa che sannunzia col solito vento Impetuoso della Maddalena. 11 « Pacinotti » freme oraAdessoaspettae Imito del massimo sforzo delle sue caia dille: circa quattordici miglia all'orao , - venticinque chilomeir ottocento menio là sotto i fuochisti seminudi attendonoalal loro terribile lavoro col fazzolettoe|bagnato in bocca, tanto rovente è la vampa delle macchine; qua sopra invece, sulla controplancia, si stenta a stare diritti per le ventate che ricomluciuno a stendere sul mare una miriade di candide creste. A destra abbiamo l'isola di Lavezzt, estrema terra li Corsica, con il suo furo che er.ier $, come un tronco dall'acqua, a sinistra il piccolo arcipèlago dèli'iSOlette dì Baz zoli, Budelli, Santa Maria, poveri sco gli pressoché disabitati, scabri, clini pati, bianchicci. U dosso boscoso di Caprera già si ò celato, siamo nelle Bocche dì Bonifacio, usciamo dal Tir reno, dal mare soltanto italiano. Ci sa luta con larghe ondale, intanto che la piccola città di Bonifacio apparo pial la e raccolta nella sua rada, il più va sto Mediterraneo. Terzo avvistamento cinque minuti (lnpo mezzogiorno. 1'. X a», un pescio iill0 fra tanti squali formidabili, uno dei sommergibili di piccola crociera che stazzano poco più di quattrocento ton nel]ato. ,,, vediamo Imitano lontano arrancare dietro al » l'annotti » che so ,,e va tronfio sul turchino violento, i„ gara di corsa ,..,„ „„ bellissimo yacht francese bianco e leggero come UI) c;gno> >la decisameilte „on aobia. mo p;l0„. La minaccia del . Des Ge neys , ìncombe paurosa quando la sua torretta, poco prima delle quattordici, brnla a un cl,Uòmetro e mezzo; ed il , colonna » poi ci avrebbe senz'altro s,)acCiuti eoi, il suo magnifico attacco a SCHj mille metri di distanza, pochi IniluUi „ alJa n„s,ra mancina, L.ammiraglio Spano si frega lo soddisfatto; ed è si fiega le inani la prima volta che vedo un ammiraglio cosi contento d'esser siluralo ogni mezz'ora. Un po' di sosta, che anche questi ufficiali devono esser sfiniti, su pur non no danno il minimo segno; ma fra le diclotlo e le diciannove latito il «Da Proi ida» quanto il i Mameli» ci consigliano di cercar rifugio nella rada di Porto Conte, tanto più che questa è anche la prima tappa della crociera. Dopo sette baltaglie, mi sento anch'io, coinè Nelson, degno di riposo. La solitudine di Porto Grate E Porto Conte è davvero la rada classica, quale noi ila ragazzi sognammo per approdarvi col nostro veliero carico di pirati inalesi e di avventurose fantasie. Capo Caccia no apre l'ingresso col suo baluardo possente sormontato dal |faro e dal semaforo (già. il tramonto im pallidiva, tua riuscimmo ancora a dare MlCqctgmaccagtscpsgsrtillracvtcilm ' I | il nome della nostra nave con le bandiere), e tutt'intorno al tondo specchio d'acqua busse colline brulle appena qua e là sparse di magra verzura riparano dui venti improvvisi. Due o ire case di pescatori, un posto di dogana, e null'ulitro. Certo la terra si offriva più ricca, tredici chilometri olire il promontorio, julle genti che là fondavano Alghero d" ve fu Carlo V. a pronunziare il « Todos ìcaballeros » di buona memoria. Ma Iquesto gettar l'ancora presso le coste Iarse e deserte non malica di fascino. gdLa notte è scesa così sulìa nostra so litudilie. Ancora una solitudine, però piena d'agguati, perché ìnenire quattro sommergibili già ciano in rada (l'« \ li » ci aveva segnalato d'esser trattenuto al largo da un leggero ritardo), due dovevano nuovamente sorprender ai ci nella stessa calma del nostro riposo, o " o e i t- » io i a e e a con la complicità delle tenebre. Allo otto e mezzo, a buon conto, la nave era immersa nell'oscurità'. Non più unaluce a bordo, sili ozio assolino. Di ntto- vo siamo sulla controplancia di com:tn-do a spiare il nemico che ha tanta au. ' dacia da venirci ad attaccare in porto. Comincia allora un'attesa che ha davvero qualcosa di angoscioso. Intorno a noi stanno le masse nere dei quattro mostri che ormai ci hanno raggiunti dopo le prove della giornata; ma gli altri due, gli avversari, dove saranno? Da quale distanza riusciranno a individuarci, cosi celali come siamo nelle tenebre, e ad operareY Adesso i comandi sono appena sussurrati; il comandante Coraggio, capo di Stato Maggiore dell'ammiraglio, per accertarsi di un :i limita ad accendere elettrica tascabile faschermo alla luce realmente l'impres-l — oo, ne zia n aiami osi lra dato sulla rana si una lampadina e cendo cautamente con la mano. Ilo sione d'essere in guerra. E subitaneo brilla un razzo verde: siamo stati scoiti; poi un razzo rosso: il siluro è lanciai). Anche questa manovra è mirabilmente riuscita. Il sommergibile, attaccante sfila davanti alla ]nosira prua, a prendere il suo posto dIfonda. Ma l'altro? Ormai il tempo (ì.?oìsato all'assalto sta per spirare. Nulla a sull'acqua tenebrosa; soltanto si scorge 'verso Capo Caccia una bizzarra lo.-fi.rescenza, come un brillar di scaglie ii pesce. « Ma è lui, (-.sciama dopo qualche istante l'ammiraglio, 6 il suo scoto che brilla alla luna". ». E il punlo luminoso avvicina, avvicina sempre, finché nuovamente la rossa fa\i!la ne', buio. splendeSono le uiidi-.i. '.mesta lunga glornata di continui combattimenti, di provee controprove, di esperienze e accertanienti, è finita. La luna è ora cosi nitida e pura che la zona d'acqua percossa dal suo raggio c tutta un liquido argento. I dossi ialini dei colli intornii- '■ alla rada sfumano diafani: le massa, nere dei sommergibili posano merii; nell'immenso silenzio. E tra questi crii o deli ordigni di gueira, dopo tante orto I vissute sulla tolda d'un bastimentoitaa n a oibra a j seguito — sia pur per finzione — da un nemico subdolo e tremendo, riodo le parole che m'ha detto stamane, con unaluce di tenerezza negli ocelli infantiliil tenente Galèazzi: «Guardi come è bella la mia Isola d'Elba. E' la terra dove son nato; vorrei che per essa dicesse qualcosa di carino ». MARZIANO BERNARD!,

Luoghi citati: Alghero, Cagliari, Corsica, Porto, Porto Palmas, Sardegna