Francesco Crispi a Torino

Francesco Crispi a Torino Francesco Crispi a Torino L'è»ole dopo la condanna a morte ■ La domanda par la nomina a Segretario comunale di Verolengo • In carcere a Palazzo Madama Il ritorno trionfale qnale Presidente del Consiglio HI agosto 1901 11 grande vecchiochiudeva gli occhi a Napoli. Seguiamo, In questo anniversario, trent'anni do-po la morte, l'esule, il cospiratore, ilgaribaldino, sulla scorta di documenti in forma di diario che dobbiamo al ni- pote del grande statista siciliano: datale diario — scritto giornalmente dalCrispi — risalta chiaramente che sen- za di lui non sarebbe avvenuta l'impresa dei Mille e l'Unità d'Italia avrebbe subito un notevole ritardo. Sconosciuto alla maggioranza degli italiani — specialmente ai giovani — è il periodo di grande rilievo storico, politico, nazionale, trascorso dal Crispi a Torino. Condannato a morte dal Borbone e perduta la speranza di salvare la libertà in Sicilia, il T maggio 18-19 l'ardente rivoluzionario abbandonò la sua terra natia dirigendosi a Marsiglia. Il viaggio durò quattordici giorni, e Crispi, il quale pativa pel movimento del legno, ne soffrì tanto che scriveva ai padre: « In certi momenti, per noia della vita mi sarei gettato a mare... ». Marsiglia non gli offriva di che vivere. Dove andare? Egli proseguì per Nizza e da questa città dovette decidersi a raggiungere Torino, perche il passaporto reca, in data, di Nizza 5 settembre, il « Buono per Torino, via Genova » e finalmente un « Porta Nuova - Visto - Torino, li 8 novembre 1849, N. 78 - Il gendarme (sicl) Chiala ». Verolengo rifiuta Crispi arrivava a Torino « con poche 0 punte risorse, avendo speso dal giorno della sua partenza da Palermo il danaro che suo padre aveva potuto dargli ». Lo accolse Lorenzo Valerio nella redazione della Concordia, quel Valerio col quale egli doveva poi iniziare un interessante carteggio politico nel periodo preparatorio della spedizione dei Mille, stringendo con lui una amicizia che durò per tutta la vita. Nel conempo, Crispi lavorava per l'« Archivio storico contemporaneo italiano ». Quatro anni dopo, la situazione non era migliorata. Ciò che guadagnava scrivendo non bastava iper sostentarsi. Il Progresso gli dava G0 lire mensili. Fu allora che egli si decise a scrivere al Sindaco di Verolengo, offrendosi quale Segretario di quel Comune! Ma la domanda non venne accolta. Vale la pena trascrivere integralmente il documento : e Preg.mo Signor Sindaco, * Imperiose circostanze, che non importa di qui specificare, mi hanno impedito di venire in codesta Comunità per presentarmi a Lei e agli onorevoli membri del Consiglio Comunale di Verolengo. Nondimeno Ella e il riverito Consesso troveranno nella mia memoria e negli acchiusi documenti tanto che basti a far conoscere i requisiti di che 0 sono dotato. Credo che difficilmente possano trovarsi fra i miei competitori titoli che io presento. E' singolare e deve imputarsi alla posizione eccezionale in cui fummo gettati dagli avvenimenti del 1848, che un uomo, il quale ha sostenuto alti Uffici e fu Avvocato presso la Corte d'Appello della più popolosa città d'Italia, si presenti candidato a una Segreteria Comunale. Queto fatto è per se stesso un titolo di merito per me. La mia domanda indica ome io voglia occupare gli ozii, che le vicende politiche mi hau preparato, dedicando i miei sludi e l'opera mia a beneficio del Comune da Lei degnamente amministrato, e così lavorando e guadagnando onoratamente la vita. « Io non mi presento con lettere commendatizie. Ciò sarebbe un'offesa per me e pei distinti cittadini che volessero onorarmi del loro suffragio. I miei tioli senza l'autorità di alti nomi possono essere ben valutati, e il buon senso del Consiglio municipale non ha bisogno di una spinta per adempiere al suo compito. « La prego di voler leggere la presene in Consiglio e credermi • Torino, 16 Dicembre 1852. i Devotissimo servo « Avv. F. Crispi - Genova ». Ignoriamo se esista a Verolengo una via, una piazza, una lapide che ricordi 1 grande emigrato cospiratore. Ma se non ò stato ancora provveduto, sarebbe opportuno e quanto mai doveroso si provveda oggi, perchè dall'ottobre '22 — per merito del Duce — Crispi è final-] mente nel pensiero e nella coscienza degli italiani Il Duce lo ha rivendicato Sii emigranti repubblicani e la politica di Cavour Nel febbraio del '53, in seguito al tentativo rivoluzionario dei mazziniani a Milano, il Governo piemontese (era al potere il Ministero Cavour-San Martino) senza alcuna richiesta del Governo austriaco e, senza, dubbio, allo scopo di non compromettere le sorti della Indipendenza italiana (un'ordinanza di Radetzsky minacciava numerose repressioni a Milano) ordinò immediatamente l'arresto e l'espulsione di quegli emigrati che nei registri della polizia del Regno Sardo figuravano come repubblicani. Il provvedimento, per quanto motivato da scandalizzò montese non piani e staro coloro che r ne e contro A Torino rono arrestati s Ferrari imponev richiedere ed permanenza caso d'abuso a semplice «enti di sic dei Reale Carab to avrebbe potuto allontanarsi dal Co-, mune nel quale si trovava senza un permesso scritto dall'autorità di P. S.|Francesco Crispi e i suoi compagni di idee furono condotti nelle prigioni di Palazzo Madama. Crispi prende nota nel suo diario: € Arrestato il 7 marzo alle 4 p.m. Mi furon chieste le chiavi; ho dato l'unica che io teneva. Chiesi d'esser presente alla perquisizione che si vorrebbe fare in casa mia e mi fu negato. Verso le 5,30 fui interrogato. Mi chiesero paternità, patria, donde e quando venni in Piemonte e perchè. Chiestomi per quali frontiere volessi andarmene, risposi per Francia o Malta o al postutto l'Inghilterra. Chiesi qualche giorno di tempo per andar via, allo scopo di scrivere a casa mia e farmi venire qualche somma. Chiesi altra volta d'essere presente alla perquisizione e mi fu risposto che dovrei dirigermi al Questore. • Scrivo al Questore : • Gentil Signore; Sono stato arrestato ieri verso le 4 p.m. Una perquisizione si e fatta nella mia casa, negandosi che ai termini del diritto comune io potessi assistervi. Non so ancora il motivo di tanto rigore. Non posso neanche immaginarlo, perchè da re anni e sei mesi che mi fu permesso dimorare in Piemonte, non ho mai ofeso le leggi del Paese. Se il mio arreto è un preliminare all'ordine di espulione dai regii Siati Sardi, mi permetteò sottometterle che non è mica necesario. Io chiesi un asilo in terra italiana he si regge a governo costituzionale, Dercbè credevo potervi godere una vita ranquilla. Poiché il governo di S. M. èarda ha deciso in guisa da farmi ri redere da questa cara illusione, non to' imi opporre certo agli ordini che mi sarebber dati in proposito. Soltanto chiedo un tempo necessario ad aggiustare i miei affari, a farmi venire da mio padre qualche somma per un viaggio, e andrò via. In Torino ho casa, ho mo M/fa. libri ed altri effetti, ho qualche credito, ho debiti e non potrei partire Intempestivamente e senza dare onore- s\ mL■tvolo assetto alle cose mie. Ho molla dignità, né vorrò domandare altro. Sono con ogni considerazione: Avv.to F. CrtlSPi-genova, Deputato al Parlamento Siciliano. — Torino, 3 Marzo '53 ». « Non avendo ricevuto risposta, gli scrivo il giorno seguente: « Nella mia di ieri la pregai in tali termini die non credo debba voler molto a dare una decisione. Le ripeto che se il Governo intende espellermi, io non pregherò certo che sia fatto il contrario, nò sfuggirò in alcun modo l'esecuzione degli ordini dell'Autorità. Pensi clic da due giorni sono in carcere e non so a nome di guai legge e di quale interesse politico io debba subire un tal rigore... *. Dl dg,tipan,jm«egp Dal carcere di Torino a quello di Genova L'Uomo, l'organizzatore della impresa dei Mille, lo Statista di domani, sono in queste parole : « Terra italiana ». A Tonno egli pensava già a Calataflmi e al proclama unitario: < Italia una e Vittorio Emanuele ». Togliamo ancora dal suo interessante diano scritto in carcere: «La sera del 9, dopo le mie istanze, i danno l'Opinione, il Parlamento, il Fischietto. « 11 Marzo - Mi viene letta la ministeriale di partire senza alcuna dilazione. visita di Castelli, sue domande circa il modo che siamo trattati. Come rispondo: mio arresto, perquisizione, alla mia 'risa: parallelo tra Napoli e Piemonte. Mie opinioni, mie intenzioni, nessuna preghiera per restare. Visita delle Camere, indignazione mostrata dal Castelli. Alle 9 p. m. Robecchi e Correnti: generosità dei deputati. « 14 Marzo - Altra volta Robecchi e Correnti. Partenza da Torino alle 4 ore. Valerio, Robecchi, Correnti alle 3,30 poni, ora in cui lasciamo la Questura. Alle ore 9 a Busalla. 15 Marzo - All'una del mattino entriamo nelle Carceri di S. Lorenzo a Genova e siamo messi in tre cellette... Il brigadiere annunzia che qui il Governo non dà il pane. Rifiuto. Domanda all'Intendente perchè i nostri amici possano visitarci. Viene Rosolino Pilo. « 20 Marzo - Usciamo di prigione. Cigni coppia è accompagnata dà un carabiniere. Siamo condotti dall'assessore del porto che ci fa aspettare una buona mezz'ora e poi ci accompagna sull'Orante... « 26 Marzo - .Mie 4 a. m. arrivo a Malta ». Prima di partire da Torino, Crispi indirizzò una energica e fiera protesta » alle Camere e al popolo piemontese » che i suoi compagni firmarono con lui. Essa accennava anche al carcere « umido e malsano di Palazzo Madama». Un'altra protesta, diretta ai cittadini della Liguria, del Piemonte, della Sardegna e delle 'alfre province soggette a Casa Savoia — che il Palamenghi ha trascritto dalla minuta del documento di mano di Crispi. — Stralciamo alcuni brani significativi: « ...Noi abbiamo seguito senza rimorso queste violenze, perchè sappiamo di non aver giammai offeso le leggi vigenti negli Stati Sardi. Certi che questo esilio nell'esilio — a cui ci costringono, sarà fecondo di bene all'Italia, noi lo soffriamo come un nuovo sacrifizio per la Patria alla quale da molti anni abbiam dedicato la nostra vita. » Da bordo del vapore francese Orante, 20 marzo '53: Avv. F. Crispi-Genova, siciliano, Deputato in quel Parlamento; Nap.ne Fortunati, Aw, alfonso TnEkTo, s!'S »PELAS'0, B' B0Nm' °- GRI0LI' La seconda espulsione .n«i^2C!??^,SS?Pi f.u„anc^ra 8 dorino nel u9, alla vigilia dello sbarco di Mar-iegli vide Rattazzi al quale espose il pro^getto della Spedizione in Sicilia. Majnon si conchiuse nulla. Crispi aveva sperato di poter rimanere a Torino, ma dopo il ritorno al.potere^ Cavour^gennaio) cominciò ad mc una terminazione spontanea; dove !a su,a al.,1JnaJ'.t"nei-uiJ2°^S!PPJBe m lo. Accetta. Gli chiedo se dopo la mia espulsione potevo esser sicuro che la polizia non mi avrebbe molestato. Mi risponde che l'Italia non è più nelle condizioni di allora ». Il 15 dicembre di quello stesso anno, I,tera la sua figura. E ingigantisce ogni giorno.