Maria Amelia

Maria Amelia Maria Amelia sgms,lpmsTJn giorno d'estate di cent'anni fa, Maria Amelia, regina dei francesi, riceveva graziosamente una folla sd'invitati. Le dame erano vestite dichiarò, col vitino stretto stretto o quelle maniche spropositate ^sosteiiute da armature di balena) che lo facevano più larghe che lunghe. Allora usava cosi. Un vecchio libro sulla storia del cosi urne dice. «A dar legge alla moda, sotto il regno di Luigi Filippo, erano le belle attrici, non certo la regina, troppo attempata... ». Attempata, e anche francamente brutta. Dell'elegante avvenenza di sua zia Maria Antonietta e della freschezza rigogliosa di sua madie Maria Carolina non aveva ereditato che un bel collo ben piantato e lungo che le conferiva un portamento distinto e le faceva sopportare con dignità regale le acconciature gemmate e pesanti di gran cerimonia. Alta ossuta piatta, con un lungo viso color rosso mattone, la bocca larga e i denti brutti, aveva dei piccolissimi occhi auondati, ma lo sguardo di quei piccoli occhi, luminoso e dolce, leale e affettuoso, rivelava un'anima ardente e pia, ricca di sentimenti delicati. Porse era anche per questo che la regina non poteva dar leggo alla moda. Quel gior zllcgmcsvCmemtpalvno, ella appariva così amabilmente \ raserena cho una dama, amica e con fidente, approfittando di un momento in cui le era molto vicina, le disse quanto godesse nel vederla contenta o finalmente « riconciliata con la sua situazione ». La regina cambiò viso, e traendo la dama nel vano d'una finestra, stringendole forte la mano e mostrandole gli occhi velati di lacrime, le disse: «Riconciliata con la mia situazione!... Mai, Adele! Non itu giorno,, non un'ora, non un istante... Io son sempre come quel giorno nella mia camera da letto di Neuilly, ricordate?... ». L'amica ricordava. vsbpcoqa4sL'anno prima, uel 1S30, l'ultimo di luglio, a Neuilly, mentre Luigi Fisslippo a Parigi stava per cavalcare itra la folla acclamante verso io Tui-.leries, Maria Amelia, allora ancora cduchessa d'Orléans, in vestaglia 0 d« papillotea », abbandonata iu un| gran seggiolone ai piedi del proprio letto, si struggeva in lacrime c la fi-,gliuola maggiore, la principessa Lui-jBa, inginocchiata ai suoi piedi, piati- mgeva con lei. Quaudo l'amica con-jtessa di Bòigne entrò o accorsc-a lei per confortarla, 1 singhiozzi di Maria Amelia raddoppiarono. « Adele, i bei giorni sono finiti!... ». I bei por-ni. Quelli che aveva passato fan- Cirilla alla sua corte di Napoli, là, ! quando Adele, emigrala con la fa- omiglia, l'aveva conosciuta. Conscia ldella sua bruttezza, eppure felice, ptanto candida e ardente era la sua anima devota. Poi il matrimonio col:cduca d'Orléans, gli anni in Sicilia, in'Inghilterra, la nascita dei figli. ' Dieci; c due le eran morti piccini, le pnme dolorose ferite eran state quel-Llo. Ma da quando col marito, durau-jte la Restaurazione, abitava'Parigi,'l'antica sede degli Orléans, il Pa-'lais Hoyal, gli altri otto, saui fio-.renti belli, lo facevano iutoruo uno splendido cerchio. Che importava a;lei di essere brutta?... Erano tanto bclli i suoi figli!... Craziosc le prin- la bionda Luisa, la viva-ìfieri e mtelli«ent. 1 maschi the ella chiamava coUoro titolo principesco:;emessine, la bionda .Luisa, la viva- cissima Maria, la dolce Clementinaloinvillc, Aumale, pronunciandolo'con tenerezza, come se fosse un vez- zeggiativo. Ella era l'anima, ia giù- da, la luce d'ognuno. Quaudo s'am-|Chartres, Nemours, Moritpensier, malava, marito e figli perclevan la1 testa: quando la vedevano seduta tranquilla a ricamare alla tavola tonda, nel mite riflesso della gran lu-jmiera, eran tutti soddisfatti della loro giornata e la loro coscienza pigliava forza e coraggio. Lunghi anni eran passati benigni per la sposa esemplare, per la tenerissima madre, ma ora... t Ora i bei giorni sono finiti, ella diceva, 0 questa sarà una corona di spine... ». Fu una corona di spine. Alle Tuileries, dove adesso regnava, non v'era più por lei un'ora di pace, di serenità. Un attentato al re ogni e momento e tremare tutti i minuti del giorno e della notte per la vita dei manto adorato e per l'avveinrek1 • n i- i- ,.,<■. * , . 1 dei (igliuoli. Ella era giunta a un taluterrore ìutimo cho se a qualcuno nel la Sala cadeva la mazza, ella scambiava quel tonfo per un colpo di fucilo e gettava un grido, l.a sera, sotto, la lampada, la sua tosta si curvava|sotto il peso di quelle angoscio e le mani lo tremavano un poco nel suo lavoro di maglia. Lo deponeva a| inozzanotte, quando 1 figliuoli erano'ji tutu rientrati e allora s alzava e andava nel gabinetto da lavoro del marito. Luigi Filippo, aiutato dalla sorella madama Adelaide, esanimava minuziosamente tutte le carte e i rapporti d'uiìieio; la regina s'univa 111 silenzio al loro lavoro, leggeva ogni supplica, -ogni ricorso, prendeva nuca ili lutto, non voleva che nessuno si rivolgesse invano al cuore del re. Era tardi quando si ritirava nella sua camera sola a pregare 0 a deporre a; piedi della Croce le soli'oronzo della stia giornata. Come la più umile e povera delle donne ella poteva due mostrando il Crocifisso : « Che sarei senza questo rifugio!... Come potrei vivere senza questo aiuto?... »• E c'orano anche i pensieri dei ligliuoli. 11 suo prediletto Chartres p.-gli era ormili il duca d'Orléans, ma ella lo chiamava semprelbel Chartres aveva poca o punta re ligioue e questo era un gran cruccio per lei. E le figliuole bisognava maritarlo. Ogni volta che qualche progetto di matrimonio audava in fumo, il suo cuore sanguinava... Fu Luisa che si maritò, per la prima. Un matrimonio politico, povera ligliuula; sposava Leopoldo 1 re del Leigio, uu - icome quanuo eia bambino), ,1 suo! uomo anziano per lei. Dolcissima (com'era, nascondeva le sue lacrimo per uon rendere alla madre il distacco più straziante, ma quando a Compiègne, lasciò i suoi ai piedi dolio scalone e sali in vettura... Per lunghi giorni sua madre non poteva momento e le sue lacrime, quand'era dsola, non cessavano mai. Poi venne ; K, ' ,. ..... -, mla volta di Maria. Maria era 1 op- ìposto di Luisa, bruna e vivace e d'umore volubile. Temperamento artistico: disegnava, scolpiva Disprez- staccare il pensiero da quell'ultimo rtqzava i fasti regali, sognava l'amore,!^J . * . B . .• . i-camryisrnsddasla vita ardente, i viaggi continui, la libertà con un uomo amato. E neanche a farlo apposta i matrimoni progettati per lei non si effettuavano mai. Ella diventava irascibile c cupa: isterica. Quando qualche damigella della Corte, sua coetanea, si sposava, non sapeva dominarsi ; aveva delle crisi di lacrime. Quando Chartres sposò nel '37 la principessa Elena di Mecklembotirg, durante le magnifiche feste a Pontainebleau, ella fece sempre il muso, mise sempre per dispetto la sua veste più brutta. Sua madre se ue desolava... Finalmente riuscirono a scovarle un marito, un duca Alessandro di Wurtemberg. Era una uniouo mediocre, ma la principessa Maria che non voleva più aspettare, dichiarò cho il duca era l'ideale degli 6posi e guai a chi aveva l'aria di dubitarne. Povera Ma ria ! Ella bruciò in un anno il suo ardore di vita: nel 1833 moriva a Li voruo, dove l'ayevan portata a passare l'inverno. Morì pacificata tra le braccia del marito e sorridendo al suo piccino da poco nato... « E' morta corno una santa » dicova poi piangendo sua madre e quantunque il sa orificio fosse immenso, la dolcezza di Mfarrsuquella fine rassegnata era un balsamo;/al suo cuore. Ben altro colpo ella':avrebbe dovuto sopportare! ìu nel p4'2, d'estate. Il duca d Orleans dove ' va andare in vacanza qualche setti malia mamma sieme nel parco discorrendo affettuo tgare 111 vacanza qua^uu ed era venuto a salutare la^1 a Neuilly. Passeggiavano ni-, samente; quando fu l'ora di ritirarsi ila regina disse: 1 Non ti voglio di^ .addio, Chartres; non puoi venire an-, cora domattina un momento 1 ». L'in- [ domani mattina il duca aveva dello «| udieuze e poco tempo libero. <t Ma\ poiché tu lo vuoi assolutamente, ver-U,rò ancora domattina, cara maestà s.UjCosì egli la chiamava spesso, tenera-\ mente scherzando. L'indomani, spie-[jciandosi più che poteva, il duca finì le sue udienze un'ora prima c do- mandò un equipaggio rapido per farej"\ una corsa a Neuillv. Fatalità volle -che a una soltaulo ! fossero attaccati due cavalli giovani o focosi. Alla porta Mniliot presero la mano, il duca, alzatesi d'istinto in piedi, fu sbalzato sul selciato dovo si «.pezzo la fronte. Portalo in una spe:cie di capanna d'erbivendolo lì vici'na, fu deposto sopra un sordido pa-; ' .^riccio dove spirò sei ore dopo sin- za aver ripreso conoscenza. Venne la Lmadrc, e cascata a ginocchi lì accan-!jto, invocava a srran voce la miseri-|n'cordia di Dio sul suo benamato, sul 'suo primogenito e non vedeva nulla .intorno, non sentiva le parole dei mo dici, i conforti dei parenti... Per la ;prima s'accorse che ora spirato. Al lora tacque, si alzò, disse stranameu te calma: « Non partirò di qui seuìza Chartres ». Lo misero su di eggera vettura destinata Mie passeggiate nel parco,| ro. Poi, co] re e la regina dietro ^;piedi arrivò a Neuilly, alla cappella. 1 za Chartres ». Lo misero su di unal barella, lo coprirono d'un drappo ne-! '^tro"terra Oh morire morire"l QueMa volta; quàndo lamica Adele entrò nella sua camera, la trovò che '|pra comG una vecchia. Sul sofà i;:-; Là Maria Amelia cadde col viso 1 a lei orano i ritratti, tutte le; lettere che Chartres le aveva scritto, ! « chinando il capo lìti sullo ginocchia,• jdia spargeva fiumi di lacrime e dì-\cerva: a Oh, Adele, lo sento sempre dirmi : — Poiché lo vuoi assolutamente, cara maestà, verrò domattina a Neuilly... — Ed ò venuto, perche io ho voluto che venisse... ». La voce le mancava,! singhiozzi la soffo-|cavano, tuttavia ella sopravvisse a;quel do.oro o dopo lunghi mesi ri- preso il suo posto la sera alla gran' tavola tonda, chinò di nuovo 1! capo_iisul suo lavoro. C'erano gli altri tigli, le nuore, i nipotiui e i! caro, mate marito. Insognava continuare a essere l'anima, la guida della famiklia. Talvolta le nuore eran gelosi ,!..!••..ii „., ~ i et: .-i. ,una dell'altra, o i figli s'irritavano ontro il padre poco munifico e Luigi Filippo si faceva irascibile. Elia ammansava, pacificava, riconfortava... Ma il suo cuore era morto al mondo , |e 1 co1P' dle ll dest;inc> Ie dava | Venne il '48 o l'uscita dalle Tui'leries in fiacre, e la fuga e l'esilio. jcora non facevano cho aumentare in i lei il desiderio della fine. Poi la morte del marito nel 1850 nello s'esso anno quella della dolcissima, dell'angelica, della confortatrice, di Luisa. Nel '56 Maria Amelia era in Italia, nella sua patria amata. Scriveva all'amica Adele: « Clementina ha avuto il suo figliuolo maggiore malato di una febbre tifoidea; quanto siamo slati in pena!... Ma adesso è guarito e mi giungouo buono noti- Qui il tempo ò bello e io vado1 rimettendomi, ma non posso scrivere a lungo. Ricordatevi della vecchia solitaria, della vostra affezionata Ma- ria Amelia... ». ' \Era a Nervi. Il tempo era beilo'ed ella, quando poteva, usciva a pas- seggitire lentamente lungo mare.\Guardava l'orizzonte lontano, ]0 pié-icole onde che bianche e leggere veni-ìl Q k.stl, fin qua ■ "ab1 suoi L I J.ìpiedi elto volta ch'ella tornava tra loro. CAROLA PROSPERI. ivai.u iv ! - — -..v,, uicuj ei!svanjvano. E dopo quelle, altro. Sem-ìbravano i ricordi delia sua vita che zì rinnovavano senza posa. A volterlo pareva di vedere emergere in quel-l'azzurro deserto le hgure dei suoi morti, con une: dolco sorriso conten-i ou cui l'accoglievano sempre, ogni [I

Luoghi citati: Italia, Napoli, Neuilly, Parigi, Sicilia