Investimento

Investimento Investimento Sullo stradone asfaltato che passa 'davanti al mio giardino di campagna non c'è domenica che non accada qualche disgrazia. Automobili e ino<.ocicle/tto in quel giorno si disfrenano e. velocità pazzesche su quel tratto di strada tutto in rettifilo, lutto ben liscio e, per giunta, in discesa. Non c'è santi che li trattenga, non prudenza che li persuada a più moderato andare. Tutto il giorno è uno 6poleggiar furioso di macchino grosse e piccola e poiché in quel giorno di festa entrano a far farte del torneo anche gl'inesperti del volante che si son (procurati una macchina e una patente Dio 6a come, così è meraviglia che le disgrazie non sieno ancor maggiori. Anche la domenica di ieri ha voluto le sue vittime. Intanto nella mattinata due militi investiti da una Citroen furono portati all'ospedale malconci e più tardi una vecchierella fu urtata e sbattuta, contro il muro da un motociclista di fuorivia. Ma la ■peggior disgrazia la si ebbe nella sera. Un capomeceanico, un bravo figliolo eh» abita in un paese qua vicino, rincasava in motocicletta dopo aver fatta una gita sul lago quando allo svoltar della strada, urtato all'improvviso da una Lambda velocissima fu inesorabilmente sospinto 6otto le ruote di uri tram e travolto, e letteralmente maciullato. Il poveretto era padre di iduie figli. Fer gran tratto lungo la strada la gente era uscita fuori a commentare l'accaduto, in grandi capannelli. ,Uno sbigottimento tragico e generale pareva signoreggiare gli animi di queste buone popolazioni per parecchi chilometri lungo tutta la stradaQuando io passai mi parve di udir levarsi di tra le chiacchiere e i commenti non so che sorda collera, che quasi mi fece paura. Sui visi di tutti eon la espressione di un muto terrore c'era una specie di risentimento con tro le macchine, contro il mondo d'oggi che va in questo r io e forse forse anche contro di me che percorro eon una macchina utilitaria queste mie strade familiari e natali. « Sta attento perchè anche a te può capitar l'eguale da un momento all'altro!». La sventura di quol poveretto che tutti qui s'accordano col dire cho fu un bravo ed onesto giovine è poi aggravata dal fatto che l'auto investitore appena avvenuto lo scontro è fuggito via, e così non s'è potuto prender ffiù il suo numero. Per modo «he la disgraziata famiglia dell'ucciso non soltanto si trova priva d'un tratto del suo sostegno ma anche delegittimo compenso che le spetta a risarcimento della sua sventura. Eproprio un caso atroce, che grida ira al Cielo. Ma con chi prendersela? Qualche sera dopo io e l'amico Sandro eravamo usciti fuori a far due passi sul tragico stradone. Era una sera triste, sorniona, come solo sa metterne giù l'Agosto. — Che Tuoi — disse l'amico —: è jl Moloch del progresso che brama le sue vittime. — Parole, Sandro, le solite parole.Tn realtà questo a me par regresso bell'e buono, diabolico imbarbarirne» te. — SaTà, ma tu lo vedi, è anchmezzo per accrescere la cordialità e la frequenza dei rapporti, la foltezza dei commerci. Ormai la strada intorno a noi sera interamente rimessa dall'orrordel sinistro. Era passato qualche giorno soltanto e il delitto era bell'e dimenticato. Auto e moto continuavano a 6poleggiar in su e giù alla più bella muggendo e strombettando fe liei di poter ruzzolare così piacevo! mente. E c'era una gioia così prepotente, una spavalderia così irrestibi le in quel loro traffico febbrile, o me glio direi una così gran prepotenze spavalderia del fatto stesso della loro esistenza in sè ch'io pensai con un sorriso a che mai giovava tentar dmoderare l'impeto di questa forzgiovine che ha invaso il mondo e che mai servivano le sorde collere dmigliaia di brave persone e tutti i prò positi di maggior calma e prudenzche si fanno dopo e le raccomanda zioni municipali, i cartelli avvisatorile penalità date o minacciate quanduno trovandosi su una buona macchi na, progresso o regresso che sia, spinto ineluttabilmente da un certdemone a farla correre e crepitare più non posso e a perdifiato* E' dostino. Non c'è rimedio. Progresso demenza, è la vita che vuol così. — E intanto l'automobilista hpensato di metter la pelle al sicuro Altrimenti qui gli avrebber fatto la festa sull'istante. — Aggiungendo così delitto a delitto. — Naturalmente, ma lasciandsoddisfatta almeno la folla Ja qualtu sai che con la sua pratica di giustizia sommaria non mira in fondehe a ristabilire certi equilibri vioJati. Io, però, nei panni suoi novorrei trovarmici per tutto l'oro de■Biondo. — E si capisee. Vivere, tu penspel terrore che il numero della targa sia stato alfine scoperto, imaginarei di venir ammanettato da un momento all'altro ! Già non dev'esser alegro. — O non questo — dissi — noquesto. Ciò è faccenda di un giornodi duo. Ma l'immane, ma la spaventosa consapevolezza di aver ucciso uuomo, di aver gittate nella miserDna intera famiglia. Questa è l'Erinni ehe temerei, e che perseguiterl'involontario uccisore tutta la vita, ti sembrerò pon-cif, Sandro. Ma tpensi quale possa essere d'ora innanzi l'esistenza di quest'uomo non appena avrà letto sul giornale la morte atroce dell'altro uomo scontrate per via? Di quest'uomo che girerà pe'' mondo, che circolerà fra la gen1 portando sempre nel cuore il suo spontoso segreto di sangue? Egli no»« jamULQ yejrq • praprJQ noiefr il suo delitto fu soltanto casuale, colposo, e magari sarà un onest'uomo, ma dell'assassino sarà costretto a subire la condanna morale nel rimorso che lo possiederà fin che campi. Fatalità moderna. L'assassino colposo. Dante avrebbe creato per questa figura di dannato un nuovo girone. Perchè, in fondo, che si può rimproverare a costui? Soltanto di non essere stato abbastanza prudente. E poi, naturalmente, di non essersi fermato dopo a interessarsi dello stato della sua vittima. E, d'accordo, questo è esecrabile. — Insomma, egli è un assassino libero, tu dici, ma prigioniero del proprio delitto involontario. — Pensa che stupendo soggetto per un trageda o un romanziere. Involontariamente, anche noi, lungo la linea de! tram suburbano andavamo cercando d'individuare il luogo del sinistro. Senza proporselo, senza pensarlo, i nostri sguardi erravano qua e là lungo i binari. La sera cadeva velata di nuvoli stanchi. Una civetta squittì tra i gelseti di un campo vicino. — Par che ci si mettano anche oro! — 0 taci, sono le civette del mio paese. Sempre qui fanno il nido, tra questi gelsi. Tricordo quando ragazzo venivo a cacciarle coi panioni. Sandro d'un tratto si fermò. Il suo occhio si fissò in un punto, fra i due binari. —■ Dev'essere qui — egli disse semplicemente. — Guarda. Una larga e disordinata macchia 6cura era infatti là fra i due binari che ne occupava quasi intera la larghezza, e gore e rivoli apparivano impressi anche al di fuori sull'asfalto della strada. La sabbia ne pareva tutta imbibita, fino a una certa profondità. Tutte l'altre vestigia dolio scontro erano stabe portate via, cancellate con cura, ma quell'enorme macchia di sangue era rimasta. Era davvero accasciante guardarla. Mi pareva di udire ancora in essa tutto lo schianto rovente di quella mischia spaventosa di carne e di metallo, l'urlo non più umano dell'assassinato travolto fra le ruote, il fracasso delle ferraglie maciullate... Alcuni giovani ciclisti erano arrivati lì, si fermarono, discesero, guardarono anch'essi. — E' qui! — uno disse chinandosi. Che vendemmia! fece un al-tro. E ripartirono cantando. „* ' ' Più tardi nel ritornare a casa entrammo nel erotto di Lazzaro a berne un gotto e a far una partita alle bocce. Ci sbracciammo. — Metti — diss'io. Il pallino di Sandro ruzzolò su fin quasi a toccar l'assito. Io allungai la boccia cho sfiorò il pallino. — Ora a te. Sandro mi sbancò e portò la suaboccia a quattro dita dal pallino. Iogli tenni dietro e riuscii a collocare la mia accanto alla sua. — Punto fatto. a e Due contadini lì dall'orlo del pallaio ci guardavano giocare, in maniche di camicia, braccia conserte, e gli ippocastani 6opra noi versavano frescura notturna e pigolìo di passeri. Eran belli quei piaceri semplici mentre tutt'intorno udivo le mie campagne che si assopivano nella notte, come le avevo udite per tanti e tanti anni fin dalla mia infanzia. n>,,„ f„ • ',, , , |D un tratto la fuor, sullo stradone, dove ormai taceva la furia delle mac-|chine, udimmo un rapido scalpiccio!seguito da lamenti e da un piangere disperato, r, , |Ohe ce? jL'oste accorse. Accorremmo anche noi sulla soglia del portale che dava sullo stradone. r> il ... Proprio m quella una giovme don- \na scarmigliata, discinta, passava quasi correndo in mozzo ad un grup- -:Pet't° di contadine trascinandosi die-.mie n i a tro per mano due figlioletti che piangevano e singhiozzavano forte da fendere il cuore. — E' la moglie dell'ucciso o}'11 un vento d'angoscia, finché e disse l'oste. — Anche ier sera è pas-sata di qua. E' andata a vedere il luogo dov'è accaduta la disgrazia di " marito. Non sa staccarsene. E* DaMn "' E restammo la per un poco a guar-darò quel gruppetto convulso e mi- serabile che fuggiva via come rapito suo come mozza po- ce a poco lo vedemmo dileguare olotte della strad CARLO LI NATI scomparire nella notte delhTstrada.