Pieve di Cadore

Pieve di Cadore Itlnerari estivi Pieve di Cadore PIEVE, agosto. Pietro Fortunato Calvi, 11 biondo capitano di Noale, non ha avuto quiete nemmeno dopo morto: nel 1875, Pieve gli dedicò un triangolo di marmo addossato al Palazzo della Magnifica Comunità cadorina; e siccome sembrò poca cosa, uno scultore veneziano, ohe aveva un nome pontificale — Urbano Nono — regalò alla borgata un monumento dell'Eroe, in cemento, che venne posto sul colle Coutras, ove rimase sino al 1918, nel quale anno si sfogò ad abbatterlo la rabbia austriaca; nel prossimo settembre, finalmente, verrà inaugurata l'opera definitiva, dovuta allo scultore Maraini. Siccome è da prevedersi che per l'occasione rifioriranno gli studi e le memorie sul capo dell'epica difesa cadorina del 1848, è forse interessante una primizia che sgretola una briciola storica fissata nei celebri versi di Carducci nell'Ode al Cadore. E' noto che il Nostro ha preso un solennissimo granchio lombardo con il sole che rtdea calando dietro il Resegone, laddove ognuno sa che, dietro, ci nasce. Meno nota, anzi ignorata del tutto e una storica inesattezza raccolta dal Poeta durante il faticoso e frettoloso viaggio che compi onde prepararsi a scrivere quell'ode « dalla piazza di Pieve», c Fatico bestialmente — scriveva all'amico editore Zanichelli — per salirà grandi montagne, vedere splendidi anfiteatri ». Dalle affrettate informazioni raccolte, nacquero i celebri versi: 11 capitano Calvi — flschiavan. le palle | d'intorno biondo, diritto, immobile, leva In punta a la spada, pur fiso al [nemico mirando 11 foglio e '1 patto d'Udine Il Patto venne invece lacerato da un umilissimo popolano, Ignazio Dames, detto ■ el pievan de Damòs », morte nel 1910 all'ospedale di Belluno, e bene Meato in vita con una pensione di lire quindici mensili elargitegli durante gl! ultimi anni, pensione che ogni tanto (ogni tanto, una sbornia) per cattive condotta gli veniva sospesa. Recenti ricerche nell'archivio di Pieve, hanno recata la prova di ciò; il che non toglie nulla alla gloria di Pietro Fortunato Calvi, « generale comandante ordinato dalla Repubblica di Venezia » e poco ai poco storici versi. Tipo flerissimo anche in tarda età, quell'Ignazio Damòs, che molti ancora ricordano, rivenditore di cerini, perseguitato e beffato dai monelli, ma sempre pronto alla rampogna e alla reazione. Voglio dire, insomma, che nemmeno Carducci gli ha dato il suo, sicché come d'ora innanzi il sole tramonterà sempre dietro il Resegone, il Patto di Udine sarà stato levato sulla spada del capitano Calvi. La guerra del '48 ha il suo Milite Ignoto nel Pievan de Damòs : anche a costui mancava il piastrino e Carducci non l'ha riconosciuto. Prima della guerra, sulla linea di confine, il Touring aveva fatto murare una targa con quei versi dei quali, senza saperlo e quindi senza merito, fecero giustizia gli austriaci, abbattendola nella rabbia di risalire quelle valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza. A Termine, ove s'inizia il Cadore per chi venga da Belluno dalla strada di Alemagna — la « cavallera » delle antiche diligenze — avvenne l'epico fatto d'armi che prese npme dalla Tovanella: i Cadorini, appostati lassù, con la cosidetta « batteria di Sassonia », ossia con i sassi accumulati sull'alto della strada, fecero strage dei nemici. Al momento opportuno i sassi furono precipitati sui Tedeschi. E' morta in questi giorni a Calalzo la signora Maddalena Fanton nata Giacobbi, dalla cui viva voce ho avuto notizia che al momento di precipitare quei massi, 1 Cadorini, unendo l'amor di patria alla fede, religiosa, dicevano un c requiem > per l'a nima di coloro che mandavano all'altro mondo. Questa Maddalena Fanton, a cui fu reso l'onore delle armi, madre di eroi, indotta dal padre, cucì, giovinetta di diciassette anni, con Orsolina Toffoli, Giovanna e Teresa Giacomelli, il primo tricolore italiano della difesa cadorina, in seta, lana e cotone, perchè solamente cosi si trovarono le stoffe; salvo che i colori vennero per errore cuciti orizzontalmente; la lancia venne forgiata da Osvaldo Riva e per i nastri si usarono tre fettucce comuni. Quel drappo, che sventolò, nel '66 ai Tre Ponti, non s'è più trovato. I.a bandiera fatta di poi, e decorata di medaglia d'oro, nell'ottobre 1917 fu distrutta: si ebbe cura, invece di salvare il drappo, di mettere al sicuro... la medaglia. Fu a Calalzo che si costruì anche quel famoso cannone... di legno, accuratamente cerchiato di ferro, che al primo colpo, sparato presso la cappella di San Giovanni — dove la strada per Caravaggio biforca con Rizzios — scoppiò... senza colpo ferire. Gente decisa: è viva ancóra la memoria di quel prete cadorino, gran giocatore di bocce, don Antonio Del Monego, che nel 1S0C si battè a Tre Ponti contro gli Austriaci, in sottana nera e camicia rossa. 11 20 settembre di ogn! anno cantava il « Te Deum ». Ma il ve j di Bellun0 non l0 sentiva... Nel, rottobre 19]7> trovandosi gravemente i ' infermo, volle essere trasportato » per non morir rabioso soto i tedeschi ». La morte, invece, lo colse per via, a Fel tre, in cui, un anno dopo, doveva ritor ire, in cui, un aimu uupu, uuvevu. ruur- ?Hf. Prin.0. Italo Balbo alia testo dei suoi alpini. Ma la morte risparmiò a don Antonio Del Monego di veder la sciagura d'allora. Allorchè la Repubblica Veneta sancì l'indipendenza della Libera Comunità ' Cadorina, detto di poi Magnifica, fu staibilita la donazione di un bosco, da cui I Venezia continuò a trarre gli alti e di- ,ritti alberi delle sue navi. Pieve, la mi-nuscolu capitale della piccola Comuni-tà, sebbene sia stata tagliata fuori dal-la ferrovia, non ha perduto il fascino del capoluogo: oltre al vantaggio di avere qualche albergo in cui non c'è musica di nessun genere, ha una piaz za bellissima, ed è in posizione da do lmiri!ire tutla la vallata che seniDra Ichiusa, in fondo, dal massiccio catte- dràtìco del Tudajo. Belle basse case di srazla veneta settecentesca attorno al- I « SOIUHIO une pei io vie umilino I'icim- i'ava il risorgimento della Patria ,, Ac- canto alla cosuccia del Tiziano, di prete t0 5tile cadorino, il palazzotto Vallen- |zaSca-De Pluri, nel quale si può vedere ode in basso lo strepito le celebre anche per quel Roccolo di S. Alipio ricordato dal romanzo omoni- ^ Caccialligai nei quale si sperdo- no dolcemente le coppie in cerca di re-'miniscenze letterarie. Che. se si giura-'no fedeltà. Pieve n'è lieta, perche .ju- stitia — dice il suo motto araldico — et fide conservabitur »... iSu quest'ultima, nelle umane cose, il giuramento è più 'facile, ma anche meno fallace...). ATTILIO FRESCURA.

Luoghi citati: Belluno, Noale, Pieve Di Cadore, Sassonia, Udine, Venezia