Amore e delitto nella storia

Amore e delitto nella storia Amore e delitto nella storia Questo appassionarsi di un pubblico Idsempre più largo alle storie romanzale, chu vorrebbero essero un'indagine dei fatti e della psicologia umana, più rigorosa di quanto non lo fosse il romanzo storico, ormai cosi lontano da! gusto dei contemporanei non ostante qualche recente tentativo non infelice, potrebbe offrire la chiave di taluni atteggiamenti spirituali del mondo di oggi. Certo è che, non ostante lo scetticismo e il malumore della critica, editori e Uamce—Mascrittori insistono nel «genere»: il che Idvuol dire che il pubblico lo gradisce e fche gli scrittori ubbidiscono ad uno sti- trnolo che è del tempo nostro. tComunque sia e posto anche che si pti-atti di un fenomeno di moda con lutti lti caratteri della labilità, è cosa che puoivfar meditare come le figure storiche cheìdappassionarono lo spirito romanii-|cco offrano materia di nuovo interesse |pton ostante che storici e romanzieri, re-I'-a a a a i a i l o e a e e e e e . e , e e e e e e i i o e o l , i i o . e l e o e a i r noti, se non altro, nel tempo, le abbiali fatte oggetto di esame diligente e ap passionato. Si può infatti osservare the se la passione umana ha un suo carattere immanente ed eterno, gli episodi che più drammaticamente la incarnano possono essere considerati dai più diversi punti di vista, sicché la curiosità di ieri non é quella d'oggi, e quello che ieri presentava, ad esempio, un interesse politico, oggi presenta un interesse umano; quello che ieri interessava sem plicemento per la stranezza o la terribilità della vicenda oggi interessa per l gioco delle forze spirituali in conflitto; e cosi via. e e n e . a i i i Il dramma dalla lussuria senile Ecco perchè i saggi storici che Titta Madia ha raccolto recentemente in volume (/ pronessi de la storia - Edizioni de « La Toga », Napoli, 1CB1), hanno un loro carattere originale non ostante che le figure che passano sul nuovo vivacissimo schermo sieno note ai più. Da Ma riti Faliero alla Monaca di Monza, da Beatrice Cenci ad Anna Bolena, da Massimiliano d'Absburgo alla Contessi! Larn l'iconografia fisica e spirituale è infatti pntratft da tempo più o meno lontano nella retina di un pubblico vastissimo, sicché non sarebbe possibile riproporla all'interessamento dei lettori altrimenti che ponendola in una nuova prospettiva: e la prospettiva prescelta dal Madia è precisamente quella del dibattimento giudiziario di cui i singoli personaggi sono stati protagonisti. Dice il sen. Gennaro Marciano in una calda presentazione del volume che « i processi celebri, ai (piali le vicende rievocate dettero luogo, può dirsi che sieno un pretesto per scrivere il libro; giacché di ogni giudizio v'è soltanto un fuggevole accenno »: il che non ci sembra esatto. F. cioè, è vero che l'indagine del Madia non punta prevalentemente sui caratteri formali dei singoli procedimenti giudiziari, ma è pure vero che il procedimento ò considerato come il punto di sbocco e la risoluzione del dramma passionale. Vogliamo dire insomma che più che storico sottile o freddo giurista, Titta Madia in questi suoi saggi è avvocato e oratore. Avvo cato, per il vigore col quale individua i caratteri del delitto di cui ognuno dei personaggi studiati è reo e ne fa oggetto di difesa o di accusa; oratore, per l'efficacia e la spezzatura stilistica con le quali insegue gli avvenimenti e li conduce alla conclusione. Ecco, ad esempio, la figura di Marin Faliero. La sua colpa è scrutata non tanto nell'esterna notissima vicenda quanto nella sua determinante profonda: la lussuria del vecchio. Alla sua vecchiaia — osserva il Madia — egli non chiedeva solo lo strepito delle armi: anche chiedeva il sussulto d'amore. E qui fu la sua tragica illusione. La gerontotilia è un pervertimento. L'amore è stato sempre giovano come l'alba; ha sempre avuto l'ipoteca del domani e non la cenere del ieri ». Il dramma è cosi profilato nella sua causale. La materia formale del processo potrà essere la congiura, ma quella essenziale ò la pas sioue senile che ha corrotto nelle radici ogni altro sentimento di dignità, di onestà, di patriottismo. E cosi la trage dia giunge con ferrea logica all'epilogo Epilogo di tragedia «Marin Faliero era venuto meno al giuramento fatto sul pianerottolo del Palazzo Ducale, allorché aveva assunto la dignità di Doge. Mozzandogli allo stesso posto la testa, la macchia di sangue cancellerà il giuramento che egli lui tradito. « Dura ma logica, la Serenissima! « Il giorno dopo, sul pianerottolo di Palazzo, è condotto Marin Faliero, vestito con i pomposi paramenti dogali e con le insegne del suo altissimo grado. « Egli ora è calmo, quasi sereno, come colui che nulla più teme e nulla più spera. In fondo ha già valicato il limite della vita. u Per questo vecchio, o boia, tu giungi stamane in ritardo. E' come se lavorassi sul cadavere. Vedi; non ha un cenno quando gli strappi le insegne dogarili ed i paramenti lussuosi; non esita, or che deve porre la fronte sullo scalino di pietra dura; non batte muscolo nemmeno quando sente sulle canne del collo grinzoso, il freddo della lama. « E' un fantoccio, o boia. « Ma il boia picchia con forte mazza sul coltellaccio... una testa rotola per le scale... la chiazza di sangue lava il giuramento « Giustizia è fatta. Viva la Serenissima! ». Que-to non è forse dei brani più belli dei volume di Titta Madia, ma ne definisco lo stile. Concitazione oratoria; rapidità di sintesi; rievocazione coio r:ta dei fatti; argomentazione incisiva. L'unità di questi dati storici è data inoltre dalla cura particolare con la quale sono rilevati i lineamenti delle ligure femminili. Ogni dramma — come osserva Gennaro Marciano nella cj. tata prefazione — ha un proti .-■ che avvince; ogni figura un contorno clic soggioga; ogni anima um fremito che conquide. Le erudite lascivie di "Vi va Ida la giovane donna di Marin Faliero —, la criminosa voluttà della suora di Monza — precipitata nei gorghi del dento dalla sua irrefrenabile volontà di liberazione dai ceppi della professione religiosa —, il cinismo parricida ili Beatrice Cenci — cui il padre è d'ostacolo al godimento della propria impetuosa giovinezza —, l'odioso olocausto d'Anna Bolena — che ha carpito la corona allettando e istigando la brutalità sensuale di Enrico Vili —, la pietosa Tollia di Carlotta — che dissuadendo Massimiliano dall'abdicare dal trono del aLecmccccnsDgdlvdctlgMessico lo condanna ad una tragica morte —, il fato avventuroso e tragico della Contessa Lara — i cui peccati di|amore trovano l'ultimo crudele castigo inoi colpo mortale di rivoltella che ne!strazia il grembo; tutte queste vicende di amore e di morte hanno por U Ma- dia un supposto sul quale insiste ripe Ultamente o por il quale non dubita dil adoperare le più brutali sentenze tra-jamandateci nei secoli: «La donna non dcessa mai di essere femmina. Mulier vest quoti uterum est.. rnSanziani fatali P, L« E' un destino immancabile questo d— scrive appunto l'A. parlando della-gMonaca di Monza —, per cui le grandi {amatnei, quanto più arsero nell'estate deila vita, tanto più triste ebbero l'es- fazione è la fine Clitennestra finisce rucidata dal fisrlio e Mirra è convertifa in albero; Agrippina è uccisa e p0ppea mtior=i con un calcio nel venrf,. |ganeun d'Aragona si spegne scriv.r'1(]o n" Tratlat0 deUa tranquillità dcivanima, nella clausura di Castel ncapuano" e Beatrice Cenci chiude sul!pnjÌDOlò { KranfM occhl fatali; pensate [-..- .—. .. Ialle capricciose donne che Luigi XIV: da Maria Mancini che con eludo la vita offrendo il triste spettacolo della sua vagabonda demenza, a madame La Valliére triste e sola nel convento lontano; dalla Montespan, la cui vecchiaia è tormentata dalle allucinazioni religiose; a la Maintenon, i cui ultimi anni passano abbandonata nel precoce sfacelo di quel che era stato il suo corpo fidiaco; pensate alla Du Barry, che seppe dominare Luigi XV ed ebbe i servigi del Principe di Condé mutato in valletto da camera, la quale finisce sulla ghigliottina, invano invocando piefà ». Ecco dunque come alla radice dei drammi d'amore studiati dal Madia c'è un eorrompimento essenziale de terminato dalla passione e che genera a sua volta il delitto. Delitto che trova la sua sanzione talora nella legge delgli uomini e sempre nella legge della natura. » E' l'equilibrio della vita che infatti finisce sempre col ristabilirsi, è il danno inevitabile della trasgressione, l'armonia cne si vendica sui peso della carne bruta, il corporale destino dell'amore, la passione iscritta nelle radici del nostro essere: tutte queste sono leggi che stanno nel prò fondo, oltre l'apparenza delle gioie che passano. Onde il delicato poeta che ebbe, dolce, il nome di « Corc.ordium », Percy Shelley, può gustare l'oblio, solo invocando nel suo lugubre sonetto, di « nonn sollevare il velo dipinto che i mortali chiamano vita: perchè oltre il velo, è sempre la legge». E auesta è, pare a noi, la conclusione tragica e insieme elevatrice del libro di Titta Madia: conclusione che si potrebbe riassumere nella terribile sentenza delia secolare esperienza religiosa: « stipendium peccati mors ». La morte è lo stipendio del crimine. L'indagine amorosa della storia ed il calore dell'eloquenza, cui spesso !a cornice del libro fa un po' da prigione perchè il lettore sente che mpglio forse sarebbe il sentirne l'impeto nel martellamento o nell'ampiezza del volo oratorio, hanno cosi dato al volume del Madia una inconfondibile impronta, riconfermando un vigoroso temperamento di scrittore cui l'esperienza giornalistica, curiale e parlamentare, hanno aggiunto una vivacissima vnriPtà di movenze e di atteggia menti spirituali e stilistici. lam. amaronoi Pbblicazione della Croce Rossa

Luoghi citati: Monza, Napoli