La Cogne-Aosta

La Cogne-Aosta Aziende di Stato La Cogne-Aosta Aosta, Ansaldo, Cogne. Nomi che'j a ricordarli, ridestano subito fantasie e fantasmi di tempi non lontani, quando di fronte all'incessante martellare degli eventi parve che anche l'Italia potesse trovare un conforto nell'affrontare audacemente lo sfruttamento delle poche materie prime raccolte nel suo sottosuolo.Tutti sapevamo in ((liei momento che i mezzi per la vittoria non sarebbero venuti dal piccolo getto d'acciaio fuso, che la valle d'Aosta pareva dovesse alimentare continuatamente. Ma poichèr in certi momenti la forza della speranza e l'audacia delle opere valgono di più di ogni realtà, anche il piccolo getto fulminante, acceso nella remota vallata, par< ve rappresentare un auspicio. Èra* no dell'acciaio di Valle d'Aosta i cannoni della « Batteria Battisti »,regalati dagli operai dell'Ansaldo, < se furono pronti solamente nel giugno del 1918, è però in questo meso che passarono sul Piave i primi' brividi della riscossa. Poi, dopo la vittoria, il nostro meccanismo di guerra fu smontato. Qualcuno, anzi, si precipitò a demolirlo; pochi ebbero il coraggio di resistere, mentre 1 più restavano indifferenti. E' inutile ricordare le aberrazioni di quei tempi, ma è utile ricordare una volla di più che i demolitori si trovarono fra coloro che per lo stesso loro spirito egoistico e volgare avrebbero dovuto difendere di più quel patrimonio d'armi e di fabbriche che era costato tanti sacrifici. Non si poteva domandare a costoro il coraggio di proseguire l'opera dei più audaci; si poteva però pretendere quel senso conservativo dello cese e delle 'posizioni raggiunte che è nell'inti- .mo d'ogni uomo tanto più forte ;quanto più bassa c la sua statura., invece non fu così. Lo stesso orga nisriio che attraverso la volontà e la energia dei fratelli Perrone poteva costituire un potente strumento da .destinarsi alla produzione di pace,- i fu smembrato, e la parte mineraria ,fu lasciata quasi indietro, senza ; pensare cho l'industria mineraria è .la più povera, e da sola quasi mai può sussistere. Il senso delia disper .sione delle cose e delle energie non ;poteva sfogarsi meglio. E' vero che qualcuno ricordò essere necessario per noi curare sommamente anche le piccole risorse del nostro sottosuo- -'o, ma è altrettanto vero che cruai- Ini per l'esercizio di tutto il jsodegli impianti elettro-side 1 .\ ,cfn p Io sfruttamento dpi rn"ne a ThuilP |le 01 Logne e L,a lnulle- l'importo massimo di !7o mil Hre da emettersi nel Regno ds cuno giudicò queste risorse insussistenti, o almeno cosi esigue, da noni valere la pena di dedicarvi neppure; attenzione. D'altro lato parve persino somma prudenza lasciare da parte ogni lavoro minerario quasi per salvarsi delle riserve per l'avvenire. Più che prudenza ciò pareva saggezza, alla' stessa maniera che nelle convenzioni per lo sfruttamento delle miniere dell'Elba si era fissato dai nostri vecchi un quantitativo di produzione e non più. Per questo la miniera di Cogne d! ottima magnetite e quella di La Tlmile per antracite, rimasero per molto tempo con tutti gli impianti relativi, idroelettrici e siderurgici, quasi di nessuno, o piuttosto avrebbero trovato un collocamento se lo Stato avesse fatto sacrificio di ciò che per, altro titolo lo Stato doveva alla Società Ansaldo. Fu in queste condizioni che nel luglio 19?3 il Governo intervenne a rendere possibile la costituzione di una società col capitale di lire 150 milio- complesrurgici di delle miniegne e La Thuile. Tale capitale era rappresentato per 78 milioni dal valore degli impianti apportali dalla Società Ansaldo e per 72 milioni quale intervento azionario dello Stato, corrispondente all'ammortamento nella misura rlell'8,0 per cento della somma di lire 90 milioni che si dovevano alla stessa società per gli impianti iniziati e sviluppati nel periodo bellico a scopo di difesa* Il criterio era semplice e logico : valorizzare degli impianti già fatti; ottenere dei prodotti speciali dei quali eravamo totalmente tributari all'estero; avere la base di un'industria ai fini della stessa difesa nazionale, la (piale non comincia al momento di una dichiarazione di guerra, ma dovrebbe essere, come è, un'organizzazione dei tempi di pace. Dopo che lo Stato ebbe affrontato simili decisioni nacquero naturalmente delle recriminazioni. Può lottato fare l'industriale.' Ila lo Stato attitudini commerciali? Può lo Stato calcolare che cosa gli costa una produzione fatta in economia, in confronto di quella offerta con un prezzo preciso e controllabile efall'industria privata? Queste domande ciascuno di noi ha' sentito ripetutamente, ma ciascuno di noi assiste ogni giorno al fatto dell'intervento dello Stato in tante maniere diverse, e, ciò che è peggio, si rivola una tendenza strana: di negare allo Stato l'attitudine a lavorare da sè, mentre si riconosce (piasi l'obbligo per-lo Stato di intervenire a sanare le disgrazie di coloro che dimostrano, attraverso i fatti, di non saper lavorare nò per so nò per gli altri. Ad ogni modo, ai nostri fini, che sono quelli di richiamare l'attenzione su una grande impresa nazionale, questo discussioni sono oziose, per quanto siano correnti. E' successo inoltre che lo Stato non solo avrebbe avuto il torto di assumere fiinpresa, ma di svilupparla, intervenendo con altre centinaia di milioni. Infatti con un provvedimento del 30 dicembre 1929 il Ministro delle Finanze è stato autorizzato a partecipare all'aumento di capitale da lòlla [ In quella occasione ai fronte al Mi- , 1*05 milioni mediante la conversione i" apporto azionario di un mutuo : concesso dallo Stato di 55 milioni, ed In consentire la garanzia dello Stato 1 per un prestito obbligazionario deimilioni di 1^""^"T? Aosta ''rNoettw'imfn" cl0,a Cogne e Aosta, r ìspettiv.imen te 'ier la p:- '«''oraria e per quel la siderurgica.

Persone citate: Battisti, Perrone