Il "Rex,, scende trionfalmente in mare alla presenza dei Sovrani mentre il Duce, inaugurando l'acquedotto di Ravenna, proclama la volontà di pace e di lavoro del popolo italiano

Il "Rex,, scende trionfalmente in mare alla presenza dei Sovrani mentre il Duce, inaugurando l'acquedotto di Ravenna, proclama la volontà di pace e di lavoro del popolo italiano Il "Rex,, scende trionfalmente in mare alla presenza dei Sovrani mentre il Duce, inaugurando l'acquedotto di Ravenna, proclama la volontà di pace e di lavoro del popolo italiano GENOVA, 1 notte. Il mare aveva voluto baloccarsi col gigante. Immollile, enormi:, prigioniero della sua stessa mole titanica, questa gli incombeva dalla smisurata altezza dello sculo, massa di sellici milioni di chilogrammi di ferro e zavorra, formidabile forza ciclopica, ancor bruta, però, ancor cieca di volontà, torpida e inerte. Per sedici, mesi duemila operai diretti da uno stuolo di Ingegneri e di tecnici, cinque gru alte più dì sessanta, metri ciascuna, avevano otto ore al giorno instancabilmente lavoralo per mettere insieme le migliaia, e migliaia di lastre metalliche che milioni e milioni di. bulloni saldavano fino a comporre il più grande scafo d'Italia. Fra strepito di martelli, stridore di trapani, rombo di magli, s'era allinealo nello sterminato cantiere dell'Ansaldo questo mostro di nudo ferro destinato a chiudere nel suo ventre quattordici caldaie di ccntottanla tonnellate ciascuna alimentanti quattro gruppi di. turbine, ciascuno azionante un'elica, quattro eliche capaci di imprimergli la velocità fantastica di. ventisene miglia all'ora [Genova-New York in sette giorni); s'era a poco a poco elevalo da terra questo capolavoro dell'ingegneria navale italiana, questa futura città, natante di tremilacinquecento abitatori La sfida al mare Ter sedici mesi il mare aveva, assistito all'eccezionale sforzo umano, a questa specie di sfida che, proprio sulla sponda più risonante di fervore d'opere, gli uomini gettavano alla sua antica impassibile maestà. Ed al momento di ricevere la nuova ferita ad un orgoglio già tante volle violalo, di acquattarsi a un nuovo indomabile padrone (che ben si può usare la parola per una nave quale è il Rex), s'era messo a giocare. Non uh grosso gioco, tutt'altro: un piccolo gioco subdolo e. snervante, traditore e perfido, una schermaglia malfida per coprire l'eterna lotta fra gli clementi, naturali e gli elementi volitivi* Il colosso, per immergersi, aveva bisogno dì pescare nell'acqua oltre nove metri. P.d ecco il mare, allora, al momento buono, lanciargli sotto sotto delle piccole onde garrule e schiumanti, delle ondicciuole[ da nulla, che appena le draghe avevano terminato lo scavo sufficiente, empivano di rena la fossa. Mandatene di sabbia negli occhi come un campar Alfio qualunque tra i fichidindia di Canziria. Ma il gesto era bastante a costringere il gigante ancora all'immobilità. E cosi il varo dovette essere rimandalo due volte. Capì il mare finalmente la vanità del duello? Quasi verrebbe fatto di pensarlo a giudicare dalla straordinaria bonaccia di ieri e di oggi. Una calma divina, un sole trionfale, un immacolato azzurro scendevano stamane regalmente su Genova, mentre per tutto il Golfo l'acqua era placida come in un chiuso lago. Placato ogni fremito di onda, non una bava di vento da Portovenere a Capo Mele; e una dolcezza diffusa per l'aria, una serenità cosi piena e ridente che ciascuno in cuor suo, intanto che i. volli s'alleggiavano a letizia, traeva il miglior degli auguri per V avvenire della bella nave. Si che il Rex e andato incontro al suo elemento, se n'e impadronito e l'ha vinto, non più. come un nemico, ma come\ chi avendo atteso la gioia, alfine la ritrova e senza guerra, di colpo, la fa sua. Mai forse varo, infatti, è stalo più felice e magnifico di questo: e lo dicevano raggianti 1 vecchi marinai coi. 'quali mi trovavo sulla tolda del Rox proprio nel momento in cui tra l'immenso applauso della folla, ed alla presenza del lìe e della Regina d'Italia, la formidabile mole docilmente scivoìava sullo scalo. Perchè devo alla cortesia di S. E. il 'generale Ugo Cavallero, presidente del Consiglio d'Amministrazione della Società Ansaldo costruttrice del piroscafo, e del suo segretario doli. Zarri. non solo il particolarissimo favore concesso all'inviato della Stampa di essere a bordo del. Rex {unico fra i rappresentanti, dei quotidiani italiani) nell'Istante in cui questo si. tuffava in mare, ma anche una delle più vive emozioni che potesse provare chi nel l'aro della nostra più grande nave non cercava soltanto il pittoresco di una smagliante cerimonia, ma voleva sentirsi il più possibile partecipe del commosso entusiasmo d'una maestranza che in gnelVattimo appunto trovavo il miglior compenso od. un lavoro anonimo, oscuro, durissimo: di un lavoro che oggi l'Italia può considerare con orgoglio, come una delle più alte e fulgide manifestazioni di volontà e di potenza na"ionaii come uno dei segni della nostra genialità e della vostra costanza nel vincere tutti gli ostacoli. Cifre prodigiose Già ieri sera, al cantiere, nell'ora do\'cissima in cui il tramonto poneva fine 'al giorno di vigilia ed animava le vie 'e i vicoli, di Sestrl Ponente di quella brulicante irrequietezza con la quale il popolo mostra l'ansia dei grandi avvenimenti; già ieri sera mentre la ciclopica massa del «Rei» sfumava e sembrava farsi persin lieve nella tenerezza dell'azzurro impallidito, su ogni volto, in ogni 'gesto di chi attendeva agli ultimi preparativi, più che la febbre dell'attesa scorgevi la gioia per l'opera compiala e la certezza della riuscita. Dal direttore 'generale delle costruzioni navali dell'Ansaldo, ing. Eugenio De Vito, nil'ing. 'Achille Piazzai, direttore del cantiere, 'dal capo dell'ufficio tecnico ing. Boschi al capo officine ing. Anatra, dall'ina. 'Biondi, compilatore dello studio pel vaTo. al pazientissimo e sorridente dottor <Magnonc, da sedici anni segretario net 'cantiere di Scstri Ponente, e fino al catti operai Cenali, Siri, Campagnoli, ciascuno — nel parlarti — aveva negli ocChi un lampo che diceva la profonda , fgddisfazlonc dell'animo. Era gente, co¬ me l'ingegnere Piazzai, che da un mese non conosceva che due o tre ore di sonno per notte, e più che col cibo si sosteneva con sigarette e caffè per meglio dare ogni minuto della giornata alle, proprie incombenze gravissime; eppure,! incontrandoli, non si. stancavano di ripeterli i pregi, le qualità, le caratteristiche, della costruzione. Duecenloscssanlotlo metri di lunghezza, trenta di. larghezza, stazza lorda cinquantamila, tonnellate, altezza dalla chiglia al ponte i di comando trentasei metri, quindici'compartimenti stagni, undici ponti, forma della carena rigonfia per assicurare alla nove la maggiore stabilità anche in mare ondoso,'garanzia assolala contro ogni possibile avaria, (plinto posto nella gara, mondiale delle costruzioni navali... l'olerà stupire, in costoro, la resistenza alla fatica, non la passione che II animava. Poi, dai dilli più propriamente tecnici passavano a certe curiosità sbalorditive, a. cifre prodigio, a superlativi assoluti; cinque milioni di chiodi nello sola struttura dello scafo, cento tonnellate, il peso del timone, centosessanta quello delle ancore e delle catene, duecento di. pitture e vernici, quarantamila metri quadrali, di pavimentazione, 30 tonnellate dl-lubrlflcanlc (il sevo) per assicurare il perfetto scivolamento della nave sullo scalo. E dal bosso guardavano quel tempio di ferro che sorgeva, su dall'invasatura di legno pesante, esso, millesetleccnto tonnellate, quella mole per la quale ogni confronto e Inutile, perché a dir Colosseo o Palazzo PUH mancherà ancor sempre il termine esalto del paragone. Intanto le maestranze badavano a togliere gli ultimi sostegni, i puntelli dei travi, di pino, e faceva paura il pensiero di quel grattacielo ormai in equilibrio sopra la esile guida di legname, e le cinque gru allentavano il giro dei loro bracci smisurali, quasi indecise se avessero da aggiungere o da levare qualcosa; quel tocchi del parrucchiere, quando resta II, pettine e forbici in aria, a studiare il capo del cliente, caso mai tutto non sia ancora perfetto. Lo era stamane, all'albo, dopo l'ultima notte di lavoro. Un'alba strepitante di claxons e di cornette d'automobile, che tutta Genova pareva impazzita. Le vie per Cornigliano e Sestrl Ponente gremite da colonne marciami, le auto pubbliche e padronali ad andature folli, i trams che dove ce n'era cento altri cinquanta volevano salire. Ed erano le cinque. E dal senso inverso, da Voltri e da Pcgli avveniva lo stesso, come per tutta la. Riviera, senza contar quelli che già tersero erano giunti da Roma, da Firenze, da Torino, da Milano, Quante diecine di migliaia di biglietti d'invito han distribuito l'Ansaldo e la Navigazione Generale Italiana, committente dei piroscafo? li le richieste si moltiplicavano. Non si trattava forse del più gran bastimento italiano che andava in mare? E non ci sarebbe stato presente il Re? E non sarebbe stata madrina la Regino? Ha Re a Re, davvero, la cerimonia era stata allestita. A bordo del transatlantico Ed anche nell'apparato l'Ansaldo aveva fatto le cose da signori. Ricchissima la tribuna reale addobbata a velina rossi e gialli con ghirlande e cordoni, e piante verdi a gli angoli, fornita di due magnifiche poltrone ricoperte di antico broccato genovese. Ai due lati, atti sul pennoni fregiati di aquile romane e di Fasci Ultori, la bandiera italiana e quell'altro stendardo « croce rossa in campo bianco » che già sctlecenfanni fa, quando compariva sul mare in vista delle galere pisane e venete, od a portata di sguardo di Francesi e di Spaanuoli, incuteva rispetto e timore come il più glorioso vessillo mediterraneo. All'estremità del palco, quasi a toccare il curvo fianco dello scafo, l'aliare per la benedizione del nuovo gigante del mare. Poi, più in basso, a destro e a sinistra della tribuna reale, quelle per gli invitati tulle pavesate del colori italiani, ed al di là dello scalo l'altra — vastissima — per gli operai dell'Ansaldo. « Sia puntuale alle sei, perchè dopo le scale verran tolte, e non potrà più salire a bordo », mi avevan detto. Ma avevan ragionato, questi bravi signori, da marinai, da pontieri, da carpe.nti'eri, da gente insomma, che a. lavorate in. bilico sii un trave, appeso per aria a sessanta metri di altezza è conw se si trovasse a fumare un « Virginia » nel giardino di casa suo. Di scale ce n'ero, una, si: una scala a pioli che partiva da terra e si perdevo in uno sporlellonc aperto nel fianco rosso del mostro-, come chi dicesse una. scaletta esile, esile appoggiala al cornicione di una casa di quattro piani. .Salire per di IV » « Sissignore », risponde sorridente l'ottimo dott. Magnane. . Ebbene allora saliamo...*, l'eticità di trovarsi dentro un ventre nero, ciechi per il buio improvviso,, ma, vivaddio, eoi nicdl appoggiali su dei buoni lastroni di ferro che non oscillano sul vuoto rome quei pioli. K aia mi se"'iv° <' 'nuore d'un nostromo balzando da meandro a meandro, quando uscendo sullo, tolda credetti, di svenire. Mancano i termini di confronto, ripetiamo; ma nella chiara luce del sole che più scabre ed arse e rossastre face, va apparire le lastre del ponte, in questa nudila scheletrica, dura, violenta, irta di tutta la nove ancor al suo stato essenziale di semplice vaso .metallico la sterminata coperta dava la vertigine che può provocare la vista di certe piazze vuote abbacinate dal sole meridiano. Senonchi questa era una una piazza-.lanciata a trenta metri dal suolo, con una estremità, la prua, che pareva torcarc (ed umiliare con la sua altezza) il colle di Tcjo'a, e. l'altra, la poppa, che si protendeva sulla placida onda azzurra. Era lassù — singolare contrasto con tonta volontà di potenza — una pace, un silenzio, quasi uno struggimento per cui si rimaneva li inerti, perduti, resi cosi piccoli e fra¬ gili che la voce, per lo spasimo, non veniva alle labbra e se fosse venuto, avrebbe invocalo da qualcuno protezione. Come altrettante torri Eiffel, le cln que gru immobili vegliavano sulla terrificante distesa lungo la quale gli uomini — oltre centocinquanta uomini — si perdevano come inselli. ■ ■ Tre lutti bianchi: il. comandante Alcilo e i suol due aiutanti, capitani. Tullio Mazier e Romolo Mora, tre magnifici, nomini di more che l'Ansaldo impiega nelle più delicate occasioni, calmi, bonari, cortesi, incaricali del comando del Rox nel tragitto dallo sca- slo di Sestri alla Calala Allestimento Navi del. porlo di. Genova dove, il pira-\scafo andrà in allestimento per esse-\re pronto al suo primo viaggio ^ssaloì-sembra — per il luglio venturo: \li.n.g. Grassi, per il. funzionamento Udella dinamo accoppiala ad unmolorc\Diesel, destinato alla manovra degli argani, a salpare, unico apparalo motore che oggi trovi posto nel ventre della nave; gli otto marinai, (hanno voluto esser tutti nominati e lo meritano): Consigli, Da zzi, Cesarali, Repello, Roccaforte, Redogni, Rianchi, Rongarzone, i. manovratori degli argani Toselli.no e Rollerà, ed infine lo stuolo degli operai indispensabili o tutte le eventualità. Perchè anche le eventualità sono contemplate, dai palombari che son II che attendono in una loro borea, ai pompieri, dai battelli di salvataggio olle cassette di pronto soccorso : e il comandante .Hello enumera questi mezzi . urgenti » anche se non son proprio falli, per* tranquillizzare un semplice dilettante in vari. 150 mila persone al varo Ma intanto, abituandosi lo sguardo, anche di questa vertigine di spazi, vuoti e di impressionanti altezze, svanisce a poco a poco il senso. Allora ci si può azzardare fin sul punto più alto della prua, e di lassù, affacciandosi cautamente al margine ancor senza murata della sfuggente parete metallica, abbracciare con l'occhio lo spettacolo che di sotto si apre. Spettacolo fantastico. Mentre di quarto d'ora in quarto d'ora i colli dominanti la lieve insenatura di Sestri nereggiano sempre più, fittamente d'una moltitudine incommensurabile (v'è chi afferma che più di centocinquantamila persone abbiano assistito al varo) le tribune si popolano. Chi è stato nell'interno delia cupola di San Pietro in un giorno di grande funzione, può trarre, ancorché vago, un confronto. Non si distinguono nettamente le figure, ma l'insieme del colori degli abiti femminili fa di quel pubblico, che si indovina elegantissimo, una sorta di gigantesca aiolà fiorita, di una grazia e di una bellezza incomparabile. Ma se ci si porta poi a poppa, la dislesa del mare strappa un grido di. meraviglia. $on centinaia e centinaia di battelli, di canotti automobili, barche a vela ed a remi, fuoribordo, rimorchiatori, imbarcazioni d'ogni specie e portata, che si disseminano sulla superficie azzurra, il cui numero cresce di continuo, le cui forme s'infittiscono e si moltiplicano, mentre all'orizzonte, nell'accecante luce che ne trae bagliori d'argento, si profilano candidi i quattro esploratori Leone Pancaldo, Emanuele Pessagno, T^ancellotto Maloncello, Antonio Da Noli, incaricati, di recar l'omaggio della Marino da guerra alla Marina mercantile. E come il Rex, come tutte le costruzioni che si elevano dal cantiere, ogni imbarcazione è pavesata a festa. Cominciano a ronzare altissimi gli aeroplani. L'ora, avanza. veloce. II. rigurgito della fiumana dcl pubblico ha qualche minuto di congestione, quindi s'arresto : devono aver chiusa i. cancelli. Quanti saran rimosti fuori? La. compagnia dcl 43.o Fanteria per II servizio d'onore al Sovrani è. schierato. La stazione di. Se.stri. è hlocrola in attesa del convoglio reale che vicn dal Piemonte. Tutto ciò di quassù, la si percepisce più. che notarlo nei particolari. Nel folto delie autorità, gruppo bianca e nero, animalo da gaie note di. vestì femminili, spicca fiammante la por. poro di S. E. il cardinale arcivescovo Dalmazio Minoretti, che benedirà la nove. II Re e la Regina Come tenui salgono a quest'altezza gli squilli dev'attenti e poi le note della Fanfara e della Marcia Reale! Quasi non le avvertiremmo; ma un marinaio spenzolonl giù dalla prua ho lanciato l'allarme: « Il Re, la Regina!,,. Tutta la maestranza di bardo allora si getta primo al lato che guarda il punto di arrivo del treno reale, poi, come un sol nomo, e applaudendo freneticamente, dalla porte opposta, che già i Sovrani — passata la rivista della compagnia d'onore, ricevuto l'omaggio delle autorità — si sono inoltrati nella galleria costruita appositamente per il loro passaggio sotto la mole del piroscafo. Sentono essi guestl battimani, pioventi dall'alto? Non è possibile, perchè — contemporaneamente alla raffica d'applausi che si scatena dalle, tribune — i quattro « esploratori • hanno aperto il fuoco del soluto. Allora avviene una cosa mirabile, che noi soli, sul « Rex », avvertiamo. Nel. frastuono delle detonazioni e nel rombo dei motori, tutto lo scafo, dall'abisso della chiglia fino al sommo delle travature metalliche, si mette a vibrare come una gigantesca cassa armonica: freme, sussulta, palpita quale una cosa viva, unisce la sua armonia formidabile alla salva guerresca. Tremano le lamine, ronzano le funi, le stesse bandiere sembrano sventolare con maggior impeto. » battcsììno della forza alla nave della pace. Al giungere, dcl Re, quest'altro .re « si è desiato. Ormai è sveglio per l'avvenire. Vittorio Emanuele III, in grande uniforme di generale, la Reginn, che indossa sull'abito chiaro un leggerissimo ma.nte.llo grigio tortora intonato nel colore all'ampio capiiello di paglia, accompagnati dalle LI,. Eli. il Ministro Ciano, il Ministro Sirianni, il Ministro Di Crollalanza, Cao di S. Marco, Cosalini, Rodrexo, Caviglia, Amanlea, dall'an. Ili Racci per il Partito Nazionale Fascista, dal Podestà di Genova, senatore Rroccardi, dal Prefetto e dot senatore Cavallero, presidente dell'Ansaldo, salgono sul palco e prendono posto nella tribuna. Sono le 7,50. / minuti ormai precipitano, che il varo deve avvenire alle otto. L'ansia serra la gola di tutti, il cardinale arcivescovo s'avanza 'fino all'altare, si raccoglie in preghiera, quindi benedici \la mWl, vronunziimdn la lormol„ Ti. \tuale dcl battesimo, lì' la valla della ìAugilstaMadrlna- elelia di Savola sì \accosta a un tavolino munito di tosile U preme un bollnnCi e „ ccnt0 mctn \lU distanza la bottiglia di spumante italiano appesa a un nastro trattenuti a un pennone, si libera in viriti d'un circuito elettrico, descrive la sua lun ga traiettoria, e viene ad infrangersi contro la prua. Un applauso altissimi, si leva al ciclo, e due bimbe dei Fasci italiani all'estero con un Balilla di Marsiglia presentano un mazzo di fio ri alla Regina che bacia'e accarezza maternamente i tre piccoli. Il varo perfetto E l'attimo solenne scocca. Troppo tesi siamo dall'aspettazione per poter seguire qiianto in basso si svolge; ma comprendiamo che dall'ingegnere Piazzai, dopo che S. E. Cavallero ne ha avuto licenza dal. Sovrano, deve esser stato pronunziato il taglili, automati.coniente, con appositi apparecchi, elei trlcl, eseguilo. Lo comprendiamo dal silenzio enorme che di colpo è piombalo sul pubblico. Non c'è più uomo che flati sulla tol¬ da. Sentiamo lo scatto dd martinetti \mche san stati messi in moto per la\t.cscnssa. iniziale. Un marinaio allora mi\glmormora all'orecchio: a Ci muovia-ìvumo...i, ed a me pare che quel sussurro riempia il ciclo. Ci muoviamo? Eppure diresti tutto ancora immobile. E invece, impercettibilmente, già abbiamo fatto qualche metro della fantastica discesa. All'improvviso un sussulto coradichunpeformidnbìle scuole la. nave che pnr\mprendere soltanto allora la sua rlncor-\pesù. Scivoliamo in. mezzo al fumo chc.eosi sprigiona dall'accensione dcl sevo. in mezzo ai getti, delle pompe lanciall\dcsulle guide di legno. Sedlcimlln inn-\deindiate di cavo ferro precipitano orai in mirabile equilibrio verso il marcìtycon questo fragile carico umane, che ancora non oso pronunziar parola, mentre un urla di bufera sale dal imsso, applauso ili folla che sembra impazzila Investilo dal vento vorticose della corsa mi abbranco a una fura- metallica. Sopra le nostre leste i bracci del le gru giganti passano con velocità fulminea, a terra il nereggiante pubblica svanisce, come inghiottito dal nostri, procedere, ed è appena se scorgo une sventolio fantastico di cappelli e tozzo \ letti, che. la poppa ha già toccalo il. nia-\ re e già galleggia ruotando verso l'ulto e dando l'impressione clic tutta la nave tiimgtodesinReopdpricoli\d1 ' [trMa non è impressione soltanto, che il javaro è compiuto, compiuto come più te- llccmenle non era augurabile, e questa] gente sul ponte ora. grida felice, rispon-\ denrio a dozzine di sirene che empiono]" l'aria di assordanti vari, ai rinnovali dspari di giubilo, a quegli evviva frane-!'Iliei che, quanlunriua noi siamo ormai\ralontani sul mure gualche centinaio di \romelri, ancora ci giungono impetuosi co-\mme scrosci dì temporale. Dieci Savola ti-\capo trasvolata atlantica s'abbassano sulìv(i Rex • fin quasi a roderlo in volo, ed un\s \marlnaio, esclamando « Evviva anche a \t.c t, libera uno smarrito piccione viag\glatore che fino allora (unica vittima del ìvuro) s'è tenuto prigioniero in tasca. Il comandante Aicllo è raggiante; tanto raggiante che prova persino il bisogna di dirmi gentilmente: .Sono contento che un giornalista abbia partecipato a un varo cosi perfetto ». Ma io intanto penso ad un uomo che in questo mo- \menlo dev'essere affranto d'emozione \per la enorme respnnsatiiìità che gli in.eombeva, all'ingegnere Piazzai, che è là palco a ricevere le congratulazioni \dct Sovrani, dei Ministri e del dirigenti \de!l.'.\nsnldo. i Ora slam fermi ad oltre un chilometro ìty riva Vanta fu la propulsione della n \ \ tisecsa), attorniali dalle cento e cento\imbarcazioni, ciascuna delle quali miplìgridare il suo evviva al .Rex», i)uol\toccare, come portafortuna., la. chìgUa\della nave che soltanto in quest'istante msi può dir naia, alla vita. Tuonano di\nuovo I cannoni per solutore il Re e luì Regina, che lasciano il cantiere; e il [eomandante .-hello col suol due secondi'prende a dirigere la diffìcile manovrai dei rimorchio da Sestrl a Genova, ad o \ pera dei. cinque più polenti rimorchiala \ri dcl porto, il l'imo, l'Audace, il. Vorti co, il Tenace e il Turbine, cinque picco 1 li mostri neri sbuffanti e fischiatiti chi \devono avere il diavolo in corpo tanti [trascinano caparbi il galleggiante grat-\ jaciclo. Italia di domani E comincia cosi la lenta navigazione ] \ ]" oUo chilometri all'ora, in vista della dolce ed Ilare costa genovese che ada- !'Iio adagio si svolge come un lllm « au\\ralenli ». Ci scortano i bianchi • espio \rotori », e ancora, volteggiando altissi\mi, gli aeroplani. Sfilo Sestrl con il suo \canliere che par soltanto più una seilìvetta di nudi alberi e d'irle ciminiere, \sfila Cornigliano col Castello Raggio, sfila Sampierdarcna, e la vecchia cara Lanterna, controluce nella leggera foschia mattinale, è un'ombra cinese sulla chiara città. Ma il comandante Aicllo impugnando il megafono richiama da rude marinaio alla realtà: « Rimorchialofi di poppa pronti per abbattere!: Ci guizza a prua un fuoribordo guidato da due ragazze bionde come Naiadi. ■< Fermate l'abbrivio verso poppa! ». Le due fanciulle fuggono lontano; e la massa immensa comincia a Titolare, entra nel porlo passando a pochi, metri dall'incrociatore « Pancaldo • eh'è II in allestimento e ch'è gremito degli operai dell'Ansaldo, da Sestri corsi fin qui per salutare ancora dal mare la loro gigantesca creatura. Avamporto, Porto Vec- \cìvia; tulli i piroscafi, anche i più granìai, paion gingilli a petto di questo .Rex» \clll. ancor nudo dì soprastrutture domi\na in moiK xtCssa dcl .Conte Verde., mitro colosso, ma colosso di ieri. Siamo \aila Culata Allestimento Navi, lunga ì quasi trecento metri e che pure a prima [vista non si direbb-j sufficiente ad ospi'tare ti nuovo re della Marina italiana, i si gettano gli scalandroni, si deve di \ scendere. E allora ancora una volta si \nìra ,„ sqvnr(to intorno su questa ster 1 \ minata tolda che poche ore fa era ancora una. speranza e adesso s'è fatta realtà. Forse è illusione; ma guardando per l'ultima volta la fiammante prua che abbiamo accompagnato in marcaci sembra ch'essa sia un poco più nostra che d'altri. Soltanto illusione, perchè in questo momento la nave bellissima è veramente caso di tulli gli italiani, è espressione dello loro fierezza, è una \bandiera del loro orgoglio. • Viva il Rex! », grido piccolo e solo un bimbetta dalla calata, pesile vocina infantile guizza nel sole come la voce stessa dell'Italia di domani. MARZIANO BERNARDI.