Le conquiste del lavoro italiano in Colonia

Le conquiste del lavoro italiano in Colonia Le conquiste del lavoro italiano in Colonia La steppa tripolitana redenta dalla vite - Incomincia la vendemmia - La celebazione dell'uva a Tripoli (JF»ei- telegrafo dal nostro oorrlspoiitlente) Tripoli, 3 mattino. HQuella stessa terra che pareva, or non'son molti anni, desolata e inospitale'da chi non aveva fede nelle magnifiche virtù colonizzatrici del popolo Italia- no — che pure aveva trasformato me raviigliosamente vicine terre altrui in Icondizioni non molto dissimili — od a i e à e e o o e s e e e e i l o r o a e i ! a aa i i E e o 3 i o o a a i o i a a i a chi era tratto in inganno dall'aspetto di sterilità delle sabbie delle dune litoranee o delle steppe solitarie, permette già ora, dopo il breve intenso periodo di valorizzazione operata secondo il nuovo ritmo impresso dal Fascismo, di realizzare una vendemmia tripolitana. Non è ancora la vendemmia in pieno, che si avrà fra qualche vitro anno, ma sia/mo già molto lontani dai piccoli raccolti avuti finora. Salvo l'imitati appezzamenti delle prime concessioni attorno a Tripoli, ove la vite è da varii anni nel suo massimo rigoglio, i vigneti sono di molto recente creazione ed In gran parte si vanno ora impiantando ed estendendo. Siccome a/1 terzo anno, per l'uva da vino, già si ha i discreta produzione, ad ogni canioagna agricola che passa sono nuove vigne che entrano nella fase fru' catrice, Il 1931 segna, cosi, una lappa assai significativa per la rinascita agricola della Tripolitania, poiché è la prima volta che nella Colonia si ha un raccolto di uva di entità sensibile agli effetti dell'economia locale. In considerazione di ciò. il Governatore della Libia, S. E. il Maresciallo Badoglio, ha voluto che fosse iniziata, da quest'anno la Sagra annuale. dell'Uva a Tripoli, creando una tradizione simpatica in analogia a quanto avviene da varii anni con successo nella Madre Patria. Il successo della festa La festa si è svolta Infatti nel pomeriggio di ieri fra grande entusiasmo della popolazione con una imponente manifestazione avvenuta nel parco dell'Istituto sperimentale agrario a Sidi Mesri. Sono intervenuti il Governatore Maresciallo Badoglio e la Marchesa del Sabotino e vi hanno partecipato il Segretario generale del Governatorato Zucco, il Segretario federale, Molchiori. il comandante le truppe generale Siciliani, il Podestà Perugini, il direttore della colonizzazione Siniscalchi e tutte le altre autorità Al mattino la festa dell'uva aveva già avuto le sue prime manifestazioni al menato coperto, tutto addobbato di tralci, con la vendita dell'uva a prezzo speciale. Per le vie della città sfilarono poi numerosi carri allegorici che si recavano quindi a Sidi Mesri per la manifestazione del pomeriggio. Quivi con alluni treni speciali, con moltissimi autobus del servizio urbano, con vetture, taxi e con ogni altro mezzo di locomozione si riversava una glande folla di oltre diecimila persone che ha vivamente acclamato il-Governatore al suo arrivo. Si iniziava quindi, fra gli applausi della folla, la sfilata dei molti carri, in parte allestiti dal Dopolavoro coloniale cui era affidata l'organizzazione della festa ed altri preparati dall'Opera Balilla e da altri Enti, olire a va ri automezzi e carri dovuti alll'lnizia Uva di singoli produttori. Ogni carro si fermava davanti al Maresciallo Ba doglio facendogli omaggio di cestini di uva magnifica che egli, con pensiero gemile, distribuiva ai bambini che gli si trovavano vicini. Dopo la stilata si e proceduto, nel cortile interno dell'Istituto agrario, alla distribuzione di oltre ottomila sacchetti d'uva, prima ai bimbi delle varie istituzioni benefiche e quindi alla cittadinanza intervenuta. Ciò è stato possibile per la simpatica gara di generosità manifestatasi fra gli agricoltori che hanno offerto gratuitamente parecchie decine ili quintali d'uva, volendo dare ad ognuno la gradita sensazione del [rutto d<i essi ricavato dalla terra redenta con aspra fatica. La festa si è protratta fino a tarda sera fra i viali del parco nel quale era disposta una sfarzosa illuminazione. Il colono e la vite La prima sagra dell'uva in Tripolitania ha avuto in complesso un esito ve ramente magnifico e segnerà certo l'inizio di una lunga e fortunata tradizione. Essa ha dimostrato che quello che meno di vent'anni fa sarebbe parso una vera utopia, la possibilità cioè di un raccolto di uva piuttosto rag guardevole in Tripolitania, è oggi una bella o confortante realtà. Anche qui ha trionfato quell'istinto che guida il eolouo italiano ovunque porti il fervo-re della sua opera tenace: ov'egli arri- vu, purché il terreno non lo vieti del Hutto, arriva anche la vite, dalla quale s'egli non si sa disgiungere. Il terreno i'della Tripolitania offriva buonissime) po a e . e o i a a i a a fa , n no e i a l o e e à l i o si a i n i e a l i i o oOa a o a i o i ra tiaiie e e l eè i a ae io rè g a i l possibilità sotto questo riguardo ed esse non sono sfuggite al suo occhio sicuro: così i piccoli vigneti del primi rudi agricoltori, quelli che, prima dell'avvento Fascista, coltivavano la loro terra oltre i reticolati, con accanto il fucile, sono stati allargati dai nuovi coloni sopraggiunti in modo notevole, e nuove zone sono state rivestite dal verde della poetica pianta. Oggi s'incontrano vigneti bellissimi, di cui parecchi estesi per decine e decine e decine di ettari, non solo nei dintorni di Tripoli, ma tanto sulla costa occidentale, ove prosperano in molte concessioni, che su quella orientale, ove, ad esempio, nel Villaggio Liltoriano presso Gas'r Chiar, a circa 80 Km. ad oriente di Tripoli, un grande e fiorente vigneto fiancheggia per lungo tratto la strada verso Homs. Una zona, poi, ove fiorisce ottimamente la viticoltura è quella di Castel Benito, ove si ammirano estesi vigneti fra i più belli della Tripolitania. Qualche concessionario di quelle fertili plaghe realizzerà, anzi, quest'anno, secondo le previsioni, una produzione di vino di circa 800 ettolitri; anche se si tratta di eccezioni, poiché gli altri numerosi viticoltori saranno molto lontani da slmile cifra, tuttavia se ne può trarre un indice della possibilità di sviluppo della vite in Tripolitania. In vista di una discreta produzione vinicola, che, col crescere dei vigneti, dovrà nei prossimi anni, aumentare, si è incominciato a pensare alla necessaria attrezzatura prendendo in proposito qualche opportuno provvedimento. Non potendo in un primo tempo ognuno crearsi una compieta sistemazione propria, i maggiori produttori hanno, intanto, formato come del centri di raccolta del prodotto dei concessionari vicini per la produzione del vino. In complesso si calcola di produrre quest'anno qualche decina di migliala di ettolitri, quantitativo, come si vede, assai modesto in sè, ma di evidente importanza se si pensa alla rapidità del progresso realizzato dalla Colonia anche in questo campo. Qualche piccola partita di vino assai pregevole già si produceva da alcuni anni da parte delle più progredite aziende1 e se ne effettuava una vendila limitata; quest'anno si avrà, però, già sul mercato locale una discreta quantità di vino coloniale. In fatto di produzione vinicola uno dei pionieri è stato un piemontese, Rodolfo Avidano, enologo astigiano, il quale, insieme all'lng. Saracco, esercisce una concessione agricola nei pressi di Tagiura. Colla lunga esperienza acquisita dirigendo uno.stabilimento vinicolo ad Asti, l'Avidano è riuscito da vari anni a creare alcuni tipi di buoni vini locali, fra cui uno Spumante che è stato già bene apprezzato e che va migliorando ancora col migliorare della materia prima a disposizione. Un altro produttore, il cav. Finocchiaro, siciliano, ha realizzato un Moscato con buoni requisiti creando perfino un tipo di verinout, mentre altri produttori hanno inesso sul mercato dei discreti vini da pasto. Ma semine, finora, come si ó detto, in limitatissime proporzioni. L'entilà attuale della viticoltura in Colonia può riassumersi iu queste cifro: alla finn del IO.".) esistevano, secondo i dati statistici pubblicati, 9.854.011 viti su una superficie di ettari 2956; nella campagna 1929-30 ne sono attecchite altre 1.507.833 su ettari 603, in modo che alla fine dell'anno scorso si avevano in totale 11.361.844 piante su un'estensione di ettari 3559. 1 vigneti sono pressoché totalmente consociati all'ulivo, al mandorlo o ad altre piantagioni arboree. Vino ed uve da tavola Nò conviene dimenticare che una parte non indifferente della produzione di uva sarà orientata verso i tipi da tavola, che per la precocità di maturazione Crii abbiamo accennato, offre la possibilità di una esportazione primaticcia potendo giungere con un mese di anticipo sui mercati nazionali ed esteri. L'anno scorso se ne esportarono quasi in mila quintali e quest'anno, nonostante qualche avversità stagionale, si spera che tale quantità sia superata. Ma comunque, si osserva da parte dei competenti, anche quando si fosse giunti a produrre un qualcosa come 200.000 ettolitri di vino all'lncirca annui, ciò che non si avrà ancora per parecchio tempo, cosa rappresenterebbero di fronte alla produzione nazionale- che si aggira sui 15 milioni eli ettolitri in media? Quulo-1che tipo di particolare finezza potrebbe - prodursi il quale avrebbe possibilità di l trovare sbocco fuori della Colonia, uiu sarebbe sempre in limiti così piccoli da inon destare alcun timore. In sostanza, i ) produttori italiani possono vivere nella o più completa tranquillità, poiché, almeno per lungo tempo, la Colonia non potrà dar loro alcun fastidio. La vendemmia del 1931 rappresenta, invece, una notevole affermazione agli effetti della redenzione della steppa tripolitana e segna un passo assai importante verso la formazione di una economia coloniale. E rappresenta soprattutto la prova palpitante e tangibile della vittoria del lavoro italiano contro la forza bruta della natura, la dimostrazione migliore di quanti possa compiere lo sforzo di un popolc roteso verso le fortune che si crea col proprio sudore, rimediando alle deficenze di passati reggitori ed alle ingiustizie di altri popoli che gli negarono le terre migliori cui aveva diritto. C. Z. ORNATO.

Persone citate: Avidano, Badoglio, Finocchiaro, Rodolfo Avidano, Saracco, Siniscalchi