Ventisette giorni di gara e 5000 chilometri di strada

Ventisette giorni di gara e 5000 chilometri di stradaVentisette giorni di gara e 5000 chilometri di strada g"n Poche ore sono passate da quella che ha visto chiudersi la gratuie battaglia, l'asperrima fatica dei 27 giorni e dei cinquemila chilometri, nella solennità dell'apoteosi, nel calore dell'entusiasmo popolare. Ho ancora negli occhi il quadro fanastico, negli orecchi il clamore oceanico della folla, la folla che, generosa, ha detto a tutti la sua lode piena, ardente, "che tutti ha applaudito, che utti ha visto degni di questo premio; a folla che non giudica, ma amnòia Ed ecco ora la critica, che può ammirare, ma deve anche giudicare. La critica, che deve impossessarsi della battaglia che per un mese ha acceco ed avvinto migliaia di persone, che è erminata oggi nel fulgore del trion-o consacrato, esaltata da una moltitudine ardente di entusiasmo, la critica che deve mettere lutto e tutti, falli e attori, sviluppi e figure, sul freddo avolo anatomico dell'analisi, della valutazione, del confronto. Vorrebbe il critico, come una di quella folla che ha accolto poche ore fa tutti i. reduci come altrettanti trionfatori, lodare tulli incondizionatamente, perchè anche egli, che tutta l'ha vissuta, è stalo preso dalla bellezza aspra e maestosa di questa durissima fatica; ma non può, non deve, perchè il suo compito — ingrato compito in quest'ora cosi vicina a quella dell'apoteosi — è di ricordare, di soppesare, di giudicare. Ricordiamo. Arrivo della prima tappa a Caen. Si rassicuri il lettore: non gli rifarò tutta la storia, tappa per lappa, fase per fase, del Giro di Frani, eia. Gli è che taluni particolari eh allora sembravano avere un. semplici carattere episodico, e Io dovevano avere, si presentano ora ron ben altro valore, stranamente simbolici, chiara menti: indicativi. Profezie erano; mu non si videro, non si raccolsero (c'è anche quello dei pronostici fra i nostri compili. Ma si sa che non li indoviniamo). Si vedono, si rurcolgono, si misurano ora in tutta la loro significazione. Guardale un po'. Il gruppo ancora di "0 uomini all'entrala in Caen, si spezzava, si. sminuzzava perchè, per raggiungere il velodromo dove la lap Pa avrebbe avuto il suo epilogo, c'era da fare un lungo giro per straducole di campagna; ed esse provocarono la selezione e la resero decisiva. I corridori entrarono nel velodromo suddivisi in una infinità di gruppetti. Per il cronometrista che prendeva i tempi all'ingresso in. pista, il primo gruppo fu considerato di 32 uomini; ma in realtà solo otto erario in testa, proprio primi, menile gli ullri erano distaccati sia pure di pochissimo. Hello, voluta liaemerlgnck precedeva Pélissier, che con una mano si era appoggialo al belga per (arsi largo e prendere la spinta, e Di Paco. Due altri ialiani soltanto erano tra coloro che diventavano leader» della classìfica: Pesenti e Gestri. La sfilata degli staccati si iniziava con Magne, che aveva tenuto una condotta assai brillante sul percorso, cosi come si era distinto Di Paco ver prontezza nel respingere gli attacchi. Magne rcclaniuva poi per essere incluso nel gruppo di. testa e. benché la sua posizione di ritardatario fosse stata stabilita in modo chiaro e indubitabile 'l'aveva individualo Desgrange), la Giuria accoglieva il reclamo. Più indietro erano arrivati Camusso c Giacobbe, caduto quello, ritardato questo dalla rottura di un freno. Prendete ognuno di questi particolari e, riferendoli ai vari corridori che non furono protagonisti, vedrete come si stabiliva così quella che doveva essere la loro sorte nel. corso della gara. Sette vittorie italiane di tappa Di Paco era riuscito a terminare nella scia di ilaemcrlgricU e Pélissier, cioè dei due ritenuti come più veloci del lotto. Il toscano affermava cosi le sue possibilità che douevuno poi trovare la pia ampia e fruttuosa esplicazione in cinque vittorie di tappa, quan le, ne. ha totalizzato Pélissier, che non ha perciò più potuto padroneggiare in questo campo ritenuto suo e imprendibile: ma dovrà dividere con Di Paro il n'ero premio per il vincitore del maggior numero di tappe, certo istituito nell'intenzione che » Charlot » se lo aggiudicasse. Luminoso risultato questa serie di vittorie di tappe conquistate da Di Paco, onde l'Italia può figurare olla pari con la Francia con sette successi, lasciando lontane le altre squadre, e alle nostre folle sono stulc procurale altissime, incomparabili soddisfazioni. Mercè queste littorie, di cui due furono la conclusione dt fughe, una volta con Pé¬ liè cogubrdipericopevistaqua crdifrsacoItanoglinstchmtaPtuChcoprtonatialCnMPrsqglePsicarepcsssludPinpacpnNbviacgcrnBiQdcLslrtnttdqrfdtampfcdcmimgcmffMra lissier e l'altra con Geycr. Di Paco si è affermalo in campo internazionale come atleta di classe. Vero « jmro sangue », il toscano ha alternato tappe brillantissime ad altre mediocri o addirittura disastrose. Alti e bassi non dipendenti da deficienze particolari [ti ricordi come Di Paco scalò il primo colle della Cannes-Nizza) ma dal temperamento di questo atleta che tuttavia ha superato ogni aspettativa. Incostante egli è slato anche in queta prova perchè lo è di natura, ma quando mai egli aveva « tenuto » cosi a lungo, cosi efficacemente? Non lo si credeva capace di terminare un Giro di Francia, e lo si è visto fra ì più reschi alla fine di una cosi dura, massacrante fatica. Il Giro di Francia ha consacrato Di Paco, che ritornerà in Italia essendosi già assicurata una rinomanza delle più lusinghiere. Detentore per quattro tappe della muglia, cinque volte vittorioso, distintosi in moltissime occasioni, il toscano è stalo la vedetta della nostra squadra, che la sfortuna ha provato cosi ritiramente per tutta la gara, dalla prima appa a ieri. Proprio fin dalla prima tappa la sforuna era stata contro ì nostri ragazzi. Chi ha colpito? Camusso e Giacobbe, coloro che avrebbero dovuto, secondo i pronostici e i piani della vigilia, capi, tonare la squadra e che, dalla sfortuna che li aveva scelli per prime vittime, furono attardati e costretti pure al ritiro. Non sono chiare le indicazioni di Caen? E ancora: del gruppo di testai non fanno parie. Camusso e Giacobbe Ma figurano invece Pesenti e Gestri, Pesenti? Gregario avrebbe dovuto esse re, uno del numeri dal G ufi'S nella squadra. Ne sarà invece il numero uno: designazione di Caen. Disogna che passine le tappe piane, bisognerà arrivare ai Pirenei, alle salile perchè la profezia si avveri. Là il montanaro, l'arrampicatore, trova, infine il terreno famigliare preferito e subilo si afferma, si impone. Secondo della Pau-Luchon, secondo della classifica. La « tappa regina » ha mantenuto il suo prestigio anche quest'anno. Ma la sentenza del « giudici di pace » non è stati per tutti definitiva, e proprio co lui che ha dovalo subire le amarezze della revisione delta sentenza, è stato Pesenti, lo scarpone silenzioso, tenace incrollabile, che aveva tenuto la sua posizione, che si era. anzi avvicinalo a. Magne e allontanato da De.muysèrc, che aveva acceso le più ardite ma non più folli speranze, finché venne la giornata nera, su quel dannato pavé del Nord, per l'indiavolata offensiva ael belgi. II terzo posto di Pesenti Terzo ir. classifica! La sorte non ha voluto che il bergamasco conservasse il posto conquistatosi sui Pirenei: ma anche quello decretatogli nella classifica finale è tuie da appagare i più esigenti. Il terzo nosto nel Giro di Francia a Pesenti che disputò ancora il Giro d'Italia, come isolato, che a 83 anni non figura certo ancora a fianco di Binda e di Guerra. Magnifica affermazione del ciclismo italiano questo terzo posto di Pesenti! Quanto si è otti-nulo con questa squadra di cui non tacevano parte gli assi, che tante avversità hanno ostacolalo! La sfortuna si è accanita contro la squadra via non l'ha piegala. Ed ecco l'insperato, attivo finale: le selle villorie di tappa, il posto d'onore di Pesenti, il clamoroso succesio di Nizza che nessun'altra squadra eguagliò. Quando taluno dubitava, da queste colonne parti la parola di fede. Ci si consenta ora di gioire per ì risultati ottenuti da questa squadra in cui fummo a credere per primi e ineondizionutaniente. T falli hanno dimostralo che la nostra fiducia era ben riposta, che il nostro ottimismo, contrapposto alle riserve di altri, aveva una ragion d'essere. Sulla condotta della nostra squadra mi sono espresso ogni volta che si c presentata l'occasione come ho creduto fosse mio dovere, come voleva la franchezza che sempre mi guida. Nulla ho da togliere, o da aggiungere a quella che già dissi, mentre tengo a confermare che Vittorio Spositi ha assolto il suo compito deliralo c difficile in modo lodevole. I sedici o diciassette secondi che Magne aveva perso all'arrivo di Caen e che la Giuria, accogliendo il suo reclamo gli assegnò, non gli hanno certo fatto vincere il Giro di Francia. Ma fu questo un primo neo nella gara di Magne che di. nei ne ha presentati parecchi alla critica. Esallino pure i francesi questo loro atleta che ha vinto, battano pure nella gdrcgnspnvdtovgcgCsgcctalotoaspnqcaevpvcposcltrlGmFcrlcccfn\fI ì[i rancassa della più sfrenata allegria ella più smaccata retorica, nella speanza che quel frastuono copra le vo meno altisonanti ma piU serene. Mane non ha rubato la vittoria che -~ on saremo noi a negarlo — gli è coata sforzi ingenti. Ma insomma, se si ensa a tutte le circostanze che hano favorito lui e danneggiato gli aversari, se si trova poi quella specie i vizio di origine del distacco inflitgli sul terreno e condonatogli a taolino, vien fatto di domandarsi se Mane ha proprio meritato la vittoria perhè è stato effettivamente il migliore. il quesito non è di quelli, che imponano, per risolverlo, lunghe indagini. he Magne sia stato un dominatore nesuno vorrà sostenere e nemmeno i. collehi francesi hanno affermato. Infatti la ronaca della corsa è là ad ammonire hiunque: Magne ha vinto con un vanaggio netto ma non enorme e che so nella penultima lappa si è accentuao e per merito di Démuysère; non è rrivato in lesta su alcuna delle masme salite del Giro e infine non semre è riuscito a riguadagnare in ptaura il terreno perduto in montagna. v183Tmi1rp21i214Vi3t5GH1La « maglia gialla » Magne Questa, ripetiamo, è la cronaca. Ea uale ricorda come nella Pau-Luchon he gli diede la maglia gialla. Magne, rrivalo in netto ritardo sull'Aublsque sul Tourmalet, si. vide spianala la ia del successo dalle forature che apiedarono Denuiysère, Schepers e Deaele (i tre belgi precedevano il franese, che li superò mentre erano alle rese con le gomme, vtae sparire ogni stacolo davanti a, sèls arrivò primo: emplice, non è vero?). E ricorda au ora la cronaca come, mentre in quel a ripresa Magne operò da solo, in alre occasioni ebbe glit aiuti più svaiati e preziosi {Pclissicr che gli salvò etteralmente la « maglia gialla », a Gap; Faure, Peglion e perfino Bulla). Cerio il gioco di. squadra era permesso dal regolamento del Giro di Francia nella più ampia misura, era una delle basi delta battaglia, ma, onsiderando la scursu misura in cui ì ivali di Magne potevano contare sule proprie squadre, vien fatto di conludere che parecchie sono slate le cirostanze indipendenti dal suo valore he hanno contribuito alta, vittoria del rancese. Ma, insomma, un Giro di Francia non si può virhere con l soli elementi in qui elencali, anche se imporlunti. D'accordo, E infatti von si negano qui meriti a Magne, la talliva accorta, ta mpeccabile condotta di gara, la fora di volontà che. lo sorresse ammirabilmente in parecchi momenti critici, a regolarità di rendimento. La vittoriosa gara di Magne fu, in definitiva, una gaia molto abile e quel po' di foruna che intervenne per lui fece pendere la bilancia in suo favore perchè è appunto quel po' di forlnna che occorre per vincere, quando non si prevale. E infatti al puro confronto atleico Dcmuììsèrc impressionò maggiormente di Magne. Mi ricordo che fu il belga ad arrivare in testa con vantaggio sul Tourmalet e sul Galibier e che da lui partirono quasi tulle le offensive che misero in pericolo la « maglia gialla », cosi come sua. fu l'iniziativa per il formidabile attacco di ieri conro Pesenti. Generoso combattente il belga, ma disordinalo, incapace di distribuire saggiamente le proprie forze e perciò vulnerabile pur nella sua poderosilà. Tuttavlatln questo Giro che non ebbe un dominatore, rhe non mise n risalto una personalità supcriore, Démuysère. se proprio si vuole istituire, un confronto tra i tre leaders della gara, si è dimostralo il migliore. Migliore per ardire combattivo, per quaità in salila, per potenza in azione. Magne, Démuysère, Pesenti. come lea ders della classifica. Di Paco, Pélissier come protagonisti degli arrivi in volala, furono le figure emergenti del Giro; ma Bulla che fece man bassa nella sua caegoria e tre volle arrivò alla vittoria assoluta; Battesini che apri la serie dei successi italiani; l fedelissimi e preziosissimi Grano e orecchia; Gestri il vincitore, di Nizza, dovevano pur essere citali. Troppo spessa si è parlato del meccanismo della gara, delle sue particolarità organizzative, di Desgrange, del commissari, perchè occorra ritornare sull'argomento. Si è appresa l'intenzione dell'I'.V.l. di non partecipare in avvenire al Giro di Francia che del resto, se le anticipazioni apparse ieri su un giornale del pomeriggio hanno qualche fondamento, non si disputereobc i in con la formula che ha retto te due ultime edizioni ma subirebbe varie modifìenzionì. Tra le riforme se ne notano alcune che vengono a confef mare la fondatezza dei nostri appunti. sczpvfV1Ip