Il laboratorio d'un uomo di Stato

Il laboratorio d'un uomo di Stato VIAGGIO I3ST TURCHIA Il laboratorio d'un uomo di Stato -|I> A.Xy NOSTRO IJVVIAT O)- ANKARA, luglio / vecchi cimiteri turchi alle, pendici di Ankara, dove si è distesa la città, nuova, sono stati sgomberati pcr dar poslo ai „iar(iini pubblici. in questa concimaia l'erba c le piante crescono con meno slenti. Gli oziosi preferiscono sostare sulle panchine attorno a una vasca con uno zam- dtfqfnpillo nel mezzo; la prima di questa forma che mi capita di vedere in Turchia; in una piazza circondata, di ediflzii adibiti a. ministeri e alla no- lizia, anche una vecchia casupola ----- —. — 1 dalle tende stinte. La gente che viene ,-•>..,,,. (ìat paest vlrim< 0 df,i vecciu0 quar- liere M Ankata, curdi, g alati e \ ^ con ,e (m,c?c (M loro costumi>\sono sorpresi e intimoriti, e quasi mal rassegnali, nella vita nuova della città che è tutta burocratica, miniare, alberghiera. Le povere donne profittano per tendere la mano al forestiero, coprendosi il viso, e non stendendo neppure del lutto la mano, come se fosse questa un altro loro volto; appiattate lungo ì nuovi edilizi, o sulle soglie dei magri giardini, hanno la stessa forza antica e incrol,ahile delle rovine greche e romane, c col loro color vecchio sostengono I come cariatidi, questa vita nuova, ' Vecchi inquilini della città sono an-p che le cicogne: volano spaesate ed ^lel-eganti sugli edifìzi razionali, mai preferiscono i loro luoghi secolari, la colonna d'Augusto o le mura del' tempio augusleo, stilili d'una reliA (/ione dissueta; lassù hanno accumu-\ fain 1 loro nidi di sterpi enormi e ar-ì //(7,;; qucUa sulln colonna vi sla\|c(m un impe(ino da slatlm decora-\ m dngolarità di aaesla nuora.) » ^ ,u(zj, v " . " ... 'popolazione e come trapiantalo, se.n capitale è che ogni strato della sua'.a comunione fra l'uno e l'altro: sol-\dali, stranieri, indigeni, impiegati,]a.Ui funzianarii, ministri, donne ai. ■molle razze europee e asiatiche, os¬ I servatoli stranieri, avventurieri e !avventuriere di questa nuova terra, ] formano una popolazione, di nuclei [\distinti, pochi per ogni specie, come' ìse tutto fosse provvisorio, e come [ o a e a e o a a a i i , l i o r gente accorsa sul luogo d'un cataclisma. Fra tante cose disparate, Ir signore vestile all'ultima moda, di razze divenute indefinibili, le strane razze creale dalla, moda odierna, sono, come accade sempre alle donne, il più audace e riuscito amalgama della città. Al popolo occorrono anni perchè si sgrossi e diventi popolo d'una capitale. Le donne hanno già risolto tutto, e non si capirebbe, se non si pensasse a quel messaggero di livella inculi che è il cinema, come dall'Occidente a questa distanza, siano arrivate forme, mode, atteggiamenti, secondo l'ultimo figurino. Gran virtù ordinatrice delle donne, esse sono fatte perchè non ci sgomentiamo. Tutto il vecchio gioco degli incontri, delle mute ammirazioni, delle simpatie e delle antipatie, che si svolge, quotidianamente nelle, nostre città, qui si svolge davanti al deserto. Le donne hanno già aperto la prigione della vita urbana e sociale e i radi quartieri delle ville sulle alture sono avve-n turosi come il ventre d'una metro poli. Lo stesso senso di relegazione metropolitana; e qui gli schermi, nascondigli, le distanze, sono fatti di terra nuda, e l'ultimo figurino di Parigi che si. aggira per la strade appena tracciale, e lavorate dalle pioggic hanno una novità fantastica. Il cinema e il bridge a Per fortuna si lavorai', mi di cera un osservatore straniero. Egli aspetta la mattina, sulla terrazza, giornali che vengono dal mondo lon tano, come se arrivassero in volo con le cicogne attraverso la pianura uniforme; più lardi, se pensa alla sirata, manda il kavàs ha informarsi se è mutalo il programma del cinema. Non so con guanti anni di rilardo vedemmo insieme in una di coleste sale, il Ladro di Bagdad: l'Oriente vedalo in Oriente; la platea lui la rideva di tanta ingenua fantasia, pensando che Bagdad è uno ei tanti paesi di troppa rovina, di troppa polvere, di troppo deserto; e forse invidiava a tutto l'Occidente questo potere di immaginare e di fantasticare. Bagdad, a quel modo, non e mai esistila. In una sola cosa coincideva il giudizio del pubblico e quello dell'inscenatore della pellicola : nel considerare lontano, speli- lo, tutto il mondo religiosi, che ap pare in quel dramma. Perchè An- psefpsdmM| s[i tiara è il paese dove meno di ogni e altro si sente la religione. Figurarsi,'t poi, su questa terra le governanti'n -, - — — i, europee dei rosei bambini europei, d... .... il senso di agio, di lusso, di civiltà malura, intorno ai residenti., europei, e ln passea?iate dl tuUo auesl0 mon. do privilegiato tra la steppa e la città decrepita, e le (accie degli uomini che badano alla politica, col loro marchio di intelligenza e di fiuto, che aspellano dall'Europa i giornali, e il. mazzolino di fiori, anche, per ornare il salotto nostalgico della signora. Ver fortuna si lavora. E la sera, il cinema riunisce una platea di personaggi amici e rivali, e il bridge nnvSle signore che basta nC manchi una-^perchè la società ne soffra. Nuclei I nazionali, fra cui ogni piccola que-1 'slione, non dico di prestigio, ma di presenza, diventa un gran fattor^chiusi ognuno in ediflzii come in isoilc secrcte, in arche di caratteri di una nazione, non ho mai capito 'nome davanti a voi che cosa sono le A patrie lontane. Mai come davanti \ alle bandiere diverse sventolanti da 'ìun balcone all'altro, coi loro colori]\di fesUi lontane, e ora in una specie] \di esilio e di assedio. ) „ \ v i j Mustafa Kemal maestro '. I legislatori moderni hanno un ca\ratiere in comune, ed è il loro atten] giumento di escmplifieiitori, di mo delti viventi, di facitori di parabole, come un tempo i riformatori religiosi e i profeti. Vidi in una film russa Lenin che. a rivoluzione com- [pinta spaccava la legna in. piazza, 'davanti al. popolo spettatori-, per si- gnificarc la comunità della fatica I umana. Non altrimenti Kemal. A i e i i i o a i i : a o Castàmuni buttò in aria il fez, e lutto il popolo lo segui, e cerimonie, come questa furono organizzale, c una a. lìrussa, drive tutta la folla adunala fece volare, laceri in uria i vecchi copricapo. Questo non dice niente di buono per le religioni; le leggi si annunziano oggi come un tempo le. fedi ai profeti e agli apostoli. E gli elfclti li abbiamo veduti. A Esiti Sceir, davanti a una bottega del bazar, vidi un manifesto che conteneva semplicemente l'alfabeto latino, come una tabèlla di, consultazioni', per qualehe orario. Era rhn.asto là dai giorni della più. forte propaganda del, nuovo alfabeto. Mustafa Kcma', allora, dava lezioni di scrittura, in una piazza di Sivas, e i suoi ministri facevano lo stesso altrove, e il telegrafo mandava alla capitale affannose domande sulla nuova ortografia che esigevano una risposta urgente. Kemal dava la sua lezione davanti a una lavagna appesa a un albero della piazza; sul. tronco dell'albero erano incrociati trofei di bandiere; sulla lavgna Kemal tracciava le tre forme della I turca, e le differenze di pronunzia della C e della G. Col solito braccio sinistro dietro la schiena, col gessetto in mano, senza cappello, simbolo vivente della rivoluzione contro quel nonnulla pesante die era stato il fez, Kemal dava spiegazioni alle, au tarila e agli ufficiali della gitami gione perchè poi diffondessero il nuovo verbo. E figurarsi Ankara in quei giorni. Kemal vi tornava, dalsuo giro di maestro ambulante, e loaspettavano non archi di trionfo, maiscrizioni composte con le lettere del- l'alfabeto nuovo, possibilmente seri- za errori di ortografia, poiché anche per coloro che leggevano le linguedell'Occidente era difficile, essendo molle lettere sottoposte a leggi spc-ciali La città era tutta caratteri, eogni edilizio portava lettere dell'ai- fabeto, smisurate. Festa mai vcduta, promulgazione di niente altro che di sillabe e d lettere; e nel cielo, sugli ediflzii, sulle strade, tali segni trionfavano in una specie di stupore, rappresentavano un palio di nuovissimo genere fra gli uomini, e un atto di fede semplice quanto antichissimo: Credo in A.U.C.. L'edifizio del Museo, davanti al quale sorge la statua a cavallo di Kemal, era. un immenso cartello sotto un riflettore, e su questo cartello era scritto sol- tanto : A.B.C..., e cosi ria per venti-ìnove lettere; inno elementare srnn-'*w ....v, . w -.. dito di fronte alla steppa seme nuovo che doveva germogliare anche nella terra povera ili umori. La tenuta del Gazi Dicevo della natura di apologhi viventi che sono i legislatori moderni. Spesso il linguaggio ili Kemal ne ha il tono elementare, quello di chi parla a. un gruppo d'iniziali. I suoi concetti sono moderni, il suo parlare è antico; ha un tono famigliare ed csemplificatarc, pastorale e ispiralo, le cose più audaci che egli enuncia han. no un tono arcaico, di chi scopre una legge naturale. Ed è ima delle ha pressioni via nuore e curiose di chi'sì trova in Turchia. Meglio s'intende laie natura di Kemal visitando la sua Inni. Si consideri che l'agricoltura turca non esiste quasi, e la scarsa tenuta presso la stazione che prendenome nel noi te dal mala che egli si guadagna1922 alla battaglia di llamlu P//-: Gazi, Vittorioso, Ululo non. in-frcquenle nella storia degli stessi sul- tendenza, eh:- i turchi vi hanno, come per Varchitettura. Forse l'amore dell'albero e della casa sono due momenti della stessa forza creativa dell'uomo. I giornali parlano sovente di. cotcsta tenuta, portano quasi, un bollettino delle sue fioriture, dei. suoi frulli. Da Ankara è. una passeggiala; vi può andare chiunque quando il Dittatore noi: ri abita, e allora per le. dune della steppa si levano le guardie a cantilo immobili, e nere, l.a lenititi ha uno .scopo di esempio e di modello. Allo slesso modo di ogni altra cosa che. rappresenti una volontà e_ un trionfo dell'ingegno umano; un ponte, una nuova ferrovia, cose ormai solile in i-uni altro paese, qui sono straordinari falli. Il treno della nuova linea di Sivas, il ponte nuovo di Ankara, riprodotti in francobolli commemorali ri o sulla carta moneta ci riportano agli ingenui stupori, di cento anni fu, quando le prime locomotive e. i primi accenti dell'ingegneria moderna stupivano il mondo. La terra è buona Noi vediamo spesso in Occidente monumenti creati dalla volontà di un uomo, che finiscono a far parte della sua biografia, in epoche di civiltà aiutate da arti >• da industrie fiorenti. Kemal lui riportato queste cose anche esse ad accenti di una straordinaria elementarità. Ina villetta, un giardino, il pendio di una collina coltivalo e alberato, un allevamento di animali domestici, e da cortile, sotto un. clima avverso, rimiro la terra avara di acqua, contro un suolo da. secoli disabituato a nutrire pur mi finn-, disboscalo da secoli e ai margini del Deserto Salalo, vogliono dire: la terra ò buona, la terra può dare. Noconosciamo altre ville, altri giardinima che una rosa cresca su questa terra troppo chiara, che vi alligni l'abeti:, che l'acacia profili le sue spine e lasci aspettare il fiore, che meraviglia! A perdila d'occhio la terra è arida, gli armenii vi passano come peltini a uniformarla e a renderla sterile con un lavorìi di secoli. Onesta è la 'villa pel riposo di Kemal; altrove sa.rebbc uno dei tanti angoli appartal'di qualche vecchio funzionario che s dilettasse di giardinaggio, in uno -t quei quartieri suburbani dove lutto da assestare, l'ita vasca di cemento ìè costruita sulla forma del Mar Nero un'altra sulla forma dei Dardanelli ì Penso che il proprietario è un gene\rale clic sui Dardanelli conta un- delle sue più belle glorie; e queste va\sche senza un solo principio d'arte senza nessuna, di quelle mirabili amplificazioni degli architetti, adulatori, falle da. manovali, poco più grandi di un corridoio comune, mi dicono come nascono e che cosa so7io le favole della gente semplice. Tutta la Turchia parla di queste due vasche; arrivano [in qua pellegrini a contemplarle, sul lo spiazzo davanti alla villa sostano tutti i giorni automobili di fedeli e di innamorali, intorno a ogni lembo di sva questa terra è una vicenda di operai ìe di giardinieri; ed è tutto qua, (juaJ-j'c/je fiore, un vago odore di fragili /ìo-r. . --—i,- i >i di acacie, e queste due vasche su- . :a cui. alcuni si figurano, nientemeno, il Dittatore che ci va in canotto. Più in là, su un'aiuola, sono sdraiate sull'erba due statue di donne, di gesso dipinto di bronzo, che forse, in qualche villa d'Europa, su solidi basamenti, ornano qualche famosa e ben architeltata fontana. Elementi che servono per fursì. un'idea di quest'uomo di Stalo; egli parla in nome della modernità più spinta, più nuova e fragrante, a questa modernità, ha aperto le porle della sua terra, ma il suo laboratorio e i suoi metodi sono quelli di un primitivo e di un patriarca. Ed è tutto insieme un lavoro che in Occidente ha richiesto secoli e secoli, dalla civiltà dell'albero a quello ■ \',l'l}a macchina, conquiste che la mii Mogia annovera ognuna sotto il ne |»'« (« «»« divinila, da quella che sco- -\l"'1 <-o'10 a. quello (fu un dio maschile) e che inventò la filatura; fino alla macchina che ci ha falli servi e dominatori; e qui sta lutto un quadro, come in certe figurazioni ingenue e scolastiche delle varie età del mondo. CORRADO ALVARO.

Persone citate: Lenin, Meglio, Mustafa Kcma', Mustafa Kemal, Vittorioso