Nella valle cara ai Sovrani

Nella valle cara ai Sovrani PIEMONTE I]V0LAIJViO Nella valle cara ai Sovrani Nella vae caTERME di v aldi e R i, luglio. — Si capisce, anch'io la chiamo«e mamma ». Un giorno m'ha detto: « Maperche, cimi Brune Iti, mi chiama mani-ina, so son più giovane di iei? ». L'etànon conia, Maestà — le ho risposto. — I.a Regina in questa valle ò la mamma di tioì tutti. Non ho risposto bone? Ini piolo nero nero se ne veniva su per l'orla della strada bianca sotto il sole dardeggiarne, spingendo una biciclett l. Ogni tanto sostava, si levava il cappelluccio di paglia per asciugarsi la fronte con un fa/.zolettone giallo. Guarda che fortuna: don Brunetti! L'occasione era buona per due chiacchiere. — Vado fino a dare un'occhiata a quello poche capre che ho lassù. Debbo sbrigarmi, Non so se e quando arriveranno i Sovrani; tuttavia sono 11 loro parroco. IV vero che me l'han detto tante volte: «Lei, raro don Brunetti, non si scomodi: se abbiamo da andare in chiesa, la strada la sappiamo >. Ma dovrò fin dal primo giorno render conto alla * mamma» di tante cose. Ha fatto questo? Ha fatto quest'altro? Vede tutto. Nulla le sfugge. Conosce le nostro anime come se qui, a Sant'Anna, fossimo idavvero tutti suoi figli. Suoi figli. Chiunque s'interroghi, per tiuesta valle, la risposta è la medesima. À Valdieri, a Sant'Anna, alle Terme, ad Entraque, la « mamma ■ e veramente lei, Elena, una presenza gemile, e vigile, pacificante e trepida, cui non ci si rivolge a chiedere perchè la domanda è sempre prevenula, perché l'atto benefico è più esatto o rapido della parola, perché il conforto giunge nell'istante stesso che la bellezza del dare ie la dolcezza del rirovere splendono ancora di tutta quella luce onde la vera 'carità, prima ohe dono di coso, è comunione di sensi. Quando arrivano la valle s'illumina; quando partono la valle s'abbuia. Passa l'autunno, viene l'inverno, il torrente si fa muto, mule si fanno le case sotto le nevicate senza fine, faggi, castagni, aboti alzano i loro bracci scheletrici ai greppi immalinconiti, il via vai festoso del luglio e dell'agosto cede a un silenzio immobile soltanto rotto da boati di valanghe lontane, ma anche nel lungo sonno quell'Immagine cara veglia, quel tepore d'affetto, nel rigido gelo, non vion meno. Don Brunetti scrive: « Ka freddo »; e a centinaia giungono coperte, maglie, vestiti, corredini per bimbi. Don Brunetti scrive: «I poveri son tanti», c allora, su tutte le mense fuma una buona minestra calda, Natale s'allieta di piccole blandizie. Don Brunetti scrive: « Bisognerebbe... », e allora quel ragazzo che voleva continuare a studiare e non poteva, scende alla cititi do-, ve mi collegio l'attende, quel giovane clic non trovava lavoro un bel mattino parto improvvisamente col suo fagoito getluto dietro la spalla, quel vecchio che un giorno, durante una battuta di camosci, aveva indicato il passaggio al Be cacciatore, serra l'uscio e dice ai vicini : « Vado a passar l'inverno a Boma ». — lì il Be?» — Oh, il Bel Bisogna vederlo in montagna. Pensi che una volta abbiamo persino litigato. Eravamo nel vallone di Valasco; lui voleva passare da una parte, io dall'altra. Alla fine, sunzientito, mi dice: — Ma io sono il suo He.— e io gli rispondo: — Ma lo sono il suo parroco —. S'è messo a ridere, poi ha fallo come volevo io. — E la Principessa Maria? — La r Bogina nuova » vuol dire' Cui la chiamano cosi. Quella è une bersagllera. La prima volta ch'è verni;.» u Sant'Anna, è filata a Vinadio pel Colle della Valletta, otto ore di cammino come fosso nulla, tornando qui la sera. Tal quale la Regina Elena, che da giovine andava dietro ai camosci ch'era uno spavento vederla. 1 SanfAnn di Valdieri Quando si mette don Brunetti sul tema dei suoi parrocchiani più illustri, ha un bello scottare il sole, hanno un hell'attenderlo gli affari suoi per la valle, c'è il caso che si resti qui una mezz'ora sulla strada a chiacchierare. Ma se a questo buon prete che tanto bene *' i Sant'Anna, valendosi della earu... A di cui lo onorano i Sovrani, si domandasse come mal la Famiglia Beale ritorni ogni anno a passare il tempo più caldo dell'estete proprio qui In Val del Gesso, con tante altre valli magnifiche che l'Italia possiede, probabilmente casebqrehbe dalle nuvole. — Come? Ma Sant'Anna è il più bel luogo del mondo! Davvero grazioso, infatti, e idilliaco, pieno di raccoglimento sereno questo piccolo silenzioso anfiteatro chiu«o intorno da cime aspre, eppur nel suo fondo ancora ridente d'un verde soffice da mezza montagna, i.o casette del paesino minuscolo col vasi del gerani alle finestre, bandiere che sventolano qua e là, dall'altra parte del torrente i rossi fabbricati reali, bassi e lunghi sull'inizio della fitta foresta in declivio e celati quasi alla vista dalla cortina di iabeti che ormai lungo la strada hanno formato una vera barriera selvosa, il Gesso limpidissimo dove a guardar Lene nei (uniti più fondi vedi le trote guizzare da sasso a sasso — tutto è cosi lindo, armonioso, gentile, dalle viottole ombrose ni ponticelli grezzi gettati sui rivi per lo svago favorito deli-i Regina, le lunghe partito di pesca, che par d'essere in un giardino inglese del secolo scorso: in un giardino romantico che l'architetto abbia crealo lasciando alla natura l'illusione della libertà. Montagna, sì; ma una montagna mite, pacifica, che dà riposo alla melilo e pacatezza all'anima. E più che la modesta grazia di Sant'Anna, ò forse questo suo senso di tranquilla e cara intimità piemontese eh" fa ritornare fedelmente ogni anno i Sovrani alla loro vacanza preferita Ca«a loro, quest'angolo di valle, la vera casa di cui tutti i visi son noti, dove nell'aria è una cordialità fatta di affé Ilo e di devozione, dove ad ogni punto cui vada lo scuardo è legato un ricordo. Da ormai più di sessantanni le palazzine attendono in luglio d'esperò riaperte. Ci veniva Vittorio Emanuele li che l'Italia aveva ancora da esser compilila, et veniva Re Umberto che da Torino a Cuneo si faceva il percorso ancora a cavalli. Anni tristi, anni lieti; quattro generazioni: storia della giovine pili fulgida del vecchio Piemonte. Siamo un po' lardi forse, qui in Provincia di Cuneo, siamo un po' lenti a metterci n paro con la vita moderna, e queste fresche ombrose vallate — se ne togli Val Vermenagna col suoi centri di Limone, Tenda, Briga ormai d'estate n d'inverno In magnifico continuo sviluppo — vanno ancora eoa] Patria, la storia' | passo montanaro, trenini-lumacheoI lunghe soste dello autocorriere (chi sa a perché a Vinadio ci si ferma quaranta -i minuti prima ili proseguir per la MartàJ dalèna?), e certi albergticei s'aceonten— a u l l a a e , n a o o r d e a e a , a lano di darvi un fritto di trote servite alla buona e più che all'acqua per lavarsi badano al vin .«incero ila méscereMa c'è tanta bonomia in questa vita cà-sahnea. tanta onestà (anche di prezzii a] ciò che oggi non s'incontra ad ogni canto di via), tanta saggezza nel godere lentamente gli indugi dell'esistenza, che alla fine le impazienze ti si svelano vano, e se anche fai più presto a combinar la tua giornata a Berlino che a Cuneo, sopporti pensando che con questo regime si campa lino a novantanni con meno crucci, con più serenità. (Però, dal momento che Sua Eccellenza il Prefetto Chiesa è deciso a costituire enlro luglio il Comitato Provinciale, del Turismo, chiodiamo che il primo atto del nuovo Ente sia di prendere in seria considerazione i mezzi di comunicazione e In condizione alberghiera di queste vallate che tanti villeggianti potrebbero ospitare e tanti turisti veder passare se soltanto fossero un poco più « propagandate », e se da Torino in tre ore si potesse giungere ai millecinquecento moiri di Valle Stura, di Val del Gesso, di Val Maira. Come mal da Borgo S. Dalmazzo per Valdieri e per Sant'Anna non c'è ancora un regolare servizio automobilistico che non sia quello dell'Albergo delle Terme, servizio riservato ai clienti dello stabilimento?). Le Tenne S'io fosse un romanziere di scuola realistica ottocentesca temperata da un pizzico di misticismo neoromantico, francamente sceglierei quest'ambiente dell»' Terme por collocarvi un tre o quattro personaggi del mio nuovo libro e un rent«-> pagine fatte di mezze luci. Fogazzaro: ecco il nome: tanta è la suggestione letteraria del luogo, dell'albergo immenso che Vittorio Emanuele faceva alzare su muri possenti, su pilastri giganteschi, col suo salotto da hallo gozzaniano, specchiere dorate e divani di velluto rosso, con un atrio aporto sul torrente che ne empie lo cave vòlte di fragori. Su. corridoi che paion piazzo, spaziose stanze con paTeti da fortezza, fragranti lini finissimi come si rilavali nel buon tempo antico: qualcosa di conventuale, di misterioso, di romanzesco davvero. Un ambiente da grande passione d'annunziana. da sguardi fascinatori, da maniche a sbuffo, da biglietti furtivamente passati danzando la inazurka e che cadendo a terra fra sguardi impietrati provocava/i poi duelli alla pistola di ■mariti traili!i, nelle ville lontane allo spuntar dell'alba, e quel » Signora, fra. noi tulio è finito », che oggi non s'ode più se non nei drammi di Vittoriano Sardou quando qualche pietoso ce li riporta in teatro. L'albergo era ancor vuoto; lo ero l'unico ospite; ferveva il lavoro per- l'apertura della stagione; ma mi pareva impossibile che in questo bizzarro palazzo i camerieri correttissimi andassero e venissero come in un qualunque, albergo di Misurine o di Rimini, e non dovesse succedere un « fatto », un episodio, insomma, memorabile. E tutto si è limitato Invece ad un pranzo eccellente. Decisamente Papini ha ragione: il romanzo ha ceduto il campo alla cronaca, Bestan dunque, in questa forra selvaggia, con l'albergo e il vicino chUei che rtt già della bella contessa di Mirafiori, le fonti termali famose, che già i romani conoscevano, che Emanuele Filiberto faceva incanalare ordinandovi li presso la costruzione del enfino (tri nobili, che Madama Beale frequentava assiduamente, al pari di Carlo Emanuele 111 e del suo successore. 11 Gesso riempie qui la valle di fragori, la fontana solforosa fuma sgorgando dal fianco dell'impervio Monie Malto, su nella Valletta il gran masso in riva ni torrente racchiude — narrali le storie — la tomt>a del Mago Merlino protetto dal Beato Amedeo e tanto amato da questi valligiani, e una vegetazione ritta, rude, possente, faggi secolari, lai-lei e pini, noci e castagni, s-i spinge tino ai greppi abitati da! c.umosci. Scenario grandioro, cupo, solenne. Passeggiale magnifiche, frescure delizile. Ma se il nome di Acqui è noto in tinto llmondo, quanti, almeno fuori d'Italia.conoscono le Terme di scavate nella roccia li Valdieri lo «uteviva dove' ìi lem viva nove la iem peritura supera i cinquanta gradi, e le curiosissime muffe da applicare come j fanghi per la cura dei reumatismi? Ancora, e anche qui, 6 la scarsità delln propaganda che ci nuoce. Mi dicono che all'ultima analisi quest'acque abbiano rivelate qualità terapeutiche superiori a quelle delle acque di Luchon. Ma a Itognères-de-Luchon, nell'alta Garonna, vanno ogni anno ottantamila persone per la cura, e qui invece si pensava dl cedere all'Amministrazione militare quest'edificio alberghiero perchè lo adibisse a caserma, vale a dire di rendere impossibile la frequentazione delle Terme. Fortunatamente un'autorità ultissima è intervenuta, ed il progetto è andato in fumo. Tuttavia il Comitato provinciale del Turismo farà bene a vegliare; perdio si tratta, si, di proprietà privata, ma anche di un pubblico inlerosse. Farei ooaaseara « Troppo pochi forestieri conoscono le Terme, e forse troppo pochi italiani », si ripete qui a Valdieri. Troppo fioco note, aggiungiamo noi, sono le valli in genere del cuneese. Eppure due splendide vie si aprono da Cuneo verso la Francia: quella del Col di Tenda e quella del Colle della Maddalena. Sull'altro versante nessuna val-lata può competere per amenità di soggiorni con queste percorse dal Gesso, dal Pesio, dalla Stura dl Demolite, dalla Macra. Saint-Martin-V^ubie è la villeggiatura montana favorita dal Nizzardo; ma citi dalla Costa Azzurra voglia salire a respirare l'aria dei mille metri, trova nelle montagne di Cuneo località anche migliori. E la Costa Azzurra significa mezza Europa turistica. Che si dia mezzo a questi turisti di sostare una settimana in un albergo comodo, modernamente attrezzato; che,si facilitino i mezzi di comunicazione anche u chi non ha automobile projpria soprattutto istituendo rapide e giornaliere autolinee ed 'abolendo le fumose, sporche, lentissimo tramvie a vapore che sono un vero e proprio residuò di propaganda elettorale d'altri tempi; che si faccia una opportuna reclame e la Provincia di Cuneo può diventare una zona turistica se non pari a quella valdostana, vorcollosc e novarese, tutt'altro però che trascurabile. i»; Huavuiouus, Manca, è vero, a tutta tmesta. regio- io JUm^ SStì L(soltanto il gruppo dei Gelas che un poco prima del bivio per EntraqueI sorgo improvviso con lo sue nevi «ni- la sinistra di chi sale a Valdieri, rlem-fePie per un animo il cuore di nido al- agrezza), quel che di a.spro, di libe joro, di furie che è la poesia delle vai- lali del Monte Bianco, del (irati Paradi- seso, del Moine Uosa e del Cervino. Ma|sti i accoglienti castagni propizi: a]Jjclo «oste le 'iure miti che o-iA ninnii 1:1 violloli ombrosi che a sol- s lonlano, 'Ombre odoran di funghi, le notti cai- nImissime che le luci-iole, lungo le sie-|svPi, accendono di tenui guizzanti fa. ville, hanno anche un loro senso profondo di intimità, una loro voce Man- Piemonte dal rari orizzonti pacati. MARZIANO BERNARDI. pconli da che giunge ali .'mima per vie mo- ndesto. E i! Piemonte agreste e «cor- o eiie parla; il vecchio romantico il itule